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Piano Concerto - Forum pianoforte

Il revisore, questo sconosciuto


Pablo
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Qual è la funzione del revisore? Oggi ha ancora senso che esista? Di cosa si occupa principalmente? Può essere una professione?

Grazie in anticipo.

 

Bisogna distinguere il tipo di revisione cui ci riferiamo. Per esempio: ricordo bene l'epoca dei mie studi pianistici di bambino, con i vari volumi editi da Ricordi, tipo "Il mio primo Bach" e cose così... sulle copertine di quei volumi era sempre scritto in bella vista "revisione Campanella" (o Canino, o chi altro non ricordo) e lo scopo di quelle "revisioni" era corredare la musica di Bach, di Mozart, di Beethoven, di Chopin ecc. di indicazioni utili (?) al giovane studente, come diteggiature (il minore dei mali), dinamiche, fraseggi ecc. (il male decisamente peggiore, soprattutto per la musica di Bach e Mozart, ma non solo). Ma un tipo di revisione così è frequente e ancora presente per opere macroscopiche come le Sonate di Beethoven, quelle di Mozart, il Clavicembalo Ben Temperato... Questo tipo di revisione, a mio parere, è deleterio e diseducativo (* dirò in fondo perché). Il lavoro che fa un revisore, questo tipo di revisore, può e deve farlo l'insegnante di strumento quando ci si riferisce a testi utilizzati per la didattica (Invenzioni a due voci, Sonatine di Clementi, cose così...) e il professionista, invece, quando ci riferiamo a testi che si affrontano con la maturità musicale; ma sul testo dell'autore, sul testo originale, ovvero come è uscito dalla penna di Bach, di Mozart, di Chopin ecc. Ho avuto, personalmente, la fortuna di essere guidato da un insegnante che mi ha presto invitato ad acquistare questo tipo di edizioni.

 

E qui viene il Revisore con la "r" maiuscola. Quello il cui lavoro è, al giorno d'oggi più che mai, assolutamente indispensabile, non solo per il giovane studente, ma anche per il professionista. Il Revisore lavora sugli autografi, lavora sulle prime edizioni, lavora sul materiale epistolare, lavora sulle bozze eventualmente ritrovate di lavori poi pubblicati; tutto questo con lo scopo di fornire al musicista un'edizione della musica in oggetto il più rispondente possibile a quanto nelle intenzioni dell'autore, confrontando i vari materiali di cui sopra per correggere eventuali dimenticanze, chiarire dubbi magari perpetuatisi col tempo a causa di un errore nella prima edizione a stampa o, che so, in una parte d'orchestra di una sinfonia... Questo tipo di revisione è manna per il musicista: il lavoro dei revisori ci mette, letteralmente, faccia a faccia con un testo che rappresenta ogni volta, e ad ogni nuova revisione (sempre in genere preceduta dalla scoperta di un documento di nuovo utile a correggere, completare o semplicemente integrare la revisione precedente), dicevo, un testo che rappresenta quanto di più vicino ci sia in quel momento alla "lettera" dell'autore.

 

Studiare una Sonata di Beethoven (per fare un esempio) su un'edizione "riveduta e corretta" dal pianista di turno (fosse anche il più grande interprete Beethoveniano sulla faccia della terra), che abbia aggiunto legature, dinamiche e dettagli a suo criterio e invece studiarla su un'edizione Urtext (leggi: testo originale), curata per ripristinare, conservare, chiarire le indicazioni dell'autore, sono, decisamente, due attività diverse. L'una, apparentemente, più "comoda", perché pone di fronte ad un testo "arricchito" (ma a mio parere, decisamente impoverito, in realtà) da indicazioni di un altro interprete; l'altra, più affascinante, perché permette di non avere intermediari tra il testo dell'autore e ciò che arriva a noi.

