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Piano Concerto - Forum pianoforte

Se la Scala fischia i compositori viventi


Talentuoso
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  • 3 weeks later...

E se invece fossero i compositori a vergognarsi un pochino di proporre certa musica inascoltabile?

Voglio dire: va bene sperimentare nuovi linguaggi, va bene utilizzare effetti "inediti" (che poi ben presto diventano anch'essi stereotipi, perciò "vecchi"), ma quando si eliminano dalla musica tutti gli elementi che costituiscono la musica, quando non rimane né armonia (e passi...), né alcun elemento melodico riconoscibile (e già qui diventa un po' più dura...), infine quando si elimina pure il ritmo, cosa rimane? Puri effetti sonori, neanche tanto gradevoli. Per forza che poi gli appassionati di musica classica (i pochi rimasti) vanno volentieri ad ascoltare Beethoven, pur sapendo che dovranno soffrire un po' ascoltando anche altro (però poi ci si rifanno le orecchie, meno male...)

Per quanto riguarda poi i "non esperti"... come possiamo lamentarci se il grande pubblico fugge dalle sale da concerto e spende un sacco di soldi per andare in un Palazzo dello Sport ad ascoltare certa gentaglia minimalista che produce musichette del cavolo? Mica voglio difendere questi personaggi, ma la musica "colta" quale alternativa appetibile è capace di offrire?

Torniamo a scrivere qualcosa che si possa veramente chiamare "musica", e forse i fischi si ridurranno.

 

Gino (compositore ignorante e sconosciuto, ma amante della musica)

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Caro Gino, a me risulta che Beethoven è stato preso quasi a calci in culo quando ha presentato la grande fuga, non parliamo di quello che avrebbero voluto tirare a Stravinsky quando ha presentato il Sacre. A Bach dicevano che le sue dissonanze erano antimusicali e impedivano la fruizione, indovina un po' di cosa? Della melodia.

 

Per cui è troppo comodo valutare i feedback del pubblico di oggi sulla musica di 2 o 3 secoli fa, bisognerebbe rapportare i fischi della Scala a quelli che si è preso ai suoi tempi Beethoven ;)

 

Qui non è questione di essere compositori sconosciuti o ignoranti, e questione di paragonare mele con mele e pere con pere.

 

PS

La gradevolezza è una cosa soggettiva, a te non piace una cosa, ad altri si ...e magari la trovano anche troppo gradevole.

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Naturalmente... fiaschi ce ne sono stati in ogni epoca e lo sappiamo benissimo. Sono rimasti nella storia i fischi alla prima della Sacre du Printemps (ma se è per questo pure la prima del Barbiere di Siviglia è stata un disastro), e sappiamo bene che ogni linguaggio innovativo suscita (almeno all'inizio) scarsa ammirazione e molto scandalo. Perciò si potrebbe fare il solito discorso: Bach non è stato apprezzato ai suoi tempi (vero fino a un certo punto), certi pezzi di Beethoven soprattutto dell'ultimo periodo non sono stati capiti (vero in parte, ma la prima della IX Sinfonia è stata un successo), oggi abbiamo quasi metabolizzato il cosiddetto "Novecento storico", nel senso che ascoltare Bartòk, Hindemith, Stravinsky ed altri non ci dà più tanto fastidio. Perciò sarebbe solo una questione di tempo: ci sono voluti decenni per accettare i grandi, forse chi verrà tra cent'anni apprezzerà la musica di oggi come noi apprezziamo quella di uno o due secoli fa (o ancora prima). Tuttavia, qualche dubbio mi rimane. Vedi, tu hai stigmatizzato l'uso dell'aggettivo "gradevole", che io avevo giusto buttato lì nel mio messaggio; forse hai pensato che il mio metro di giudizio fosse la "gradevolezza" della musica. Non è esattamente così; un'opera musicale può essere di grandissimo valore anche se non risponde a certi canoni di "piacere immediato nell'ascolto", canoni che poi sono anche molto soggettivi. E tuttavia mi chiedo cosa c'è di così interessante e innovativo nel distruggere tutti gli elementi della musica. Un architetto di oggi trova soluzioni che possono sembrare anche "stravaganti", idee che un suo collega di secoli prima neanche si sarebbe sognato, e non solo a causa delle diverse tecniche disponibili. Perciò se entri in un edificio costruito secondo un gusto "moderno" puoi benissimo apprezzarlo, sapendo perfettamente che non è paragonabile con una grande cattedrale costruita nel Medioevo. Ma immagina se un edificio fosse soltanto un ammasso di mattoni ed altri elementi costruttivi sparsi qua e là. Ti sembrerebbe arte quella? Forse sì... ma cosa ci fai con un "edificio" simile? Oppure pensa al cinema. Anche lì i linguaggi si sono evoluti, e i grandi registi attuali non sono paragonabili con i pionieri del muto e neanche con Camerini o De Sica. Allora, va benissimo fare cose nuove, ma cosa diresti se si andasse oltre i limiti di una qualsiasi intelligibilità dell'opera? Se pagassi un biglietto per sentire solo strani rumori e immagini sconnesse? Lo chiameresti ancora "cinema", o useresti epiteti fantozziani per qualificare roba del genere? Ecco, io ho l'impressione che ormai molta musica attuale si sia ridotta al puro rumore, che non suscita alcuna emozione. Ecco perché accennavo al "grande pubblico" che poi necessariamente si rivolge ad altri generi di musica, ovviamente deleteri per il gusto e per l'arte, ma che hanno buon gioco laddove manchi un'alternativa vera. Tornando all'esempio del cinema: se il cinema "moderno" fosse tutto immagini sconnesse ed effetti sonori senza capo né coda, poi non ci si potrebbe lamentare se la gente "normale" andasse a vedere solo i cinepanettoni: non saranno un granché come "arte", ma almeno fanno ridere.

