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Piano Concerto - Forum pianoforte

Unsterbliche Geliebte


kaliel21
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L'argomento è proposto in continuazione, ma gli storici chi propongono come candidata ideale all'immortalità per Beethoven? La tesi di Maynard Solomon è la più attendibile?

 

Non ricordo la tesi di Solomon, ma mi pare che la “candidata” ideale fosse Therese Malfatti (quella della Sonata op. 78 "A Therese", per intenderci).

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unisco due repliche di un post che appartengono più a questo che all' altro.

 

Io dico che "Non entro nell' altro post " Unsterbliche Geliebte" (e me ne terrò lungi) ma vorrei ringraziare Oracolo per la citazione del libro di Benedetta. Essere nei ringraziamenti di una ricercatrice tanto attenta, sapiente e modesta è una di quelle piccole-grandi soddisfazioni di questa grama vita musicale!)"

 

quindi Oracolo mi domanda legittimamente: Come mai? Che sono curioso :)

 

e questa è la mia replica: Caro Oracolo, credimi, non è spocchia nell' evitare di affrontare un argomento che è stato analizzato nei minimi particolari.... sull' altro post il mio amico Daniele potrà illustrarvi degnamente le numerose veline che sono passate nel letto del grande compositore, per amor o per utero. (Ho grande stima di Daniele e, comunque vada,non farà certo peggio di Buscaroli, che nel suo libro-RiodelleAmazzoni pompa col compressore per 60 pagine e passa per poi concludere che si... bah.... in effetti....) L' argomento in sè non è interessante per chi si occupa di abbozzi e musica rara.... e pensare che qualche anno fa, spinto dal vecchio co-intestatario del sito francese, Dominique Prévot feci una bella (!) ricerca su Minona von Stackelberg (1813-1897), papabile figlia illegittima di Beethoven, la ricerca fu di per sè interessante, soprattutto perché Minona fu una discreta musicista, e riuscì pure a pubblicare qualche "musicciola", che misi sul vecchio sito... (chissà che non trovi un buco anche nel nuovo).... Direi che posso spostare questa risposta sull' altro post, così, se qualcuno sarà tanto incosciente da chiedermi l' articolo su Minona (Minona=Anonim, carino....) lo renderei di pubblico dominio.

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Dopo la morte del Maestro vennero setacciate tutte le sue cose rimaste e, fu in quell’occasione, che saltarono fuori tre lettere scritte di suo pugno che però il compositore non spedì. Non si sa a quale donna fossero destinate, in quanto Beethoven, non ne nominò nei suoi scritti mai il nome e mai, con amici, confidò qualcosa di questa storia. Si rivolse a lei con vezzeggiativi quali “Angelo mio” o “Amata immortale”. Su esse compare solo parte della data, senza specifica dell’anno e del luogo di scrittura: 6 luglio lunedì. Questo è stato, e in certa qual misura lo è tutt’oggi, il più grande mistero relativo alla vita di Ludwig van Beethoven. Tante sono state le ipotesi fatte circa la reale identità dell’Immortale Amata, coinvolgendo le principali donne che Beethoven amò; dalla Guicciardi, alla Deym, alla Erdody, alla Sebald, ma ognuna di queste ipotesi è caduta come un castello di carta. Tuttavia c’è un'ipotesi che, con tante riserve, può dare risposte abbastanza credibili, anche se, in mancanza di una prova veramente inoppugnabile che stabilisca la verità, non si potrà mai parlare di assoluta certezza. Riporto ora il testo completo delle tre lettere all’Amata immortale perché è da quanto scritto in questi testi che si è potuto ricostruire una “Plausibile” verità”:

 

6 luglio di mattina.

