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Piano Concerto - Forum pianoforte

Morricone attacca: "la musica nelle scuole è un disastro e basta flauti"


Ludovica
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Anche "sbandierare" ai quattro venti di "aver scoperto l'acqua calda" potrebbe servire a qualcosa...purché se ne continui a parlare...e spesso! AL ROGO I FLAUTINI!!!! io lo ribadisco a squarciagola da anni. però devo dire che ho il presentimento che queste grandi personalità della musica siano persone "poco informate sui fatti". Il metodo Orff...bello, intrigante e divertente: io una volta partecipai ad uns giornata full immersion e mi divertii un mondo! Bello anche l'altro metodo (che non conosco nei particolari ma mi pare sia proiettato verso la composizione e l'improvvisazione). È sempre molto facile dire: "DEVI fare..." ma forse più difficile è dire: "COME fare...". un corso d'aggiornamento SERIO tipo

tipo Orff costa un occhio della testa...per non parlare del relativo strumentario. E se le dirigenze scolastiche sono le prime a non credere (e quindi a non investire) nella materia Musica, qui ragazzi, possiamo ravanarcela quanto vogliamo ma come al solito si sarà parlato di aria fritta. Forse non è la soluzione più saggia, ma se davvero si volessero cambiare le cose, TU, preside, o provveditore o ministro di turno, comincia a rendere i corsi di aggiornamento OBBLIGATORI e GRATUITI e magari rendi disponibile almeno una parte DIGNITOSA dello strumentario. E soprattutto valorizza le idee promettenti, specie quelle A COSTO E IMPATTO ZERO! :-p (perdonatemi...una botta di egocentrismo!).

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Non per fare il "fico", ma a me non dispiaceva suonare il flauto, perché mi piaceva la musica e mi divertiva farla con qualsiasi mezzo. Era uno strumento economico e dava a tutti la possibilità di capire cosa fosse una nota, cosa fosse saper far suonare uno strumento, ecc. Non credo che la soluzione sarebbe dare a tutti una tastiera Casio o un violino cinese al posto dei flauti. I problemi mi sembrano altri.

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Non ho mai avuto la fortuna di insegnare nella scuola dell'obbligo e credo sia una grande esperienza. Ho avuto però la fortuna di discutere una tesi con Carlo Delfrati che ritengo un geniale promotore di nuovi percorsi scolastici a favore della musica. A quel tempo aveva scritto da poco "progetti sonori", che ancora oggi ritengo un libro bellissimo. E' vero, credo sia difficile interessare. Io ho saltuariamente provato alcuni esperimenti sulla Musica e sul Teatro, peraltro nei Licei, con risultati disastrosi. Sicuramente saranno dipesi dalla mia inesperienza circa la difficile strada comunicativa da adottare nelle classi. Credo quindi che si possa provare anche un senso di frustrazione ad essere e sentirsi un educatore musicale. Io credo che non sia colpa della impreparazione degli Insegnanti bensì dal fatto che della Musica…si parli poco. I Media non ne parlano affatto. Abbiamo bisogno di conoscere di più i Grandi Esempi. Oggi si parla di Abbado, forse non ancora sufficientemente, ma qualche anno fa non se ne parlava affatto! Quando Borg vinse Wimbledon ( spero si scriva così!) cinque volte di seguito..tutti volevano tenere in mano una racchetta. Se invece oggi apro ITunes, prima di trovare una sinfonia di Mozart, devo patire!!!! E poi…i soldi. Perché ogni scuola non ha un pianoforte e un certo numeri di strumenti musicali a disposizione? Chissà quante formazioni potrebbero nascere!!!!!! Lode quindi a tutti coloro che nelle estreme difficoltà vivono la Musica nelle scuole e un grande invito ai Grandi, e non solo, a scendere in campo…magari gratuitamente per infondere di persona la "Gioia della Musica"(…virgolettato con riferimento al grande libro di Bernstein, che consiglio di leggere!!!!)

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Ovvio che i problemi non sono solo nei "flautini".

E i libri di testo? Ne vogliamo parlare? Sempre più grossi e colorati, al passo con la tecnologia (forniti di dvd e/o cd-rom)...ma sempre più vuoti. Il flauto va bene per fare un'esperienza breve e circoscritta (1-2 brani al max) ma poi c'è un universo da scoprire. ormai, negli anni si è consolidata la consuetudine che l'ora di musica sia l'ora del relax..."perché si fanno sempre le stesse cose, il prof non mette mai voti bassi, mi faccio i compiti per l'ora successiva, che pa@@e sto flauto, ma chi se ne frega di storia della musica, tanto musica a cosa serve?".