 

Ciao

Gino

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Oppure pensa al cinema. Anche lì i linguaggi si sono evoluti, e i grandi registi attuali non sono paragonabili con i pionieri del muto e neanche con Camerini o De Sica. Allora, va benissimo fare cose nuove, ma cosa diresti se si andasse oltre i limiti di una qualsiasi intelligibilità dell'opera? Se pagassi un biglietto per sentire solo strani rumori e immagini sconnesse? Lo chiameresti ancora "cinema", o useresti epiteti fantozziani per qualificare roba del genere?

Cosa ne pensi, tanto per dire, di Inland Empire? Strani rumori e immagini sconnesse?

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Penso che Gino (non facendo ovviamente di tutta l'erba un fascio) intenda in particolar modo quelli che si cimentano in realizzazioni di partiture dalla "grafica" altezzosa, esageratamente elabotata, con risultati acustici che necessitano di prefazione e spiegazione tecnica da parte del compositore. In pratica è necessario e giusto che si tentino altre soluzioni, magari azzardando (ma senza cadere nel ridicolo), però non dovrebbe essere necessario ricorrere al "dizionario" del compositore stesso o ad una conferenza stampa nella quale vengano fornite le istruzioni per l'ascolto, è troppo, in alcuni casi un atteggiamento quasi istrionico, altezzoso, che non risponde alla (altrettanto legittima) necessità dell'ascoltatore di comprendere anche un minimo ciò che sta ascoltando. Ci sono lavori molto complessi che riescono (sapendo che è comunque un aspetto soggettivo) a suscitare sensazioni, emozioni; altri che sembrano puro tecnicismo portato agli estremi.

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La discussione, in sé per sé, è ormai usurata e, come sempre non porterà a nulla. Nel senso che Gino rimarrà giustamente sulle sue posizioni e Kappa e Red, giustamente sulle loro.

Chi ha ragione e chi ha torto dunque?

Per chi scrive, in linea di principio Kappa e Red ma sono ormai troppo consapevole che da questi discorsi non se ne esce mai.

La verità è che, come spesso accade e, presumo, come sempre accadrà, sarà il tempo, e dunque le generazioni future, a sancire cosa sopravviverà del nostro tempo e cosa cadrà inellutabilmente nell'oblio.

Importante però sarebbe il cercare di non cadere in estremismi di parte, sempre sbagliati e a Gino voglio dire che così, come la Grande Fuga di Beethoven e Le sacre di Stravinskij, anche opere di oggi potrebbero un domani essere considerate dei capisaldi della musica e, questo, a prescindere dall'intensità del pubblico che le segue oggi. Dunque, io andrei quanto meno cauto ad affermare che tutta la musica di oggi è solo rumore. Molta lo è ma tanta altra no e, sarebbe bene cercare di scindere le due cose.

