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Piano Concerto - Forum pianoforte

Alla fine del concerto


Kappa
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Ma tu frank che cosa intendi per avanguardia? Mi sembra che tu stia seguendo più un percorso dettato dal tuo gusto. Io sento eseguire poco Webern quanto sento eseguire poco Messiaen...ma anche fosse vero il contrario non mi sembra IL criterio con cui giudicare un compositore, altrimenti dovremmo pensare in termini inerenti anche ai compositori del passato che magari ora non vengono nemmeno presi in considerazione.

Credo poi che il discorso dell'introduzione per essere digerite dal pubblico sia una frase copia-incollabile considerando

la varietà del pubblico, i suoi gusti, la sua formazione. Come stabilire che la grande fuga non ha bisogno di un'introduzione mentre le bagatelle di Webern ne hanno bisogno?E il quatuor di Messiaen ? Sinceramente non sarebbe male un'introduzione nemmeno per questi altri pezzi (secondo me) ;)

Anche il discorso di musicalità lo trovo davvero personale, che cosa intendi dire per musicalità? Quali criteri utilizzi?

Forse lo trovo un discorso particolare perchè Britten non mi piace per niente :D

 

p.s. Sempre allo stesso concerto in cui ho sentito eseguire i madrigali di Sciarrino, i Neue Vocalisten hanno eseguito anche un brano di Filidei dal titolo " Dormo molto amore" che ho trovato molto bello (anche grazie ad un testo molto bello) e diverse cose che ho sentito del medesimo autore mi sono piaciute molto. Il titolo Macchina per scoppiare i pagliacci poi è davvero più geniale dei titoli di sciarrino (suo maestro)

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Ma tu frank che cosa intendi per avanguardia? Mi sembra che tu stia seguendo più un percorso dettato dal tuo gusto.

 

ehm ehm...a me piace l'avanguardia.Il gusto non centra una mazza.

 

Appena ho un attimo cercherò di fare un intervento un po' più ricco...per ora dai un occhiata alle bagatelle Op 9 di Webern (basta la prima) con l'occhio lungo alla morfologia della narrazione.

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Se è solo questione d'abitudine [RedScharlach] mi fa piacere. era un po' quel che pensavo.

Ma questo mi conferma che "l'avangoardia" è un linguaggio (scusate: tanti linguaggi). è solo questione d'abitudine, come ... per un lingua! o no?... Prima non la capivi... poi ... aun certo punto... la capisci, e magari pure ti emoziona.

Allora qualcuno concorda con me sul fatto che la-musica-è-un-linguaggio-universale sia una balla grande quanto l'universo!?....

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Il titolo Macchina per scoppiare i pagliacci poi è davvero più geniale dei titoli di sciarrino (suo maestro)

Un'altra idea geniale di Filidei è la Missa super l'Homme armé per quattro esecutori con armi da fuoco!

 

Allora qualcuno concorda con me sul fatto che la-musica-è-un-linguaggio-universale sia una balla grande quanto l'universo!?....

Concordo.

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> per questo l'ho pensato:
Però non era malaccio mettere mano alla partitura che ti ho indicato, giusto anche per faccia … forse il discorso non ti interessa in fondo veramente, ma ci sono altri in ascolto per cui non mi tiro indietro.

La narratività è espressa in tanti modi ed ha un vincolo di simmetria fisiologica che si muove nella binarietà o bipolarità per cui in un parallelismo logica di Protagonista/Antagonista.
Io mediterei già un sacco su questo, ma a prescindere come si può rendere incomprensibile una narrazione? Quando avvengono 3 tipi di situazione diversa:

  • Incantamento (è chiaro a tutti, no? Se io ripeto 100 volte la stessa parola … ad un certo punto non si riuscirà a seguire)… qui salvo Webern...anche se la quarta bagatella...
  • Silenzio (è chiaro a tutti, no? Se io fra una parola e l’altra faccio passare troppo tempo, chi ascolta può perdere il filo del discorso)
  • Massima differenziazione(è chiaro a tutti, no? Se io cambio discorso ogni 3 secondi…chi mi ascolta non capirà una mazza e non riuscirà a seguire)
  • (aggiungo la trasfigurazione usando iper parametri, qui salvo Webern)

In tutti i 3 casi sono seriamente in difficoltà a ricordare la narrazione, penso che come effetto collaterale subentri la noia.

