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Piano Concerto - Forum pianoforte

Festival BeeThOven


Azzurro
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Forse non mi sono spiegata bene. Questa domanda ti riporterà di nuovo ad un perché e a una serie di pareri contrastanti. Prima di pensare a questo o quel compositore, si dovrebbe stabilire un criterio concreto di valutazione, un metro di paragone valido a prescindere dall'opinione, ammesso che esista e condividerlo con una comunità. In genere questo non si fa per cui non se ne viene mai a capo. Può sembrare abbastanza azzardato un tentativo del genere, ma in altri campi apparentemente anche più refrattari all'applicazione di un metodo scientifico, sono già stati fatti numerosi tentativi e anche di successo.

 

No, Bianca non sei tu che ti spieghi male, sono io che ho dei grossi limiti! :)

Dal mio punto di vista un "criterio concreto di valutazione" potrebbe eventualmente servire se qui noi volessimo determinare chi è stato il più grande compositore. Naturalmente, quel criterio, dovrebbe essere condiviso da tutti e una volta approvato, sarebbe pressoché insindacabile, a prescindere sempre dai gusti legittimi di ognuno di noi.

Ma non è questo il punto della questione!

Il punto è che ci troviamo di fronte ad un compositore, sicuramente grandissimo che nell'arco ormai di due secoli dalla sua morte, nonostante i ripetuti attacchi provenienti da tanti intelletuali a vario titolo - e questo soprattutto in un periodo che va dall'inizio del secolo scorso a circa gli anni 80, ma non solo - continua, con alti e bassi, a dominare nella voglia di ascolto. Naturalmente questo,presso a quel pubblico che almeno in minima parte si interessa a questo tipo di musica. Ripeto, questo è un dato di fatto. Un dato di fatto che qualcuno lo osannerà e altri lo prenderanno con un discreto mal di pancia ma, è un dato di fatto.

Detto ciò, viene spontaneo domandarsi come mai? Come mai proprio Betthoven e non un altro?

Attenzione! Sono perfettamente consapevole che da un punto di vista mediatico, a partire - grosso modo - dagli anni 20, sempre del secolo scorso, la figura di Mozart ha preso il sopravvento. Nonostante ciò, però, a parte le sue opere teatrali maggiori, le sue ultime sinfonie, i suoi concerti per pianoforte più belli, Mozart non ha un ritmo d'esecuazione integrale come Beethoven. Ma non solo: direi che dopo la sbornia del 2006, la voglia di Mozart sia leggermente in calo. Ma questa è solo una mia sensazione.

Da contraltare a ciò, c' è un altro compositore che è Bach che, pur nella sua immensa grandezza, continua a trovare un grande riscontro di interesse, in particolar modo, solo nelle fascie più intelletuali e fra gli addetti ai lavori.

Sostanzialmente il quadro è così!

La domanda dunque, sorge spontanea: come mai cè tutt'ora ancora questo enorme bisogno di Beethoven?

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Da contraltare a ciò, c' è un altro compositore che è Bach che, pur nella sua immensa grandezza, continua a trovare un grande riscontro di interesse, in particolar modo, solo nelle fascie più intelletuali e fra gli addetti ai lavori.

 

In effetti i breaker ...sono tipici addetti ai lavori :) ... del resto non mi sembra che i bach singer si rivolgano a intellettuali. In generale a me sembra che ognuno voglia vedere quello che vuole...

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Perché Beethoven tira di più?…Perché le esecuzioni integrali del sue sonate, quartetti, sinfonie hanno più richiamo?… Perché la Nona o L’Eroica sono sempre in ballo quando c’è da celebrare commemorare qualcosa?…

 

Il “problema” Beethoven è una di quelle domande in cui la domanda stessa è più importante di risposte che abbiano solide basi: metri di paragone, metodi certi, criteri concreti, verificabili…

 

Ho ascoltato i due video-intervista inseriti da Daniele. I due direttori d’orchestra danno giudizi. Fanno affermazioni forti. Su quali basi?... Non mi pare di sentire molto “metodo” nel loro argomentare. Eppure dentro di me sento molta affinità – tanta! – con quel che dicono.

 

Di questa o quell’opera d’arte (non solo musicale) possiamo solo avere impressioni, opinioni…

Ma che siano sincere! E che siano frutto di una relazione profonda, vitale.

