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Piano Concerto - Forum pianoforte

La tecnica pianisitica


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Sono assolutamente d'accordo con Pianoexpert. E' importante conoscere e fare esperienza dei meccanismi fondamentali della tecnica pianistica, ma questo non signifca passare ore quotidiane per svolgere esercizi avulsi da un contesto musicale. Quindi il mio suggerimento è: individuare i meccanismi fondamentali, farne esperienza sullo strumento e poi riconoscerli e applicarli sulle pagine musicali.

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  • 2 weeks later...

Si, intendo manuali, tipo "scuola preparatoria del pianoforte" di Pozzoli, Il pianista virtuoso di Hanon, e visto che la tecnica da sola non serve, mi sapete consigliare come studiarla, e quali testi di tecnica usare e altri testi ancora? Avevo iniziato qualche anno fa a studiare il pianoforte con un maestro poi ho smesso. Adesso sto ricominciando come autodidatta, per cui mi servono i vostri consigli, sui testi, manuali, e se posso imparare anche da solo...

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La tecnica strumentale, soprattutto all'inizio, si impara "a bottega", osservando, ascoltando ed imitando. Per questo, se posso permettermi, ti consiglierei di farti seguire e prestare più attenzione alla scelta di un buon maestro (ed è tale quello che si preoccupa anche e soprattutto della musicalità).

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Si, intendo manuali, tipo "scuola preparatoria del pianoforte" di Pozzoli, Il pianista virtuoso di Hanon, e visto che la tecnica da sola non serve, mi sapete consigliare come studiarla, e quali testi di tecnica usare e altri testi ancora? Avevo iniziato qualche anno fa a studiare il pianoforte con un maestro poi ho smesso. Adesso sto ricominciando come autodidatta, per cui mi servono i vostri consigli, sui testi, manuali, e se posso imparare anche da solo...

 

Premesso che la tecnica è una cosa molto personale e dipende da allievo ad allievo. Il tipo di esercizio varia a variare dai punti di debolezza che uno, per predisposizione più o meno naturale, deve migliroare.

 

In generale la tecnica pura non serve a nulla ma va affiancata a studi e repertorio, per cui, muovendoci in questi 3 ambiti c'è un ampia scelta.

 

Per quanto riguarda la tecnica pura, ad uno stadio elementare, Hanon e Mozzati non guastano e non hanno mai ucciso nessuno...in uno stadio avanzato: Liszt e il grande PISCHNA.

 

Ovviamente questi esercizi dovrebbero essere mirati occupare una piccolissima parte della giornata. Senza maestro si possono fare solo danni.

 

Per quanto riguarda gli studi c'è l'imbarazzo della scelta: Pozzoli, Czerny, Heller, etc....anche qui, chi correggerà gli errori di postura se non c'è qualcuno a verificare il tuo operato?

 

Ovviamente la gran parte del lavoro poi andrà fatto sul repertorio...e qui si va in base ai gusti e i livelli di difficoltà...e tutti non possono suonare tutto, per cui chi ti aiuterà nella scelta? A parte la questione gusto?

 

Bisogna poi ricordarsi che suonare vuol dire una cosa e studiare un'altra...sembra banale, ma spesso da soli si tende puiù a suonare che studiare...

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  • 3 weeks later...
  • 6 months later...

Ho visto i video di pianoexpert: grazie!

Da quando frequento questo sito ho appreso molte cose sulla tecnologia del pianoforte ed ora anche cose importanti sulla tecnica. La cosa che reputo rivoluzionaria per me è il passaggio del pollice sopra… nessuno prima d'ora me lo aveva illustrato

Ho fatto un piccolo sunto dei concetti fondamentali rilevati dai video. Quando usciranno i video sulle scale-arpeggi e soprattutto quello sul movimento fondamentale della rotazione?

Grazie ancora

 

 

 

Seduta: non troppo alti ne troppo bassi (maggior altezza= maggiore potenza; minor altezza= maggiore sensibilità dei tasti)

 

Caduta: non da lontano; dopo la caduta non irrigidire le dita e fare attenzione al meccanismo di rilassamento del polso (il polso rimbalza, ammortizza). Per gli accordi complessi occorre una caduta con maggior aiuto muscolare (ma sempre non eccessivo) per rendere migliore il suono e far suonare i tasti tutti nello stesso tempo

Occorre suonare immaginando di pizzicare le corde senza interposizione della meccanica ed in questo aiuta una seduta non troppo alta

Polso flessibile, braccia morbide ma dita ferme per l’impatto. Nella caduta non far partecipare la spalla (sfruttare la gravità senza partecipazione della spalla)

