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Piano Concerto - Forum pianoforte

Articolo di Luigi Bellofatto sulle prime edizioni e sulle prime rappresentazioni del Cristo sul Monte degli Olivi in Italia.


OrlandiArmando
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Cari AMICI,

 

Da questa sera è disponibile sul nostro sito l' articolo che Luigi ha scritto circa le prime rappresentazioni e sulle prime edizioni del Christus am Õlberge (Cristo sul Monte degli Ulivi o Cristo sull' Uliveto) Opus 85 del nostro Ludwig.

A prescindere dai numerosi dati che correggono alcune prassi consolidate di datazione, riportando in nuovi valori - e a volte sorprendenti - le numerose rappresentazioni (anche private) di quest' oratorio che ebbe grande fortuna negli anni contemporanei al nostro, l' articolo è dotato di una interessante parte iconografica in ulteriore ampiamento. Numerose di queste edizioni sono del tutto uniche, come i libretti del Cristo rappresentato il 7 Aprile 1827 presso un’Accademia di Corte (presumibilmente a Firenze)e i due libretti del Cristo rappresentato a Perugia presso la abitazione del marchese Antinori, una eseguita il 7 Aprile 1827 e altra il 15 Marzo 1834.

 

Il saggio si può trovare sul sito a questa pagina

 

http://www.lvbeethoven.it/Articoli/Christus%20am%20Olberge/Beethoven-Articoli-Christus.html

 

Grazie a Luigi e... Buona lettura!

 

Vostro

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Cari Armando e Luigi, ho letto con molto interesse l'articolo e fra le altre cose, mi ha colpito il fatto che si afferma che i primi abbozzi del Cristo sul Monte degli Ulivi risalgono all'autunno del 1802. Più sotto si dice che lo stesso Beethoven affermò però che per comporlo ci mise 14 giorni e dunque, almeno teoricamente, i conti non tornano. A me risulta che le cose siano andate invece in questa maniera:

Emanuel Schikaneder, meglio famoso per aver scritto il libretto del Die Zauberflöte di Mozart, fu il direttore artistico del principale e più grande teatro di Vienna: il Theater an der Wien - già Theater auf der Wieden – dove si eseguivano opere per un pubblico borghese che prediligeva opere divertenti e in lingua tedesca. Tuttavia, fin dal 1802, si fecero strada le Opere francesi di Luigi Cherubini e André Grétry, eroiche, drammatiche e con molta musicalità. All'inizio del 1803, Schikaneder, propose a Beethoven di comporre un'opera tedesca per vedere di arginare questo fenomeno. Nel contratto si offrì a Beethoven e al fratello Karl, di domiciliarsi in un appartamento di servizio del teatro al secondo piano, in qualità di compositore del medesimo. Beethoven accettò e, il 22 gennaio, era già lì accasato, come apprendiamo dalla lettera 125 all'editore Breitkopf & Härtel. Oltre alla dimora il contratto gli concesse la possibilità di avere un'accademia a suo beneficio.

Il libretto dell'opera, naturalmente, fu lo stesso Schikaneder ad offrirlo al compositore e si trattò Vestas Feuer. Guardò Beethoven o non lo guardò il libretto? Sicuramente, comunque fosse, lo mise da parte: quello che in realtà a lui interessò in quel momento, fu organizzare al più presto l'Accademia per poter guadagnare al più presto del denaro, di cui fu sempre a corto.

Nel tempo che va fino alla data dell'Accademia – il 5 aprile – la corrispondenza dei fratelli Beethoven, fu incentrata con Breitkopf & Härtel e, ancora ci fu una coda che riguardò la pubblicazione dell'Opus 29 che si chiarì definitivamente.

Il programma dell'Accademia fu deciso assai rapidamente e si optò, ovviamente, per le novità orchestrali: “Seconda sinfonia Opus 36” e il “Terzo concerto per pianoforte e orchestra Opus 37” con l'aggiunta, però, anche della Prima Sinfonia Opus 21. Fu importante però mettere in risalto anche il nuovo ruolo che Beethoven ebbe da Schikaneder e dunque, bisognò comporre qualcosa che sfruttasse il coro del teatro.