 

Poi, affiancandole, possiamo scoprire che le nostre impressioni somigliano a quelle di molti altri.

E l’argomento Beethoven, a quanto pare, è un bell’esempio in tal senso.

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come mai cè tutt'ora ancora questo enorme bisogno di Beethoven?

 

Personalmente trovo una risposta in quelle parole del discorso funebre lette da Grillparzer

«... Se esiste ancora un senso della totalità in questo mondo andato in frantumi, raccogliamoci intorno alla sua tomba».

 

Bisogno di Beethoven? = Bisogno di (musica) in cui sia ricomposto in unità un mondo (anzitutto il mio interiore) andato infrantumi.

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Faccio la parte dell'avvocato del diavolo:

- la musica di Bach è stata scritta prima di quella di Beethoven ma è stata divulgata molto dopo (grazie Mendelssohn)

- la musica di Beethoven è stata scritta quando quella musica era giusta per la causa Napoleonica

- A me risulta che il mondo non sia l'occidente, non so a quali dati statistici ci si riferisce (fonti, please), nel caso mi risulta che li di europeo tiri di più l'opera....

 

Già meditare su questi temi può essere d'aiuto.

 

Ste classifiche sono disponibili?

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Come direbbe un mio caro amico " e poi ci meravigliamo se i nostri politici sono così".

Allora lo ripeto per l'ultima volta poi...basta!!!!

Non sto riferendomi alla musica tout court, ma sto riferendomi a quella musica che solitamente viene eseguita nei teatri in occasioni di stagioni sinfoniche e cameristiche e che, a volte viene eseguita sulle piazze.

Mi riferisco alle integrali di sinfonie, concerti, sonate per pianoforte, chiaro?

Detto questo mi sento però di dover dare una risposta a Oracolo.

Sono d'accordo certamente su questo: in generale a me sembra che ognuno voglia vedere quello che vuole...!

 

Allora io sono perfettamente a conoscenza del fatto che la musica di Bach è straordinariamente moderna ma mi domando e ti domando: tu dov'eri quando da solo in questo forum ho dovuto sostenere la modernità della musica di Bach?

 

Ma veniamo all'uso della musica di Bach ai giorni nostri: mi domando e ti domando, quanti di quelli che ascoltano la musica rivisitata di Bach, si interessino poi di ascoltare l'originale? Sarebbe interessante questo.

Sto pensando a questo famoso brano, ad esempio:

 

http://www.youtube.com/watch?v=N2RNe2jwHE0

 

Secondo te quanti di quelli che lo hanno amato della mia generazione e delle seguenti, si sono presi la briga di andare ad ascoltare l'originale e cioè questo:

 

http://www.youtube.com/watch?v=ItwLShQ_moI

 

E fra quelli che l'hanno fatto, sempre secondo te, in quanti ne sono rimasti estasiati e quanti no?

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No, Bianca non sei tu che ti spieghi male, sono io che ho dei grossi limiti! :)

Dal mio punto di vista un "criterio concreto di valutazione" potrebbe eventualmente servire se qui noi volessimo determinare chi è stato il più grande compositore. Naturalmente, quel criterio, dovrebbe essere condiviso da tutti e una volta approvato, sarebbe pressoché insindacabile, a prescindere sempre dai gusti legittimi di ognuno di noi.

Ma non è questo il punto della questione!

 

La domanda dunque, sorge spontanea: come mai cè tutt'ora ancora questo enorme bisogno di Beethoven?

 

Vorrei solo chiarire che non sto contestando i tuoi punti di vista, anzi. Sto cercando di capire come poter dare una risposta sensata ai quesiti che ti poni. E uno dei miei suggerimenti è proprio quello di "limitare" il campo di applicazione del problema. Definire un criterio di valutazione significa innanzitutto quello. Nessun criterio concreto potrebbe determinare un assoluto né tanto meno essere condiviso in assoluto. Questo sarebbe un criterio utopico, non pratico. La stessa domanda che incomincia con un perché, richiede un criterio assoluto, anche se alla fine termina con un nome proprio. Un criterio pratico deve partire dal basso, essere anche banale, se vuoi, ed essere condiviso da qualcuno, mica da tutti. Da quel punto lo estendi, poco alla volta, sino a che riesci ad aumentare la condivisione, o almeno a non diminuirla.