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scusate il ritardo :D

ma a sto punto si risolve tutto a un solo concetto: se compri il biglietto, sono c***i tuoi.

Nel 2014 possiamo benissimo cercare informazioni sui compositori la cui musica andiamo ad ascoltare. Lachenmann è famoso e studiato, se le signore impellicciate della Scala si sono stupite del suo stile allora è colpa loro, sarebbe come comprare un gelato al limone e dire "diavolo, è acido!". Se, invece, ci sono stati drittoni vogliosi di spendere soldi solo per fischiare Lachenmann, allora viva la ricchezza e l'ignoranza.

Il mio consiglio è sempre quello: se non vi piace questa musica, non ascoltatela e non venite a dire agli altri che voi siete i depositari del sacro fuoco dell'arte e voi soli sapete cosa è bene ascoltare e cosa no. 

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Leggo ora le evoluzioni di questa discussione, prima di dire la mia sull'argomento (che spero di fare a breve) vorrei sottoporre quanto segue

 

Helmut Lachenmann: il mio percorso esistenziale e musicale

 

Sembra proprio che Lachenmann abbia una grande onestà intellettuale. Quanti compositori oggi vivono ancora nel passato e non riescono ad ammettere ciò che egli dice con profonda naturalezza?

Prima di saltare a conclusioni, si parla del rapporto della musica contemporanea con il mondo della fruizione che, dice Lachenmann, è totalmente fallito.

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Ho avuto modo di ascoltarlo Frank, e devo dire che rileggere la "datata, storicamente finita, legata al suo tempo" lezione di Celibidache proprio da uno come Lachenmann secondo me è una grande evidenza!

 

Meditate gente, meditate!

 

In effetti ci sono voluti 40 anni per scoprire quanto possa essere inutile, per un musicista, una vita passata a rincorrere la tecnica, il virtuosismo, l'effetto che stupisca, e "suggerisce" di provare a prestare attenzione, ma guarda un po', nientedimeno che ...alla musica.

 

Dopo la brusca virata di Part, Penderecki, adesso HL ... finalmente stiamo evolvendo

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Quel 40 mi piace Goffredo :). Si potrebbe dire che se nessuno ha mai il coraggio di liberarsi dai lacci e lacciuoli in nome del..."così fan tutti" e quindi siamo costretti tutti a fare come tutti...la musica non la fa più nessuno.

 

E infatti ... "la musica è morta"

 

[Celibidache lo diceva già il 31 dicembre 1974, fra poco saranno 40 anni fa...ecco ]

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Ma infatti! Come al solito, si ritorna alla soggettività, se questa musica non piace perchè ascoltarla? E soprattutto, perchè continuare a ripetere che non piace? Io non sopporto il metal, non per questo vado di certo in un forum a proclamare che il metal è morto ( poi sai a chi interesserebbe :D  )

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In effetti il punto non è "che non compongono"...a parte che per Part e Penderecki vale anche come compongono oggi. HL é troppo "fresco"

Penderecki  mi risulta non scrivere in questo momento per "crisi" artistica, si è pure ritirato dalla commissione di un prestigioso conocorso di composizione (rimpiazzato da Morricone).

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Sono emersi molti, troppi elementi che a volte faticano a stare insieme.

Per prima cosa vorrei rispondere a Gino, che inizialmente si focalizza sulla fruibilità della Musica Contemporanea.

Sappiamo bene che un brano di musica può avere diversi livelli di fruibilità, ogni livello avvicina  un certo numero di ascoltatori. Volendo stare al gioco e semplificando da un estremo c’è la musica pop e dall’altro quella contemporanea.  Ma c’è sempre un “mah!”. La storia ci ha insegnato che un brano può arrivare contemporaneamente a diversi target di ascoltatori, ce lo insegna ad esempio Beethoven con la quinta (forse meno con la grande fuga, visto che è stata citata), come Chopin in svariate opere ormai entrate nelle corde del più “rozzo” degli ascoltatori. (Vogliamo parlare di Mozart?)

 

Secondo me fino a qui, il discorso può quadrare…scrive Gino, scrive Lachenmann e ognuno si sceglie il suo target di ascoltatori.

Io suggerisco vivamente di cogliere questa occasione, Lachenmann fa fuggire gli ascoltatori dalle sale? Bene, quale migliore contesto per proporre quella musica che invece li farebbe tornare e restare? Questo è il miglior momento, fatevi avanti.

