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Piano Concerto - Forum pianoforte

Diario Musicale


Frank
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L'11 maggio 1917 - a Zurigo viene data la prima esecuzione di Arlecchino o Le finestre di Ferruccio Busoni.

 

Ferruccio Busoni: Orchestersuite da "Arlecchino" (1915)

 

http://youtu.be/JQl5dm1HhSk

 

Ferruccio Busoni (1866-1924): Orchestersuite aus dem theatralischen Capriccio "Arlecchino" (An F.A. Stock in Chicago), Op. 46 (1915). I. Rondò

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… nel dubbio

Il 15 (o 26) maggio 1567 - nasce a Cremona Claudio Monteverdi (Cremona, 15 (o 26) maggio 1567 – Venezia, 29 novembre 1643).

 

 

L'Orfeo - Choro Ninfe e Ritornello (subtítulos)

Desde el Gran Teatre del Liceu Barcelona, la producción de L'Orfeo, Favola in Musica, del compositor...

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Friedrich Gulda

(Vienna, 16 maggio 1930 - Weissenbach, 27 gennaio 2000)

 

 

 

Gulda è un pianista della mia adolescenza. A lui rendo questo omaggio che mi permette di ascoltare l'Imperatore. Mi chiedo spesso fra il Quarto e il Quinto quale sia il mio preferito fra quelli beethoveniani ma penso che non riuscirò mai a venirne a capo!

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Johann Jakob Froberger

(Stoccarda, 18 maggio 1616 - Héricourt, 7 maggio 1667)

 

 

Froberger fu un importante compositore del clavicembalo e, fra le altre cose contribuì a trasmettere la tecnica del nostro grande Girolamo Frescobaldi nella Germania meridionale, unendo il tutto a spunti provenienti dalla tradizione francese.

 

ps: Frank, oggi sono arrivato prima io, ma non ti preoccupare c'è solo l'imbarazzo della scelta in questa giornata.

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Il 18 maggio 1897 a Parigi venne data la prima esecuzione de L'apprendista stregone di Paul Dukas.

 

Ferenc Fricsay - Paul Dukas "L'Apprenti Sorcier"

 

Ferenc Friscay conducts "L'Apprenti Sorcier" (Sorcerer's Apprentice) by Paul Dukas. Berliner Philhar...

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Gustav Mahler

(Kalischt, 7 luglio 1860 - Vienna, 18 maggio 1911)

 

 

Mahler e il suo ciclo sinfonico, ovvero uno dei più belli e importanti in assoluto. Ognuno può preferire la sinfonia che crede, sono tutte dei capolavori. La mia preferita è questa!

 

 

 

L'Ottava Sinfonia di Gustav Mahler, detta “Dei mille”, composta in sole otto settimane nell'estate del 1906, così chiamata per l'enorme impiego di persone, fra corali e orchestrali, si chiude, come nella sinfonia lisztiana, con il testo del Faust II di Goethe, tanta è grande e commovente la sua bellezza:

 

Ogni cosa che passa

è solo una figura.

Quello che è inattingibile

qui diviene evidenza.

Quello che è indicibile

qui si è adempiuto

 

L'eterno Elemento Femminile

ci trae verso l'alto.

 

« (...) Ho appena finito la mia Ottava. E’ la cosa più grande che io abbia fatto finora (…) Provate ad immaginare che l’universo cominci a produrre musica e risuonare. Non sono più voci umane, ma pianeti e soli che ruotano. (...)

E’ un dono alla Nazione (…). Le altre mie opere sono tragiche e soggettive. Questa è una grande dispensatrice di gioia (…). E’ stata come una visione fulminea: improvvisamente tutto stava davanti ai miei occhi (…). Per caso mi è recentemente capitato tra le mani un vecchio libro, e l’ho aperto sull’inno “Veni creator spiritus”, e d’un tratto tutto mi sta davanti: non solo il primo tema, ma l’intero primo tempo.»

 

Si può, a giusta ragione, dire che i grandi corpus sinfonici tedeschi si aprirono con le nove sinfonie beethoveniane e si conclusero con le nove – la decima rimase incompleta – di Mahler. Per un caso storico-culturale, i due grandissimi compositori, si trovano agli antipodi di un processo musicale durato praticamente un secolo e, molto significativamente, la loro opera fu caratterizzata dalla chiara e inequivocabile volontà di esprimere un messaggio che travalicasse la musica in sé.

In Beethoven, uomo vissuto fra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, avulso da idee illuministiche, il messaggio fu di carattere universale. “Dal cuore possa raggiungere altri cuori”, questa frase che il compositore scrisse all'inizio della partitura della sua “Missa Solemnis”, può essere ben riassuntiva del messaggio e dello spirito di gran parte della sua arte e delle sinfonie in particolare.

In Mahler, vissuto fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, un periodo storico dove le grandi illusioni furono ormai irrimediabilmente tramontate e dove, un certo “mal di vivere” sempre più marcatamente serpeggiante si affacciò, segnando tragicamente la fine di un'epoca, fu il dolore più intimo, più personale che venne messo in musica attraverso le sue Sinfonie.