Ho letto il topic suggerito da Pio: interessante certo, ma non è il punto di partenza che intendo, tutt'altro. E l'"aiuto!" di Luca è proprio quello che necessita. Un criterio di questo genere non te lo puoi costruire da solo, anche se fossi la più acuta delle menti, proprio perché difetterebbe di condivisione.

Non so se riesco a spiegarmi, ma non è nulla di trascendentale quello che sto cercando di dire.

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http://www.pianoconc...-ruolo-sociale/

 

Carino l'esempino del Maestro Prosseda...se lo dice lui che suona da per tutto...nel mondo...

 

Inventare nuove forme di comunicazione della musica: non solo concerti in teatro. Proporre la musica classica dal vivo anche a piccolissime dosi, con micro-concerti di 5-10 minuti nelle scuole, nei luoghi pubblici, nei centri commerciali, in abitazioni private, potrebbe forse creare gradualmente un maggiore interesse e sfondare quel muro di gomma che divide la gran parte delle persone dall’ascolto di una sonata di Beethoven

 

Cavolo, fra tutti proprio Beethoven...poteva prendere Bach...no?

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Faccio la parte dell'avvocato del diavolo:

- la musica di Bach è stata scritta prima di quella di Beethoven ma è stata divulgata molto dopo (grazie Mendelssohn)

 

Beh... "del diavolo"... neanche tanto... visto che Bach sulle sue partiture ci siglava S.D.G. :D

 

- la musica di Beethoven è stata scritta quando quella musica era giusta per la causa Napoleonica

 

Napoleone!?...E chi era costui?...

Scherzi a parte, io quando ascolto l'Eroica mica penso a Napoleone e al suo bel cavallo bianco...

Mi pare che L'Eroica, e anche gli altri capolavori del Beethoven di quegli anni, sia musica "un pochino" più vasta dell'epoca napoleonica.

Sennò oggi non interesserebbe così tanto come invece si può vedere.

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http://www.pianoconc...-ruolo-sociale/

 

Carino l'esempino del Maestro Prosseda...se lo dice lui che suona da per tutto...nel mondo...

 

Inventare nuove forme di comunicazione della musica: non solo concerti in teatro. Proporre la musica classica dal vivo anche a piccolissime dosi, con micro-concerti di 5-10 minuti nelle scuole, nei luoghi pubblici, nei centri commerciali, in abitazioni private, potrebbe forse creare gradualmente un maggiore interesse e sfondare quel muro di gomma che divide la gran parte delle persone dall’ascolto di una sonata di Beethoven

 

Cavolo, fra tutti proprio Beethoven...poteva prendere Bach...no?

 

Già, sgrunt, sempre lui! :fpc:

 

 

Vorrei solo chiarire che non sto contestando i tuoi punti di vista, anzi.

 

Non ti preoccupare non ho assolutamente pensato a ciò!

Comunque sono molto abituato ad essere contestato e per me è meglio così! :)

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... ci si riferisce a questo?

 

http://www.pianoconc...na-composizione

 

A proposito. Per quanto mi riguarda credo che esista una differenza "a priori" tra musica e musica. Dal punto di vista del musicologo forse può anche essere corretto pensare che tale differenza sia superata, ma dal punto di vista della musica no. O meglio, dal punto di vista di chi produce musica. La differenza risiede innanzi tutto nella "aspirazione", ossia nell'intenzione che muove il compositore. Purtroppo è una differenza che può percepire appieno solo chi si dedica alla composizione, sia esso artista o artigiano. Le distinzioni e le categorie, come sempre, non sono nette, ma, per generalizzare, è facile intuire che per esempio chi scrive musica "commerciale" lo fa con un intento "commerciale", chi scriveva musica "rock" lo faceva con un intento "politico", che l'espressione di un sentimento guida i cantautori, e così via. E chi scrive musica colta? Qual è la sua "aspirazione"?

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da musicologo non sono d'accordo :-) era prevedibile...

le aspirazioni di Paul McCartney non mi sembrano minori di quelle di Pietro Mascagni; valutare le aspirazioni è comunque difficile, e non so davvero chi possa farlo con oggettività, tanto più che sarebbe il caso di valutare LA MUSICA, ovvero il risultato delle aspirazioni, e in questo senso è giusto fare delle differenze. Ma a posteriori, non a priori. Esistono elementi di unità tra pezzi diversi ed esistono elementi di diversità. Tutto va adattato ai casi particolari. Noi nostri soliti e vituperati discorsi sul valore musicale, non possiamo sminuire il valore artistico di una tarantella a favore di una sinfonia. Allo stesso modo, però, dovremmo valutare una tarantella secondo criteri specifici e non generali, stessa cosa per una sinfonia.