Mio angelo, mio tutto, mio me stesso. - oggi solo qualche parola a matita (con la tua matita) - la camera me la potranno fissare soltanto domani, quanto tempo sprecato per simili inezie - perché questo dolore profondo, dal momento che è necessario - Può il nostro amore esistere altrimenti, se non legato ai sacrifici e alla rinuncia a pretendere tutto, che si può fare, se non sei interamente mia; se non sono interamente tuo - O Dio guarda quanto è bella la natura e non ti turbare per ciò che deve essere - l'amore esige tutto e con piena ragione, così è di me con te e di te con me - dimentichi così facilmente che debbo vivere per me e per te, fossimo interamente riuniti né tu né io proveremmo questo dolore - il mio viaggio è stato tremendo, sono arrivato qui ieri alle quattro di mattina, mancavano i cavalli così la posta ha dovuto cambiare itinerario, ma che orribile strada, all'ultima stazione mi avevano sconsigliato di viaggiare di notte, di guardarmi dall'attraversare un certo bosco, ma ciò mi aveva invece stuzzicato - e ho avuto torto, con tutti quei sobbalzi su un fondo appena sterrato, la carrozza avrebbe potuto non farcela e con due postiglioni meno abili dei miei, sarei rimasto bloccato a metà strada - a Esterhazi non è andata meglio sulla strada normale, con i suoi otto cavalli contro i miei quattro. -Anzi, io mi sono persino divertito come mi accade sempre in caso di scampato pericolo - ma torniamo in fretta dalle cose esterne a quelle interne, ci rivedremo presto, anche oggi non posso comunicarti le osservazioni che ho fatto in questi ultimi giorni a proposito della mia vita - se i nostri cuori fossero sempre vicini l'uno all'altro, non mi sarebbero certamente venute in mente, ho il cuore che scoppia di cose da dirti - Ah - ogni tanto penso che le parole non siano in grado di esprimere nulla - sii serena, continua ad essere il mio fedele, unico tesoro, il mio tutto, come io lo sono per te; il resto, quello che ci potrà e ci dovrà accadere, saranno gli dei a deciderlo. -

Il tuo fedele Ludwig

 

Lunedì 6 luglio sera

Tu soffri, tu, l'essere a me più caro - in questo momento m'informano che le lettere devono essere consegnate molto presto al mattino. Lunedì - giovedì gli unici due giorni in cui la posta parte di qui per K. - tu soffri - Ah, dove sono io, ci sei anche tu con me, parlo con me e con te, faccio come se potessi vivere con te, che vita! !!! così!!!! senza di te - Perseguitato qua e là dalla bontà degli uomini che credo - così poco di voler meritare e che merito così poco - L'umiltà dell'uomo verso l'uomo - mi fa male - e se mi considero nel quadro dell'universo, che cosa sono e che cosa è colui - che chiamano il più grande - e tuttavia - anche qui c'è il divino dell'uomo - mi viene da piangere al pensiero che tu riceverai le mie notizie probabilmente non prima di sabato - per quanto tu mi possa amare - il mio amore per te è ancora più forte. - e mai starmi nascosta - buona notte - come frequentatore dei bagni devo ora andare a dormire - <Vai tu pure, vai tu pure> O Dio - così vicini! così lontani! non è forse un vero edificio celeste il nostro amore - ma anche solido come la volta del cielo.

 

Buon giorno 7 Luglio

a letto i miei pensieri sono già rivolti a te, mia amata immortale, ora lieti, ora di nuovo tristi, nell'attesa che il destino esaudisca i nostri desideri - posso vivere soltanto unito strettamente a te, non altrimenti, sì, ho deciso di errare lontano finché non potrò volare nelle tue braccia e sentirmi perfettamente a casa accanto a te e lasciando che la mia anima, circondata dal tuo essere, entri nel regno degli spiriti - purtroppo così deve essere - ti rassegnerai, tanto più conoscendo la mia fedeltà verso di te, nessuna altra donna potrà mai possedere il mio cuore, mai - mai - O Dio perché doversi allontanare dall'oggetto di tanto amore, la mia vita a W. è ora miserevole - il tuo amore ha fatto di me il più felice e nello stesso tempo il più infelice degli uomini - alla mia età avrei bisogno di vivere in modo uniforme senza scosse - ma è ciò possibile nella nostra situazione? - Angelo mio, mi dicono ora che la posta funziona tutti i giorni - quindi chiudo affinché tu possa ricevere la lettera al più presto - sii calma, solo contemplando con serenità la nostra esistenza potremo raggiungere il nostro scopo di vivere insieme - sii calma - amami - oggi - ieri - Quanta nostalgia, quanto rimpianto di te - di te – di te - mia vita - mio tutto - addio - ti prego continua ad amarmi - non smentire mai il cuore fedelissimo del tuo amato

L.

 

Eternamente tuo

Eternamente mia

Eternamente nostri

 

Cercherò ora di spiegare come si è arrivati a stabilire quella che potrebbe essere una probabile vera identità dell’Immortale Amata.