Veniamo a Webern, Opera 9 del 1910, pubblicata però nel 1924.

Cosa possiamo OGGETTICAMENTE dire guardando la partitura della prima bagatella?

  • ATTENZIONE TIMBRICA: strumenti gravi fatti suonare nell’acuto e viceversa
  • GESTIONE DELLA BATTUTA: diversifica ogni istante (vedi il piano agogico)
  • UNICITA’ DELL’EVENTO: suonando vicino al ponticello ad esempio si può dar luogo a suoni “Instabili”. Lo spettro cambia, il mib della viola (all’inizio ) sembra altro.
  • SUDDIVISIONE DEL TACTUS suddiviso in 2 o in 3 e la terzina è sempre acefala (può apparire più propulsiva o più sospesa)

Ma vediamo il percorso delle terzine, 9 differenziazioni in 30’’ per 10 battute, alcuni esempi:

  • Vla:
    • un ta_a
    • ta_a un
    • un ta_a|_a
  • Battuta 4: Vl I°: un ta un
  • Battuta 5: Vl I°: un ta_a
  • Battuta 6: Vc: _|_ta ta_a
  • Battuta 7: Vl I° un un ta
  • Battuta 8: Vl II° un ta ta
  • Battuta 9: Vc: ta_|_ta un un
  • Battuta 10: Vc: ta un ta

PARAMETRO ALTEZZA:

  • accoglie diversi centri tonali (vedi intervalli di semitono e quarta eccedente che diventano portanti)
  • La seconda minore è l’aggancio fra una voce e un altra

Nonostante come tipicamente succede in occidente (per ora di questo stiamo parlando) Webern usa principi speculativi, si muove frantumando la narrazione con la messa in gioco delle strutture flessionali (notare, c’è già un embrione di concetto di processo). Non so se le conosci, brevemente: suono lungo ma fisso, l’intervallo e il suono più corto possibile?
Ecco, lui eleva ad arte questi elementi base della musica … e in relazione alla morfologia della narrazione e quanto dicevo all’inizio, fa in modo che uno NON si ricordi agevolmente la narrazione (vedi agogica, discorso terzine, etc.)
Questo sempre OGGETTIVAMENTE. Tenere presente che siamo nel 1924, il suo maestro si sentì in dovere di scrivere la presentazione … secondo me aveva già capito come buttava. Assolutamente non mi riferivo alla spiegazione di un opera, se tu conoscessi la presentazione, capiresti che Schoenberg stava preparando gli ascoltatori a qualcosa di molto distante da loro. Per inciso, era la prima volta che accadeva:, in sintesi: “precauzioni per l’uso”.

Adesso, tutto ciò è stato successivamente radicalizzato e applicato a tutti i parametri della musica: Timbro, altezza, intensità e durata … ok?
Ai compositori di solito è molto chiaro che non è mai conveniente cambiare insieme tutti i parametri e costantemente nel tempo …

In un discorso come questo cosa c’entra il gusto? Se c’è una cosa che approvo poco è che quando uno dice cose un po’ scomode e un altro la mette sul gusto per sminuire. Per cui spero che tu adesso oggettivamente mi racconti come il serialismo integrale (è stata avanguardia per chi ne capisce) sia narrativo.

Io “semplicemente” sostengo (e le partiture non mi smentiscono) che togliere la narratività può portare noia …. e così è, tolta una percentuale degli addetti ai lavori che per qualche strano motivo si “divertono” (? Poi racconterò la mia esperienza), questo è il classico feedback.

Per cui non centra chi viene eseguito e chi meno…

Ho detto che a mi piace l’avanguardia … e così è, mi interessa la parte concettuale e provo piacere a vedere come può lavorare l’intelligenza dei diversi compositori all’opera. Una cosa è certa, una persona intelligente non è detto che allo stesso tempo sia anche musicale e ci riallacciamo alla seconda domanda .

>Anche il discorso di musicalità lo trovo davvero personale, che cosa intendi dire per musicalità?
>Quali criteri utilizzi?
Qui devo girarti la domanda, quali comportamenti (e non sintassi, eh!) reputi antimusicali? Il contrario è musica … se non ti venissero in mente esempi di antimusicalità (e lo dico a colui che mi ha fatto canticchiare un suo motivetto per 15gg sotto la doccia) vuol dire 2 cose: o che sei messo male (ma non è il caso) o che non esiste la musicalità … e allora che stiamo a parlare a fare?

