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Piano Concerto - Forum pianoforte

6 bagatelle dell'Opus 126


Frank
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Questo spunto di Daniele merita un topic :)

 


il compositore di Bonn, in quanto egli compose delle Bagatelle ben di gran lunga più importanti e di gran lunga più "belle". A tal punto da potere essere considerate nel loro insieme una vera vetta beethoveniana degli ultimi anni di vita.
Avrete compreso che mi riferisco alla serie di 6 bagatelle dell'Opus 126 che conoscerete certamente molto bene e che invito caldamente ad essere loro, fonte di studio e di discussione e non questa.






 

http://www.youtube.com/watch?v=75i53JScg14




Posso raccontare una mia esperienza, quando ero piccino e non c’era ancora internet e dipendevo dalle labbra del mio maestro di pianoforte, non sapevo dell’esistenza di questa opera.

Beethoven mi prendeva molto e quando andavo in Ricordi (o alle messaggerie musicali, che una volta si occupavano in modo più strutturato di musica classica) approfittavo per spiare le partiture dai vari "cassettini" (chi c'è sato sa). Ad un certo punto mi imbattei nella partitura dell’opera in oggetto e menzionata da Daniele…
..dopo aver scorso diverse pagine decisi che doveva essere mia, comprata partitura e preso CD…con l’impegno “solenne” che prima o poi le avrei studiate.

“Bei tempi”, adesso vai su youtube e in 3’ puoi farti una discreta idea d’ascolto.

Scherzi a parte, visto che ho notato che se (Daniele) molto carico sulla questione, perché non ci racconti il tuo punto di vista?
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Sì è vero: una guida all'ascolto è sempre utile.

Ma quella di cui hai messo il link - scusate - non mi pare una guida... all'ascolto.

sinceramente mi ha dato l'impressione che dovesse raggiungere un certo numero di caratteri per scrivere qualcosa nel programma di sala.

 

Non stravedo per Glenn Gould, ma le sue parole: «le bagatelle dell'op. 126 sono i capolavori dell'ultimo periodo visti con il cannocchiale rovesciato» sono estremamente più stimolanti come invito all'ascolto :)

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A me sembra una guida all'ascolto .. cosa manca Luca?

 

Sei bagatelle per pianoforte, op. 126

 

Musica:Ludwig van Beethoven

  1. Andante con moto, in sol maggiore

  2. Allegro, in sol minore

  3. Andante cantabile e grazioso, in mi bemolle maggiore

  4. Presto, in si minore

  5. Quasi Allegretto, in sol maggiore

  6. Presto; Andante amabile e con moto, in mi bemolle maggiore

Organico:pianoforte

Composizione:1823 - 1824

Edizione:Schott, Magonza 1825

 

 

Guida all'ascolto

Chi scorre anche solo distrattamente l'elenco delle composizioni pubblicate da Beethoven nota immediatamente l'alternarsi di lavori con numero d'opera e di lavori senza numero d'opera, un alternarsi assai frequente nell'ultimo scorcio del Settecento e che si va poi facendo raro, fino a scomparire del tutto negli ultimi anni. Ora, a che serviva ai tempi di Beethoven il numero d'opera?

 

Etc.

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Mi sento chiamato in causa visto che si fa riferimento a contenuti del mio sito e voglio cogliere l'occasione per illustrarne lo spirito.

Premetto che io non sono un musicista o un musicologo ma soltanto un ex agente di commercio in pensione con la passione per la musica classica. Il sito era nato per condividere la musica che assemblo tra tastiera e computer partendo dalle partiture full score delle sinfonie (ho imparato a suonare malamente frequentando dei corsi serali).

Il sito, con mia grande meraviglia, ha avuto subito successo e stavo pensando come svilupparlo quando mi sono chiesto:

Come fa la cassiera di un bar di Taranto (o di un qualunque paese della provincia italiana) alla quale capita tra le mani un CD con una sinfonia di Mozart a togliersi la curiosità di saper cosa è quel KV che compare nel titolo?

