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Piano Concerto - Forum pianoforte

Compositori e Compositrici


Gerardo
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Ieri parlando con amici musicisti si constatava - nell'ambito della musica classica - uno sbilanciamento numerico fra compositori uomini e compositrici donne. Mentre per i secoli passati il contesto storico in cui la donna era calata poteva probabilmente essere una chiave di lettura al problema, molto meno chiaro risulta invece essere la chiave di lettura a partire dalla seconda metà del '900 momento storico in cui l'emancipazione femminile ha raggiunto - credo - il totale completamento.

Come mai - a vostro giudizio - il mondo compositivo femminile stenta ad evidenziare nomi di una certa caratura?

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Evidentemente è un mondo che non attrae la sfera femminile, magari se l'emancipazione fosse arrivata 2 secoli prima...comunque i nomi dei grandi sarebbero stati lo stesso per la maggior parte al maschile...e quindi il contesto storico non sarebbe centrato nulla...

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È senz’altro vero che le proporzioni numeriche sono ancora a favore del genere maschile, ma per quanto riguarda la qualità, ci sono molte compositrici che danno diversi punti ai loro colleghi... e credo che le quote rosa siano in aumento.

A parte personalità ormai indiscutibili come Kaija Saarihao, o Sofija Gubajdulina (che quest’anno riceverà il Leone d’oro alla Biennale Musica), i primi nomi che mi vengono in mente (in rigoroso ordine alfabetico): Malin Bång, Ann Cleare, Ashley Fure, Clara Iannotta, Juste Janulyte… tutte nate negli anni ‘70-‘80.

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ci sono anche lodevoli precedenti, soprattutto sulla linea di confine tra classica, rock e pop. E i nomi si sprecano: Yoko Ono, Laurie Anderson, Kate Bush, Bjork. A queste aggiungo altre figure chiave della musica del '900, le prime che mi vengono in mente: due grandissime compositrici del vasto mondo minimalista, Meredith Monk e Pauline Oliveros, e "la" maestra di contrappunto di quasi tutti i compositori americani del 900, Nadia Boulanger.

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la sproporzione c'è stata, è innegabile, e c'è stata soprattutto per fattori sociali. Dal medioevo fino al novecento, con l'esclusione, in alcune zone geografiche, del rinascimento, comporre è stata prerogativa maschile. A cavallo fra ottocento e novecento la compositrice inglese Ethel Smyth venne considerata un mezzo mostro, perché voleva comporre e dirigere, perfino in stile tedesco (studiò con Reinecke). Mi era capitato di leggere degli stralci su di lei e ne parlavano come di uno spettacolo da baraccone, una donna che voleva essere un uomo, che si scontrava con generi troppo maschili come la sinfonia. I rapporti tra "genere" e musica sono stati per un bel po' al centro degli studi musicologici, diciamo dagli anni '90 in poi. E ormai è abbastanza acclarato che il sistema produttivo musicale ha spesso emarginato le donne, nell'accesso allo studio e in ruoli decisionali come quello di compositore o direttore

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...eppure il mondo dell'interpretazione, oggi, mi sembra molto più femminile che maschile.

 

Sicuramente il fenomeno è interessante...sul sitema produttivo, capisco il direttore, ma il compositore tendenzialmente mi sembra più autonomo, no?

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E ormai è abbastanza acclarato che il sistema produttivo musicale ha spesso emarginato le donne, nell'accesso allo studio e in ruoli decisionali come quello di compositore o direttore

Però parli coniugando al passato. Io parlo di oggi, in conservatorio mediamente c'è una ragazza su 10 nelle classi di composizione...anche i numeri delle domande di ammissione sono sproporzionati. Intendo, capisco se chiedono di iscriversi al conservatorio X, 10 ragazzi e 10 ragazze e prendono 9 ragazzi e 1 ragazza.

... Ma se le domande di ammissione sono di di 10 ragazzi e di 2 ragazze?

 

Capisci che qualcosa non mi torna, no?

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Basta prendere qualsiasi carriera maschile del passato per rendersi conto che ad una donna sarebbe stato impossibile svolgerla, se non in casi eccezionali. Oppure, basta leggere un po' di biografia dei compositori che ebbero una sorella musicista potenzialmente in grado di rivaleggiare con loro (almeno in partenza), come Mozart o Mendelssohn: la società del passato non ha mai consentito alle donne la libertà e l'intraprendenza necessaria ad un lavoro del genere. Essere compositore significava avventurarsi, stabilire relazioni, frequentare la vita di corte e trattare con i suoi funzionari (uomini), compiere viaggi estenuanti alla ricerca di committenze, difendersi da intrighi e pettegolezzi dei rivali, poter vendere i propri spartiti ad un editore... Tutte cose impossibili, visto che la funzione della donna è sempre stata quella di gestire la prole e la vita domestica. Rendiamoci conto che in passato, ad esempio, era decisamente sconveniente, per una donna, intraprendere un viaggio da sola... Ciononostante, le compositrici sono state moltissime (e forse più nel Barocco che nel Romanticismo, per varie ragioni), solo che non si conoscono perché non sono state in grado di influenzare il contesto nel quale operavano; e ciò non per una questione di bravura, ma perché il loro contesto è sempre rimasto molto chiuso, quasi mai favorito da viaggi e contatti: talvolta erano suore (come Isabella Leonarda), talvolta nobildonne di corte (come Élisabeth Jacquet de La Guerre), oppure cantanti liriche (e, in questo caso, le loro composizioni erano considerate piacevoli diversivi rispetto alla principale attività del canto). Oppure erano come Fanny Mendelssohn, che dovè attendere di andare in moglie ad un uomo comprensivo, per vedere pubblicate le proprie composizioni (contro il volere del padre e del famoso fratello).

