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Dichiarazioni programmatiche del ministro Giannini riguardo l'AFAM


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Dichiarazioni programmatiche rese dal Ministro Giannini

il 1 aprile 2014 davanti alla VII Commissione Permanente del Senato

 

 

Prima di concludere vorrei spendere qualche parola per il settore delle Accademie e dei Conservatori italiani. Si tratta di un comparto che negli ultimi anni è stato trascurato dalla politica, soprattutto ministeriale.

 

Gli effetti di questa deriva, purtroppo, non si sono fatti attendere. È mia precisa intenzione assegnare al comparto della formazione artistica il ruolo che gli compete, rinnovando e riformandolo anche con gli atti normativi che si renderanno necessari.

 

La galassia AFAM è assai varia ed articolata: gli studenti nel complesso sono più di 80.000; i docenti sono approssimativamente 5.400. La mobilità internazionale, le iniziative promozionali, i premi testimoniano una grande vivacità di alcune istituzioni, incluse quelle private. Ma a questa vivacità, purtroppo, non corrisponde una adeguata funzionalità organizzativa.

 

L’approvazione dell’articolo 19 della Legge 128/2013 contenente una serie di provvedimenti urgenti per il reclutamento e per altri interventi finanziari è stato un primo segnale di una volontà di tornare a occuparsi di questo settore che tanto lustro dà al nostro Paese, specie all’estero, legato com’è alla fama mondiale della nostra produzione artistica, musicale, drammatica e coreutica.

 

La maggior parte degli adempimenti, inclusa la ricostituzione, in forma notevolmente alleggerita, del Consiglio Nazionale per L’Alta Formazione Artistica e Musicale (CNAM), sono in corso di ultimazione, in particolare: il regolamento per il reclutamento; l’immissione in ruolo del personale; la costituzione delle graduatorie a esaurimento cosiddette d’istituto; la distribuzione dei fondi agli Istituti musicali pareggiati e premi “Abbado”.

 

È però del tutto evidente che si tratta di interventi puntuali e puntiformi che non risolvono i mali storici di questo settore della formazione superiore.

 

La questione più grave è quella che si potrebbe definire della “autonomia incompiuta”. Il settore AFAM, infatti, fu oggetto di una profonda ristrutturazione a séguito dell’emanazione della Legge 508 del 1999.

 

Una volta emanata la legge si susseguirono con lentezza altri provvedimenti che provarono a dare attuazione alle norme di autonomia. Ma la verità è che la mancata definizione dei regolamenti attuativi ha provocato una vera e propria implosione progressiva del settore.

 

Non solo. Il reclutamento è bloccato da un quindicennio con il risultato di un tasso elevatissimo di precariato e di conseguenti, inevitabili, tensioni sindacali. La governance degli Istituti è semplicemente caotica: tranne qualche isola felice, i diversi organi sono in perenne conflitto fra di loro: presidenti e direttori, consigli accademici, consigli di amministrazione, direttori amministrativi. La conseguenza è un altissimo tasso di conflittualità interna con commissariamenti frequentissimi.

 

Alla autonomia che in linea di principio dovrebbe accostare il modello AFAM a quello universitario in realtà corrisponde una forte centralizzazione sia nella distribuzione delle risorse sia nella nomina degli organi sia, lungo una transitorietà che dura da più di un decennio, nel reclutamento.

 

A fronte di questa situazione che rischia oramai di far definitivamente collassare questo settore io ritengo che sia mia precisa responsabilità declinare con decisione le quattro voci della semplificazione, della programmazione, della valutazione e dell’apertura. In nessun altro segmento di responsabilità del MIUR è tanto urgente un complessivo e ben strutturato processo di riforma.

 

Prima di tutto, la governance del sistema va profondamente rivista e vanno definiti e circoscritti i rispettivi poteri degli organi di indirizzo e di quelli gestionali, rivedendo il rapporto fra rappresentanza didattica da un canto, vertice politico e vertice amministrativo dall’altro; in via sperimentale andrebbero posti in essere alcuni statuti di reale autonomia precisando requisiti e poteri da inserire negli organi e prevedendo, in analogia con quanto avvenne negli Atenei, organi assembleari con poteri di autoregolamentazione.

 

Molti Istituti, specie quelli pareggiati, sono in condizioni prossime alla chiusura e non riescono più a garantire né le utenze né i servizi didattici essenziali; è ora di procedere a una razionalizzazione del sistema – che conta più di 135 realtà – accorpando alcune singole istituzioni nei diversi territori alla luce di precisi requisiti quantitativi.

 

Va affrontato poi il riordino dei canali di immissione in ruolo e di abilitazione; la distribuzione delle risorse, nel mondo AFAM così come per la scuola e l’Università, dovrebbe avvenire secondo precisi criterî che siano correlati alle dimensioni e alle attività degli Istituti piuttosto che semplicemente secondo criteri storici; va integrato il fondo dell’edilizia che oggi è assolutamente insufficiente, specie se consideriamo che buona parte degli edifici del sistema sono storici e di prestigio.

 

In materia di valutazione, risulta opportuno adottare criterî rigorosi di valutazione per le istituzioni esistenti, fornendo precise regole per l’accreditamento ex ante e la valutazione ex post dei corsi di studio. Andranno seguiti parametri fissi e riconosciuti anche a livello internazionale, con particolare riguardo per le numerose istituzioni private che chiedono il riconoscimento legale.

 

Anche per quanto riguarda la distribuzione dei finanziamenti statali è necessario introdurre quote premiali, tenendo conto dell’efficacia didattica, del grado di internazionalizzazione, della capacità di svolgere ricerca.

 

Infine, un sistema aperto di Accademie e Conservatori deve contemplare forme di mobilità che prevedano lo scambio di esperienze della docenza ma anche l’ingresso di talenti dall’estero che portino significative esperienze di ricerca e di capacità creativa nei nostri istituti. In quest’ottica un primo segno di trasparenza sarà la costruzione di un sito dedicato (che, in analogia con universitaly e researchitaly, chiameremo artitaly) nel quale siano inseriti tutti gli elementi ricognitivi del sistema.

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