Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Nove immagini… in disordine (chi vuol giocare!?)


LucaCavaliere
 Share

Recommended Posts

Nove immagini poetiche che mi sono venute. E scrivo in ordine sparso.

 

 

Mare scintillante

 

Giardino di luce

 

Roccia durissima

 

Casa accogliente

 

Panorama stupendo

 

Città vivace

 

Sentiero nel bosco

 

Vento freschissimo

 

Fucina rovente

 

 

C’è qualcuno che, così per gioco, vorrebbe leggermi nel pensiero e riscriverle… in ordine crescente!?

dalla Prima alla Nona (sinfonia!)

 

ciao a tutti!

Link to comment
Condividi su altri siti

Mare scintillante: Seconda, perché non sai ancora cosà accadrà dopo, come quando sei al largo :o

 

Giardino di luce: Prima, perché è la...Prima B)

 

Roccia durissima: Terza...perché è veramente dura :bow:

 

Casa accogliente Ottava perchè dopo tanto pellegrinare è un'ancora di pace prima della Nona Ovvero:... :bling:

 

Panorama stupendo Quarta perché è fra due sinfonie colossali e da lì, le possiamo immaginare entrambe :Applause:

 

Città vivace Settima perché è la Sinfonia del ritmo più frenetico :zoro:

 

Sentiero nel bosco Pasorale. Il perché è ovvio ;)

 

Vento freschissimo: Quinta perché quando l'ascolti sei "nudo" :coldb:

 

Fucina rovente: Ovvero la Nona, perché è una bomba in tutti sensi. :geek:

 

Cosa ho vinto? o...ho perso? :rolleyes:

Link to comment
Condividi su altri siti

Cosa ho vinto?

Non ne hai beccata una!!! :P :P :P :P :P :P :P :P :P

Però la tua idea sull'Ottava mi piace, anche se diversa dalla mia

 

Ma ti sei dimostrato il solito burlone B) ... e allora hai vinto questa dedica dall'Ode alla gioia

 

Wem der große Wurf gelungen,      Chi ebbe la gran fortuna,

Eines Freundes Freund zu sein       di essere amico di un amico.........

 

(Quello fortunato sono io!)

 

Le mie non te le dico fino a lunedì... :rolleyes: metti che qualcun'altro vuole unirsi

ciao Daniele :)

Link to comment
Condividi su altri siti

Quando si dice che la musica è un arte asemantica ed ognuno ci vede quello che vuole...chiaramente la lista di Daniele è quello che ci vede lui. Io ci vedo

 

1.Giardino di luce
2.Mare scintillante
3.Fucina rovente
4.Casa accogliente
5.Roccia durissima
6.Vento freschissimo
7.Sentiero nel bosco
8.Città vivace
9.Panorama stupendo
 

Link to comment
Condividi su altri siti

OK. Mi smentisco: dico cosa avevo in mente senza aspettare lunedì.

Per due motivi: perchè ho problemi col computer (è un miracolo avviarlo), e poi perchè volevo rendere onore ad Azzurro che me ne ha beccate cinque!..

Terza, Quinta, Sesta, Ottava, Nona.

 

Ecco cosa avevo in mente

 

Prima, casa accogliente... i confini precisi, accoglienti, sicuri, la Wiener Klassik, la partenza

 

Seconda, giardino di luce.... appena fuori dalla casa, il tono già più spiritoso, la vivacità chiara e luminosa, l'amabilità dei temi

 

Terza, fucina rovente.... la lotta, la passione, l'ideale della libertà

 

Quarta, sentiero nel bosco... compostezza e slancio, ombre e luci nel gioco prezioso dei fiati

 

Quinta, Roccia durissima... L'opera più colossale che sia mai stata "scolpita".

Otto martellate all'inizio del primo movimento. Otto martellate (in do maggiore) a chiusura del finale.

Se 'il destino' avesse saputo che ad aprire la porta c'era uno come Beethoven ci avrebbe pensato un po' prima di bussare :o 

 

Sesta, vento freschissimo... aria buona, cielo aperto, respiro di vita, aria pulita... un soffio benefico che senti sulla faccia alle prime note

 

Settima, mare scintillante... Una meraviglia della natura, e la forza inesauribile che la agita... mare agitato.

(ma anche un sentiero nel bosco riserva meraviglie... vero Azzurro!?)