Un aiutino lo trovi qualche riga più su: “ai compositori di solito è molto chiaro che non è mai conveniente cambiare insieme tutti i parametri e costantemente nel tempo…”

Chiusa la parentesi, narratività è una cosa, legame con la tradizione è un'altra. E’ un dato di fatto che Stravinsky utilizzi molto delle melodie popolari, ci sono 2 tomi di Taruskin che gli fanno le pulci e dimostrano quanto è russo (se li conosci e li hai studiati capisci al volo) anche se a lui “piaceva” considerarsi più americano.
A proposito delle sue variazioni, vai a vedere come gestisce la bipolarità a proposito della narraziane (visto che non ha più I e V)...però guardaci, sono cose imporatanti per un compositore.

Il musicista sa bene che non può cambiare tutto, non può troncare con l’ascoltatore, deve innovare partendo dalla tradizione e lo stesso Schoenberg lo sapeva, era un suo cruccio e che lo fa sopravvivere ancora oggi. Altrimenti finisce che si scrive per uno solo, quello che vediamo allo specchio ed ergo: “uno se la canta e se la suona da solo).

Britten non ti piacerà, ma come mostri nel tuo post, dei gusti non frega niente a nessuno … ma se tu analizzassi la sua musica capiresti che lui porta innovazione in un sistema sonoro pressoché tonale. Ergo, ad un ascoltatore non gli cambi tutto, non tronca con la tradizione. Poi i gusti son gusti, ma la musica parla chiaro … almeno ad un addetto ai lavori e soprattutto dovrebbe essere chiaro ad uno che vuole comporre. Queste sono tutte leve.

In generale sono molto aggiornato sulla musica che si scrive, me l’analizzo e non trascuro neanche l’ultimo decennio. Visto che si è parlato di Filidei, ha cambiato spesso e velocemente stile…io mi riferivo agli ultimi pezzi, le ballate..che appunto rispecchiano l’estetica che descrivevo a Carlos.


La cosa che mi ha colpito di più nel topic è che a leggere i post di diversi che sono intervenuti, sembra che si è tutti incalliti e poco annoiati (per l’aspetto musicale) della sperimentazione e le avanguardie in generale ma nessuno ha raccontato una propria esperienza diretta spiegando come mai non si è alzato gridando bis o strappandosi i capelli dalla gioia.

Io personalmente quando esco da una sala dove l’oggetto è la sperimentazione sonora, medito su quanto posso fare tesoro di quello che ho sentito e quanto meno … forse per questo a Kappa risulterò pensieroso. Di sicuro se faccio un applauso è per la bravura degli interpreti e a volte mi capita per la bravura del compositore nel nascondere tutti quegli aspetti che sono extra musicali e che ha cercato di mettere in musica.

Adesso non mi rispondere di nuovo "Troppa roba, non so da dove cominciare"...
Scusa se mi permetto Art, ma ci conosciamo dal 24/07/2005...per cui se vuoi dire la tua...dilla però...

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Allora qualcuno concorda con me sul fatto che la-musica-è-un-linguaggio-universale sia una balla grande quanto l'universo!?....

Le uniche cose al mondo veramente universali sono 2:
- l'archetipo della condizione di figlio
- le espressioni del viso

Il resto è convenzione, anche la cosa più elementare per la musica (e non per l'acustica) come il timbro è un fattore culturale...
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Bisogna a questo punto capirsi su cosa si intende con "musica d'avanguardia" (che è un'etichetta come un'altra). "Musica d'avanguardia" è musica non ancora storicizzata, non ancora studiata e inquadrata criticamente dalla musicologia. "Musica d'avanguardia" è musica che ha non più di dieci quindici anni, se proprio vogliamo dare qualche coordinata temporale. Berio è storia, non è musica d'avanguardia. Men che meno il Pierrot Lunaire!

Ma “dov’è” il pubblico in certa (molta, troppa) musica sperimentale? È spesso un pubblico che deve assistere a una qualche sorta di rituale ...

