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Piano Concerto - Forum pianoforte

Un'alternativa per il deposito legale.


CromaDiBrera
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Avevo letto che alcune società di autori straniere (come la BMI) affidano il deposito dei brani musicali a biblioteche, quindi ho cercato di capire se questo servizio possa essere disponibile anche in Italia. Il risultato mi sembra interessante, perché è da poco entrata in vigore questa legge qui: http://it.wikisource.org/wiki/Legge_15_aprile_2004,_n.106_-_Deposito_legale

 

In pratica, tanto uno spartito quanto il contenuto di un supporto fonografico possono legalmente essere depositati e archiviati presso la nostra Biblioteca Nazionale di Roma, quella centrale di Firenze e altre. Considerate le limitazioni dei siti di archiviazione on line e gli inconvenienti dello spedirsi la famosa raccomandata, mi sembra una questione da approfondire un po'... Che ne pensate?

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Infine, vi invito a leggere con attenzione questa pagina qui: http://www.librari.beniculturali.it/opencms/opencms/it/dirgenerale/servizioiii/

 

Se non ho capito male, ora è il Ministero dei Beni Culturali (attraverso le biblioteche) a farsi carico del deposito legale, mentre alla Siae è rimandata solo (o quasi) la redistribuzione delle royalties tra gli associati. Questo dovrebbe voler dire che non ha più senso iscriversi alla Siae solo per la tutela dei brani.

 

Mi sembra sempre più interessante discuterne.

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Io non ho ben capito come poi si gestirà il numero di repertorio per l'eventuale "liquidazione" dei diritti...praticamente bisogna registrarsi in SIAE (o paritetici) solo nel caso in cui un brano avrà sicuramente un esecuzione.

 

A questo punto basta un brano eseguito nella vita per pagare il dazio...quindi o sei un compositore che non viene mai eseguito (per cui sei un compositore?) oppure se vieni eseguito...ce tocca ...

 

Magari ho capito male qualcosa io, ma la legge potrebbe spostare di poco il "problema"

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Io non ho ben capito come poi si gestirà il numero di repertorio per l'eventuale "liquidazione" dei diritti...praticamente bisogna registrarsi in SIAE (o paritetici) solo nel caso in cui un brano avrà sicuramente un esecuzione.

 

A questo punto basta un brano eseguito nella vita per pagare il dazio...quindi o sei un compositore che non viene mai eseguito (per cui sei un compositore?) oppure se vieni eseguito...ce tocca ...

 

Magari ho capito male qualcosa io, ma la legge potrebbe spostare di poco il "problema"

 

La liquidazione dei diritti è morta da un pezzo perché ormai, come è noto, viene effettuata "a campione"; quindi, nella fattispecie cui mi riferivo, la questione potrebbe interessare chi è soprattutto preoccupato di dimostrare la paternità di un brano, non chi spera di ricevere le royalties dalla società di autori. Il brano viene protocollato, catalogato ed è disponibile per la consultazione senza particolari complicazioni. In tale ottica, si può depositare un brano non presso la Siae, ma presso il deposito legale gestito direttamente dal Ministero e organizzato presso le biblioteche di cui sopra.

In ogni caso, questa sera ho telefonato e ho scoperto (con grande delusione) che in effetti è proprio così, ma bisogna pagare (udite udite...) ben due marche da bollo da 16 euri l'una per ciascun deposito, il che rende ben poco conveniente questa prospettiva rispetto a quella di restare in Siae. Insomma, l'alternativa c'è ma è la solita cosa all'italiana: non conviene. Inoltre, c'è il fatto che bisogna dimostrare un'avvenuta esecuzione dell'opera depositata; quando ho chiesto "e se la metto sul tubo", l'impiegata mi ha cortesemente risposto che "è una questione controversa" e ne stanno discutendo nella commissione vattelappesca...

A questo punto, siccome Siae comunque non detiene più l'esclusiva, resterebbe da sapere se le funzioni di deposito legale siano svolte da un qualche istituto privato, cioè non direttamente connesso alla Siae... E' da notare che ci sono già degli avvocati che si stanno organizzando per proporre sia un servizio di deposito legale che un'eventuale assistenza legale di protezione. A me personalmente viene voglia di informarmi anche in tal senso, ma a questo punto forse è più semplice passare alla BMI o alla Sgae e buonanotte ai suonatori (almeno nel mio caso visto che, siccome non mi chiamo Gino Paoli o Claudio Baglioni, non c'è verso di vedere un euro dall'esecuzione dei miei lavori...).

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  • 2 weeks later...

Ciao, riprendo il post per segnalarvi quest'altra opportunità che non conoscevo (spero non sia bannata come pubblicità, non è nelle mie intenzioni), della quale mi piacerebbe discutere; la novità di questo sistema di certificazione on line consiste nel fatto che il brano da proteggere non viene inviato, ma resta certificato nel proprio computer. Boh, che ne pensate? Conoscete altri siti che svolgano questi servizi? Qualcuno di voi li ha mai usati? https://www.primoautore.it/site/domande

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Mi lascia un po' così la clausola

 

"la durata della tutela (marca temporale) è di 10 anni"

 

alla fine penso si tratti di un "comune" sistema di hashing dei file, veicolata tramite una applet java.

 

Concettualmente sta in piedi, se la società ha le carte a posto per fare questo mestiere e fare da garante in caso di contestazioni.....ma il servizio ha un costo? (Ho solo letto velocemente le FAQ)

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Il costo è di 3 euri a brano, non mi pare ci sia altro. Credo che la tutela, con questo tipo di sistema, non possa essere illimitata nel tempo. Ci sono altri che propongono "l'eternità", diciamo, ma in effetti non mi sembra possibile. Comunque, penso che la marca si possa sempre rinnovare. Basta marcare lo stesso brano dopo nove anni, no?... ;)

 

Tu scrivi di "comune sistema di hashing", mai io non sono pratico di informatica e non avevo trovato qualcosa di simile fino ad ora. Tu ne conosci altri?

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Wiki aiuta sempre

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Hash

 

 

Informatica forense

 

Gli algoritmi di hash, in particolare SHA1 e MD5, sono largamente utilizzati nell'ambito dell'informatica forense per validare e in qualche modo "firmare" digitalmente i dati acquisiti, tipicamente le copie forensi. La recente legislazione impone infatti una catena di custodia che permetta di preservare i reperti informatici da eventuali modifiche successive all'acquisizione: tramite i codici hash è possibile in ogni momento verificare che quanto repertato sia rimasto immutato nel tempo. Se i codici hash corrispondono, entrambe le parti in un procedimento giudiziario hanno la certezza di poter lavorare sulla stessa versione dei reperti, garantendo quindi una uniformità di analisi e in genere di risultati. I risultati dei codici hash vengono ormai calcolati di default dalla maggioranza dei software per acquisizione forense e allegati alle copie forensi salvate.

 

 

Per cui l'hash vale sempre :)

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