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Piano Concerto - Forum pianoforte

Περὶ Ἑρμηνείας


Bianca
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Tranquilli, non voglio parlare di Aristotele :D

Volevo proporre solo un giochino che, se piace, potrà essere ripetuto.

Ovvero, dato un pezzo, che può essere più o meno noto, proporre qualche interpretazione lasciandola "anonima" e su queste far scegliere quella preferita, dopodiché, chi l'ha proposta può svelare chi siano gli interpreti.

Per iniziare vi lascio quattro registrazioni: A, B, C, D

Se vi va, a voi la scelta....

A.mp3

B.mp3

C.mp3

D.mp3

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Medaglia d'oro: D

Medaglia d'argento: A

Medaglia di bronzo: B

Attestato di partecipazione: C

 

Voglio motivare perchè metto per prima la D e non la A. La A è sicuramente più pulita ma si sente che è frutto di una registrazione seria in studio, anche le altre sono registrate più o meno bene, ma sono a presa diretta con tutti i pro e i contro del caso. A volte sentire qualcosa che suona meglio può confondere le idee. A livello interpretativo la D mi sembra superiore a tutte. Belli e giusti nello stile Beethoveniano le varietà dinamiche improvvise. Questi chiaro scuri che si alternano senza passare per le sfumature. La A è senz'altro più piatta, e progressiva... Onestamente non ci sento Beethoven dentro, in alcuni punti specialmente mi sembra un Beethoven romantico. È sicuramente più pulita e più lavorata tecnicamente ma la musica non è tecnica, è la tecnica che è al servizio della musica e personalmente preferisco ascoltare qualche errore a vantaggio di un'interpretazione convincente piuttosto di un'interpretazione che mi lascia incerto ma che è eseguita con enorme pulizia. Mi tornano in mente gli studi di Chopin eseguiti da Alfred Cortot in cui si apprezza un grandissimo controllo e musicalità a discapito di tantissime stecche (stiamo parlando di Cortot !), ma quando c'è la Musica su qualche stecca ci si può passare sopra. 

La B non mi ha entusiasmato in nessun senso. La C la sento completamente sbagliata. Un Beethoven stravolto. Velocità stratosferica... Ne ho ascoltato solo una porzione di 10 secondi e mi sono bastati.

 

Poi ci dici chi sono gli interpreti. 

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Grazie a coloro che hanno partecipato al giochino.
Se siete d’accordo questo fine settimana o il prossimo propongo un altro brano.

Ho incominciato con questo perché non credo abbia problemi di notorietà e qualcuno come immaginavo poteva anche conoscere le interpretazioni correlate. In generale credo che quello dell’interpretazione sia un aspetto senza dubbio fondamentale di tutta la teoria musicale in senso lato, ma soprattutto in molti casi, davvero affascinante.
Qual è l’idea musicale che il compositore vuole esprimere? Questa è la domanda a cui deve rispondere l’interprete. E non è mai una domanda banale. Brani come questo poi sono triti e ritriti poiché hanno una lunga storia di interpretazioni alle loro spalle e probabilmente spesso molte performances non sono altro che interpretazioni di interpretazioni. Alcune partiture lasciano molta libertà, altre meno. Alcuni compositori, forse, mostrano persino una sorta di ossessione a  non voler lasciare nulla di indeterminato, quasi non ci debba essere margine per –appunto- l’interpretazione.

Ci sono parecchi studi a riguardo, anche se ciascuno ovviamente è libero di pensarla come vuole. Io credo solo che ci siano casi in cui la fascia di indeterminazione, la “vaghezza”, come direbbero alcuni filosofi, a volte sia un valore aggiunto di un’opera musicale. Per quanto mi riguarda il compositore ha già fatto quasi tutto il suo dovere quando ha dato materia del contendere, per usare un espressione vaga, ma l’opera in sé, non è veramente compiuta se non si realizza un’interpretazione e questa si pone in essere solo attraverso chi la “ascolta”: e l’interprete è il “primo” ascoltatore.

 

Ma queste sono quisquilie e pinzellacchere, come direbbe Totò…

Il terzo movimento della sonata 17 di Beethoven, dice: “Allegretto”.
Allegretto!? Per una sonata che si chiama Tempesta!?

Ricordo che parecchio tempo fa fui colpita da due delle interpretazioni che ho qui riproposto, diametralmente opposte, quella di Wilhelm Kempff, che suonava un “Allegretto” e quella di Glenn Gould, che… non suonava un “Allegretto”.

Ecco dunque gli interpreti:
A: Valentina Lisitsa
B: Wilhelm Kempff
C: Glenn Gould
D: Isabella Tang (l’interprete dell’interprete… :P )
 

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La compressione del mp3 di Gould che hai postato rende il brano irriconoscibile - e inascoltabile. Insomma, bisogna anche valutare la qualità audio. Qui si può ascoltare un po' meglio (fra parentesi ... è la mia preferita, forse perché era il disco che ascoltavo da ragazzo ... al cuore non si comanda!)

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Allora da parte mia sono contento di avere fatto arrivare prima Valentina Lisitsa che, in effetti adoro.

Sono altrettanto felice di avere fatto arrivare secondo Kempff - ma potrebbe essere stato un ex equo con Valentina - che è stato, per me, il pianista per antonomasia beethoveniano nella mia adolescenza e gioventù.

Glenn Gould come ce l'ha proposto Red è in effetti ...Glenn Gould e, dal mio punto di vista, ora, potrebbe essere il primo, pur nella diversità, ex equo con Valentina e Kempff.

La Tang, non la conosco come interprete e comunque non mi convince e la metterei indubbiamente, a questo punto all'ultimo posto.

 

Bianca, continua pure il giochino, però mi piacerebbe sapere qual è la tua classifica! :)

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La mia classifica: Gould (sarà un questione di cuore :)), Lisitsa, Tang, Kempff
Molto bella anche l'interpretazione di Kissin, che non conoscevo.

La registrazione di Gould è vecchiotta, così come quella di Kempff, comunque ho usato la stessa procedura per l'mp3...

E a proposito di registrazioni datate, mi è tornato alla mente Ravel. Le sue interpretazioni, sia di lavori pianistici che orchestrali, non sembra fossero all'altezza delle opere stesse. Eppure non dovrebbe essere l'autore stesso quello che conosce meglio la propria musica?
Prendiamo ad esempio la Pavane. Quale esecuzione scegliereste? Quella dell'autore o altre più recenti?

quella di Ravel:
https://play.spotify.com/track/5TLMT69Fpk6rXAY1xu48uY?play=true&utm_source=open.spotify.com&utm_medium=open

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per me un compositore conosce meglio la propria musica allo stesso modo in cui un genitore conosce(rebbe) meglio i propri figli

 

All'inizio sì.

Ma poi i figli diventano grandi, e se ne vanno in giro.

Anche le composizioni  (quelle grandi) se ne vanno in giro.... e non sai mai chi incontreranno 

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