 

* Dicevo più sopra che l'utilizzo di edizioni piene di aggiunte è deleterio e diseducativo. Mi spiego, anche se non è la prima volta che lo dico. Deleterio lo è perché frena automaticamente lo stimolo a "interpretare", dove questo termine sia inteso nel più alto significato possibile, ovvero quello di capire e comprendere (ovvero far proprio) il testo dell'autore; diseducativo lo è perché se ad un bambino all'inizio degli studi lascio passare la convinzione che un'Invenzione di Bach contenga indicazioni che invece Bach non si è mai sognato di scrivere, lo induco due volte in errore: il primo errore è quello superficiale, ovvero Bach non ha scritto né "allegro", né un metronomo (figuriamoci!), né "accelerando" e così via. Il secondo errore è più profondo: è un errore storico e storiografico, perché un certo tipo di indicazione arriverà molto tempo dopo e, soprattutto, per uno strumento diverso dal clavicembalo (cosa che spesso sfugge ai bambini che leggono "Bach: Invenzioni a due voci, per pianoforte (!!!)" sui testi che vengono consigliati di acquistare.

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Quello che dice Carlos penso che sia giusto fino ad un certo punto. Scendere così nei dettagli richiede molto tempo e questo sacrifica il repertorio. Penso che a meno di non dover fare dei concorsi o concerti, quando si studia, per non perdere giorni sani su questo genere di lettura, bisogna anche fidarsi delle note di un revisore. Se poi uno ha il tempo da perdere allora ok. Però dovremmo ragionare anche in un altro modo: io non credo di avere le competenze per fare una mia revisione, o meglio potrei averle ma credo che ne abbia certamente di più un Canino o un Campanella che avrà certamente compiuto ricerche e fatto studi prima di pubblicare la propria revisione. Studi e ricerche che sia per mezzi a disposizione che cultura ed esperienza pianistica sono certamente superiori, per lo meno ai miei, ed a questo mi riferisco quando parlo di umiltà. Nella vita non si può fare tutto e saper fare tutto meglio degli altri. Bisogna saper riconoscere ed accettare serenamente i propri limiti.

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Quello che dice Carlos penso che sia giusto fino ad un certo punto. Scendere così nei dettagli richiede molto tempo e questo sacrifica il repertorio. Penso che a meno di non dover fare dei concorsi o concerti, quando si studia, per non perdere giorni sani su questo genere di lettura, bisogna anche fidarsi delle note di un revisore. Se poi uno ha il tempo da perdere allora ok. Però dovremmo ragionare anche in un altro modo: io non credo di avere le competenze per fare una mia revisione, o meglio potrei averle ma credo che ne abbia certamente di più un Canino o un Campanella che avrà certamente compiuto ricerche e fatto studi prima di pubblicare la propria revisione. Studi e ricerche che sia per mezzi a disposizione che cultura ed esperienza pianistica sono certamente superiori, per lo meno ai miei, ed a questo mi riferisco quando parlo di umiltà. Nella vita non si può fare tutto e saper fare tutto meglio degli altri. Bisogna saper riconoscere ed accettare serenamente i propri limiti.

 

A parte il fatto che se tu parli di "perdere tempo" forse non hai le idee ben chiare su cosa significhi studiare, scusami se te lo dico, ma in ogni caso, non devi aver nemmeno letto con attenzione quello che ho scritto: le "revisioni" dei vari Canino, Campanella ecc. sono, di fatto, delle edizioni cui loro hanno AGGIUNTO indicazioni che non hanno niente a che fare con ciò che ha scritto l'autore, ovvero sono, di fatto, opinioni personali. Inoltre, per certi autori, si tratta di veri e proprio falsi: se tu leggi il Clavicembalo Ben Temperato nella "revisione" di Mugellini (credo sia lui) trovi più cose sue che di Bach (anche perché Bach ha scritto solo le note). È chiaro che un bambino di dieci anni non è in grado di affrontare lo studio all'insegna della prassi storica ecc. ecc., ma quanto meno può essere EDUCATO a conoscere dei vari autori lo stile compositivo e non a pensare che, tutto sommato, tra il modo di scrivere di Bach e quello di Chopin non ci fosse una grande differenza, perché entrambi usavano le stesse indicazioni. Poi, col tempo, uno impara a conoscere lo stile dei vari autori e a suonarli nella maniera più autentica possibile. Se uno a vent'anni, dopo dieci anni che suona il pianoforte, non riesce a capire la differenza tra il significato di certe indicazioni in Beethoven e in Chopin, allora sì ha perso tempo! Però naturalmente dipende dagli obiettivi che uno si pone: se uno suona per hobby va bene tutto, se uno vuol fare il musicista è un altro paio di maniche.