Mah! Perché un certo pubblico dovrebbe sentirsi obbligato ad andare a un concerto, se la musica non gli interessa? Ai concerti di "musica d'avanguardia" cui assisto c'è sicuramente un pubblico meno numeroso di quello dei concerti di "musica classica", ma non è un pubblico meno attento, e alla fine dei brani applaude di più o di meno a seconda di quanto ha apprezzato questo o quel brano.

 

Aggiungo che uno dei motivi per cui non si chiede il bis nei concerti di "musica d'avanguardia" è legato a una questione pragmatica: se si propongono tre "prime assolute", o comunque tre esecuzioni di compositori viventi, un direttore artistico non intende creare delle disparità facendo replicare il brano di un autore, a discapito di un altro. Inoltre, i programmi sono pensati come "in sé conclusi", e i gruppi che eseguono musica contemporanea non preparano certo dei bis (diverso è il caso dei recital solistici, dove il bis non è poi tanto raro).

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come "conseguenza" alle espressioni del viso, pare sia universale la reazione al muso degli animali da compagnia, come al viso dei bambini.

Anni fa andai ad un concerto al Dal Verme con un amico (Mauro) e un suo amico, compositore. Lì trovammo altri tipi che io non conoscevo ma che erano amici compositori del compositore. Presentava Ivan Fedele, i pezzi erano di contemporanei italiani, la mia famosa memoria non mi fa ricordare i nomi, c'era un famoso flautista ... vabbé, morale, io e il mio amico Mauro (tastierista di una band rock e docente di informatica) eravamo entusiasti alla fine, siamo andati dai compositori amici del compositore convinti che avremmo fatto conversazione e commento. Loro si erano fiondati a fare capannello attorno agli autori dei brani, di cui noi non conoscevamo neppure le facce (ovviamente). La discussione ce la siamo fatta io e Mauro, con l'amico compositore che mi chiese "cos'è una macchina del vento?"...

Però anch'io ho snidato due compositori. Riccardo Nova (che però è un amico) e Meredith Monk, lei al Dal Verme, mezzo vuoto.

Detto questo, non vado ad un concerto da una vita. Mi faccio schifo... e questa discussione mi fa sentire in colpa da morire.

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Sinceramente non capisco tanto l'atteggiamento che mi sembra abbia un vago senso di sfida, o forse sono io estremamente pacifista al punto da vedere un conflitto dove non c'è.

Frank, mi hai consigliato le bagatelle ieri, mezz'ora dopo aver letto il tuo post sono andato (anche se le avevo tempo addietro lette) a riguardarle e riascoltarle. Non è che se non vengo qui a dire che le ho lette allora in automatico devi stabilire che è un lavoro che non ho fatto. Stesso discorso per le variazioni, anche ieri avevo letto il tuo post in merito

Detto questo mi dici di spiegare perchè il serialismo integrale è narrativo, non capisco perchè dovrei spiegarlo, non mi sembra di aver detto nulla nei precedenti post che potesse portare con sè la conseguenza di questo binomio che, fralaltro, non condivido.

Per quel che riguarda i comportamenti antimusicali l'unico che mi viene in mente al volo è quello di vestire di suono un evento di un altro tipo e aspettarsi che sia musicale. Esempio: far eseguire ad un clarinetto il decadimento di un gluone, far suonare a dei violini l'andamento della borsa di Tokio. Queste sono cose che trovo- ancor prima di averle ascoltate - antimusicali. Poi magari (per qualche ragione) funzionano anche...Ma non sono nelle mie corde. Se poi sono messo male, andrò a Lourdes :D

Però permettimi di dire che non sono frasi carine da dire, o forse di nuovo sono io che sono eccessivamente buonista.

Il discorso della narratività invece mi trova d'accordo ma non in toto, come si collocano Morton Feldman e Arvo Paart in questo discorso? Dicevi precedentemente che i jazzisti hanno capito tutto....e allora Ornette Coleman e Cecile Taylor con il free jazz dove sta il dualismo protagonista-antagonista? O più che altro la narratività.

Per quel che riguarda Britten, che lui sia un grande compositore questo non si discute, semplicemente a me non piace, questa sì che è una questione di gusto, mi sembrava fosse chiaro. Che lui abbia contribuito all'evoluzione del "linguaggio", ben venga, mai negato e che l'appiglio con la tradizione (d'ascolto) sia utile anche questo è palese. Mai messo in dubbio nessuna di questa cose...