Di qui l'idea di inserire i cataloghi dei compositori (in Internet sono sono poco presenti ed in italiano assolutamente assenti) arricchendoli di tutte le informazioni che penso possano interessare (tempi, organici, prime esecuzioni, ecc.).

Il passo successivo sono state le guide all'ascolto (sempre pensando alla cassiera di Taranto). In commercio non esiste quasi nulla, tolto il vecchio Manzoni e le attuali Guide Zecchini che costano troppo (per comprare i 4 volumi attuali che coprono solo alcuni aspetti della musica classica ci vogliono quasi 200 euro) non mi risulta altro.

Io non sono in grado di scrivere queste guide ma come frequentatore dei concerti, ho sempre guardato con interesse ai programmi di sala che esaurita la loro funzione finiscono dimenticati in uno scaffale di biblioteca e così ho cominciato a fotocopiarli ed a caricarli sul sito.

Santa Cecilia all'inizio mi ha guardato con sospetto ma poi ci siamo parlati e mi hanno dato la loro autorizzazione. Poi si è fatta viva la Filarmonica Romana che ha una biblioteca piccola ma carica di storia, dicendo: perchè santa Cecilia sì e noi no? Il mese scorso mi è arrivata l'autorizzazione della Scala di Milano!

Certo i programmi di sala non sempre sono delle vere guide all'ascolto. Capita di trovare testi che fanno un elenco di composizioni per tre pagine ( il compositore ha scritto 5 sinfonie e giù l'elenco, 8 concerti per pianoforte elencati e così via) e poi liquidano il brano in esame con cinque righe finali, ma penso sia meglio poco che niente e poi posso sempre sostuirli quando ne trovo di migliori. Un altro problema è il linguaggio che utilizzano non sempre accessibile a tutti e per questo ho cominciato ad inserire nelle pagine un semplice glossario che andrà anche lui crescendo nel tempo.

Tutto questo è indirizzato come ho già detto, a chi non ha la possibilità culturale o pratica di avere queste informazioni. Il numero dei visitatori del sito (circa 1.700/giorno) ed i messaggi che ricevo mi confortano nelle mie scelte. Quando poi scopro che qualche importante personaggio del mondo della Musica Classica utilizza il mio sito per trovare qualche informazione al volo, la cosa mi inorgoglisce un poco.

Pochi hanno il tempo e i mezzi per frequentare le biblioteche ma io in qualità di mantenuto dall'Inps, ho il tempo di farlo e mi diverto pure.

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Scherzi a parte, visto che ho notato che se (Daniele) molto carico sulla questione, perché non ci racconti il tuo punto di vista?

 

Buongiorno Frank e buongiorno a tutti!

 

Arrivo a dirti la mia, abbiate un po' di pazienza e arrivo, entro domani o forse, anche questa sera se riesco. :)

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Visto che l'INPS è alimentato da chi paga le tasse versando i contributi (e io sono uno di quelli), sono contento che fra le fila ci siano "dipendenti" come Terenzio :D

 

Visto che non so quanti fra i più giovani potranno beneficiare di tale privilegio, ma di sicuro molti di loro stanno contribuendo.

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Domanda un po' piccante: parlare di musica attraverso una guida all'ascolto ...ok, ma verso quale "target" e con quali competenze musicali?

 

Scusa Frank: le competenze musicali... del target... o di chi scrive? Penso che tu intenda del target...

 

Risposta spontanea: il target più largo possibile, no?... Per lo spirito di non lasciare indietro nessuno (come quando si cammina in montagna: l'andatura del gruppo deve essere quella del più lento). Chi è il più lento - il neofita - in una sala da concerto che tiene duemila persone? Eccolo!... io penserei a lui nello scrivere una guida all'ascolto.

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Quando poi scopro che qualche importante personaggio del mondo della Musica Classica utilizza il mio sito per trovare qualche informazione al volo, la cosa mi inorgoglisce un poco.

 

Ciao Terenzio

io non sono un personaggio, ma sono già due anni almeno che attingo con piacere dal tuo sito che considero una grande miniera. Grazie ancora!