La mia solita conclusione è di stampo etico. Siate liberi di apprezzare quello che volete, ma ricordando che il confronto con "tutto il resto" non dovrebbe essere denigratorio. Gli stupidi dicono "quello che ascolto io è meglio di quello che ascolti tu". Se vogliamo fare un discorso goliardico, da caffé e quant'altro, allora mi sembra ovvio che quello che ascolto io è molto meglio di quello che ascoltate voi :-) ma se vogliamo fare un discorso serio, allora mettiamo da parte le classifiche del più carino della classe e parliamo di complessità.

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Ho messo un like ad entrambi perché entrambi dite cose anche condivisibili.

Non voglio fare classifiche e, tanto meno, voglio denigrare nessuno, sopratutto chi, nell'ambito dei suoi oggettivi limiti - tutti ne abbiamo - cerca di dare il meglio di sé stesso nel costruire la sua arte.

Chi però lo fa solo con intento esclusivamente commerciali rimane escluso da questo discorso.

Ciò detto, da non compositore e tanto meno da non musicologo, penso che l'aspirazione di un compositore colto - a prescindere il suo genere musicale - debba essere, per dirla con Beethoven, inseguire cosa la sua musa - mente - gli suggerisce e renderlo musica.

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Ciò detto, da non compositore e tanto meno da non musicologo, penso che l'aspirazione di un compositore colto - a prescindere il suo genere musicale - debba essere, per dirla con Beethoven, inseguire cosa la sua musa - mente - gli suggerisce e renderlo musica.

 

Si legge fra le righe, il compositore pensa a tutt altro secondo me...da aspirante compositore che qualche brano l'ha scritto :)

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Chi però lo fa solo con intento esclusivamente commerciali rimane escluso da questo discorso.

 

Ecco, io questo non lo capisco. Io ho cucinato per lavoro e quello che cucinavo per lavoro era buono tanto quanto quello che cucinavo a casa per il mio ragazzo. Io non compongo per lavoro, ma canto per lavoro, vengo pagato per farlo e se non fossi pagato non lo farei. Ma non penso che questo escluda automaticamente tutto il mio mondo emotivo e le mie capacità tecniche legate alla musica.

Da cui, due affermazioni in cui credo:

1) non c'è NESSUNO che lo fa "solo" per lavoro. Il peggiore dei DJ crede di fare arte e ci mette impegno e sentimento.

2) se lo fai per lavoro, sei bravo, perché nel mondo della musica-fatta-per-lavoro non c'hanno scritto "giocondo" sulla fronte. Prendono professionisti. E i professionisti sono bravi, io ho profondissimissimo rispetto per loro. Tra un professionista che suona senza necessariamente provare in quel momento il sentimento dell'infinito e uno non professionista che ci mette l'anima ma, ahimé, NON SA SUONARE, preferisco il primo.

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Thallo, il mio post era per te, infatti.

Però io non ho parlato di una graduatoria tra le aspirazioni. Ho parlato di differenza.

Faccio un esempio che sono certa ti provocherà qualche reazione. Un compositore di musica "classica" che sia chiamato a scrivere una colonna sonora per un film, lo fa con un "intento" differente da quando scrive un qualunque altro tipo di sua opera. Il che è quasi tautologico, ma può far riflettere. Mi sono scontrata spesso su questo tema, ma non voglio sottintendere che alla fine il risultato debba essere migliore, o superiore in termini assiologici, nel secondo caso. Solo che esiste una "differenza" che non è di risultato ma di scopo. Per cui è possibile dire che una "musica colta" è "differente" da una "colonna sonora", per esempio, differente, ribadisco, non migliore o peggiore. Se il musicologo non è in grado di percepire questa differenza, questo è un limite del musicologo, non della musica. Ci si può incontrare su molte strade intraprese per mete differenti.

Per cui dici bene, le intenzioni di Mascagni (che tra l'altro fu uno dei primi compositori a scrivere per film) non sono distanti (minori o maggiori lo cancelliamo) da quelle di Paul McCartney (permettimi il cortocircuito), ma molto probabilmente non erano le stesse di quelle del grande Ludovico Van.