 

 

Detto tutto questo, mi sembra che il problema alla base sia il fatto che io abbia detto che parlavi per questioni di gusto e la cosa ti abbia infastidito. Ti domando scusa ma non era davvero mia intenzione, mi sembrava però che fosse così.

 

Ciao

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Berio è storia, non è musica d'avanguardia. Men che meno il Pierrot Lunaire!

 

Infatti, io l'ho messo nell'altra musica.

 

Aggiungo che uno dei motivi per cui non si chiede il bis nei concerti di "musica d'avanguardia"

 

Era una battuta... :mellow: Dopo quella battuta ho scritto ben altro, tra l'altro estendendo il discorso alla musica “moderna e contemporanea” eliminando l'esclusività della “musica d'avanguardia”, e quindi eliminando anche tutte le questioni relative a bis/non bis, prime assolute ecc. ;)

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Dicussione troppo ricca :)

 

come si collocano Morton Feldman e Arvo Paart in questo discorso?

 

Su Paart personalmente mi chiedo quale, il primo estremo o l'ultimo modaleggiante? Sai che ha cambiato più stili?

 

Più ripetitivo di Morton Feldman (anche brani da 25 ore) ... cosa uno vuole di più? Dopo 5 ore all'ultimo evento la gente andava a bere la birra, tornava e non era cambiato nulla (non aveva perso nulla)...per seguire la partitura a volte serve lo speaker...e dai...

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Bisogna a questo punto capirsi su cosa si intende con "musica d'avanguardia" (che è un'etichetta come un'altra).

 

Eccellente domanda, ma diciamo che tutto il mondo pensa a questo, soprattutto i non addetti ai lavori

http://it.wikipedia....ca_sperimentale

 

Per quanto riguarda gli ultimi 10 anni penso si parli di musica contemporanea che in effetti vuol dire scritta "Oggi" in senso lato o comunque nell'ultimo decennio. E alloca cosa può essere scritto:

- musica moderna

- musica anacronistica

- musica sperimentale (che è quello che era chiamata avanguadia)

 

Tutto secondo me si muove intorno a questa trilogia e non può essere diversamente...oggi non viene scritta solo musica sperimentale :)

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Era una battuta... :mellow: Dopo quella battuta ho scritto ben altro, tra l'altro estendendo il discorso alla musica “moderna e contemporanea” eliminando l'esclusività della “musica d'avanguardia”, e quindi eliminando anche tutte le questioni relative a bis/non bis, prime assolute ecc. ;)

A dire il vero, ho trovato più interessante e pertinente quella battuta rispetto al discorso sulla musica "nata morta" (un luogo comune risalente alla fine degli anni Sessanta, grosso modo!).

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A dire il vero, ho trovato più interessante e pertinente quella battuta rispetto al discorso sulla musica "nata morta" (un luogo comune risalente alla fine degli anni Sessanta, grosso modo!).

 

Eh, che ci vuoi fare? Io avevo avvisato («Provo a dire la mia, con tutti i limiti del caso», avevo iniziato). Io alla fine degli anni '60 non c'ero, ma come vedi cerco di tenermi al passo coi luoghi comuni! :lol:

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Caro Micamahler, le sfide non centrano nulla … se hai guardato le Bagatelle buon per te e non sei sicuramente tenuto a dirlo come del resto non sei tenuto neanche a spiegare come mai il serialismo integrale sia o meno basato su una certa narratività.

 

Io ho citato un paio di opere (macro tappe?) del ‘900 che secondo me hanno eliminato la narratività dalla musica (qualsiasi essa sia, la mia intro iniziale sulla fisiologia della simmetria era solo una riflessione, come scrivevo fra l’altro).

Ho portato esempi (non tutti) di musicalità che invece parallelamente sempre nel ‘900 hanno fatto a meno di eliminare la narratività dalla musica. Per inciso il ‘900 è una decina d’anni fa e diversi che ho citato erano ancora li a scrivere musica…eh…

 

Mi dici che sulla narratività ti trovi d’accordo, su Britten pure e non hai detto nulla che facesse pensare il contrario (etc. …), ma prima del mio patetico sermone la mia era solo una questione di gusto.