 

Certo i programmi di sala non sempre sono delle vere guide all'ascolto. Capita di trovare testi che fanno un elenco di composizioni per tre pagine ( il compositore ha scritto 5 sinfonie e giù l'elenco, 8 concerti per pianoforte elencati e così via) e poi liquidano il brano in esame con cinque righe finali

 

è questo che mi fa un pochino arrabbiare.

 

ma penso sia meglio poco che niente e poi posso sempre sostuirli quando ne trovo di migliori.

 

Capisco. io stesso li conservo tutti.

Conservo anche quello che mi ha fatto pensare tra me e me «ma guarda te se uno che non ha mai sentito la Sinfonia Italiana si deve trovare a leggere una cosa del genere...»

 

Per chiarire (con tutti): qualche informazione storica e biografica e anche di derivazione stilistica mi fa sempre piacere leggerela nei preamboli di una guida all'ascolto. Trovo anche doveroso fornirle. Dopo però (facciamo il 50% ?) vorrei si passasse a parlare, non 'di musica', ma di quell'opera.

 

Spesso non è facile.

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il target più largo possibile, no?

 

Non lo so, ma ti propongo un esperimento. Mi domando sempre se dovessi scrivere io una guida all'ascolto di un mio brano cosa ci scriverei...

 

Prova a scrivere la tua guida all'ascolto delle Bagatelle in oggetto, tralasciando qualsiasi notizia a contorno...tanto sappiamo tutti chi è Beethoven; concentrati solo sull'opera e non dimenticarti di pensare al target più ampio possibile...magari esce fuori qualcosa di interessante e Terenzio ti chiederà i diritti :)

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Insofferenza: ovvero Beethoven, Gould e l'Opus 126

 

Insofferenza!

 

Probabilmente le cose che uniscono con un filo rosso la vita di Beethoven possono essere tante ma sicuramente l'insofferenza, ha un ruolo assolutamente centrale in tutta la vita del compositore, dai suoi primi anni a Bonn, fino alla sua morte il 26 marzo del 1826.

Insofferenza verso la sua famiglia - mi domando sempre come mai nel 1803 si fece mandare a Vienna il solo ritratto del nonno Ludvig senior che aveva appena conosciuto, essendo morto nel 1773 e non anche quello dell'«amata madre»! - di cui dovette sempre farsene carico. Insofferenza verso la sua Bonn; troppo stretta per le sue ambizioni e a cui non fece mai più ritorno. Insofferenza verso i suoi maestri che sentiva limitati. Insofferenza verso la nobiltà di cui però non poteva fare ameno per vivere, Insofferenza verso la borchesia: «massa plebea». Insofferenza verso un destino ingrato che avrebbe voluto «prendere per il collo». Insofferenza per le donne di cui però non poteva fare a meno...! Una vita costantemente accompagnata dal dualismo più ingrato: Necessità e Libero arbitrio che lo condizionò sempre.

Ma le due insofferenze che qui interessano furono quelle musicali.

La prima verso la forma-sonata con cui condusse una lotta durissima fin dalle sue prime opere e che portò fino all'estreme conseguenze – quella del non ritorno - con le sue ultime Sonate per pianoforte e in particolare con l'Opus 111quella di cui Thomas Mann nel suo “Doktor Faustus” disse: «(...) qui terminava la sonata, qui essa aveva compiuto la sua missione, toccato la meta oltre la quale non era possibile andare, qui annullava se stessa e prendeva commiato (...) un addio grande come l'intera composizione, il commiato della Sonata.»

La seconda insofferenza di Beethoven musicale fu... verso Beethoven stesso.

Pensiamoci bene un attimo, non fu sempre questo l'atteggiamento che il compositore ebbe verso la sua musica: la sensazione di non avere ancora portato a termine il suo compito di «vivere per la mia arte» si ha fino dai tempi del “Testamento di Heiglnstadt”? E dunque questo non si traduce in un'insofferenza verso ciò che aveva già composto ed in un dovere di andare sempre più oltre?

È in questo ambito del discorso che vanno inserite la serie delle “Bagatelle Opus 126” che il gigante venuto da Bonn compose fra la fine del 1823 e il febbraio del 1824 nel suolo di Vienna. Fu infatti nella lettera n. 1783 del 24 febbraio 1824 che Beethoven le nominò per la prima volta chiedendone la pubblicazione all'editore Heinrich Albert Probst a Lipsia.