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Ecco, io questo non lo capisco. Io ho cucinato per lavoro e quello che cucinavo per lavoro era buono tanto quanto quello che cucinavo a casa per il mio ragazzo. Io non compongo per lavoro, ma canto per lavoro, vengo pagato per farlo e se non fossi pagato non lo farei. Ma non penso che questo escluda automaticamente tutto il mio mondo emotivo e le mie capacità tecniche legate alla musica.

Da cui, due affermazioni in cui credo:

1) non c'è NESSUNO che lo fa "solo" per lavoro. Il peggiore dei DJ crede di fare arte e ci mette impegno e sentimento.

2) se lo fai per lavoro, sei bravo, perché nel mondo della musica-fatta-per-lavoro non c'hanno scritto "giocondo" sulla fronte. Prendono professionisti. E i professionisti sono bravi, io ho profondissimissimo rispetto per loro. Tra un professionista che suona senza necessariamente provare in quel momento il sentimento dell'infinito e uno non professionista che ci mette l'anima ma, ahimé, NON SA SUONARE, preferisco il primo.

 

Ok, Claudio, diciamo che il tuo tasso di democrazia è troppo alto per me.

Suppongo, a questo punto, che per te anche una canzone sul genere di "Fin che la barca va" sia arte e dunque mi diventa difficile confrontarmi su questi canoni.

Il DJ è un ottimo e rispettabilissimo lavoratore ma anche il mio amico Claudio - è un tuo omonimo non parlo di te - è convinto di fare quadri che sono arte. L'importante è essere convinti, probabilmente.

Per me l'Arte è altra cosa. Qualcosa di molto meno democratico e che riguarda alcuni eletti.

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Thallo, il mio post era per te, infatti.

:-)

Un compositore di musica "classica" che sia chiamato a scrivere una colonna sonora per un film, lo fa con un "intento" differente da quando scrive un qualunque altro tipo di sua opera.

No. Ma proprio no. Il no è generico, non una risposta alla tua affermazione.

Cioè. Ci sono compositori di musica "classica" che scrivono musica da film come se fosse musica classica, compositori che scrivono musica da film come se fosse musica da film, compositori che scrivono musica classica come se fosse musica da film (moltissimi, in realtà) ed è per questo che ha senso parlare di differenze. Perché OGNI COMPOSITORE è diverso e ogni composizione è diversa. Ma nel nostro discorso, il significato di "musica" è uguale, e gran parte delle intenzioni che muovono qualsiasi compositore a scrivere qualsiasi musica sono uguali. In realtà non ti sto dando torto su tutta la linea, semplicemente sono convinto che il tuo discorso non colga il punto o, piuttosto, rischi di portare con sé delle conseguenze argomentative che non colgano il punto. E' vero che una sinfonia è diversa da un pezzo preso da una colonna sonora, ma lo è soprattutto da un punto di vista formale. L'intenzione di cui parli tu rischia (a mio avviso) di chiamare in causa una serie di sottotesti relativi all'ispirazione, al valore artistico, come dire "se scrivo una sinfonia, voglio essere profondo, se scrivo una colonna sonora, non voglio essere profondo". E non mi va bene perché non è così. O almeno non lo è in senso assoluto, cambia dalle scelte dei singoli compositori nelle singole partiture. Glass è stato assolutamente profondissimo in "Koyaanisqatsi", ma, soprattutto, non poteva raggiungere una certa profondità SE NON musicando un film come quello. In questo senso, il mio discorso va oltre per dire che ci sono gradi di profondità, o di artisticità, che si raggiungono "solo" grazie a forme inconsuete. Non di sole sinfonie è fatta l'arte.

 

Il che è quasi tautologico, ma può far riflettere. Mi sono scontrata spesso su questo tema, ma non voglio sottintendere che alla fine il risultato debba essere migliore, o superiore in termini assiologici, nel secondo caso. Solo che esiste una "differenza" che non è di risultato ma di scopo. Per cui è possibile dire che una "musica colta" è "differente" da una "colonna sonora", per esempio, differente, ribadisco, non migliore o peggiore. Se il musicologo non è in grado di percepire questa differenza, questo è un limite del musicologo, non della musica. Ci si può incontrare su molte strade intraprese per mete differenti.

