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Piano Concerto - Forum pianoforte

Die Weihe des Hauses Opus 124


danielescarpetti
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Sono d'accordo Carlos,

 

sul fatto che la Nona non abbia bisogno di niente dopo e niente prima. Concettualmente sono d'accordo. E questo vale per la Nona così come per le altre opere che hai citato.

Dopo tali opere, personalmente del bis manco mi passa per la testa. Ma ci sono due dati di fatto a seguito dei quali cercavo di immaginare quale fosse il bis 'migliore' (potrei scrivere: 'meno peggio').

 

1° dato di fatto: tempi "canonici" di una serata sinfonica

Se sono lontani i tempi delle accademie (maratone!) in cui avvennero la premiere della Nona, il programmone del 22.12.1808 con la Quinta, La Sesta... è anche vero che il minutaggio della Nona è un po' strettino all'interno della durata moderna di un concerto sinfonico. Ma su questo mi rendo subito conto di aver scritto un'ingenuità: basta lasciare il monstrum dopo l'intervallo, e nella prima parte proporre qua lcosa di più leggero. Nel 1993 ho ascoltato la mia prima Nona live (Delmann-Orch. Verdi) con il Primo concerto di Beethoven nella prima parte, e nell'estate 2010 (integrale milanese delle sinfonie: Manacorda con l'Orch. dei Pomeriggi musicali) la Nona era preceduta dalla Prima Sinfonia. In entrambi i casi molto bello e... niente bis alla fine.

 

2° (banale) dato di fatto: il pubblico chiede insistentemente un bis

in questo caso non sono d'accordo che possa dipendere dall'eccitazione del momento: penso che siano ben pochi che dopo la Nona sentano bisogno di altro. Ma questo penso che valga anche per serate dalla portata meno filosofica (ti ho tolto le virgolette! B) ). Un pubblico che chiede un bis non lo fa perchè pensa di aver "avuto poco" ma, più semplicemente (più banalmente se vuoi), per attestazione di stima per gli interpreti ne reclama ancora la presenza scenica 'attiva' (cioè non semplicemente uscire per gli applausi).

 

E allora . . . o si cerca di educare il pubblico negandogli il bis (e ci può stare).

Ma, come con i figli, specie da piccoli, si sà quanto gradiscano al momenti gli interventi educativi; anche se poi serviranno.

Oppure si cerca il bis migliore o 'meno peggio': quello che, pur nel minutaggio contenuto, può presentare anche solo una piccola affinità con la Nona: piccole affinità che io vedevo in quei due lavori beethoveniani di cui abbiamo parlato.

 

per Armando,

Quel frammento dell'abbozzo del tema del primo movimento che hai inserito nel tuo messaggio è illumimante nel suo rapporto con ciò che è divenuto nell'opera compiuta: è più ricco! Ed è la stessa impressione che ho ascoltando l'abbozzo dell'Arietta dell'opus 111. Questo è interessantissimo. Accostando queste due cose all'affermazione che il De Roda fa a proposito della "lavorazione" della Canzona dell'opus 132, mi vengono pensieri sul modo che aveva Beethoven di comporre . . .

 

a presto :)

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Esatto. "Ricco", non sintetico. Il modo di procedere è proprio il contrario del famoso "per augmentationem" , se così si può dire, ma una sorta di abstractionem: ............ qui est coniunctus corpori, proprìum obiectum est ... quae faceret intelligibilia in actu, per abstrationem specierum a conditionibus ... come diceva San Tommaso d' Aquino nell' "autocoscienza come riflessione originaria del soggetto su di sé". Questo è ancora più palese in quest' abbozzo http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Biamonti/Biamonti779a.mp3 (che ritengo uno dei pochi sicuri della decima, pur essendo finito nella nona) dove noterete immediatamente come Beethoven operò, nella versione definitiva, l' elisione della croma posta come terza nota di ogni battuta. Abstractionem, appunto. Ad un' analisi poco meno che superficiale, si nota come questo modo di procedere si ripeta in modo eguale in praticamente tutti gli abbozzi. (magari apriamo un post sugli abbozzi) L' ispirazione parte da un presupposto fondamentalmente settecentesco (di formazione) per poi arrivare al risultato definitivo (che non è mai definitivo, vista la continua limatura che operava B.). In questo modo, il soggetto ( applica appunto la riflessione su sé (riflessione instabile come il suo vissuto personale). Perbacco! Mi è venuta così, persino dopo un micidiale tiramisù di Fiorella!

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Interessante anche la successiva traccia di abbozzo che poi si è "asciugato" nella Nona!

 

Però, scusa, "per augmentationem" (a mia memoria dell'Arte della fuga) non vuol dire semplicemente quando di una linea melodica si aumenta ad arte la durata delle singole note?... Non vedo il nesso con il modo che ha Beethoven di togliere di mezzo il "di più".

Riguardo alla citazione latina di san Tommaso non posso dir nulla :( .... sono diplomato geometra e, purtroppo, col poco tempo che si ha, il latino non è una di quelle cose a cui mi sono potuto accostare dopo....

(e lasciamo perdere i traduttori on line :rolleyes: se lavoro "di fantasia" probabilmente mi avvicino di più io!)

 

ciao! :)

Luca

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No no Luca, scusa il fraintendimento; qui L' Arte della Fuga non c' entra niente. intendevo solo dire che il metodo compositivo Beethoveniano parte da un presupposto univoco: Il compositore ha l' idea; un' idea che procede per sottrazione piuttosto che per addizione. Ovvero l' ispirazione primigenia viene - per così dire "scarnificata" (vedi le quinte della nona si cui sopra). Mi si scusi la parentela linguistica con il "per augmentationem" di Bach: qua si intende semplicemente "augmentatio" = l' aumentare o per [abstractionem ("abstractio" il sottrarre) (in effetti, se noti, avevo già messo il virgolettato). Orbene, mi si dirà, perché non scriverlo in italiano; perché, in questo caso, l' accezione latina ha in sè una "nuce" (ovvero una particella) di moralità, che ben si addice al vissuto Beethoveniano. Infine, qui si innesta la severa moralità di San Tommaso d' Aquino (che sono certo che B. non conoscesse) E' proprio l' oggetto stesso del "corpus" di San Tommaso: si parte da un presupposto di fisicità per arrivare alla spiritualità per sottrazione della materia inutile . Quale esempio migliore degli abbozzi beethoveniani? Quale esempio migliore del valzer Diabelli che viene svuotato dalla sua essenza corporea - infima - per assurgere alla perfetta spiritualità della XX variazione? Riguardo alla morale compositiva, da S.T. viene rivendicato il valore di un'etica naturale, che non è annullata dalla costatazione che il fine della perfetta beatitudine a cui aspira l'uomo non può essere raggiunto con le sole forze naturali. Questo si applica perfettamente agli abbozzi della Missa... a presto proprio una sezione dedicata a questi abbozzi, Homines!!!

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