Diciamo che fino a qui il discorso può ancora starci; è solo un problema di scelte ed opportunità che chiunque può cogliere.

 

Ma subito dopo “purtroppo” sembra che la colpa sia “delle immagini sconnesse”, ecco che per perorare la causa, anche una “scarsa” tecnica può contribuisce assai, la questione è oggettiva, non si scappa: “le immagini proposte sono sconnesse”. Il punto è che le immagini potrebbero essere connesse e la platea non essere in grado di  correlarle (come capita tipicamente per le opere più impegnate di Bach, tutta la musica fiamminga, tutta la musica dodecafonica, etc. … questo fa un po’ coppia con la domanda di Red, ovviamente senza risposta), per cui caro Daniele, ognuno resterà del proprio parere se ci si limiterà al gusto, ma se poi si va sul tecnico chi ha ragione salta sempre fuori, è un tecnicismo, una questione oggettiva, se le relazioni ci sono: Ci Sono! (se così non fosse il valore della musica dell’ultimo degli allievi sarebbe equiparabile a quella di Bach, ma sappiamo che non funziona così, Bach è una cosa e tutto il resto un'altra).

Tornando a noi …

… per cui se le immagini sono sconnesse, la gente scappa dalle sale, ma se le immagini sono connesse e la gente continua a scappare dalle sale? Si è banalmente scritto dell’ottima musica con un livello di fruizione talmente alto da rendere il brano proponibile solo ad una platea di esperti (Caro Gino). Che non è un male, è solo una scelta del compositore. Ognuno ha il pubblico che si Merita e oggi come oggi chiunque si può far conoscere se vuole, per cui ci vuole un attimo a fare le scarpe a Lachenmann, ad averne le capacità.

 

A seguito del mio video, che ho postato proprio perché secondo me il centro del discorso non è la complessità ma i livelli di fruizione, è partito un altro discorso, sul come scrivere oggi.

 

Secondo me l’analisi migliore l’ha fatta Penderecki, ricorderete

 

http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/2935-intervista-esclusiva-al-maestro-krzysztof-penderecki-in-occasione-dei-suoi-80-anni/

 

Mi sono sempre chiesto perché i sui ultimi minuti di intervista non abbiano suscitato reazioni, e mentre io non mi sento di dire assolutamente nulla (Shark) al Penderecki di turno, in quanto sono stati parte congenita dell’avanguardia, anzi, hanno creato l’avanguardia e quella è la loro musica, il loro stile! E lo può essere fino alla fine dei loro giorni. Non tutti i compositori cambiano stile come Stockhausen, altri restano fedeli a se stessi come Mozart.

Francamente a me ultimamente inizio a non capire troppo  i passatisti (che "casualmente" arrivano sempre dopo) perchè sono anche quasi peggio degli anacronisti; questi ultimi almeno sono consapevoli di quello che sono.

Negli anni ’80 c’è stato l’avvento di Internet, oggi tutti sono connessi, le masse di ogni parte del mondo possono tranquillamente raggiungere con un click qualsiasi cosa di qualsiasi parte del mondo. Questo è un dato di fatto, il compositore non può più continuare a permettersi il lusso di pensare la musica per un solo target di ascoltatori. O meglio, lo può fare perché fortunatamente c’è ancora la libertà, ma mostra uno scarsa sensibilità verso la realtà di oggi. Oggi molta musica rimane interessante, per cui gli si può perdonare tutto…ma il mio punto di vista è che il compositore deve almeno vivere nel presente, e certa musica per me (e non solo per me) fa parte del passato….con la penale che interessa veramente a troppe poche persone. Già vedo i sorrisini,  fate uno sforzo è scrivete un opera interessante che arrivi anche a persone diverse da una piccola parte di compositori e interpreti dediti alla causa, perché il mondo oggi è diverso.

E in effetti anche chi l’ha creata e ha contribuito al suo prodigare nel tempo se ne rende conto e da grandi artisti quali sono, oltre ad ammettere questo fatto, alcuni hanno adattato il proprio stile alle esigenze dei tempi.

Sono certo che molti dissenteranno, ma ai miei occhi ci sono troppi segni da non ignorare: quando una cosa si insegna in conservatorio, esistono corsi come “Prassi esecutiva della musica contemporanea”, etc. … molto probabilmente tutta questa "contemporaneità" non c’è più e come sempre, ascoltate i discorsi di quelli che sono considerati ancora i più grandi compositori viventi.