 

nel messaggio precedente ho detto (con vari refusi, in effetti...) che i mezzi di analisi si adattano al risultato, alla forma tangibile della musica. Una tarantella è musica tanto quanto una sinfonia, MA va analizzata in quanto tarantella, con mezzi adatti alla tarantella. Le differenze tra una tarantella e una sinfonia sono differenze formali, nel senso che il termine tecnico "tarantella" definisce una "forma" musicale (non voglio impelagarmi su problemi di forma e sostanza, perché nella musica "le" forme hanno anche fattori sostanziali). Ma la creazione musicale non ha mai rispettato i limiti formali, né nella forma né nella sostanza. Sempre Philip Glass ha scritto svariate sinfonie su temi utilizzati nelle colonne sonore di alcuni film. Ammettendo che "sinfonia" e "colonna sonora" siano due nomi di due forme diverse, che differenza di intenzione c'è tra lo scrivere una colonna sonora ed una sinfonia quando il materiale tematico è assolutamente identico? Questi legami tra forme diverse, forme spesso caratterizzate in modo molto forte da livelli di artisticità diversi (non so, canzoni e Lieder, per esempio), sono pervadenti nella storia della musica. Nella sostanza, la musica che ci sta dentro ad una colonna sonora e la musica che ci sta dentro a un quartetto possono essere la stessa cosa.

Tutto in realtà si risolverebbe se capissimo di più cosa intendi per "intenzione". Perché anche su quella non penso che ci siano parole definitive, normatività accettate nel mondo dei compositori. Non prendo la matita in mano in un modo diverso se voglio scrivere una canzoncina o un'aria d'opera, tanto che esistono arie d'opera banali e canzoncine originalissime. Ho sempre l'impressione che in alcuni ragionamenti vi scontriate solo con i capolavori. Ma per essere "forte" un ragionamento deve resistere anche alla dura realtà delle composizioni brutte o dei compositori che non sanno scrivere. Esistono tantissime colonne sonore scritte come sinfonie, scritte con la pesantezza germanica di una sinfonia, ed esistono sinfonie che sono state chiamate così solo perché chi le ha scritte ha pagato un'orchestra per suonarle, non certo perché avessero particolari profondità artistiche. Ed anche in questo senso è sempre bene giudicare IL RISULTATO. E' ovvio che ci voglia una valutazione sull'intenzione, per quanto le intenzioni, in senso lato, di un compositore non siano mai tracciabili, se non in presenza di schizzi (le dichiarazioni sono quasi sempre ex post). Ma non è l'intenzione che definisce l'artisticità di una composizione, come non ne definisce la forma, non ne definisce l'utilizzo.

 

Ok, Claudio, diciamo che il tuo tasso di democrazia è troppo alto per me.

Suppongo, a questo punto, che per te anche una canzone sul genere di "Fin che la barca va" sia arte e dunque mi diventa difficile confrontarmi su questi canoni.

 

come sopra. Se la musicologia e le materie analitiche connesse hanno la presunzione di essere "scientifiche", allora devono reggere all'analisi ANCHE delle composizioni brutte. Sapete che nelle mie idee tutto questo ha una dimensione etica, io non voglio essere uno con la puzza sotto il naso, mi piace sporcarmi le mani e penso che la musica sia fatta per chi ama sporcarsi le mani. Ma, a prescindere dall'etica, qui i problemi sono disciplinari. Dovrebbe esistere una disciplina per tutto. Qual è la disciplina che studia "Fin che la barca va"? Per Adorno sarebbe stata la sociologia della musica, probabilmente, perché nelle sue intenzioni (e nel discorso di Daniele) il prodotto "Fin che la barca va" si perde del tutto nel suo diventare oggetto commerciabile. Secondo questa logica, dovremmo smettere di parlare in termini artistici di qualsiasi cosa venga scambiata per denaro. Io penso, invece, che l'artisticità di una composizione non stia nel suo risultato (ribalto i termini del discorso con Bianca) ma nella reazione del pubblico, della platea di fruitori. Se c'è qualcuno che considera "Fin che la barca va" un pezzo musicale allora io devo essere in grado di capirne le ragioni, analizzarne le forme, tirarne fuori un discorso estetico. Ahimé non sono gli studiosi che decidono cosa studiare, è la storia che decide quale sarà l'oggetto dello studio.

 

Per me l'Arte è altra cosa. Qualcosa di molto meno democratico e che riguarda alcuni eletti.