La prima cosa da stabilire era l’esatto anno in cui le lettere furono scritte, da questo poi, si sarebbe potuto risalire al luogo. Questi particolari avrebbero infine circoscritto il ventaglio di possibilità delle eventuali candidate ad essere l’Immortale Amata.

La data, 6 luglio lunedì, riduce le possibilità al 1795, 1801, 1807,1812 e 1818. Dalla lettera si arguisce inoltre che Beethoven fu ospite di una città termale sicuramente per fare delle cure. Questo, già di per sé, ridusse la cosa solo al 1812 anno in cui il compositore fu a Teplitz dal 5 luglio. Questa ipotesi è poi stata dimostrata in maniera definitiva, con l’analisi del tipo di filigrana della carta usata da Beethoven che corrisponde esattamente a quella che adoperò in altre lettere di data certa dello stesso periodo.

Stabilito il luogo e la data della lettera, ora bisognava cercare di risalire all’identità della donna. Venivano ad essere escluse tutte le donne del passato: la Guicciardi, La Deim… anche perché notoriamente Beethoven, per il suo carattere particolarmente orgoglioso, non fu comunque avvezzo a ritornare a frequentare donne del passato.

Nel periodo attorno al 1812 rimase quindi solo una probabile candidata: Amalie Sebald che Beethoven incontrò già nel 1811 a Teplitz e di nuovo nel 1812. Ma se si legge il contenuto delle lettere e le si paragona ad altre a lei veramente indirizzate, si deduce subito che non può essere assolutamente lei l’Immortale Amata, troppo diverso è il tono che il compositore usò nei suoi confronti. E allora? Non restò che l’ipotesi che la donna detta l’Immortale Amata non fosse nessuna di quelle che ufficialmente ebbero dei rapporti più o meno amorosi con il compositore.

Si cominciò quindi ad analizzare qualsiasi documento di pugno del compositore per vedere se si riusciva a districare la matassa e Maynard Solomon, nella sua biografia beethoveniana, arriva ad una sua conclusione che potrebbe fare invidia ad Agatha Christie. Solomon, curando il “Diario di Beethoven “relative agli anni che vanno dal 1812 al 1818, notò che nella prima pagina del 1812 c'è questo scritto: «Sottomissione, la più intima sottomissione al tuo Destino, solo questo possono offrirti i sacrifici---per questo tuo servizio dell’Arte – o lotta aspra! – Fa tutto ciò che deve essere fatto, ancora fatto per progettare quanto è necessario per il lungo viaggio. – Devi—trovare quel che il tuo beato desiderio concede, e poi ancora devi strapparlo a viva forza.- Mantieni una ferma disposizione d’animo.

Non devi essere un uomo, non per te stesso, solo per gli altri; per te non c’è più felicità se non in te stesso, nella tua Arte – Dio! Dammi la forza di vincermi, nulla deve ormai incatenarmi alla vita. – In questo modo con A. va tutto in rovina.»

La frase in effetti sembra molto collegata ad uno stato d’animo che Beethoven poteva avere nel momento della partenza per Teplitz e, quel che colpisce è quella allusione ad A., che potrebbe essere proprio l’iniziale della donna misteriosa. Ora A potrebbe andare benissimo per Amalie Sebald, quel che però non si capisce è perché il compositore affermasse “va tutto in rovina”. Quello che in effetti colpisce sia nelle lettere, sia in questa frase è una sorte di ambiguità che c’è nelle parole di Beethoven. Ciò che le accomuna è proprio, questa ansia, questa incertezza, verso un rapporto che evidentemente non può essere pieno e alla luce del sole. Nel 1816 Beethoven compone il suo capolavoro liederistico il ciclo “An die ferme Geliebte” (All’amata lontana) che per dirla con Carli Ballola :«…rappresenta un momento di anelito, di rimpianto, di nostalgia, di vagheggiamento: emozioni poco frequenti nelle espressioni beethoveniane.»

Esso viene, per questo, assoggettato ad un momento di rimpianto che il compositore ha nei confronti di qualcuno, e questo qualcuno non può che, ancora una volta, essere lei: l’Immortale Amata. La cosa è poi avvalorata dal fatto che, proprio in quell’anno, Beethoven scrisse sul diario una frase che sembra proprio collegarsi a questo suo stato d’animo: «Riguardo a T. non resta nient’altro da fare che affidarsi a Dio, mai andare laddove si possa commettere qualcosa di sbagliato per debolezza; affidare tutto a Lui, a Lui solo, il Dio che tutto conosce!»