Sto generalizzando, è ovvio. E sono contento per te se nonostante tutto, ed.musicale ti abbia lasciato qualcosa di buono. Ma forse la situazione generale è molto drammatica. E non mi stupirei se prima o poi ed.musicale fosse esclusa dalle materie curriculari. Perché fatta così come si continua a fare, secondo me, è completamente inutile!

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Morricone ha attaccato 2 anni fa ormai (anche se poco cambia nella sostanza dei fatti) e con lui anche altri a ruota: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Musica-da-Piovani-ad-Accardo-e-Morricone-tutti-contro-i-flautini-a-scuola_313133469299.html

 

All'epoca scrissi un piccolo commento, lo posto quasi pari pari.

 

"

Pare sia giunto il momento di far esplodere una piccola bomba musicale. La domanda di fondo è diretta e brutale: ha ancora senso studiare musica? e se sì come? dove? perché?

 

Il 99.9 % di chi ha un'età compresa tra i 15 e i 45 anni (la riforma è del 1979) ha fruito delle 2 ore di Educazione musicale alle medie: sarebbe interessante fare un'indagine e capire che cosa sia rimasto nella loro vita di quelle 198 ore (nei 3 anni). Non mi nascondo che i risultati sarebbero deludenti, credo tutti lo sappiano. Bene o male di qualche nozione di italiano, matematica, scienze o inglese tutti si ricorderanno e magari in qualche occasione sarà pure servita, forse per vincere qualche soldo a un quiz televisivo: di musica pochi ricordi, se ricordi ci possono essere.

 

Hanno ragione tutti: il flauto di plastica collettivo è una bestemmia, ma le scuole prive di supporti per la pratica e l'ascolto pure; aggiungiamoci l'infimo ruolo della materia nell'economia scolastica (ai miei tempi si diceva meglio ginnastica, almeno ci si diverte), lo status quo dei docenti (alcuni bravi e preparati per quella materia e quella fascia d'età, altri meno, altri proprio no), la demotivazione, il precariato, e via dicendo. Con l'indirizzo musicale qualcosa è migliorato senza dubbio ma resta pur sempre una enclave ridottissima e particolare: le 2 ore collettive sono ben altra cosa.

 

E le cose non sono certo migliori alle superiori. Il Liceo musicale è appena partito e annaspa in acque incerte, con poche certezze (una tra tutte che esame di maturità avrà), docenti in prestito dalle medie o addirittura assunti a metà quadrimestre fino a giugno per poi ritornare nel limbo fino ad avente diritto, e mille altri problemi legati alla logistica, alle prospettive, alla preparazione in funzione conservatorio o università. Negli altri indirizzi la musica non c'è: è ridicolo che al Liceo cardine dell'istruzione umanistica, il Classico, si studino tutte le Storie culturali possibili (storia della storia, della filosofia, della lingua italiana, del latino, del greco, della lingua straniera, dell'arte, in qualche caso anche delle religioni) ma non si possa pensare che la storia della musica magari potrebbe andare a braccetto con temi come la Grecia (Platone ad esempio ogni tanto la cita), il Medioevo (c'entra niente la musica..), il Rinascimento, il Barocco, il Melodramma (però si studiano gli autori dei libretti, vedi Metastasio e C.), l'Ottocento, Parigi e Vienna fine '800, e mille altri argomenti.

"

 

E chiudevo, retoricamente, chiedendomi se avesse ancora senso studiare musica.

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che discussione amara...

 

anche a me il flauto piaceva suonarlo, ad altri meno... e va bene.

non entro ora nella questione della 'musica pratica'... Sono un fissato dell'ascolto! (e mi piacerebbe scrivervi qualcosa di più e avere le vostre opinioni)

 

E i libri di testo? Ne vogliamo parlare? Sempre più grossi e colorati, al passo con la tecnologia (forniti di dvd e/o cd-rom)...ma sempre più vuoti.

 

Mi fa piacere (amaramente, ovvio) che tu che sei sul campo hai questa opinione che, detta da me, potrebbe essere di corte vedute.

Volendo aggiungere amarezza su amarezza dico che quando io ero alle medie i libri di musica avevano questi titoli:

 

La musica e noi - - - dice di un rapporto, di qualcosa che è una parte di noi

Vivere la musica - - - dice di una passione, di qualcosa che riempie la vita

Magia dei suoni - - - dice di qualcosa di affascinante, seducente

Allegro vivo - - - dice di qualcosa che vuole portare grinta nella vita

 

Oggi il testo di mia figlia si intitola:

Guarda che musica!