 

questo tuo lato mi spaventa. Credo tu lo sappia.

 

Meravigliosa, del resto la Chaty me la sposerei anche io :D

 

Ecco una cosa su cui tutti siamo d'accordo :D

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Ahimé non sono gli studiosi che decidono cosa studiare, è la storia che decide quale sarà l'oggetto dello studio.

 

 

Parto da qui. Su quasi tutto il resto sono d'accordo, credo. Poi anche qui, dipende da cosa intendi per studiosi. Se parli di me o di te (immagino) allora concordo, se parli di chi ha un certo potere allora no. La storia non la fanno le idee più che gli interessi. Poi ci si può consolare pensando di essere "questo piatto di grano", ma non tanto di più.

Il fatto è che uno potrebbe dire, bè, ma ci sono idee migliori, opere più belle che prima o poi si devono imporre, c'è un bene più alto che supera gli interessi. Personalmente credo che questo mondo non lo vedranno nemmeno i nipoti dei miei nipoti, ma non perché sono pessimista. Semplicemente perché credo che se esiste un "bene" o un "meglio" questo non potrà essere dimostrato come vorrebbe chi lo percepisce. E quand'anche potesse esserlo, ci sarà sempre qualcuno (magari la maggioranza) a cui non frega un bel niente o non vorrà mai farsene persuaso. Per questo motivo concordo sul fatto che debbano essere analizzati i risultati.

Però se cerchi di capire le ragioni per cui "Fin che la barca va" è un successo assai più largo del "Lamento della ninfa" (ammesso che sia vero) dovrai probabilmente sporcarti le mani con ragioni non soltanto musicali, o almeno con un peso differente. Poi non credo sia facile scoprire una relazione tra forma e successo di un'opera, d'arte o di altro ingegno che sia. Personalmente non ritengo il successo un parametro rilevante per la mia valutazione di un'opera, ma è un discorso personale. Esistono comunque studi noti (condotti da quei ragazzacci di americani :D ) che mostrano come le valutazioni estetiche del singolo siano influenzate fortemente dalle valutazioni della massa. Con fortemente intendo in modo quasi totale. I casi di dissenso sono rari. Si tratta di un fenomeno naturale, che ha la sua utilità biologica.

Il "risultato", quindi, non è una cosa statica che ti trovi lì tra le mani, bella definita e morta come una pera matura, ma non lo è soltanto perché presumiamo una sua vita proseguente (dato che parliamo di un risultato di un'attività umana) ma anche in virtù della sua vita precedente. Questa sua vita precedente ti può dire molto di essa e ti può anche far cambiare opinione, il più delle volte, ti può svelare aspetti che porta in se e che potresti perderti altrimenti. Perciò se è opportuno analizzare il risultato in una prospettiva di contesto dinamico (performance, ricezione, diffusione...) lo può essere altrettanto analizzarlo in una prospettiva fenomenologica. E poi dove sta scritto che le intenzioni non sono interessanti e non devono essere rilevanti, perché privarsi a prescindere di un aspetto che potrebbe pure piacere? Dovrei definire meglio cosa intendo con intenzione, ma andrei troppo fuori dai binari. Se qui lo sostituisci con scopo o finalità, quello che precede vale lo stesso.

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Anche io come Daniele dico due parole per diversi like-this seminati a desta e a manca.

 

Personalmente mi sento molto più vicino a un giudizio “a posteriori” come si legge nei messaggi di Thallo. E Daniele che mi conosce sa bene quanto me ne importi delle intenzioni-originali-dell-autore. Però un discorso sulle ‘aspirazioni’ non mi sento di accantonarlo del tutto. Con tutto che concordo sul fatto che valutare le aspirazioni sia difficile.

Sono anche d’accordo con Daniele che sostiene che da tutti questi discorsi vadano esclusi coloro che lavorano esclusivamente con intenti commerciali. Cosa che può benissimo stare con la replica di Thallo che sostiene che anche il peggiore dei DJ ritiene di fare arte e ci mette l’anima… Ma certo: tutto questo è verissimo.

 

Però, a livello di composizione musicale (di qualsiasi genere) concordo pienamente con Daniele in quei casi in cui, a prescindere dalla professionalità e maestria sicuramente di buon livello, chi compone non tira fuori del suo meglio per piacere al pubblico, ma, fiutando l’aria “che tira” compone qualcosa ad hoc per compiacere il pubblico.

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