 

Ottava, città vivace... La grinta, il piglio vigoroso, l'ironia... la fretta del finale

 

Nona, Panorama stupendo... voltarsi indietro, vedere dall'alto il cammino percorso, il cammino di una vita.

Link to comment
Condividi su altri siti

E... allora riparliamone ancora una volta di queste nove sinfonie.

 

Sì, e soprattutto, proviamo a domandarci ancora una volta perché a dispetto di ogni cosa: tempo che passa, corpus sinfonici molto più recenti – Mahler e Shostakovich su tutti – di grandissimo valore, queste sinfonie nell'immaginario e nell'ascolto continuano a provocare sentimenti così intensi.

Beethoven arrivò alla sinfonia molto tardi mentre stava ultimando i suoi primi Quartetti per archi a 29 anni, nel 1800.

Sia per i Quartetti che per le Sinfonie era forte in lui il timore di confrontarsi con i due grandi compositori che aveva alle spalle: Mozart e Haydn.

Proprio a loro si dovevano gli ultimi capolavori in fatto di sinfonia: le ultime di Mozart risalenti al 1788 e quelle di Haydn, risalenti al 1795.

Beethoven arrivò a Vienna nel 1792 e, fino al 1798, fu conosciuto per il fatto che fu il pianista più grande del momento più che un compositore a tutto tondo. D'altra parte, è pur vero che, a parte le due cantate per i due imperatori, alcune Arie, tutte le sue composizioni fino a quel punto contemplavano la presenza sola del pianoforte o, nella migliore delle ipotesi, la sua centralità.

Già con i trii per soli archi, cominciò il lento distacco dallo strumento principe e poi, i quartetti e, infine la sua Prima Sinfonia, lo incoronarono come tale.

A ben ripensarci ora, trovo che la definizione più consona alla Prima sinfonia sia quella di “Mare scintillante” proprio perché è la partenza di un compositore che decide, finalmente, di prendere il largo senza però aver ben chiara la meta e senza sapere dove lo potrà portare quell'avventura. Ha finalmente deciso di partire, ha preso il coraggio di confrontarsi con i “grandi” anche su questo genere e. seppur ancora molto timidamente, comincia a farlo in maniera diversa.

Sì perché, seppur ancorata ancora agli stilemi haydniani, già nella Prima, possiamo dire che c'è qualcosa di diverso: che la musica non è più quella di Haydn e di Mozart.

Il ritmo sicuramente ha una funzione non analoga ai predecessori: non un modo per affermare solennemente la tonalità ma per amplificare l'entrata del tema principale e dargli maggiore importanza. Al punto che si potrebbe dire che il tema diventi un personaggio che abbisogna di una presentazione vera e propria per poter entrare in scena. E Beethoven come fa questo? Concepisce l'introduzione con motivi armonici del tutto inconsueti, divagando in altre tonalità, per poter affermare poi il do+ del tema.

La Prima Sinfonia non è un capolavoro e trova però, il suo momento geniale, nel suo terzo tempo, quando Beethoven sostituisce il classico Minuetto con uno Scherzo. Non più dunque grazia melodica, garbo, ritmo grazioso, ma ritmo trascinante e travolgente.

Dunque Beethoven parte su questo “Mare scintillante” calmo ma che poi un po' si comincia a ingrossare e non sa ancora, non solo, dove arriverà – la meta – ma neanche, strada facendo, dove approderà – i porti -.

Anche per la Seconda faccio ammenda e cambio la definizione - anche se poi non l'avevo scritta -: “Casa accogliente”. Perché? Perché considero questa più della Prima – e di ogni altra sinfonia beethoveniana – sia l'emblema dell'incontro fra il compositore venuto da Bonn e la tradizione viennese. Héctor Berlioz di questa Sinfonia disse: «Non vi si può scorgere che l'ardore giovanile di un cuore nobile in cui vi sono conservate intatte le più belle illusioni della vita». Sacrosante parole. Siamo nel 1802 e con questa Sinfonia Beethoven ripiegò non solo nei confronti della Prima ma anche verso opere come La Patetica, ritornando agli stilemi Settecenteschi: la Seconda è equiparabile alla Serenata – forma musicale tipica del fine 700 – e trova nel suo Larghetto la sua più ampia rappresentazione.