Di sicuro non ho motivato dal principio le mie affermazioni per cui uno può anche sospettarlo … però ora dico, se avevi già consapevolezza della cosa potevi dire da subito che eri d’accordo e magari cercare di confrontarti su eventuali dubbi che puoi o possiamo avere. Questo ha fatto nascere in me aspettativa.

 

Dato che così non è stato io ho esplicitato un milionesimo dei miei ragionamenti sull’argomento per cercare di capire eventualmente in cosa sono fallati, visto che potevano dipendere da una questione di gusto…per questo mi aspettavo che, nell’ottica della morfologia narrativa, tu mi raccontassi come potesse essere. Io ho scelto la partitura per supportare i miei ragionamenti…altri in generale nel topic non ne ho letti. Una cosa è certa, la musica sperimentale può portare noia e un compositore che ci tiene che invece così non sia dovrebbe cercarsi delle risposte.

 

Io spero che tu voglia raccontare il tuo punto di vista supportando quello che dici con i mezzi che credi più efficaci ma cercando di non vedere il FreeJazz o Feldman o etc. solo dal punto di vista compositivo ma dal punto di vista di quello che capita all’ascoltatore.

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Detto questo, non vado ad un concerto da una vita. Mi faccio schifo... e questa discussione mi fa sentire in colpa da morire.

In effetti l’ho scritto un po’ “sadicamente”, me l’aspettavo che qualcuno non fosse più un assiduo frequentatore.

La prima domanda è: allora come si fa a sapere con c ertezza che l’esperienza di Kappa è più o meno confermata?

 

Un suggerimento in generale è quello di andare a sentire dal vivo la musica in particolare quella sperimentale, dico questo perché capita che il compositore, preso dall’oggetto della sperimentazione, abbia dei problemi con l’orchestrazione…leggi la partitura, vedi la parte …che ne so, del flauto … e non senti nulla….e dici, va beh, sarà voluto. Ascolti il “disco” e senti il flauto… e allora capisci che il tecnico del suono si è messo a fare lavoro di concertazione…o magari ha bypassato qualche dinamica del compositore, magari errata …

Cosa importante, nella sala da concerto non è disponibile ad esempio la “manopola” del volume…questo cambia molto se si fosse degli accaniti smanettoni del volume…dal vivo non comandiamo noi :) E li salta fuori tutto....

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Frank, l'analisi che hai fatto di Webern non è il punto di vista dell'ascoltatore ma del compositore!

Detto questo, certo che sono d'accordo su molte cose di quelle che dici, il discorso della narratività mi lascia però un po' perplesso, credo di condividerlo ma non ne sono del tutto convinto. Parli di ripetizione estrema di un elemento, ma il minimalismo o i pezzi di Scelsi su una nota sola lo fanno, anzi è quello l'elemento, naturalmente trasfigurato timbricamente o ritmicamente.

Chiaro che se per ripetizione estrema intendi uno che suona 100 volte la stessa nota e basta, per forza non ci siamo....

Il silenzio, citi Filidei, nella Macchina per scoppiare i pagliacci ci sono pause anche di una decina di secondi fra un suono ed un altro. Dovremmo stabilire quant'è la durata massima di silenzio prima di perdere la concentrazione ma su che base la stabiliamo? Magari un ascoltatore dopo 3 secondi già non capisce che cosa succede, un altro invece si "gode" il silenzio. Feldman è sicuramente un'estremizzazione, me ne rendo conto, ma Feldman non è solo quello che ha scritto brani di 5 ore, ha scritto brani (ad esempio per pianoforte) molto più brevi, anche di qualche minuto. E sarà la sperimentazione che porta alla noia ma preferisco 10 minuti di Feldman che 5 minuti di Britten ( sempre gusti miei sono).

Concordo invece sulla variazione estrema, il cambiamento di ogni parametro in continuazione non può di sicuro essere un appiglio per chi si trova ad ascoltare.

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Non so come inserirmi nella discussione ormai molto avanti e forse già matura, ma

 

Frank, l'analisi che hai fatto di Webern non è il punto di vista dell'ascoltatore ma del compositore!

 

Io nello scritto di Frank leggo:

 

Però non era malaccio mettere mano alla partitura che ti ho indicato, giusto anche per faccia … forse il discorso non ti interessa in fondo veramente, ma ci sono altri in ascolto per cui non mi tiro indietro.