Ancora quella incertezza, quella ambiguità, ma stavolta l’iniziale è la T e stavolta Beethoven parlò di qualcosa al passato, un qualcosa su cui non c'è più nulla da fare.

Solomon conclude che c’è una sola donna che può corrispondere a tutte due le iniziali e quella è Antoine (o Tonie) Brentano, mogle di Franz Brentano a sua volta, fratello di Bettina Brentano, poetessa e pupilla di Goethe.

Antoine fu praticamente costretta a sposare Franz. Questi fu però un uomo molto buono e generoso, ma in realtà lei non lo amò mai.

Nel 1810 arrivarono a Vienna e lì raggiunsero la sorella di lui Bettina, che in quel tempo era intima amica di Beethoven, ed in quella maniera conobbe il compositore. Difficile stabilire la data esatta di questo eventuale – semmai ci fu - inizio d'amore fra i due, però in una lettera del 26 gennaio 1811 a Clemens Brentano, fratellastro di suo marito che gli inviò il testo di una cantata, così Antoine si espresse: «…Metterò l’originale nelle santi mani di Beethoven, che io venero profondamente. Egli si muove fra i mortali come un dio, il suo atteggiamento altero verso il basso del mondo e la sua cattiva digestione lo opprimono solo momentaneamente poiché la Musa lo abbraccia e lo stringe al suo caldo seno(…)»

E’ dunque probabile che la loro eventuale relazione fosse iniziata nell’autunno di quell’anno. La combinazione poi più significativa che l’Immortale Amata possa essere lei fu data dal fatto che, mentre Beethoven scrisse quelle lettere, lei si trovò, assieme a tutta la sua famiglia a Karlsbad che è sicuramente quella città a cui allude il compositore con la frase nelle lettere: «…Lunedì - giovedì gli unici due giorni in cui la posta parte di qui per K.(…)» che può stare appunto per Karlsbad, città a 150 chilometri – più o meno – da Teplitz.

Antoine cercò di prolungare il più possibile la sua permanenza da Vienna – partì nel novembre 1812 – tuttavia quando non ci fu più nulla da fare probabilmente entrambi convennero nel lasciare perdere la storia, perché Beethoven, in realtà, amò tutta la famiglia Brentano a cui lo legò una grande amicizia – amicizia che durò fino alla sua morte – per cui entrambi convennero di lasciare perdere e, da questo, si può capire anche quel tono ambiguo di cui parlavo prima: furono sempre combattuti dal desiderio reciproco che li attirava e dalla fedeltà all’amico – per Beethoven – e per il marito – per Antoine. Questo per Beethoven fu però la fine di ogni illusione di poter condurre una vita amorosa e famigliare normale.

Antoine alla fine della sua lunga vita – morì nel 1869 a 89 anni - confidò ad Otto Jahn che a Vienna solo una persona fu in grado di consolarla nei momenti di maggiore desolazione: Beethoven, con il quale nacque una tenera amicizia: «…veniva regolarmente, si sedeva al pianoforte nella sua anticamera, senza una parola, e improvvisava; quando aveva terminato di dirle tutto e darle conforto se ne andava così come era venuto, senza badare a nessuno.(…)» Al 1818 risalì un’altra sua frase riferita a Beethoven: «È naturale, semplice, saggio, e le sue intenzioni sono pure.»

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«Trascurare ciò che potrebbe essere un grande evento e restare così che differenza da una vita neghittosa quale spesso mi sono raffigurato per me stesso. O tremende circostanze che non soffocano il mio sentimento di domesticità, ma impediscono che si realizzi. O Dio, Dio volgi il tuo sguardo sull'infelice Beethoven, non permettere che duri ancora così. Tutto nella sera scrutare. Impara a restare in silenzio o amico. La parola è come argento, ma tacere al momento opportuno è oro puro. Anche se le nuvole facessero piovere ruscelli di vita, giammai il salice donerà datteri. Non sciupare il tempo con gente cattiva; la canna comune non darà mai zucchero. Puoi forse forgiare una buona spada da molle argilla? Varia forse la natura del lupo allevato dagli uomini? Non è sempre la stessa pioggia che fa crescere rovi e cardi. Qui sui campi salsi e fiori nei giardini? Non disperdere dunque il seme e la preziosa cura. Cagionare male al buono e bene al cattivo è tutt'uno.