Da lì a poco ci sarà il Testamento di Heiligenstandt e per Beethoven e la sua musica tutto cambierà veramente.

La Terza è il primo dei porti in cui la nave beethoveniana sinfonica approdò.

A ben pensarci, Luca, ora penso che tu abbia ragione a definirla una “fucina rovente”, uno scontro del compositore con l'ideale di libertà. Non so se Beethoven fosse consapevole pienamente della portata rivoluzionaria di quest'opera ma oggi, sicuramente, noi possiamo affermare che quei due accordi in mib+ non aprono solamente una Sinfonia ma, molto di più: «un nuovo modo di sentire la musica che si impone all'ascoltatore con un pathos profondo e una carica avvincente». (Alfredo Casella)

Le Nove Sinfonie di Beethoven hanno un carattere in certo qual modo unitario e rappresentano la più cosciente presa di posizione di Beethoven nei confronti del pubblico viennese.

Dunque se la Prima è la prima irruzione di spiriti rivoluzionari su schemi settecenteschi, la Seconda, l'accettazione di un modo di vita anacronisticamente legato ad un passato arcadico, la Terza l'imposizione di una volontà di affermazione soggettiva, la Quarta è il ritrovare nella classe nobile, un paradiso perduto di schietta e agreste semplicità patriarcale e per questo, cambiando ancora una volta la mia prima affermazione, direi che essa può essere accostata al giardino di luce.

La Quarta non si pone problemi di rottura con il mondo esterno e risponde al desiderio di chi la commissionò a Beethoven: il conte Oppersdorf che, guarda caso, fu entusiasta della Seconda. Ad un ammiratore dell'Opus 36, non si poteva certo consegnare una Sinfonia come la Quinta – sinfonia a cui Beethoven stava lavorando in quel momento – e il compositore ne fu pienamente consapevole. Tanto è vero che interruppe la sua lavorazione e compose l'Opus 60.

La lotta innescata da Beethoven con la forma musicale e la società si placò dunque in questa Sinfonia e il compositore seppe trovare un felice, seppur breve equilibrio, formale e interiore.

«Il nuovo e l'originale si genera da sé, senza che uno ci pensi» così disse Beethoven e, in effetti la Quinta è l'evidenza di come uno spunto elementare, nelle mani del genio, possa quasi inconsciamente ingigantirsi, al punto di diventare l'elemento generatore di una delle più complesse e della – almeno nel suo primo movimento – più famosa Sinfonia della storia della musica occidentale. Roccia durissima, caro Luca, la definisci e mi sta benissimo. Penso al “povero Goethe” quando ascoltando questo primo movimento dalle mani del giovanissimo pianista Felix Mendelssohn, nel 1830 lo interruppe gridando: «è veramente grande ma sembra che crolli tutta la casa». E questa frase ha già detto tutto sulla portata assolutamente rivoluzionaria di questa Sinfonia che rappresenta il secondo porto, dove si ancora la nave partita nel 1800.

Sulla Sesta o Pastorale, ho già detto in altri momenti e qui non cambierò idea: sentiero nel bosco ma solo perché costretto dal gioco. In realtà se dovessi definirla direi: espressione di spiritualità, di pace interiore. E questo è un altro porto dove la Sinfonia beethoveniana si ancora

La Settima è, in effetti, come tu affermi, « Una meraviglia della natura, e la forza inesauribile che la agita... mare agitato.» Ma se è mare agitato, non può essere mare scintillante. Dunque potrebbe essere un vento freschissimo, dove però la definizione deve essere intesa come metafora di forza, ritmo travolgente che nella sua grande freschezza, ci carica e ci riempe di energia. Altro porto, dunque, dove la nave si ancora.

L'Ottava, ingiustamente ritenuta, anche per le sue dimensioni, una sinfonia minore, oggi, come desiderò Beethoven, è una delle predilette. Materiale seducente, priva di squilibri e ingenuità, dietro ad un'apparente semplicità e linearità, nasconde una grande complessità e una grande diversità rispetto a tutte le altre Sinfonie beethoveniane: è stupefacente constatare la presenza di un mondo tutto nuovo in forme quasi identiche a quelle settecentesche, possiamo ben definirla, come la vera e propria prima opera neo-classica, nell'ambito della storia della musica. Dunque in questo nuovo porto, sposo la tua idea di città vivace, per «La grinta, il piglio vigoroso, l'ironia ... la fretta del finale» ma, non solo: per quella capacità di rinnovamento, nel vecchio, di cui essa è portatrice.

