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Piano Concerto - Forum pianoforte

«Espressione di sentimenti piuttosto che pittura»


Azzurro
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:rolleyes:La frase, seppur non corretta, è estrapolata dalla prima partitura della “Pastorale”.

La Natura di cui ci parlò Beethoven, è quella in cui l’uomo è parte centrale; in essa, non c'è un paesaggio tipico dell’Illuminismo ne, tanto meno, la Natura - favola del Romanticismo, ma la Natura intesa nel più profondo senso psicologico: io e Natura, per l’affermazione di una piena autenticità esistenziale che come coscienza soggettiva si afferma nella immagine “sensibile” e attraverso a lei diviene idea assoluta.

 

Beethoven raccogliendo il materiale sonoro della Pastorale fu consapevole del pericolo di poter ridurre la musica ad una semplice illustrazione. In quegli anni nell'ambito musicale, erano presenti, i Tongemalde, quadri o pitture sonore, che ebbero come fine quello di voler riprodurre musicalmente avvenimenti, rumori, paesaggi, con il desiderio di dare alle note un preciso significato rappresentativo. Queste composizioni suscitarono in Beethoven un divertito sarcasmo in quanto ritenne che così facendo, questi compositori non facessero altro che una meccanica trascrizione di suoni che, inevitabilmente, rimase voce della materia anziché dello spirito. Il Tongemalde rappresentò un cauto annuncio di tempi nuovi, ma ciò che fece divertire Beethoven fu che la descrizione non avvenne – come poi successe in seguito per i Romantici – all’interno della composizione, ma accanto, se non addirittura al di sopra di essa.

Fu quando Beethoven era ancora a Bonn che venne a conoscenza del “Tongemalde der Natur (Quadro sonoro della natura)”, un brano per 15 strumenti di Justin Heinrich Knecht composto nel 1784. Se si leggono i commenti dei 5 movimenti di quella composizione si può arguire, come Beethoven nel predisporre il piano formale della sua Sesta sinfonia, riprese quello del suo predecessore; ma egli, a differenza, seppe elevarli nel cielo sublime della forma, attribuendo loro quel contenuto morale che, per dirla con E.T.A. Hoffmann: « trasporta irresistibilmente l’ascoltatore nel meraviglioso regno spirituale dell’infinito ».

Proprio discostandosi dal modello del Tongemalde, Beethoven insistentemente, nei suoi appunti che accompagnarono la gestazione della “Pastorale”, riportati poi anche nella partitura che servì durante la prima esecuzione, descrisse il vero rapporto fra la sua musica e il modello cui si ispirò. Egli fra l’altro scrisse: «(…) Ogni pittura quando sia spinta troppo oltre nella musica strumentale, si perde (…) Anche chi ha solo un’idea della vita in campagna, può immaginarsi senza molti commenti ciò che vuole l’autore. Così senza descrizione si riconoscerà il tutto più come sensazione che come quadro sonoro. (…) Sinfonia Pastorale, nessuna pittura, ma in cui sono espresse le sensazioni che suscita nell’uomo il piacere della campagna, e sono descritti alcuni sentimenti della vita campestre.»

Nel secondo movimento, alla fine della “scena presso il ruscello” il suono dell’orchestra cessa e, in mezzo al più assoluto silenzio, un flauto modula a lungo un trillo, imitando il gorgheggio dell’usignolo; a sua volta l’oboe, con acute note, ripete il monotono grido della quaglia, il clarinetto mima il canto del cuculo. Beethoven presentò questi elementi, non nel corso della composizione, ma separati da essa, quasi a volerci fare intendere che se questi sono gli elementi che l'ispirarono, essi però si annullarono nel processo creativo che egli innalzò alla pura espressione musicale. Così infatti, sembra si espresse con il solito Schindler: «Le quaglie, gli usignoli, i cuculi l’hanno composta con me.»

La sua frase va presa sul serio perché tutta la Natura, sia quella animata che quella inanimata, fu sentita nella sua totalità come parte di un Universo in cui anche lui, l’uomo, il musicista, fu partecipe. Questa sua partecipazione, questo suo sentire la Natura nella più totale intensità fu da lui già rivelato in un lied precedentemente composto “Il canto della quaglia” in cui le stesse note suonate dall’oboe sono accompagnate dalle parole rivelatrici: «ama Iddio, loda Iddio, ringrazia Iddio.»

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