 

Guarda!!!???... Ma  'guarda' che cosa!?... Ma la musica si ascolta!!!... questa è la "civiltà" dell'immagine.

E poi, proprio vero: un libro vuoto.

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Ciao luca,

rispetto ma non condivido la tua opinione...per il semplice fatto che, al contrario di ciò che ipotizzi, mie vedute sono un po' più lunghe. Io demolisco con forza l'uso del flauto dolce (e non del flauto in senso lato), solo quando diventa unico strumento didattico costante per un intero triennio. Io demolisco i libri di testo di ed.musicale perché (quasi - vorrei ometterlo ma mi trattengo) quasi sempre sono VUOTI. io demolisco tutto ciò che il Sistema ha preconfezionato perché mi puzza. Se un prof vuole, nella materia ed.musicale ci può trovare tutto lo scibile umano! E io lo trovo spesso (forse sto peccando di presunzione, ma so bene di cosa sto parlando). Ed è per questo che non uso mai flauto e libro di testo. C'è un oceano di cose importanti da fare: improvvisazione vocale/strumentale, composuzione, ascolto guidato legato ai concetti estetici a lungo raggio, assistere alle prove/concerto di un'orchestra, partecipare a lezioni-concerto prima da spettatori e poi da esecutori, costruire e/o inventare strumenti musicali, i musical, le colonne sonore, la musica elettronica, l'ausilio del computer per comporre (PRATICAMENTE..e non semplicemente citato come info teorica). Potrei continuare all'infinito. Ovvio che con 2 ore settimanali bisogna fare delle scelte ma con un po di organizzazione e, soprattutto di motivazione, molte vose extra-programma si possono fare. Raga'...continuo più tardi, vado a lavoro.

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@ ScalaQuaranta

... forse ho capito!

 

Secondo te io ipotizzerei che tu sia di corte vedute.

Siccome ho scritto di condividere la tua opinione sui libri di testo attuali

E siccome ho poi scritto che sostenuta solo da me sarebbe «di corte vedute», tu hai allargato il giudizio come riferito anche a te.

 

Ho capito bene ciò che è successo?

 

Se ho capito bene il malinteso vorrei precisare ciò:

Lasciamo perdere la ‘lungezza/cortezza’ di vedute. Sono due aggettivi che, ripensandoci, sono più adatti ad esprimere qualità di vedute, ma dove per ‘vedute’ si intende obiettivi da raggiungere, e non ‘vedute’ nel senso di osservazione dei dati di fatto.

 

Ora riscrivo meglio quel che volevo dire:

 

Mi fa piacere (amaramente, ovvio) che tu che sei sul campo, e hai una visione delle cose certamente più ampia, sei di questa opinione che condivido ma che, sostenuta solo da me avrebbe meno credito per il semplice fatto che io giudico i libri di testo attuali sulla base di un solo esempio.

 

Volendo aggiungere amarezza su amarezza (il resto: uguale a ciò che avevo scritto.....)

 

ciao!... però fammi sapere.

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Pifferi e non flauti! Il flauto è uno strumento dignitoso e con la sua storia...ok?!

Se è per questo, lo è anche il piffero (c'è anche il registro negli organi antichi: fiffaro), ma non è quello in uso a scuola; che, invece, è un flauto a becco barocco, anche se di plastica. Senti cosa ne tira fuori Michala Petri, altro che strumento "poco dignitoso"...! ;)

 

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In ogni caso, secondo me il problema della didattica sta nel saper creare motivazioni; non sarebbe diverso se, al posto dei "flautini", ci fosse la tastiera dell'iPad. Ho insegnato per dieci anni una materia potenzialmente molto più noiosa della musica (diritto del lavoro, figuriamoci...) e ho fatto i salti mortali per rendere interessanti le mie lezioni in un istituto professionale. Se i cari professori di musica si prodigassero puntualmente a fare lo stesso, credo che i "flautini" sarebbero solo uno dei tanti strumenti possibili per stimolare i ragazzi.

Aggiungo che, nei comuni ove vi sia un organo a canne, magari storico, basterebbe pochissimo per coinvolgere dei ragazzi... Ma quanti insegnanti hanno la cultura per tentare strade diverse da quelle ministeriali? Quanti sono i vincoli e i lacciuoli che impediscono, per esempio, di portare fuori i ragazzi per una mattinata a vedere qualcosa di diverso, a vivere la musica del proprio territorio, e via dicendo...? 