La Nona, caro amico mio, io la considero un altro porto della sinfonia beethoveniana e, affermando questo, so di escludere la meta. La meta, quella che Beethoven avrebbe potuto raggiungere, forse sarebbe stata la Decima. Da lì, sicuramente avremmo potuto vedere veramente il panorama stupendo ma, nella Nona, questa scalata si interrompe nel Terzo movimento – quello è il picco massimo – con il quarto si ritorna coi piedi a terra e da lì, possiamo volgere il nostro volto, alla volta celeste – come il compositore ci esorta – ma non ammirare panorami.

Ma, non disperiamo! Beethoven ci ha poi regalato, prima di morire, un altro picco veramente invalicabile, la Grande Fuga Opus 133 e da lì, come affermò Massimo Mila, egli in una «straordinaria avventura intellettuale ... giunto a tanta altezza» può permettersi di «poter contemplare, come un dio, passato e futuro».

E quale panorama stupendo, più grande e assoluto ci può essere di questo?

  • Like 4
Link to comment
Condividi su altri siti

Riprendo il discorso perché questa mattina, ripensando a quanto scritto, trovo sia giusto ampliare una parte del mio ragionamento.

Dunque, dal mio punto di vista, Beethoven nel suo corpus sinfonico non ha potuto raggiungere la meta per motivi naturali - la morte prematura - ma bensì, ha toccato e ancorato la nave sinfonica in una serie di porti.

In realtà l'Ottava potrebbe essere stata una meta e non un porto se  il compositore non avesse deciso di ripartire con la Nona e questo, per i motivi sopraelencati: sguardo retrospettivo di un gigante che, dopo aver scorazzato per 12 anni per i mari nella Sinfonia l'ha completamente sconvolta rispetto ai suoi predecessori e che, come meta, ripropone la stessa forma sinfonica classica però, completamente rinnovata.

Luca ,- e chi mi ha letto in passato - tu sai che considero la Nona una ripartenza che venne raccolta poi, da Mahler. Per questo la Nona non è un porto ma l'inizio di un nuovo viaggio che il compositore volle riaffrontare dopo 12 anni di meditazione, Noi sappiamo - Salomon ci ha ben illuminati su tutto ciò - di come i periodi creativi di Beethoven siano nati da forti traumi della vita e della psiche  ma, ben sappiamo anche, che questi periodi iniziarono sempre con il pianoforte, il suo strumento principe. Dunque, dopo le sue sconvolgenti ultime Sonate, Beethoven ricominciò la sua navigazione sinfonica, interrotta dai superlativi Quartetti ma che sarebbe poi dovuta continuare. Ed è per questo - riprendendo un vecchio discorso - che penso che la Nona non sia completamente e compiutamente da considerarsi ascrivibile al "terzo periodo", il percorso non fu portato a termine, la nave rimase in alto mare e la sua eredità piena fu raccolta solo a fine 800. Ma nel frattempo c'erano state le meravigliose sinfonie di Brahms  - anche quelle di Brukner che a me piaciono molto meno- e la musica era completamente cambiata.

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Grazie Daniele!

tu e Azzurro avete accettato la "libertà limitata" che vi lasciavo. è un gioco. è vero. Ma di immagini poetiche di sicuro voi ne avreste avute altre, non le mie. O probabilmente ne facevate giustamente a meno. Come ha ricordato Azzurro la musica è asemantica, e tale rimane anche per me che ho iniziato questa cosa.

 

Tu parli  molto di 'mare' 'porti' e 'navigazioni'. io questa immagine (mare) l'ho usata solo per la Settima. Ora proverò un po' a navigare nel mare dei tuoi argomenti! :)

è ovvio che non andrò a parlare di quelle associazioni che ti sono piaciute (Eroica, Quinta, Ottava), e ti dico inoltre che mi piace che hai spostato il "giardino di luce" e "vento freschissimo" sulla Quarta e sulla Settima. Vorrei cercare di portarti un po' meglio le mie idee sulla Settima sulla Pastorale e sulla Nona. E lo faccio in tre post.