Queste Bagatelle sono l'ultima opera pianistica di Beethoven – a parte alcuni abbozzi rimasti tali – ed è importante domandarsi come mai, dopo le grandi Sonate precedenti, il compositore abbia solo scritto queste che, senza ombra di dubbio, come lui stesso scrisse nella sua lettera 1901 del 23 novembre 1824, sono : «(...) piccolezze per pianoforte solo, alcune delle quali sono molto elaborate e sicuramente le migliori che io abbia scritto in questo genere».

Sicuramente proprio per quel motivo che adduce Thomas Mann era impossibile per Beethoven andare oltre nelle Sonate, restava dunque solo la possibilità di creare questi piccoli giganteschi gioielli. Gioielli che si inquadrarono in quella sua ultima stagione compositiva, quando in un impeto di insofferenza, «(...) nella stasi contemplativa del gioco combinatorio dei contrappunti delle ultime Sonate (o degli ultimi Quartetti); in quella contestazione della linearità drammatica del discorso musicale che furono per lui sempre le Variazioni» (Guido Salvetti), ad esse, egli si rivolse.

Per la prima volta – come lo fu per la serie dei Lieder “

” (All'amata lontana) Opus 98 del 1816 – Beethoven assegnò una serie ciclica a queste Bagatelle che, come accadde per tutta la sua ultima produzione, furono incomprese al suo tempo. Ma furono però ben comprese da Robert Schumann, pensiamo solo alle serie “
” e “
”.

Pagine raffinate, di una folgorante visionarietà, sono unite dalla programmazione ragionata delle tonalità: Sol+ lirico, nell'“Andante con moto compiacevole” nella prima; Sol- nel tagliente “Allegro” della seconda, Mib+ nell'“Andante cantabile e grazioso” della terza dove si succedono una prima parte di scrittura corale e poi una sorta di variazione molto ornamentale; Si- nel “Presto” della quarta determinato ma addolcito da un episodio in forma di musette; Sol+ nella quinta “Quasi allegretto”, intrinseca di soave delicatezza; Mib+, infine, nella sesta “Presto – Andante amabile e con moto”, dove dopo il “Presto” brevissimo ed estroso si ha un “Andante” ricco di contrasti espressivi.

Nel discorso concernente le “Bagatelle Opus 126” e quello relativo all'insofferenza si inserisce a pieno titolo la figura di Glenn Gould.

Glenn Gould fu un grandissimo pianista che, si dice, o lo si amava alla follia o lo si odiava in assoluto. Chi scrive non fa parte di queste due categorie, penso però che comunque la si pensi non si possa negarne la sua assoluta genialità nell'interpretare, innanzitutto la musica del suo prediletto Johann Sebastian Bach, ma anche in generale di tutta la musica da lui affrontata.

Il rapporto di Glenn Gould con la musica di Mozart fu tutt'altro che positivo e molti vorrebbero lo fosse stato anche con Beethoven.

Io penso invece che come afferma Guido Salvetti: «(...) Tra i due i rapporti furono tesi: Glenn Goul non perdonava a Beethoven di essere Beethoven e, come tale di aver scritto l'esatto contrario di quella musica «senza inizio e senza fine, senza vere tensioni e vere risoluzioni» che Gould vagheggiava. Anzi Beethoven era il campione dell'idea stessa di «inizio» addirittura come genesi del Cosmo dal Caos, e della «fine» come messaggio utopico di vittoria della Ragione; e il gioco tensione-risoluzione è l'unico possibile percorso , per Beethoven, che possa garantire il rapporto tra arte e vita, tra l'artista e l'umanità.

Glenn Gould, nel sentire dire queste cose, sta soffrendo: per lui la musica non deve essere questo intrico - per lui spurio fino al limite dell'indecenza - di suono e ideologia. E Beethoven più di tutti va aiutato a redimersi: Beethoven ha bisogno di Gould e Gould nel soccorrerlo, è ben cosciente di compiere un gesto d'amore (...)».

