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Piano Concerto - Forum pianoforte

"Non mi commuove, mi stupisce soltanto."


Azzurro
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"Non mi commuove, mi stupisce soltanto."

 

L'espressione di Goethe durante l'ascolto del primo movimento della quinta di Beethoven nel 1930 per mezzo di Mendelsshon.

 

Forse non arrivò neanche alla fine ad ascoltarla, mi sembra che dica anche "E' grandissimo ma assolutamente pazzo. Fa temere il crollo della casa".

 

Che ne pensate? Aderisce veramente ai contenuti della quinta?

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La frase di Goethe va, come sempre contestualizzata nell'ambito del periodo storico e, solo in quello, ovviamente può trovare una sua ragion d'essere.

Goethe non amò mai la musica di Beethoven a cui prefeìr di gran lunga quella di Mozart perché, come tantissimi suoi contemporanei – e non solo contemporanei – non la comprese per nulla. Troppo avveniristica – oggi useremmo il termine avanguardistica: Rattalino considera Beethoven il primo rappresentante dell'Avanguardia musicale – fu quella musica per orecchie avezze a suoni ben diversi.

La poetessa Bettina Brentano, amica di Beethoven, nonché pupilla e amante di Goethe, scrisse al grande poeta il 28 maggio 1810: «(…) È di Beethoven che ti voglio parlare. Quando sono in sua compagnia, dimentico il mondo e dimentico anche te. (…) so di non sbagliare se affermo ciò che oggi forse nessuno capirà o vorrà credere, che egli nella sua interiore evoluzione avanza di gran lunga tutta l’umanità, e chissà mai se lo raggiungeremo.

A te posso confessarlo: io credo a un divino incanto come a un elemento della natura spirituale. Ora questo incanto Beethoven lo esercita con la sua Arte. Quando ne parla, ne parla come di un’arte magica (…) Sono stata con lui in un magnifico giardino (…) Beethoven si fermò al sole, benché facesse un gran caldo, e mi disse: “Le poesie di Goethe esercitano un grande fascino su di me, non solo per il contenuto, ma anche per il ritmo. Quella sua lingua meravigliosa che, quasi scala di Giacobbe, ci guida ad un’esistenza superiore, mi rapisce in un'atmosfera musicale, per cui la composizione ne viene spontanea. Dal centro dell’ispirazione l’onda melodica si diffonde libera in tutte le direzioni. Io la seguo, la rincorro con ardore. Essa mi sfugge dinnanzi e scompare nell’intreccio dei motivi più diversi. Ma ben presto la riafferro con rinnovato ardore, per non staccarmene più, e rapito nella gioia della creazione ne centuplico le modulazioni, finché da ultimo l’originario pensiero musicale trionfalmente si riafferma in tutta la pienezza. E’ così che nasce una sinfonia. Si la musica è la mediatrice fra la vita dei sensi e quella dello spirito (…) nulla meglio della musica ti da’ la sensazione che ogni opera dello spirito contiene in sé alcunché di eterno, d’infinito, d’inafferrabile, e benché il produrre sia sempre in me accompagnato dal sentimento della riuscita, pure mi struggo nell’insaziabile brama di ricominciare, come un bambino, daccapo quanto mi sembrava interamente compiuto con l’ultima battuta (…). Parli a Goethe di me e gli dica che ascolti le mie sinfonie; allora certamente converrà con me nell’affermare che la musica soltanto può schiuderci le porte d’un mondo superiore di conoscenza del quale l’uomo è si parte, ma che egli non riuscirà mai ad esplorare interamente (…)».

Ma a nulla valsero queste parole e pur riconoscendo a Beethoven di essere un «grandissimo» non volle – o non seppe - riconoscere nel genio di Bonn l'uomo che, per una strana sorte cabalistica, nel 1770 - anno di nascita di Beethoven – fu profettizato da Johann Gottfried Herder letterato, filosofo della storia e teologo tedesco: «Verrà un uomo che saprà unire i sentimenti puramente umani alla musica, che saprà adeguarla ai suoi poemi sonori, al servizio dell’espressione e dell’azione; un uomo che interpreterà fedelmente lo spirito della nazione tedesca, ma che insieme saprà elevarsi al di sopra di essa nell’ambito di una più vasta fraternità umana, che renderà partecipe il popolo tutto di quelle conquiste raggiunte dalla musica sul piano dello spirito puro e già rivelate a pochi eletti».

In quello stesso anno lo stesso Goethe a Strasburgo auspicò l’arrivo di un uomo in cui egli avrebbe salutato il «genio tedesco» e la sua nuova rivelazione nell’artista che, dotato delle facoltà «di modellare facilmente tutte le immagini» di sentire «la forza nervosa dei desideri e dei dolori» attraverso la lotta, la sofferenza e la gioia, avrebbe meglio di Prometeo fatto discendere «la felicità degli dei sulla terra ».

Oggi, la frase di Goethe sulla Quinta non ha più alcun senso. Oggi Beethoven è stato completamente assimilato ma, questo non toglie che, ancora oggi ascoltandolo, non si possa cogliere quella forte vena innovativa che sprigiona dalla sua musica rispetto al suo recente passato, al suo presente e anche al suo futuro.

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Beethoven si fermò al sole, benché facesse un gran caldo, e mi disse:

«. . . Si la musica è la mediatrice fra la vita dei sensi e quella dello spirito . . . »

 

Caro Daniele...

sempre col doveroso beneficio del dubbio delle parole riportate da BB :rolleyes: . . . Sento molto vere queste parole di Beethoven (non solo quelle che ho riportato)

il mio "like" - non credo ti dispiaccia - dovresti condividerlo con lui ;) !

grazie! a presto :)

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