Il modo migliore per non pensare alla tua disgrazia è quello di essere operoso.

Osservatelo bene, così è l'uomo! Perciò, se qualcuno è caduto, qualcun altro può piangere; ma non osi giudicare. La vita assomiglia al tremolio di un suono e l'uomo ad uno strumento a corde: quando cade a terra con violenza il giusto tono scompare e non può più essere recuperato. Può solo recare fastidio. Non può più intonarsi con glia latri; non deve disturbare l'armonia dell'orecchio e portare discordia nel coro ben intonato. Tu chiedi la ragione per cui le stelle sorgono e tramontano? Solo ciò che appare è chiaro. Il perché lo diventerà quando i morti risorgeranno. Come quando si spegne del suono l'ultimo alito prodotto da una mano leggera sulle corde dell'arpa. Come gocce che cadono in un limpido stagno di cristallo, i cerchi si fanno sempre più tenui fino a scomparire quietamente; lontano sulle rive fiorite, così vorrei anch'io svanire un giorno e perdermi nella migliore vita! Lontano dalla terra dei padri, nella culla rude delle tempeste, dove giaccio legato da solidi lacci dell'amore. Potrà un giorno la mano del destino condurmi dolcemente lassù, nella mia casa?...»

 

Il 13 maggio 1813, sette mesi dopo le tre lettere mai impostate alla Amata immortale, Beethoven così scrive nel suo Diario e, appare molto probabile che queste parole estremamente malinconiche si riferiscano alla tragica e sofferta scelta di concludere questa stua storia misteriosa

La fine della storia con l'Amata immortale fu seguita da altri momenti molto brutti: la morte dell fratello Kaspar Karl nel 1813 e l'inizio della questione dell'adozione del nipote Carl innanzi tutto. Nello stesso anno Napoleone venne poi sconfitto definitivamente a Waterloo e, se Beethoven, salutò la cosa con soddisfazione, probabilmente in realtà tutto ciò, creò in lui, come spesso accadde, sentimenti molto contrastanti. Certamente, anche per forte bisogno di denaro, compose alcune musiche che salutavano l'avvenuta restaurazione a opera del Congresso di Vienna, ma ben presto il nuovo clima politico contribuì a isolarlo e intristirlo. Come nei casi precedenti di scoramento e depressione seguì un silenzio quasi totale in campo musicale. Da questo silenzio Beethoven cominciò ad uscirne dal 1816 con quelli che sono i suoi massimi capolavori quelli che comunemente sono detti del suo “terzo stile”.

Già dal 1814 nei suoi Quaderni comparvero i primi schizzi di quelli che nel 1816, diventarono i “6 lieder An die ferme Geliebte” (All’amata lontana) Opus 98”,il suo massimo capolavoro liederistico, con testi che non possono che richiamare alla mente l'Amata immortale. Questi testi scritta da tal Aloys Jetteles, studente in medicina e poeta dilettante, da alcune fonti abbastanza certe, sembra che siano stati ideati su diretto invito del compositore..Un famoso musicologo studioso di lieder quale fu il Liuzzi così scrisse: «Per la prima volta un ciclo di melodie su parole sorge in lui da una commozione segreta e viva, (....) Beethoven spalanca, ancora una volta, una meravigliosa finestra sui futuri orizzonti della musica da camera coi canti “All’amata lontana”. Qui non si avverte più alcun distacco tra musica e poesia, nessuna rigidità nel comportamento reciproco (…) Arbitro finalmente della propria espressione vocale, poiché tutta sua, spirito e suono, Beethoven sa allora infonderla in forma nuova. Ha in cuore una visione di tempi lontani: a quella parla il linguaggio della sua giovinezza che non ripeterà più. Ma all’arte consegna una corona non intrecciata da alcuno avanti di lui: il poema lirico svolto in episodi successivi, saldati l’uno all’altro da interludi strumentali; distribuito in ogni inflessione espressiva con equilibrio perfetto tra voce e strumento; concluso in sintesi armoniosa ed intensa da inobliate risonanze del tema iniziale. I canti All’Amica lontana sono il primo ampio serto di Lieder in forma ciclica della letteratura musicale tedesca: il seme dal quale sboccerà la migliore lirica dell’Ottocento.»

 

Sul colle seggo spiando

nell'azzurro paese nebbioso,

anelando ai prati lontani

dove trovai te mia diletta.

