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Piano Concerto - Forum pianoforte

Leopold Sonnleithner ricorda il suo amico Franz Schubert (testimonianza del 1857)


Frank
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Condivido la seguente testimonianza

 

Leopold Sonnleithner ricorda il suo amico Franz Schubert (testimonianza del 1857):

"Andava poco a teatro e frequentava poco i salotti; gli piaceva trascorrere le serate in compagnia dei suoi amici più stretti alla locanda, dove si faceva mezzanotte senza accorgersene e il piacere indulgeva all'eccesso. La conseguenza fu che egli prese l'abitudine di restare a letto fino alle 10-11; e questo era il momento della giornata in cui egli maggiormente avvertiva l'urgenza del comporre. Così passavano le ore della mattina e quindi il momento migliore per guadagnare qualche soldo con le lezioni. Questo modo di vivere fu anche ciò che gli impedì di avere il posto di maestro sostituto al Teatro Kaertnertor. Era incapace di rispettare con puntualità gli orari delle prove e l'andamento meccanico di quel lavoro era seccante per lui. Ciò che Schindler racconta a proposito di come perse quel posto non può essere del tutto senza fondamento, però a quel tempo io non sentii nulla in proposito. La ragione principale fu senz'altro la sua mancanza di puntualità. Schindler racconta anche qualcosa a proposito della sua inclinazione al bere, ma è certamente esagerato: in nessun caso questa circostanza deve essere presa in molta considerazione in una sua biografia. Sfortunatamente debbo però confessare che l'ho visto ubriaco diverse volte".

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D'altro lato, Schwind scrive in una lettera (dal vivo di Schubert, no 30 anni dopo della sua morte), che ogni mattina lui componeva molto assiduamente. Sonnleithner era un' uomo pratico (gli dobbiamo l'impresa di organizzare le prime pubblicazioni) e perciò non poteva capire che Schubert non era specialmente interessato dai soldi e che non voleva alienare la sua libertà dando delle lezioni. Gli amici invecchiati facevano fatica a pensare che quando erano giovani guardavano volentieri nel fondo del bicchiere - come tutti. Schubert diceva di se stesso ch'era "venuto al mondo per comporre". Non cercò nè gli onori nè un'esistenza che l'avrebbe privato di libertà. Diò delle lezioni, però, alla famiglia Esterházy, ma probabilmente non si vedeva con una decina di alunni che l'avrebbero visitato ad orari fissi.

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