Qualcuno allora mi dirà, ma allora cosa fare?  Intanto tirare fuori gli attributi di Adamo ed essere se stessi. Penderecki alla fine del suo video dice frasi del tipo, uno oggi non può … non può … non può. Non è detto. E' proprio oggi che uno può fare quello che gli pare. E in effetti, come ricorda qualcuno, è abbastanza in crisi. Come tutti i  grandi artisti che capiscono quando è il momento di cambiare.

 

Chiudo ricordando a Gino questo topic, sicuramente gli fornirà altri elementi di riflessione

http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/2017-il-fatto-che-simili-opere-restino-inaccessibili-alla-massa-e-forse-una-necessita

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Inizio la mia riflessione dicendo che ho letto tutto, ma non riesco, almeno per il momento a trovare il tempo di vedere l'intervista di un'ora e venti minuti di Lachenmann.

Mi sembra che siamo alle solite... Ognuno ha il suo punto di vista e la vedo dura dimostrare su carta chi ha ragione e chi ha torto, probabilmente ognuno nel suo ragionamento ha ragione. 

Mi sento di dire che se un compositore oggi dovesse comporre solo per l'approvazione di un pubblico allora senz'altro dovrebbe darsi alla musica House, cancellare tutte le nozioni armoniche apprese che in quel contesto non servirebbero a nulla, considerato che questo genere di musica viene "scritta" da persone alle quali parlandogli di note, ti dicono: "Parlami di frequenze !" (Mi è successo veramente, non è uno scherzo). Voglio dire... Di cosa stiamo parlando ? È ovvio che un compositore compone la musica per necessità di esprimersi, come lo stesso fa un pittore, uno scultore, ecc. Ricordo con molta malinconia un artista paesano che adesso non c'è più, il quale non aveva una grossa preparazione tecnica, dipengeva per istinto e realizzava sculture senza avere neanche i rudimenti necessari a scalfire la pietra. Viveva con il figlio che non c'era mai in casa, sempre solo e preso sotto gamba un po' da tutti come se fosse il matto del villaggio. Qualche volta, quando passavo un po' di giorni al paese, e mi trovavo a passeggiare, mi fermavo a parlare con lui ed era molto semplice accorgersi che nonostante non avesse ricevuto un'adeguata educazione, c'era bisogno di 20 cervelli dei suoi compaesani per farne uno suo. Gli piaceva parlare di Filosofia, di scienze e con molta umiltà ascoltava anche le opinioni altrui; non aveva modo di parlare molto con le altre persone che spesso anzi lo evitavano. 

Perché ho raccontato questa vicenda ? Perché secondo me va identificata la figura dell'artista; perché oggi ci lamentiamo che gli artisti non vengano retribuiti ma dall'altra parte sembriamo difendere chi produce cose che non piacciono. Un'ulteriore classificazione va fatta per ciò che piace oggi e quello che POTENZIALMENTE POTREBBE piacere tra 100 anni. Viviamo nel presente e dobbiamo ragionare nel presente. Se ci lamentiamo che gli artisti non vengono pagati non possiamo non tener conto dei gusti di oggi... Questo significa dover proporre musica da discoteca ? Ovviamente no, perché sono sempre dell'idea che il bello sia soggettivo entro certi limiti, una cosa bella è una cosa bella ma va identificata in un contesto. Chi, secondo voi ascolterebbe, oggi dove tutto ciò che facciamo è portato ad una velocità ed un ritmo stremante, dove non si ha più il tempo di fare tutto, una musica con il libretto di istruzioni (vedi una composizione di Stockhausen). Forse un giorno, come ha detto qualcuno alcune composizioni verranno rivalutate, mentre oggi potranno essere apprezzate solo dagli addetti ai lavori ma poi non meravigliamoci se alla prima si beccano i fischi. Cosa si aspettavano conoscendo il mercato ?

Sono completamente d'accordo con Frank sul discorso legato ai tecnicismi. Lì è oggettivo, c'è poco da fare, ma il piacere non è qualcosa correlato alla tecnica. Un trend piace se statisticamente è dimostrabile che ad una grande percentuale di individui quella cosa piace. Una cosa può piacermi anche se tecnicamente è sbagliata. Un giocatore di tennis può piacermi nel suo gioco anche se tecnicamente non è perfetto (vedi Nadal, tecnicamente un taglia boschi che mena solo il top spin, e Federer, tecnicamente impagabile ma non più il numero 1 al mondo). 