Dal 1790, a Bonn, Beethoven, non aveva più composto musica vocale con cori e voci soliste e, dunque Vienna non lo conosceva per nulla, sotto questo profilo. A marzo, Beethoven scelse il tema e si trattò di un Oratorio, quello che diventò dopo vari rimaneggiamenti il “Cristo sul monte degli ulivi Opus 85”. Per l'organizzazione, ancora una volta e come sempre, furono gli amici del compositore ad interessarsi e Beethoven decise solo il prezzo del biglietto, anche perché proprio in quel periodo, il fratello Karl si ammalò di una grave malattia e il compositore si dovette occupare di lui.

 

Ora, cari miei, il fatto che gli abbozzi risalgano all'autunno 1802, mette in crisi un po' il tutto e visto che nel mio blog sto scrivendo una biografia beethoveniana legata alle opere, vorrei comprendere esattamente invece come andarono le cose.

 

Grazie in anticipo

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Ciao Dani!

 

Ti allego alcune notizie che ti posso interessare:

Datazione e descrizione del quaderno Wielhorsky, descrizione degli abbozzi del Cristo sul quaderno detto "Eroica" Skizzenbuck (in realtà non è altro che il Landsberg 6)

Ti confermo già che gli abbozzi in questione risalgono da settembre 1802 circa, e che non sono stati concepiti in quindici giorni, tempo che sarebbe occorso ad un buon Mozart, non certo a B. Che B. fosse un cacciapalle, non se ne può dubitare affatto, credo che tutto il discorso sia per una mera questione oggettiva: il numero di opera fa cadere vicini l' Oratorio e la Messa in do maggiore. Io tuttavia non considero quest' opera non riuscita, anzi. E' piuttosto indecisa su che strada percorrere, ma molte parti sono di eccellente livello.

ps: vedo sugli abbozzi che il bugiardone contemporaneamente lavorava su Vestas Feuer, che occupa molte e molte pagine, e questi abbozzi sono veramente molto buoni.

Intanto ecco gli allegati.

 

Fraternità,

Cristo_Abbozzi.pdf

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Ho corretto nel mio blog!

Questo topic mi da l'occasione per dire quel che penso dell'Oratorio in questione. Anzi lo  lascio dire a Carli-Ballola che secondo me ha centrato appieno la questione.

(...) sfiducia Beethoven nutrì per tutto il resto della vita nei riguardi di questo lavoro (...) aveva pienamente ragione nel definire così il “Cristo nel Monte degli Ulivi”; ma ne aveva assai meno credendo di ravvisarne nella drammaticità il difetto fondamentale. Il breve oratorio si articola infatti come un vero atto d'opera seria, movimentato e ricco di contrasti, nel quale è liberamente narrato l'episodio evangelico del Getsemani.(...)

Nell'accingersi a musicare un testo siffatto, Beethoven dette prova di grande coraggio e, insieme, di grande incertezza e ingenuità. Fu coraggio il decidere di dar vita musicale alla figura di un Cristo completamente umanizzato, privo di qualsiasi alone sovrannaturale e teologico: un eroe che si appresta tra mille ambasce ma con fermezza a offrirsi in olocausto per il bene del mondo. Tale idea collimava con i principi della religio laica ed umanitaria professata da Beethoven, il quale, facendo proprio un motivo tradizionale del dibattito illuministico sulla religione, amava circonfondere Gesù e Socrate di un'unica aureola eroica di spiritualità e di saggezza, proclamandoli suoi modelli ideali.

A quest'immagine del Cristo-uomo vigorosamente tratteggiata da uno dei più potenti recitativi mai scritti da Beethoven e in una concitata aria in do-, che contiene un meraviglioso “principio implorante” sulle parole «Padre, profondamente oppresso e tra i lamenti tuo figlio t'implora»; come anche nella drammaticissima introduzione in mib-, con i terrificanti appelli dei tromboni e il pulsare sordo dei timpani – la più forte pagina sinfonica scritta da Beethoven prima dell'Eroica – l'oratorio deve i suoi momenti di gran lunga più riusciti e convincenti.(...)»

 

Insomma è un'opera assai importante se non proprio musicalmente, in quel percorso filosofico/religioso che portò Beethoven alla Missa Solemnis!

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