 

Da te sono molto lontano,

monti e valli stanno di mezzo

fra noi e la nostra pace,

fra la gioia nostra e il nostro duolo.

 

Ahimè, non puoi vedere lo sguardo,

che ardente si volge a te, ed i sospiri si disperdono

nello spazio che ci divide.

 

Nulla dunque vuol arrivare fino a te,

nulla vuol essere messaggio d'amore?

Voglio cantare, cantar canzoni

che ti narrino la mia pena!

 

Dove i monti azzurri

occhieggiano

di tra il grigior nebbioso,

dove il sole si spegne,

dove la nube si stende

esser vorrei!

 

Là nella valle quieta

tacciono i dolori e il tormento.

dove trai il pietrisco

quieta la primula medita,

e il vento soffia lieve

esser vorrei!

 

Nubi lievi veleggianti sulle alture

e tu ruscello piccolo e stretto,

potete adocchiare la mia diletta,

e salutarmela mille volte.

 

Voi nubi la vedete poi andare

meditando nella quiete valle;

fate che innanzi a lei sorga la mia immagine

nell'aerea sala del cielo.

 

Se poi sta tra i cespugli,

fulvi e spogli ora, d'autunno,

lamentate voi o uccelletti,

lamentate i miei guai, il mio tormento!

 

Queste nubi sulle alture,

questo stormo lieto d'uccelli,

ti vedranno, o grazia mia.

Prendetemi con voi nel volo lieve!

 

Questi venti giocheranno,

scherzando intorno alla guancia e al seno,

frugheranno tra i riccioli di seta.

Dividete con me questo piacere!

 

Torna maggio, fiorisce la piana,

sì tiepidi e dolci soffiano i venti,

chiacchierando scorrono ruscelli.

 

Di qua e di là affaccendata,

qualche più morbido pezzo essa reca pel letto nuziale.

 

Abitano ora insieme gli sposi fedeli,

il maggio congiunge ciò che il verno divise,

sa riunire gli amanti.

 

Accogli dunque questi canti,

che cantai a te diletta;

torna poi a cantarli a sera

al dolce suono del liuto!

 

Quando scende il crepuscolo

sul quieto azzurro lago,

e il suo ultimo raggio si spegne

dietro quell'altura,

 

e tu canti, ciò che ho cantato,

ciò che mi uscì

senz'arte dal petto,

della sua nostalgia solo cosciente,

 

allora svanisce innanzi ai canti

la lontananza che ci divide

e ad un cuore amante giunge

ciò che un cuore amante consacra.

 

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ecco....................... grazie Dan.

sostituiamo "terzo" con "tardo" e siamo a posto.......(ti è scappato, ammettilo) ebbene si , Daniele, ho letto tutto...... che argomento stucchevole.....indigesto..... ozioso......mi alzo e vado di crema al limoncello (abbondante) e vi lascio soli soletti allo sviluppo di questo post, come mi ero Oracolarmente ripromesso.

 

Amicizia,

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ecco....................... grazie Dan.

sostituiamo "terzo" con "tardo" e siamo a posto.......(ti è scappato, ammettilo) ebbene si , Daniele, ho letto tutto...... che argomento stucchevole.....indigesto..... ozioso......mi alzo e vado di crema al limoncello (abbondante) e vi lascio soli soletti allo sviluppo di questo post, come mi ero Oracolarmente ripromesso.

 

Amicizia,

 

Sì, Armando! Io sono d'accordo sostanzialmente con te che si tratta di un argomento stucchevole. Però è giusto dare una risposta agli amici che hanno fatto la domanda e, comunque, non si può ignorare che, piaccia o non piaccia, il mito beethoveniano trae molta linfa anche da tutto ciò. A dimostrazione di questo, penso ai tanti fiml - molto brutti per altro - fatti sul nostro compositore che traggono la loro linfa da ciò.

E comunque in tutto questo c'è il suo lato positivo: il discorso ci permette poi di parlare di “An die ferme Geliebte” che è un'opera veramente straordinaria.

 

Ciao Armando e ciao a tutti!

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Grazie anche da parte mia Daniele!