 

La narratività è espressa in tanti modi ed ha un vincolo di simmetria fisiologica che si muove nella binarietà o bipolarità per cui in un parallelismo logica di Protagonista/Antagonista.

Io mediterei già un sacco su questo, ma a prescindere come si può rendere incomprensibile una narrazione? Quando avvengono 3 tipi di situazione diversa:

  • Incantamento (è chiaro a tutti, no? Se io ripeto 100 volte la stessa parola … ad un certo punto non si riuscirà a seguire)… qui salvo Webern...anche se la quarta bagatella...
  • Silenzio (è chiaro a tutti, no? Se io fra una parola e l’altra faccio passare troppo tempo, chi ascolta può perdere il filo del discorso)
  • Massima differenziazione(è chiaro a tutti, no? Se io cambio discorso ogni 3 secondi…chi mi ascolta non capirà una mazza e non riuscirà a seguire)
  • (aggiungo la trasfigurazione usando iper parametri, qui salvo Webern)

In tutti i 3 casi sono seriamente in difficoltà a ricordare la narrazione, penso che come effetto collaterale subentri la noia.

 

 

Leggendo capisco: "Massima differenziazione(è chiaro a tutti, no? Se io cambio discorso ogni 3 secondi…chi mi ascolta non capirà una mazza e non riuscirà a seguire)"...Webern in 10 battute cambia 10 volte tempo e 10 volte disegno ritmico...non è che si sia impegnato molto per l'ascoltatore. Secondo me è proprio questo il punto del suo discorso...che effetticamente a ragin veduta, pensando a Boulez, non si può che condividere...

 

Sulla ripetizione effettivamente ci devo pensare, certo che se iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassise iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassi se iniziassi a a a a a a a a a a a a a a a a a a a etc.

Non so...però qualche dubbio mi sta venendo ed effettivamente l'esperienza di Gerardo non lascia troppi dubbi...

 

Più ripetitivo di Morton Feldman (anche brani da 25 ore) ... cosa uno vuole di più? Dopo 5 ore all'ultimo evento la gente andava a bere la birra, tornava e non era cambiato nulla (non aveva perso nulla)...per seguire la partitura a volte serve lo speaker...e dai...

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«spesso la musica sperimentale nasce né più né meno con lo scopo di vagliare una nuova possibilità, un nuovo linguaggio, un nuovo effetto, a prescindere da qualsiasi messaggio questo linguaggio possa veicolare, e quindi a prescindere da chi ascolta, e quindi nasce morta». (Carlos)

questa è un'affermazione in cui mi ritrovo molto.

 

Sono scettico nei confronti di una "musica" che stabilisce a tavolino le sue regole grammaticali.

Amo 'il nuovo' che emerge dal 'vecchio' e vi si mischia, a volte sornione, a volte spaccone: quel 'nuovo' che ad insaputa del 'vecchio' - e anche dello stesso compositore - convive col vecchio nella stessa casa (stessa opera).

Poi, un giorno, anche quelle novità saranno tradizione. Questo va da sè. Ma sono nate, per così dire... 'in natura'. Non in laboratorio.

Di certi brani sperimentali (ai quali immagino Carlos alluda con "musica morta") mi pare potesse essere già pronta la guida all'ascolto quando il brano stesso ancora non era abbozzato.

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Di certi brani sperimentali (ai quali immagino Carlos alluda con "musica morta") mi pare potesse essere già pronta la guida all'ascolto quando il brano stesso ancora non era abbozzato.

Non so se sai cos'è la musica algoritmica? L'IRCAM, di cui si è fatto cenno da qualche parte, ha ricostruito con un solo algoritmo brani tipo l'opera 27 di Webern

 

Quando ho posto la seguente domanda al mio maestro: "sarebbe carino sperimentare la cosa con autori tipo Brahms, Beethoven, etc.", mi ha risposto testuali parole...l'algoritmo non funziona con la tonalità perchè è una musica fatta di eccezioni. Dal mio punto di vista per assurdo la tonalità diventa musica più interessante di altre perchè nonostante sia tutto previsto è sempre nuova e imprevedibile (ad essere capaci)...invece chiunque può essere Webern. Non parlo come spessore culturale, ma sicuramente con il giusto programma uno può scrivere l'opera 27. Ce ne sono altre di opere ricostruite da algoritmi, mi sembra qualcosa di Ligeti e di Boulez.

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