 

Comincio con la Settima.

intanto, subito una cosa [beethoven non c'entra]... Perchè un mare agitato non può essere scintillante!!??... A volte il vento lo agita e il sole splende. Quindi brilla. Soprattutto se lo guardi non dalla riva ma dall'alto dei monti. Ma se anche la fisica mi desse torto (ma non credo) un'immagine poetica può forzare la realtà, a volte. Anche Pascoli ha fatto notare che la donzelletta non può venir dalla campagna recando in mano un mazzolin di rose e viole, perchè sono fiori che sbocciano in periodi diversi :rolleyes: ... in ogni caso...

 

'Mare'.... è qualcosa di grande!

Grande per antonomasia (la Prima sinfonia mi pare un po' strettina per un'immagine così). il mare è la forza della Natura. E la Settima, per me, è 'Natura' quanto la Sesta... Però più ribollente: il pulsare del ritmo, della vita... e 'scintillante' per dirne la grande bellezza la maestà. l'Energia che nell'Eroica e nella Quinta si esprime ancora "mostrando i muscoli" (come ha scritto qualcuno riportato da Poggi-Vallora) nella Settima diventa gesto disinvolto solonne e agile ad un tempo.

 

Però, in accordo a quanto ho appena scritto, anche "vento freschissimo" (inteso proprio come «metafora di forza, ritmo travolgente che nella sua grande freschezza, ci carica e ci riempe di energia») va benissimo ;)

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

 

«Sulla Sesta o Pastorale, ho già detto in altri momenti e qui non cambierò idea: sentiero nel bosco ma solo perché costretto dal gioco. In realtà se dovessi definirla direi: espressione di spiritualità, di pace interiore». [Daniele]

 

E io sulla pastorale avevo detto «vento freschissimo... aria buona, cielo aperto, respiro di vita, aria pulita... soffio benefico».

 

Però, anche qui caro Daniele, siamo più in sintonia di quel che ti è sembrato. Già l'idea della 'Natura', ch'è forte nella Settima quanto nella Pastorale, per cui mi piace che tu sposti sulla Settima l'immagine di un 'vento fresco' di dovrebbe farti sospettare dove voglio andare a parare.

Scrivendo 'vento freschissimo' - respiro di vita! - anche se non lo dicevo apertamente, sotto sotto alludevo a un'espressione di spiritualità.

In Ebraico 'spirito' (Ruach) significa anche 'vento', 'respiro'.

E ho ben presente che tu una volta mi avevi detto che la spiritualità di Beethoven più che nella Missa Solemnis la cogli nella Sesta sinfonia.

è vero!... è per questo che ho pensato all'immagine di un Vento vitale.

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

La Nona, caro amico mio, io la considero un altro porto della sinfonia beethoveniana e, affermando questo, so di escludere la meta. La meta, quella che Beethoven avrebbe potuto raggiungere, forse sarebbe stata la Decima. Da lì, sicuramente avremmo potuto vedere veramente il panorama stupendo ma, nella Nona, questa scalata si interrompe nel Terzo movimento – quello è il picco massimo – con il quarto si ritorna coi piedi a terra e da lì, possiamo volgere il nostro volto, alla volta celeste – come il compositore ci esorta – ma non ammirare panorami.
 
Luca ,- e chi mi ha letto in passato - tu sai che considero la Nona una ripartenza che venne raccolta poi, da Mahler.

 

 

Lo so Daniele: la Nona come una ripartenza. E condivido totalmente questa tua idea.

 

Ma con 'panorama stupendo' non intendevo una visione alta, elevata, ascetica. E meno male che, dopo il vertice contemplativo del terzo movimento, il Finale ci riporta coi piedi per terra, nello scorrere della vita: ovvero proprio dove dobbiamo stare.

Il “panorama” che intendevo è un panorama tutto interiore, un guardarsi dentro, un volgersi indietro non tanto per ricusare movimenti precedenti (cosa a cui sai che non credo), ma per vedere quanta strada è stata fatta e quanti percorsi tortuosi per arrivare a quella Melodia della gioia «semplice fino all'impudenza» (Mila).

Raramente cito qualcosa, ma quello che intendo è espresso molto meglio nelle parole di Mila, che cita anche Romain Rolland, nella sua Lettura della Nona Sinfonia (imprescindibile!).