 

Ammetto che a tale argomento “rosa” non avevo mai dedicato attenzione. Per due motivi: una certa distanza da argomenti passionali amorosi, e il disinteresse per l’approfondimento della biografia di colui che ha creato i capolavori musicali che più amo. Non che la sua biografia non mi interessi, ma per l’approfondimento non ho capacità, non ho competenze. Ammiro gli approdi di Solomon, e… il tuo lavoro, con cui ci metti tutta la questione su un piatto d’argento. So bene che conosci anche altre congetture oltre a quelle di Solomon, se non le citi avrai le tue buone ragioni (non ultima quella di essere breve).

 

Ora però penso di aver fatto male a trascurare del tutto l’argomento: stucchevoli sono certamente i film e le ricamature romanzesche; ma la storia, in sé, non la trovo poi così stucchevole: non è solo “rosa”. Le circostanze della vita – purtroppo per Ludwig – vi hanno portato sopra una spessa patina di grigio.

 

Tre osservazioni

Non le ha mai spedite. Non le ha mai distrutte. Non scrive mai il nome dell’amata.

 

Due considerazioni

Il fatto di conservarle può essere indicativo della grande importanza che Ludwig attribuì alla traccia di vita rimasta nel suo cuore di quanto vissuto con questa donna: un importanza che anche in anni successivi è rimasta per lui “celebrata” dalla presenza di quelle sue stesse lettere che conservò.

[certo: può anche essere indicativo che non faceva mai pulizia tra le sue cose. Ma per me no]

 

Il fatto di non spedirle e fare uso solo di iniziali può essere indicativo di quanto Beethoven volesse che il tutto rimanesse sepolto per sempre nella sua memoria senza mai cadere in altre mani. E questo bisogno di segretezza penso che dovesse essere – purtroppo – molto forte (come è bello infatti, quando si è innamorati, anche solo scrivere per esteso il nome dell’amata!... magari anche con grafia migliore delle altre parole…)

 

Un sentimento

Accettata da parte mia l’identificazione con Antoine Brentano (elementi ce ne sono abbastanza) l’epilogo ‘in dissolvenza’ che Beethoven decise di dare alla vicenda sentimentale, mi porta a una grande compassione per l’uomo-Beethoven: un sentimento che credo simile a quello di Armando quando parlava del testamento giuridico del 1827 (quello con la firma malferma).

In ogni caso – chiunque fosse quella donna – quello che mi muove a umana tenerezza per Ludwig è l’importanza enorme che ha avuto nel suo cuore, unita alla decisione di lasciare la vicenda sentimentale tristemente incompiuta.

A fronte di tanta possanza e compiutezza che si sente nell’eco di molta sua musica – come percorsi esplorati fino a orizzonti inimmaginabili ad altri –, questa vicenda del cuore, lasciata intenzionalmente senza tentativi di farla fiorire, mi pare la sua triste Incompiuta.

Povero Ludwig… e chi non ne ha di Incompiute nella propria vita?...

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Un sentimento

Accettata da parte mia l’identificazione con Antoine Brentano (elementi ce ne sono abbastanza) l’epilogo ‘in dissolvenza’ che Beethoven decise di dare alla vicenda sentimentale, mi porta a una grande compassione per l’uomo-Beethoven: un sentimento che credo simile a quello di Armando quando parlava del testamento giuridico del 1827 (quello con la firma malferma).

In ogni caso – chiunque fosse quella donna – quello che mi muove a umana tenerezza per Ludwig è l’importanza enorme che ha avuto nel suo cuore, unita alla decisione di lasciare la vicenda sentimentale tristemente incompiuta.

A fronte di tanta possanza e compiutezza che si sente nell’eco di molta sua musica – come percorsi esplorati fino a orizzonti inimmaginabili ad altri –, questa vicenda del cuore, lasciata intenzionalmente senza tentativi di farla fiorire, mi pare la sua triste Incompiuta.

Povero Ludwig… e chi non ne ha di Incompiute nella propria vita?...

 

Mio caro Luca, penso di avertelo già detto altre volte ma, anche qui te lo voglio ripetere: come tu scrivi, a prescindere dal mio essere più o meno d'accordo, mi piace tanto. Tanta è la tua delicatezza nel farlo e tanta è la sensibilità che ne sprigiona, Dunque grazie a te!

In realtà mi sono sentito molto commosso questa volta e il magone l'ho mandato giù veramente, per questa tua frase!

Quanta ragione tu hai nell'affermare questo!

E' vero non ho voluto riportare altre versioni sull'Amata immortale perché, sostanzialmente, molte di esse sono cadute come ipotesi, una volta determinata la data esatta della scrittura delle lettere.