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Il problema, secondo me, non è solo didattico e culturale. È anche sociale. In scuole come la mia, con utenze di estrazione culturale medio-basse, in cui l'80% delle famiglie vive direttamente la cassa-integrazione, la disoccupaziione, la povertà, ecc. ci si può far venire in mente tutte le fantasie educative e didattiche dell'universo cosmico...ma il più delle volte, salvo qualche rara eccezione, sarà come combattere con i mulini a vento.

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Al di là del problema sociale - innegabile - nella scuola c'è anzitutto un problema a livello "banalmente" didattico educativo.

Nell'educazione musicale La-Scuola-Italiana (in generale, ovviamente) oggi come oggi prende una cantonata che in altri ambiti evita.

L'esagerato peso dato al momento dell'attività rispetto al valore della passività.

Che in concreto vuol dire: si propone di fare molta 'produzione' (flauto dolce, nel più semplice dei casi... Ma suonare discretamente il flauto dolce non mi pare comunque cosa da poco), a scapito del momento dell'ascolto (le "banalissime" Quattro stagioni, Pierino e il lupo, Danza macabra...)

 

Prima ascolto, poi mi esprimo (ovvio che dovrebbe essere un percorso di anni e anni).

Ne più ne meno di quel che avviene nel rapporto di crescita con la propria lingua madre

 

il guaio è che oggi 'passività' è una parola vietata... tutto deve essere interattivo (e da subito!)

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L'esagerato peso dato al momento dell'attività rispetto al valore della passività.

Caro Luca, ma con questo intervento ti dai - involontariamente senza dubbio - la cosiddetta zappa sui piedi. Fai passare il messaggio che l'ascolto è passività. Al contrario l'ascolto - e soprattutto l'ascolto consapevole che deve essere promosso dalla didattica - è necessariamente attivo.

La mia esperienza di docente di Educazione musicale si limita a delle supplenze, non posso quindi vantare l'esperienza sul campo che evidentemente sta dietro gli interventi di ScalaQuaranta. Credimi però che se la tipologia di ascolto proposta durante le lezioni fosse passiva la risposta della classe non potrebbe che limitarsi a un "mi piace", o più probabilmente a un "che noia". Il tentativo di creare un contesto per l'ascolto spiegando la storia della musica, e di indirizzare - tramite domande mirate - l'attenzione su certi aspetti della musica che un approccio distratto o superficiale, o anche solo impreparato, inevitabilmente non potrebbe cogliere, si configurano come costruzione di un ascolto attivo.

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Caro Red… nessuna zappa.

 

Certo che l’ascolto è attivo!

Infatti io, da non-musicista, sono molto orgoglioso del mio ruolo quando assisto a un concerto… e sottoscrivo tutto ciò che dici qui sopra.

Mica intendevo dire che un insegnate debba proporre un qualsivoglia brano senza introdurlo/indirizzarlo… e tutto ciò che giustamente scrivi.

 

Ma come si può mettere sullo stesso piano (quanto ad ‘attività’) interprete e ascoltatore!?

 

Ma solo per il semplice fatto che per ascoltare – anche chi parla! – bisogna stare zitti (zitti anche mentalmente)… non è ‘passività’ questa?... con tutto il valore positivo che io do a questa parola.

 

Si potrebbe definire l’ascolto attivo (l’unico vero ascolto) come una ‘passività consapevole’…

Ma non vorrei spingermi così lontano nella discussione. Si potrebbe anche osservare che la prima educazione a un ascolto attivo dovrebbe venire dai genitori.

