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Piano Concerto - Forum pianoforte

Risalita libera dei tasti


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Buongiorno!

L'altro giorno mi sono posto una domanda a cui non avevo mai pensato, sollecitata da un giovane allievo.

Come mai il rilascio del tasto dopo averlo premuto in modo che ritorni liberamente, da solo, a inizio corsa, non è in qualche modo "dannoso" per il tasto stesso?

Se si pensa quante volte si fa ciò ad esempio suonando ripetutamente uno staccato alla mano destra come in Scarlatti... o dei salti di ottava staccati alla sinistra come nella "Marcia dei troll" di Grieg...

È vero che l'accelerazione libera in risalita è sempre uguale, ovviamente, indipendentemente da quanto forte abbia suonato, e che non è poi molto diversa in valore che lasciando il dito appoggiato passivamente sul tasto in risalita...

Forse mi sono posto la domanda per analogia con i pedali, che invece essendo ben più pesanti vanno sempre accompagnati in risalita...

E penso che la risposta sia proprio qui, nella leggerezza del tasto e nel fatto che non sia riportato in alto da una molla posta sotto esso - come forse avviene in certi digitali - ma da un sistema di leve ben stabilizzato - e stabilizzante, che non permette mai una risalita oltre il punto di inizio corsa.

Di fatto, altrimenti dovremmo far rifare la livellatura ogni due per tre!

Forse ho chiesto una cosa banale, ma non mi ero mai posto il problema tecnico... Ora rifletto molto di più che in passato sulla tecnologia del pianoforte oltre che sulla tecnica pianistica!

Cordiali saluti a tutti!

Andrea Leoni

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Gent. Andrea,

ti poni domande interessanti che racchiudono altri quesiti e approfondimenti.Quando un pianista, e mi sembra, nel tuo caso,   un Maestro, si pongono queste domante inizia l'interesse per la correlazione tra la tecnica pianistica e il funzionamento dello strumento. Se ne scoprono delle belle! Su un pianoforte mal regolato, mal accordato e mal intonato, nessun bravo allievo e/o pianista già maturo potranno ottenere dei buoni risultati. Che dire della rapidità del ribattuto di alcune sonate di scarlatti o, appunto, delle ottave della "marcia dei nani"? Tutto potrebbe diventare faticoso o impossibile. Magari troviamo, prima di un concerto, le geometrie della meccanica con errate distanze tra i componenti( tutto tradotto in immediate sensazioni di insoddisfazione)e dobbiamo rinunciare ad alcune cose che avevamo ben preparato. Mi è accaduto a Pisa...diversi anni fa. Programma: Appassionata, Estampes di Debussy e Wanderer di Schubert. L'Associazione per "limitate finanze" aveva affittato un piccolo Yamaha....mai regolato. Per fortuna, su mia pressione, venne chiamato un tecnico che si rivelò molto bravo. Io a quel tempo, non mi cimentavo nella tecnologia pianistica......Ma mi ponevo molte domande!!! Lui capì subito che avevo bisogno di un sicuro ribattuto ( Appassionata), ma anche una sensibile ricerca dei colori in Debussy nonché ottenimento di difficili serie di ottave nella fine del primo tempo della Wanderer. 

Queste incisioni fatte dal vivo le puoi ascoltare sulla sezione AUDIO nelle prime pagine ( il mio Beethoven, il mio Debussy, la mia Wanderer).

dopo una prova capii che potevo e...dovevo rischiare e se ascolti gli accordi finali di soiree dans Grenade, noterai i tre colori p  pp e ppp con cui chiudo il pezzo( grazie proprio alla regolazione dello scappamento molto vicino alla corda consuma certa moderata proporzione della molla).

 

Circa il quesito che ti poni circa la dannosità del continuo e robusto funzionamento della tastiera e della meccanica, non temere. Nessun danno, eccetto il consumarsi delle pelli, dei feltri, dei martelli. Naturalmente lo strumento va seguito nel tempo , accordato, intonato e controllata  la sua regolazione . Nel coda l'abbassamento e il ritorno del tasto ha una più reale proporzione che si esprime in un rapporto. Però le cose sono un poco più complesse.....puoi ritrovare tutti questi concetti nei miei video tutorial che ho postato su questo sito diversi anni fa. " Viaggio all'interno del pianoforte".

Buona Musica

 

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Ok grazie mille! Era una domanda in apparenza banale, ma più ragiono - passando dalla pratica all'astrazione e viceversa - su tecnica (= pianista, quindi biofisica e fisiologia, in particolare muscolare) e su tecnologia (= pianoforte, quindi fisica, in particolare dinamica e acustica), più mi vengono in mente un sacco di cose a cui non avevo fatto caso più di tanto in precedenza "suonando e basta": ad esempio appunto il lavoro di ideazione e precisione costruttiva (nel calcolare le leve, e non solo), poi di manutenzione, che c'è dietro per far sì che i tasti possano "subire" tutte queste sollecitazioni anche forti nel suonare, sia in abbassamento che in risalita*, senza "cedere di un millimetro"! Cioè per garantirne la resistenza meccanica.

* Spesso infatti si pensa più che altro alla accelerazione dei tasti in abbassamento... ma anche quella di risalita può appunto essere fatta con un'ampia gamma di valori di accelerazione, da piccola (controllandola con lenta decontrazione dei muscoli flessori delle dita) a massima (che coincide appunto con la risalita libera del tasto, lasciandolo andare, "saltar su!" e tornando quindi con il dito a livello di inizio corsa tasto (o un poco oltre in altezza) prima che vi ri-arrivi il tasto stesso).

Sono delle belle variazioni e delle belle sollecitazioni, in un verso e nell'altro, a cui sottoponiamo tutti i giorni i poveri tasti!

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