 

A pagina 16:

 

(…) ognuna delle otto Sinfonie precedenti poteva essere concisa e compatta perchè era circoscritta: ognuna era la rappresentazione di un aspetto singolo della personalità di Beethoven, di un momento della sua vita interiore. «Ognuna è il Beethoven – un solo Beethoven – di un giorno... La Nona Sinfonia è un confluente» (p. 27). La Nona Sinfonia è anche un Rückblick, o, come oggi si direbbe, un flash-back: «uno sguardo indietro che domina da una cima su tutto il passato. Il lungo tempo trascorso tra l'Ottava e la Nona Sinfonia (da dieci a undici anni) ha prodotto quell'allontanamento della prospettiva, quel vol planè su tutta una somma di vita evocata» (p. 32). Sifonda qui, in questo carattere di ricapitolazione, di bilancio d'una vita, quella concezione monumentale del genere sinfonico che si affermerà lungo l'Ottocento e che culminerà nella definizione di Gustav Mahler, una sinfonia dover essere un mondo.

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Bene Luca, anzi benissimo direi!

Io di immagini poetiche su queste sinfonie non ne ho e, anche per questo, ho sposato appieno quelle da te offerte in questo "gioco".

Certamente, Eroica, Pastorale e Nona le considero anche molto sotto il loro aspetto extra -musicale ma le altre,  compresa la Quinta, le vedo e le ascolto esclusivamente rapportandole al contesto - come sempre per me essenziale - e al valore musicale.

La metafora marina l'ho dunque voluta usare, non tanto per indicare una Sinfonia - certamente la Prima non ha nulla che possa fare pensare ad un mare - ma come un vero e proprio viaggio nella forma sinfonica che il compositore di Bonn intraprese da ultimo, quando dopo i Quartetti, non restò che quel genere da affrontare.

In realtà, come mai non mi stanco di dire, il viaggio beethoveniano nella musica, va inteso in quel percorso che, nell'arco di circa trent'anni lo portò dal tardo stile galante e classico a, visionariamente, preannunciare la musica di inizio 900 con circa un secolo d'anticipo: insomma un viaggio con porti e con una meta veramente sorprendenti ed eccezionali. Questo, fa di Beethoven, una figura unica nella lunga Storia della Musica occidentale.

Le opere dei grandi compositori, più che a paesaggi marini, in effetti, mi fanno pensare a catene montuose e a picchi che, come nel caso di Beethoven o di Bach, raggiungono quote himalayane. Per questo vedo le ultime sonate e gli ultimi Quartetti inquadrabili in questo contesto montuoso mentre non riesco a vedere pienamente la Nona in questa catena. Oppure, la vedo solo in parte. Però, continuando su quanto scritto da Mila a proposito di questo capolavoro penso che sia indubbiamente vero che «(...) forse proprio per queste sue imperfezioni, la Nona sembra più vicina all'uomo moderno e alla condizione di crisi che lo travaglia. (...) Assai meno delle altre Sinfonie, la Nona rischia di diventare stucchevole. Senza essere fuso nel perfetto profilo di una medaglia ellenica, il suo contenuto riesce più vicino, più fraterno all'uomo contemporaneo che quello orgiastico della Settima o quello eroico della Quinta.(...).»

Resta inteso che per chi scrive qui, nessuna delle sinfonie beethoveniane può e potrà mai risultare stucchevole.

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

 

Io di immagini poetiche su queste sinfonie non ne ho e, anche per questo, ho sposato appieno quelle da te offerte in questo "gioco".

Certamente, Eroica, Pastorale e Nona le considero anche molto sotto il loro aspetto extra -musicale ma le altre,  compresa la Quinta, le vedo e le ascolto esclusivamente rapportandole al contesto - come sempre per me essenziale - e al valore musicale.

 

meglio non averne di immagini poetiche.

Anch'io penso e sento le sinfonie di Beethoven musica assoluta. E poi cado in queste cose... un po' stucchevoli.

 

è vero che la Nona è un massiccio piuttosto isolato dal resto della catena... e il 'viaggio' sinfonico di un trentennio l'hai delineato bene.

grazie ancora! :)

Link to comment
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Rispondi a questa discussione...

×   Incollato come rich text.   Incolla come testo normale invece

  È permesso solo un massimo di 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato incorporato automaticamente.   Visualizza come collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Cancella editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Carica o inserisci immagini dall'URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Crea nuovo...