Ma così andiamo ancora più lontano…

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Io penso che, in discorsi come questo, emergono divergenze quando gli interlocutori fanno riferimento a presupposti diversi tra loro. Il mio presupposto (su cui si poggia la mia intera concezione della materia ED. MUSICALE e dell'insegnarla) è di intendere la materia MUSICA come PRETESTO per accompagnare e stimolare la crescita della persona. In particolare, l'aspetto creativo, la fantasia, la personalità, ecc. Questo principio mi è stato fortemente inculcato durante i 4anni di corso abilitante all'insegnamento. Questo significa che Ed.musicale NON DEVE formare musicisti (che si formano per altre vie ben note). Questo è il mio punto di partenza; poi, negli anni, ho plasmato il mio stile didattico secondo l'equazione SAPERE + FANTASIA = CREATIVITA'. Mi spiego. Il sapere, quello nozionistico, ad ampio raggio è quello trattato nelle varie materie (lettere, matematica, storia, tecnologia, arte, ecc.); la fantasia è quella che hanno (o dovrebbero avere) VIVIDA i miei alunni, e che rappresenta la veria materia prima, il carburante, l'energia che manda avanti il sistema. Ma perché sia un buon carburante occorre che le sia riconosciuta la stessa grande e fondamentale importanza; la creatività...è l'obiettivo finale: realizzare qualcosa di concreto, di tangibile con le proprie forze e con le proprie conoscenze. Ora...se si intende l' ed.musicale come la intendo io, ossia un catalizzatore tra educazione, conoscenza e realizzazione dell'individuo, alcune consuetudini da troppi anni ormai consolidate perdono significato: suonare il flauto dolce, la teoria musicale, l'ascolto, storia della musica, ecc. Perdono significato (ma non importanza) perché il mio obiettivo è un altro. Poi c'è da dire che ultimamente la scuola si sia aperta finalmente alle diversità degli apprendimenti perché sembra che i disturbi specifici dell'apprendimento sono più diffusi di quanto si pensasse. Aggiungiamo la multi-etnicitá, la disoccupazione, il degrado sociale, la crisi...e il cerchio si chiude. Ho imparato a mie spese che un dislessico e un flauto dolce è un binomio impossibile. Ho imparato a mie spese che ad una classe socialmente degradata non ha senso insegnare anche solo le basi della teoria musicale perché....a persone col destino quasi segnato quanto pensate possa importare delle note nelle righe o negli spazi, del sib suonato al flauto della vita di Mozart o dell'ascolto della sagra della primavera?

Ma se a queste stesse persone si chiedesse di mettere in pratica quelle poche nozioni apprese in geometria, matematica e teconologia per progettare uno strumento musicale? E se, nel laboratorio di falegnameria lo si potesse costruire davvero e prendere atto che funziona? E se poi a queste stesse persone venisse in mente di inventare della musica? E se finite le medie, uno di questi

tipi tosti avesse deciso di diventare falegname essendosi entusiasmato in questo circuito di cose? Ho fatto bene o ho fatto male il mio lavoro?....

Per contro, un prof di musica che segue scrupolosamente il programma ministeriale, vecchio stampo, solo flauto, storia, teoria e sammarcanda di vecchioni riesce magari a entusiasmare un tipo tosto e questi si appassiona a tal punto da voler intraprendere studi musicali in conservatorio o a studiare chissacos' altro...questo prof ha fatto bene o ha fatto male il suo lavoro? ...

In un mondo sempre più piccolo e sempre più difficile, gli aridi nozionismi fini a se stessi non hanno efficacia nè didattica nè educativa. A me, i miei 'tipi tosti', hanno dimostrato che sono in grado di fare grandi, grandissime cose, profonde, importanti, emizionanti...basta solo metterli nelle condizioni di poterlo fare.

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P.S. mi rendo conto di essere stato prolisso,, in alcuni passi poco chiaro e di aver usato un italiano un po' discutibile e un po' martoriato! Mi scuso, ma è stato per via della fretta, del fatto che è un argomento che mi prende non poco e, soprattutto perché ho inserito l'ultimo post via smartphone.

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@ScalaQuaranta

 

Sono d'accordo ma qui torniamo al discorso della passione per l'insegnamento che facemmo in un altro topic se non sbaglio. Io considererei anche le variabili tecnologiche. La musica si fa in una miriade di cose, basta solo capire quali corde muovere e nei giovani non ci vuole molto. Tutti stanno davanti al pc, su youtube, altri a giocare, di certo tutti i giovani di oggi si trovano abbastanza a loro agio con la tecnologia. Allora perché non insegnargli l'utilizzo di un DAW ? Perché non insegnargli un software di notazione musicale come sibellius o finale, per poi inserire anche la teoria musicale spiegandogli che anche se si sta utilizzando un pc non si può inserire una nota in un pianoroll se non si conoscono le durate, le pause, la posizione delle note sul pentagramma. Farli appassionare ad uno strumento spiegando che quella musica che hanno scritto e che ascoltano con un sintetizzatore o con un sampler riuscirebbe molto meglio se fossero loro a suonare registrandosi. Dare sfogo alla creatività. La cosa dev'essere fatta con estrema calma e furbizia. Bisogna fare in modo che siano loro a muoversi verso il mulino e non noi a tirarli.

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