Ora se io lancio un prodotto da immettere sul mercato non tenendo conto del mercato di oggi ho fallito, questo è un dato di fatto. Se invece lancio un prodotto sul mercato infischiandomene del mercato ma facendolo per mia esigenza personale allora ho vinto. Bisogna capire quali sono le aspettative dell'artista. L'artista del mio paesello non aveva l'aspettativa di piacere alla gente ma si comportava così e faceva quello che faceva perché nella sua solitudine con i suoi quadri e le sue sculture lui stava bene e si sentiva sé stesso... Lui ha vinto.  

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Grazie Frank.

 

Premetto che sono sostanzialmente d'accordo con quanto da te scritto.

 

 

 

Sappiamo bene che un brano di musica può avere diversi livelli di fruibilità, ogni livello avvicina  un certo numero di ascoltatori. Volendo stare al gioco e semplificando da un estremo c’è la musica pop e dall’altro quella contemporanea.  Ma c’è sempre un “mah!”. La storia ci ha insegnato che un brano può arrivare contemporaneamente a diversi target di ascoltatori, ce lo insegna ad esempio Beethoven con la quinta (forse meno con la grande fuga, visto che è stata citata), come Chopin in svariate opere ormai entrate nelle corde del più “rozzo” degli ascoltatori. (Vogliamo parlare di Mozart?)

 

Secondo me fino a qui, il discorso può quadrare…scrive Gino, scrive Lachenmann e ognuno si sceglie il suo target di ascoltatori.

Io suggerisco vivamente di cogliere questa occasione, Lachenmann fa fuggire gli ascoltatori dalle sale? Bene, quale migliore contesto per proporre quella musica che invece li farebbe tornare e restare? Questo è il miglior momento, fatevi avanti.

Diciamo che fino a qui il discorso può ancora starci; è solo un problema di scelte ed opportunità che chiunque può cogliere.

 

Ma subito dopo “purtroppo” sembra che la colpa sia “delle immagini sconnesse”, ecco che per perorare la causa, anche una “scarsa” tecnica può contribuisce assai, la questione è oggettiva, non si scappa: “le immagini proposte sono sconnesse”. Il punto è che le immagini potrebbero essere connesse e la platea non essere in grado di  correlarle (come capita tipicamente per le opere più impegnate di Bach, tutta la musica fiamminga, tutta la musica dodecafonica, etc. … questo fa un po’ coppia con la domanda di Red, ovviamente senza risposta), per cui caro Daniele, ognuno resterà del proprio parere se ci si limiterà al gusto, ma se poi si va sul tecnico chi ha ragione salta sempre fuori, è un tecnicismo, una questione oggettiva, se le relazioni ci sono: Ci Sono! (se così non fosse il valore della musica dell’ultimo degli allievi sarebbe equiparabile a quella di Bach, ma sappiamo che non funziona così, Bach è una cosa e tutto il resto un'altra).

 

Certamente una delle colossali differenze fra i tempi in cui componevano, Mozart, Beethoven e Chopin sta nel fatto che il loro prodotto non era accessibile a tutti - come è avvenuto nel Novecento - ma a solo quelli che potevano accedere ai luoghi deputati all'esecuzione musicale. Solo dal secolo scorso dunque, anche la musica di questi compositori - o certa musica - può diventare pop, ma chi ci puo dire cosa sarebbe accaduto ai loro tempi se fosse stato possibile per tutti avvicinarsi ad essa? Penso che questo ragionamento sia imprescindibile comunque si rapporti con la musica contemporranea.

 

Sono certo che se si va sul tecnico il discorso possa già indicare chi ha ragione e chi ha torto e, personalmente non ho alcun dubbio su chi l'abbia. Ma, in verità, quello che avrei voluto evitare, era l'ennesima contrapposizione sterile fra le  varie idee che, come sempre, non porterà a cambiare nulla. Per cui, preferisco sposare l'idea di Claudio, andiamo ad ascoltare la musica che più ci piace ma cerchiamo di non dire cose che, potrebbero essere solo delle grandi sciocchezze.

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