Fa eccezione questa sua Ottava Sinfonia che, si può dire a giusta ragione, ritornò in pieno a quello spirito tipicamente beethoveniano di universalità e fratellanza. In essa infatti, Mahler riuscì ad uscire dall’ambito delle proprio personali sofferenze per pronunciare uno slancio d’amore, per chiamare i popoli ad un abbraccio universale. La Storia, in quel periodo, fu ormai senza appello, indirizzata verso una direzione catastrofica, ma il compositore volle, almeno per un istante della sua tormentata vita non rassegnarsi, ed in un atto estremo si rivolse al genere umano intero per cercar di far comprendere: « le grandi cose » come alternativa alla crisi individualista. La sua Sinfonia si svolge in due parti: la prima: incentrata sul testo medievale del “Veni creator spiritus”, la seconda sulla scena finale del “Faust II” di Goethe. Il grandissimo compositore non invocò tanto lo spirito santo dell’ortodossia religiosa ma vide nell’anello che congiunge i due testi, « un amoroso principio motore dell’universo » che è invocato in un passo cruciale del primo movimento:

 

Accende lumen sensibus

infonde amorem cordibus

 

e che fece risalire - come si evince in una lettera indirizzata alla moglie Alma – a Platone, per poi riconoscerlo nuovamente in Goethe.

 

Il grande direttore d'orchestra, Bruno Valter, amico intimo personale del compositore, così disse: « (…) Goethe risplendeva come un sole nel cielo del suo mondo spirituale. »

 

L’anno dopo, nel 1907, le cose per Mahler purtroppo precipitarono irrimediabilmente per davvero: la morte della figlioletta e poco dopo la scoperta di uno scompenso cardiaco che da lì a quattro anni lo portò alla morte e, comprensibilmente, il compositore ritornò con la sua grande “Nona”, con “Das Lied von der Erde” (Il canto della terra) e con l’Adagio della sua incompiuta Decima al suo pessimismo più estremo.

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Non molti conoscono il compositore ungherese Karl Goldmark, nato appunto il 18 maggio 1830

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Goldmark

 

Karl Goldmark - Sakuntala Overture, Op. 13 (1865)

 

Sakuntala - Overture for Orchestra, Op. 13 (1865)

 

A concert overture by Hungarian composer Karl Goldmark (1830-1915), based on the story of Shakuntala from the Indian epic Mahabharata. In this episode of the tale, Shakuntala is the daughter of Vishwamitra and the apsara Menaka, but she is abandoned and reared by the wise sage Kanva, who lives in a secluded hermitage. She grows up to be a lovely, though naive young woman. One day, while Kanva is away on a pilgrimage with the sages of the hermitage, Dushyanta, king of Hastinapura, happens upon the hermitage while out hunting, and he falls in love with Shakuntala. He gives her a signet ring and asks her to come to see him at his court. When the irritable sage Durvasa returns with Kanva from the pilgrimage and discovers what had passed, he curses Shakuntala and casts a spell that causes Dushyanta to forget about her existence. The only way for Shakuntala to reverse the curse is to go directly to the King and show him the signet ring. On her way to the palace, Shakuntala loses the ring while crossing a river. When she arrives at the King's court, he has no recollection of her and orders her to leave. Alone and disconsolate, Shakuntala returns to the hermitage. Meanwhile, the ring had been swallowed by a fish, and by coincidence, a fisherman caught the fish and brought the ring to the King. He realizes his mistake, but it is too late - he must go to war with the Titans. Many years later, after returning from the war, Dushyanta passes through the same forest; he recognizes Shakuntala playing with their son.

 

Conductor: András Korodi

Budapest Philharmonic Orchestra

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A concert overture by Hungarian composer Karl Goldmark (1830-1915), based on the story of Shakuntala from the Indian epic Mahabharata. In this episode of the tale, Shakuntala is the daughter of Vishwamitra and the apsara Menaka, but she is abandoned and reared by the wise sage Kanva, who lives in a secluded hermitage. She grows up to be a lovely, though naive young woman. One day, while Kanva is away on a pilgrimage with the sages of the hermitage, Dushyanta, king of Hastinapura, happens upon the hermitage while out hunting, and he falls in love with Shakuntala. He gives her a signet ring and asks her to come to see him at his court. When the irritable sage Durvasa returns with Kanva from the pilgrimage and discovers what had passed, he curses Shakuntala and casts a spell that causes Dushyanta to forget about her existence. The only way for Shakuntala to reverse the curse is to go directly to the King and show him the signet ring. On her way to the palace, Shakuntala loses the ring while crossing a river. When she arrives at the King's court, he has no recollection of her and orders her to leave. Alone and disconsolate, Shakuntala returns to the hermitage. Meanwhile, the ring had been swallowed by a fish, and by coincidence, a fisherman caught the fish and brought the ring to the King. He realizes his mistake, but it is too late - he must go to war with the Titans. Many years later, after returning from the war, Dushyanta passes through the same forest; he recognizes Shakuntala playing with their son.

 

Conductor: András Korodi

Budapest Philharmonic Orchestra

 

Caspita chi l'avrebbe mai detto! e....per chi non sa l'inglese? Che fa? Continua a non conoscerlo il compositore! :roadrage:

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