Amore e insofferenza fu dunque quella che spinse Gould l'interpretare Beethoven, quello stesso amore e insofferenza che Beethoven ebbe per sé stesso.

Ecco perché le Bagatelle, questi gioielli che non avevano certamente la “pretesa” di adempiere ad un ideale, che non avevano un inizio ed una fine, furono predilette da Gould «come un segno di un diverso Beethoven».

E allora andiamo a confrontare queste Bagatelle nelle mani di pianista come

e nelle mani di
.

Nella prima già la dilatazione del tempo di durata è impressionante, più un minuto in quella di Gould rispetto a Pollini. Ma poi ascoltandola! Non sembra più forse di essere in presenza di un preludio bachiano anziché di una bagatella beethoveniana. Geniale dal mio punto di vista!

Al contrario della prima, la seconda in Gould diventa velocissima rispetto a Pollini, concedendogli quel minuto perso e il momento centrale d'intenerimento è quasi del tutto sparito.

Con la terza, Gould rallenta di nuovo i tempi rispetto a Pollini. Ma sono le ornamentazioni che vengono notevolmente impreziosite da un tocco pianistico ineguagliabile.

Dilatazione anche nella quarta dove si torna ad un'interpretazione marcata e compatta come nella seconda e come sempre non attenta agli addolcimenti.

La quinta che ha delle delicate movenze di una barcarola, viene da Gould assecondata in maniera straordinaria nella sua dissoluzione astratta che la porta a perdere la connotazione di canto e di danza.

La sesta, la più visionaria di tutte le sei bagatelle, nella sua interna continua lacerazione, nel suo pendere fra popolaresco e sublime trova in Gould un gelido e perfetto esecutore, forse proprio in questa, il pianista canadese si trova più a suo agio, nulla è stato tracciato, la meta non è stata segnata.

 

Insofferenza!

 

Già, tanti sono i motivi che mi portano ad amare sopra ad ogni altro compositore Beethoven: l'insofferenza che a lui tanto mi accomuna è uno di quelli.

 

Ps: le interpretazioni di Pollini e Gould sono dietro ai loro nomi, basta cliccare lì.

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Ma le due insofferenze che qui interessano furono quelle musicali.

La prima verso la forma-sonata con cui condusse una lotta durissima fin dalle sue prime opere ...

Non metto in dubbio che Beethoven fosse un "tipo insofferente", e a ogni modo su questo lato del suo carattere non mi saprei pronunciare. Ma la tesi di una sua insofferenza verso la forma-sonata ha qualche serio fondamento critico? Perché più che di "insofferenza" mi sembra che si possa parlare di una "storia d'amore lunga una vita", se mi concedi la metafora!

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Non lo so, ma ti propongo un esperimento. Mi domando sempre se dovessi scrivere io una guida all'ascolto di un mio brano cosa ci scriverei...

 

Prova a scrivere la tua guida all'ascolto delle Bagatelle in oggetto, tralasciando qualsiasi notizia a contorno...

 

Di un mio brano (se fossi compositore) non scriverei mai una guida all'ascolto. Le scrivano gli altri! :) io ho già scritto il brano (e non è cosa da niente)

 

Riguardo la proposta di scriverne una io (me l'aspettavo)... Mi piacerebbe ma ho un po' voglia di riposare (rispetto allo scrivere).

Ho chiuso cinque giorni fa una cosa che mi ha impegnato per due mesi. Se a qualcuno interessa ne avrei "in cascina" una sulla Nona Sinfonia che ho scritto un anno fa per un target intorno ai 10 - 12 anni. E non ho tralasciato notizie a contorno prima di entrare nel vivo.

 

Sulle Bagatelle op. 126 leggo, nel post di Daniele qui sopra, idee attorno a «visionarietà», «lacerazioni interne», «mete non tracciate»...

Penso che posso starmene tranquillo :D

 

Comunque se ne scrivessi qualcosa io (prima della pensione!) mi fisserei su 'compiacevole', 'amabile' (e mi viene in mente «angenehmere» dell'Inno alla gioia...)

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