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Piano Concerto - Forum pianoforte

Questioni di lana caprina #2


DrJellyfish
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Visto il successo ottenuto dalla prima edizione, vado avanti con un secondo quesito:

N.B. pongo questi quesiti non (solo) allo scopo di molestarvi ma perché, anche se poste in maniera bizzarra, queste domande effettivamente generano negli allievi non poche perplessità.

 

Cos'è il groove? In altre parole: cos'è che fa sì, per esempio, che un contrabbassista che esegue un walking bass, in pratica una sequenza di semiminime (senza abbellimenti etc.), abbia una spinta ritmica maggiore di un altro?

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Però, tornando semiseri, pensavo che, visto che il "drive" o come lo si voglia chiamare non è identificabile con la precisione assoluta (anzi), se no un midifile avrebbe più tiro di Ray Brown, non è possibile che gli esecutori più dotati producano delle lievi variazioni di tempo, non casuali, bensì assimilabili a delle curve?

Nel senso che in maniera impercettibile (e inconsapevole) accelerino e rallentino secondo delle "curve" che catturano l'attenzione dell'ascoltatore. E che queste curve abbiano un loro sviluppo naturale.

Per esempio, se un quartetto esegue un rallentando o un accelerando senza un direttore, se i musicisti non seguissero un qualche tipo di progressione numerica non riuscirebbero mai ad andare insieme. Diciamo che si crea una consequenzialità nella distanza tra ogni nota e la successiva (magari non mi esprimo bene in termini strettamente matematici); un fenomeno analogo potrebbe avvenire nel caso di quei musicisti che, appunto, hanno più groove di altri. Dite che dovrei smettere di drogarmi?

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in realtà dovresti continuare a drogarti :-)

ed è in un certo senso "accertato" che la percezione del tempo da parte degli ascoltatori è un certo senso collegata alla percezione del tempo dell'esecutore. Mi spiego meglio... nel discorso delle "temporalità", ovvero di quel tipo di tempo non metronomico ma percepito, possiamo parlare di temporalità dell'esecutore, temporalità della partitura e temporalità dell'ascoltatore. E' come se fossero delle "bolle" temporali, dei piccoli ambienti virtuali in cui il tempo funziona in un certo preciso modo.

Queste temporalità possono essere divergenti. Possiamo avere una partitura dalla temporalità molto ritmica, non so, prendiamo il terzo tempo dell'Autunno di Vivaldi. Possiamo avere un gruppo di esecutori che decide di rendere questa temporalità in modo diverso, rallentandola e "cambiandola". Possiamo avere una persona del pubblico che, per ignote ragioni, si sta appallando alla grande e percepisce tutto ancora più lento.

Quando, per ignote ragioni, l'esecutore riesce a trascinare nella propria temporalità il pubblico, allora si ha quell'effetto di rito collettivo grandioso e di successo esplosivo. Io credo che ci siano dei "modi" per arrivare a questo risultato. In genere i ritmi ossessivi sono di successo, perché colpiscono direttamente i nostri centri del movimento e non ci permettono di perdere attenzione (o meglio, ci permettono di rilassarci continuando a muoverci, ovvero staccare la parte cosciente come in trance). Quando a questi ritmi ossessivi si applicano delle imprecisioni ritmiche, o delle diminuzioni, o delle variazioni, si crea una specie di effetto ludico in cui chi ascolta cercherà di prevedere dove sarà il prossimo battere o il prossimo accento forte. Questo gioco dell'attesa e dell'imprevisto è tipico di gran parte della musica molto ritmata, da Ockeghem a Beethoven.

Quindi, ritmo semplice e ossessivo, per catturare il corpo; piccole variazioni inattese, per catturare la mente.

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