Nella preparazione alla caduta la mano e le dita lasciano la tastiera per ultimi

Nelle cadute la gravità è la protagonista principale con un minimo apporto muscolare

Le dita sono la parte terminale del braccio e vengono a contatto con la tastiera

Mai suonare con le cinque dita senza conservare la flessibilità del polso

Sono necessari leggeri aggiustamenti orizzontali delle dita mentre si suona per far si che ogni dito si trovi in asse con l’avambraccio

Suonando il pollice questo viene a trovarsi con un polso più basso rispetto a quando si suona il mignolo: si suona infatti tirando con ogni dito (aggrappandosi leggermente) e non premendo… raggiungendo l’azione del quinto dito il polso si troverà leggermente più in alto (vedere video per comprendere)

Avanzare con l’avambraccio per suonare sui tasti neri

Terminare una successione melodica con il polso leggermente più in alto (sia se si parte con il pollice sia se si parte con il mignolo)

Nell’esercizio delle cinque dita è fondamentale imparare a trasferire il peso da un dito all’altro senza irrigidire…è enfatico pensare al dito che ha già suonato ma occorre seguire la successione dello spostamento del peso sulle dita successive (senza articolare troppo: ciò spezzerebbe la continuità con la muscolatura dell’avambraccio)

La gravità non è tutto: per ottenere forza e velocità di esecuzione occorre altro. La forza è data dalla velocità con la quale il martello impatta la corda e non dal peso applicato al tasto.

La gravitazione serve per far conoscere dov’è il fondo del tasto.

 Il pollice è atipico perché ha 2 falangi. Il terzo dito è legato al quarto dito (interferenza dovuta a legamento).

Passaggio del pollice sopra per non limitare il pollice e le altre dita ed evitare gli sbandamenti nell’esecuzione: per realizzarlo occorre un minimo spostamento dell’avambraccio, che avanzerà  insieme alla mano nella progressione esecutiva

 

Esercizi consigliati: Le cinque dita di Stravinsky

Manuali consigliati: Denis Levaillant “Le Piano”

Cortot “fondamenti di tecnica pianistica”

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Veniamo a due esempi pratici complessi: parlo del gradua ad parnassum di clementi I volume studi 9 (arpeggi) e 17 (5 dita mano sx)

Perplessità:

studio 9: applicando il sistema del passaggio pollice sopra gli arpeggi rischiano di essere discontinui

studio 17: le dita devono suonare tirando e non premendo (ok), l'articolazione deve essere veloce ma non troppo accentuata (è un forte),

il movimento del polso con tutti i saliscendi rischia di essere eccessivo (con sali e scendi anche da parte sua): come si può mantenere libero 

il polso riducendo al minimo i movimenti dello stesso (evitando manierismi esteticamente antipatici e praticamente ostativi)?

Come suggerite lo studio del numero 17 ?

 

grazie

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La maturazione dei gesti fondamentali è complessa e "l'emancipazione del movimento" varia a seconda dei livelli e della conformazione della mano. Ora parlando del Gradus, si parla di tecnica avanzata e quindi anche di micromovimenti accessori che subentrano nella velocità e nella difficoltà. Dopo aver "elementarmente" indicato il modo come realizzare scale e arpeggi col pollice sopra, deve essere applicato con un grano di sale sui pezzi in questione. Se fosse tutto così "schematico" ed "esaurientemente applicativo", non occorrerebbe la supervisione del Maestro, che, invece, sa ben individuare come "applicare" quelli che sono gesti fondamentali. Poi c'è da dire che,oltre alle correzioni che il Maestro può e deve fornire sulla base di ciò che vede e di ciò che ascolta, esiste una fase di interiorizzazione del giusto gesto e, soprattutto, l'ottimizzazione dei micromovimenti, da parte del pianista. Una sorta di "sentire" sul proprio corpo il giusto ed ottimale coordinamento, che renderà il buon risultato. E' difficile e pretenzioso suggerire tutte le soluzioni sulla base di enunciazioni teoriche. Fare l'esperienza significa "sperimentare" su di se in modo anche evoluto e raffinato, in relazione anche al livello raggiunto e alla difficoltà del pezzo. Spero a parole di aver suggerito pensieri utili