Quanto al '900 e ai giorni nostri, io credo che non sia affatto semplice, per una donna, lavorare con la composizione (né con la creazione in genere... Ad esempio, il mondo è pieno di donne architetto, eppure è rarissimo veder commissionati loro i grandi lavori di un Fuksas o di un Piano). E credo che questo nasca da un puro pregiudizio, cioè da una mentalità ancora molto diffusa.

Non sarà un caso se le donne che fanno politica siano molte, ma quelle che occupano posti chiave siano pochissime... No? E' la stessa cosa.

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probabilmente l'onda lunga si ripercuote anche sul mondo di oggi.

Ricordiamoci che l'Italia è uno stato in cui la discriminazione esiste ed è forte. Molte delle nostre madri sono casalinghe, abbiamo basse percentuali di lavoro femminile, che diventano bassissime se confrontate con altri paesi occidentali. Le donne hanno ancora ruoli specifici nel mondo del lavoro, adeguati al genere, ruoli di "cura": le donne sono infermiere, medici generici, assistenti sociali, insegnanti, commesse. Io tendo a valutare questi scenari pensando alle strutture e "storture" sociali, ai modelli che inconsciamente tendiamo a ripetere.

Il mondo della musica è ancora più chiuso degli altri mondi lavorativi. Abbiamo insegnanti vecchi e tradizionalisti, che insegnano secondo preconcetti; c'è poco spazio per i giovani compositori, e quando c'è poco spazio in genere emergono i maschi (siamo più competitivi); avevo sentito parlare di uno studio sul maschilismo all'interno dell'IRCAM, ho ritrovato gli estremi, ed è stato scritto da tale Georgina Born, studiosa e compositrice britannica, secondo lei il mondo della computer music è molto maschile e tende a perpetrare una pedagogia elitarista e maschilista, come nei circoli privati. Non so se tutte queste cose possa "spiegare" le minori percentuali di compositrici e studentesse di composizione nel mondo, ma di certo ci fanno capire che esistono delle resistenze all'apertura totale del mondo musicale

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Però parli coniugando al passato. Io parlo di oggi, in conservatorio mediamente c'è una ragazza su 10 nelle classi di composizione...anche i numeri delle domande di ammissione sono sproporzionati. Intendo, capisco se chiedono di iscriversi al conservatorio X, 10 ragazzi e 10 ragazze e prendono 9 ragazzi e 1 ragazza.

... Ma se le domande di ammissione sono di di 10 ragazzi e di 2 ragazze?

 

Capisci che qualcosa non mi torna, no?

 

A me sembra logico: perché una ragazza dovrebbe studiare in un settore dove per lei è più difficile lavorare? E l'opinione della famiglia...? Siamo tutti a braccia aperte se si tratta di chiacchierare su un forum, ma vorrei vedere se tua figlia ti dice che vuol fare il compositore...! Poco tempo fa ho conosciuto un ragazzo che voleva studiare l'arpa, ma i genitori (musicisti) lo hanno praticamente costretto a studiare il piano. Perciò figurati... Mi sembra chiaro che si iscrivono solo quelle spinte da una fortissima motivazione.

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avevo sentito parlare di uno studio sul maschilismo all'interno dell'IRCAM, ho ritrovato gli estremi, ed è stato scritto da tale Georgina Born, studiosa e compositrice britannica

Questo mi interessa, lo cercherò senz'altro.

In effetti, se si guardano i partecipanti agli ultimi tre anni del Cursus 1 http://www.ircam.fr/600.html?&L=1 abbiamo un rapporto di 11:3, 9:5, 11:4 a favore del genere maschile. Più o meno lo stesso discorso quest'anno a ManiFeste (e mi sembra che Impuls non si discosti molto da queste proporzioni). D'altra parte (mi ripeto) quantità non vuol dire qualità!

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  • 2 weeks later...
  • 3 years later...
  • 1 month later...

Credo sia solo questione di tempo, e le proporzioni arriveranno al 50%, sulla qualità difficile fare delle statistiche essendo il mondo della composizione un mondo in cui l'aspetto soggettivo conta molto, al di là delle capacità tecniche.

Io conosco comunque alcune compositrici, e sono pure molto brave.

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