Il professore Klaus Kropfinger, studioso di Beethoven, afferma che alla tesi di Solomon si può contestare alcune cose che sono, in parte condivisibili - parlo per me naturalmente - e in parte no. Lui non indica un nome ma ritiene che ancora fra le possibili, ci rimanga anche Josephine Deim anche se i rapporti pistolari erano terminati da alcuni anni.

Dal mio punto di vista l'unica vera alternativa ad Antoine è invece data da una donna misteriosa, il cui ritratto fu ritrovato fra le cose di Beethoven dopo la sua morte. Di questa donna non sappiamo nulla. Non è nessuna delle donne che Beethoven ha ufficialmente conosciuto e il suo volto rimane senza nome.

Per chi la volesse vedere la può trovare qui, è l'ultima donna della lista:

 

http://www.lvbeethoven.fr/Amours/BienAimee.html

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In realtà mi sono sentito molto commosso questa volta e il magone l'ho mandato giù veramente, per questa tua frase!

 

... è successo anche a me che l'ho scritta... non pensavo di arrivare a questa conclusione.

Se Armando è andato di crema al limoncello, io, come ti ho detto, dopo la mia frase finale dovrei attaccarmi alla bottiglia del whisky.

 

ciao a tutti!

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ACC! Daniele!

 

Potrebbe anche essere!

il taglio delle sopracciglia mi pare lo stesso. Anche come piega l'occhio verso il naso. il naso purtroppo nel ritratto anonimo non è molto rilevabile. infine il capelli sono entrambi ricci e rossicci (quest'ultimo detto al netto di opere di tintura e acconciatura!)

Bisognarebbe prendere un persona che non conosce la qustione e chiederle se tra tutti i ritratti ce ne sono due che potrebbero essere la stessa persona.

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Tutti i testi in mio possesso, oltre alla pagina web di Dominique, distinguono le due donne. Se però si fa una ricerca in internet dei ritratti di Antoine salta fuori questa:

 

nrs=true&pf=p&output=search&sclient=psy-ab&oq=antoine+bre&gs_l=&pbx=1&fp=1&biw=1026&bih=632&cad=b&bav=on.2,or.r_qf

 

dove sono attribuiti a lei.

E allora mi domando è un errore o qualcuno ha già visto una somiglianza fra le due donne?

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Grazie per aver postato la splendida An die ferne Geliebte, traspare la sincerità passionale e il candore d'animo del Dio Sordo, ultimamente le sensazioni e le prove citate parlano chiaro, ma semmai avessimo altre prove, magari quelle bruciate da Schindler o quelle sepolte in chissa quale dove, potremmo chiarire o sollevare interrogativi.

Ogni tanto penso che Beethoven avesse voluto condurci a tali interrogativi; un po' proteggere l'identità di una donna sposata, e un po' come sublimazione del suo immenso amore.

 

Faremo la sua volontà perchè la musica è il suo codice d'accesso per scoprire ogni verità, anche quelle universali.

L'immagine dell'innominata richiama sicuramente alcuni tratti di Antonie, potrebbe essere, come per Minona rimane anche l'enigma di un figlio, il quarto e ultimo di lei di nome Karl, magari un esame del dna potrebbe confermare le prove di Solomon.

 

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=243989802360555&set=a.243989169027285.56411.243987685694100&type=1&theater qui la si può vedere con i due figlioletti.

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Grazie per aver postato la splendida An die ferne Geliebte, traspare la sincerità passionale e il candore d'animo del Dio Sordo, ultimamente le sensazioni e le prove citate parlano chiaro, ma semmai avessimo altre prove, magari quelle bruciate da Schindler o quelle sepolte in chissa quale dove, potremmo chiarire o sollevare interrogativi.

Ogni tanto penso che Beethoven avesse voluto condurci a tali interrogativi; un po' proteggere l'identità di una donna sposata, e un po' come sublimazione del suo immenso amore.

 

Faremo la sua volontà perchè la musica è il suo codice d'accesso per scoprire ogni verità, anche quelle universali.

L'immagine dell'innominata richiama sicuramente alcuni tratti di Antonie, potrebbe essere, come per Minona rimane anche l'enigma di un figlio, il quarto e ultimo di lei di nome Karl, magari un esame del dna potrebbe confermare le prove di Solomon.

 

https://www.facebook...&type=1 qui la si può vedere con i due figlioletti.

 

Grazie a te!

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