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Vorrei comunque azzardare, dico azzardare a rispondere alle indicazioni richieste circa il 9 e il 17 di Clementi. Riguardo al 9 e quindi agli arpeggi, il passaggio del pollice "a fianco" deve intendersi, naturalmente come se la mano dovesse spostarsi sulla nuova posizione senza pensare di dover "scavalcare il pollice". E' naturale che per es. nell'arpeggio di La magg.il pollice si trova sul la e andare su do diesis comporta meno difficoltà dell'andare su la naturale ( se fosse arpeggio di la min). Del resto la scala e l'arpeggio di Do magg sono sicuramente i più difficili. Ricordo di aver scelto nella esecuzione della Wanderer di Schubert, opera molto chiara armonicamente, ma molto difficile tecnicamente, peraltro postata nella sezione audio, circa gli arpeggi finali per moto parallelo e, nel finale, in decima, dico di aver scelto di girare addirittura dopo il quinto dito, rispettando le posizioni dell'accordo di DO magg ed evitando il passaggio sotto del pollice! E' opportuno, compatibilmente da mano a mano, di abbassare, nel momento del passaggio, un pochino il polso per poi riacquistare la posizione. Lo consiglia anche Sandor nel suo utilissimo libro "come si suona il pianoforte" edito da BUR.

Circa il "tirare e premere" non deve essere preso alla lettera, ma essere presenti alle piccole falangi che operino, in sede di articolazione o semplice gravitazione, o nella combinazione delle due, una sorta di "aggrappamento, di "presa" al tasto. Questo appunto per evitare che le dita subiscano soltanto l'aiuto dei grandi muscoli……senza fare la loro parte. Quando le dita si rifiutano di lavorare con le piccole falangi proprio come richiesto nello studio 16 e 17 del Gradus, visivamente, si può scorgere un continuo "rimbalzo" dell'avambraccio che "spinge" il tasto di ogni nota. Una sana, piccola, tranquilla articolazione, invece, mette fuori tensione tutto l'apparato dei grandi muscoli, che, pur partecipando, lascia protagonismo alle piccole falangi. Il forte deve ottenersi con maggiore gravitazione, aumentando appoggio dalla spalla.

Si può, naturalmente iniziare a studiare a "rallentatore" e osservare la mano, sia nell'arpeggio che nella tecnica delle cinque dita. Cercare, però di proiettare il tutto nella velocità, perché, come sappiamo, nella velocità, tutto deve essere ben misurato nei precisi "micromovimenti". Ma allora,come fare? Se ancora il pezzo non è ben "maturo " per suonare "vivace" del n. 9 o e/o nel "veloce" del 16 e 17?. Si può usare la fermata sugli accenti( in questo caso ogni due quartine di semicrome). Prima con ripetizione della nota di arrivo e poi senza.

Un'ultima cosa, per esempio l'indicazione "per eguagliare la forza delle dita" non deve significare "rinforzare" o "fare culturismo". L'uguaglianza, come più volte detto è mentale. La mano ha comunque dita più forti e dita più deboli, ma il comando cerebrale impara sempre di più ad inviare più forza alle deboli e viceversa per le forti, ottenendo l'uguaglianza. Quindi vale molto di più la concentrazione sul movimento giusto che il "ripetere per ore" il movimento "ginnico" ( già il tempo passato su questo studio sarà sufficiente a far acquisire dimestichezza e "scioltezza" con questo tipo di tecnica!). Questa è la mia convinzione…non me ne vogliano quegli illustri colleghi che suggeriscono percorsi diversi e/o opposti.

Spero che queste mie brevi osservazioni e opinioni possano essere di utilità

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  • 1 year later...

Tanti saluti a tutti .

Volevo saper se qualcuno di voi conosce il metodo di Fantone Fernando:

TECNICA PIANISTICA ESSENZIALE .

 

Se si volevo conoscere la sua opinione su questo libro di tecnica .

E se ne vale la pena comprarlo per studiarci  sopra ovviamnte.

 

Saluto

Non lo conosco, ma i professionisti studiano su Liszt :)

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Ma F. List che io sappia non ha scritto nessun libro di tecnica pianistica poiche' era solo un compositore e per questo oggetto anche di studio. Mentre invece un libro di tecnica pianistica e' realizzato per studiare tutti i giorni per poi affrontare le realizzazioni dei compositori come  List , Morzat  , ecc. 

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Solo ?

 

 

In effetti dopo il pianismo di Liszt, il mondo non è stato più lo stesso...si è dovuta addirittura scindere la figura del compositore da quella del pianista in quanto venivano richiesta troppa specializzazione. Altro che solo un compositore; Liszt era prima di tutto un grandissimo pianista ed ha lasciato il suo metodo di tecnica...che ovviamente non va bene per il fai da te, serve la supervisione di un esperto per evitare di avere più danni che benefici :)

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