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Concordo con Carlos, fare l'interprete vuol dire metterci del proprio. Il suo mestiere è partire dalla partitura e dare la sua interpretazione del messaggio dell'autore. Come sarebbe possiile questo se si dovesse passare dall'interpretazione di un altro?

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Un revisore non può essere d'aiuto al compositore...no?

 

Se uno "compositore" avesse bisogno di un revisore non sarebbe un compositore. Il compositore dovrebbe sapere già cosa e come scrivere in partitura la musica, soprattutto oggi, dopo Debussy, Ravel, Mahler ... che valore potrebbe dare un revisore?

 

 

Mi sa tanto che gli potrebbe essere utile solo se non saprebbe cosa scrivere ;)

 

Un altro discorso è l'appoggiarsi agli interpreti per verificare la fattibilità di alcuni passaggi, o verificare sul campo se quanto immaginato effettivamente funziona.

 

Ribadisco, dal mio punto di vista, se un compositore deve passare da un revisore per scrivere una partitura funzionante, non è un

compositore.

 

Mi viene un dubbio, non è che pensavi al copista?

 

Se così fosse è tutta un’altra storia…

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Cos'è di preciso? Intendi il copista di cui fa cenno Gerardo o altro?

 

Nell'editoria il revisore di bozze è colui che controlla gli errori di ortografia, gli errori grammaticali se ci sono... un revisore di bozze però credo sia previsto solo nel caso di autori molto importanti.

In ambito compositivo, oggi come ieri, il copista è, letteralmente, colui che copia le parti, soprattutto quando si tratta ad es. di pezzi per orchestra, dei quali il compositore magari fornisce solo la partitura. Il copista non ha però un ruolo "editoriale", quindi deve scrivere quello che trova, a meno di errori marchiani. So per certo che case editrici anche molto importanti, vedi Ricordi ad es., oggi non fanno più il lavoro editoriale sul manoscritto e di fatto stampano ciò che viene fornito dall'autore. Importanti autori contemporanei italiani, che scrivono ancora a mano, vengono stampati così come sono, manoscritti: il copista o i copisti, in quel caso intervengono proprio per preparare i materiali per l'orchestra, con l'utilizzo di programmi di scrittura musicale.

 

PS A qt. punto aprirei una piccola parentesi: il tempo che si impiega a preparare "n" parti singole con un programma di scrittura musicale è più o meno lo stesso che si impiega a trascrivere l'intera partitura, dalla quale poi si possono estrarre le singole parti. Mi sono sempre chiesto perché invece di utilizzare il lavoro dei copisti per le singole parti non si chieda loro di preparare una versione digitalizzata della partitura, che aiuterebbe anche i poveri direttori, costretti invece a leggere degli enormi lenzuoli manoscritti a volte di difficile decifrazione. Scusate l'off topic... :rolleyes:

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Ecco, caro Carlos, tu sei il classico esempio di quello che volevo dire... Stai calzando proprio a pennello. Colui che crede di essere il Padre Eterno in terra, che non riconosce utili le informazioni riportate da revisori, che certamente ne sanno più di te, che tu al contrario definisci non solo inutili ma addirittura fuorvianti. Lo dico senza termini: io odio le persone che non sono umili. Ciò che dici è totalmente assurdo. Stai praticamente dicendo che un settore lavorativo è nato nonostante sia inutile. Mi preme dire che la realtà stessa dimostra il contrario. I settori lavorativi nascono sempre per delle esigenze, se non ce ne fosse stato bisogno non sarebbero affatto esistiti. Ma comunque io rispetto la tua idea, non toglie nulla alla mia. Inoltre non ti permettere mai più di venirmi a dire che io non so cosa significhi studiare e fare dei sacrifici. Non ho fatto tante cose nella mia vita per problemi famigliari che non meriti neanche che ti racconti, ma quei pochi traguardi che ho raggiunto mi sono costati fatica, molta fatica, termine che forse neanche conosci. Sono andata anche a lavare i piatti per studiare, non è un modo di dire, l'ho fatto sul serio, e non ho avuto la fortuna di avere chi mi spesasse, come sicuramente è successo a te, visto la leggerezza con cui ti permetti di rivolgerti agli altri. Io al tuo posto cercherei di rispettare i tuoi interlocutori e le opinioni altrui, cosa che è chiaro tu non sei in grado di fare. In ogni caso non mi piace proprio come ti poni con chi non la pensa come la pensi tu. Per me i discorsi con te finiscono qui. Ti prego di fare lo stesso tu con me. Grazie...

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Ecco, caro Carlos, tu sei il classico esempio di quello che volevo dire... Stai calzando proprio a pennello. Colui che crede di essere il Padre Eterno in terra, che non riconosce utili le informazioni riportate da revisori, che certamente ne sanno più di te, che tu al contrario definisci non solo inutili ma addirittura fuorvianti. Lo dico senza termini: io odio le persone che non sono umili. Ciò che dici è totalmente assurdo. Stai praticamente dicendo che un settore lavorativo è nato nonostante sia inutile. Mi preme dire che la realtà stessa dimostra il contrario. I settori lavorativi nascono sempre per delle esigenze, se non ce ne fosse stato bisogno non sarebbero affatto esistiti. Ma comunque io rispetto la tua idea, non toglie nulla alla mia. Inoltre non ti permettere mai più di venirmi a dire che io non so cosa significhi studiare e fare dei sacrifici. Non ho fatto tante cose nella mia vita per problemi famigliari che non meriti neanche che ti racconti, ma quei pochi traguardi che ho raggiunto mi sono costati fatica, molta fatica, termine che forse neanche conosci. Sono andata anche a lavare i piatti per studiare, non è un modo di dire, l'ho fatto sul serio, e non ho avuto la fortuna di avere chi mi spesasse, come sicuramente è successo a te, visto la leggerezza con cui ti permetti di rivolgerti agli altri. Io al tuo posto cercherei di rispettare i tuoi interlocutori e le opinioni altrui, cosa che è chiaro tu non sei in grado di fare. In ogni caso non mi piace proprio come ti poni con chi non la pensa come la pensi tu. Per me i discorsi con te finiscono qui. Ti prego di fare lo stesso tu con me. Grazie...

 

Volentieri abbandonerò qualsiasi dialogo con te, ma non prima di averti risposto.

 

Prima di tutto mi dispiace molto che tu la prenda così male e, soprattutto, che tu arrivi a scomodare parole come "odio", ma pazienza. Trovo che la tua reazione sia esagerata, ma soprattutto trovo che tu, una volta ancora, non abbia letto attentamente: se lo avessi fatto avresti capito che io ho fatto una netta differenza tra due tipi di revisione. Uno, quello che aggiunge informazioni a discrezione del revisore (quello, per intenderci, che porta ad edizioni del Clavicembalo Ben Temperato piene di "Allegro con moto", legato, accelerando, ritardando, indicazioni metronomiche, indicazioni dinamiche ecc. ecc.): questo è il tipo di "revisione" che io trovo fuorviante. L'altro, invece, quello che si basa sullo studio delle fonti autografe e cerca attraverso quello studio di fornire al musicista un testo il più possibile conforme alla lettera dell'autore (devo aver usato proprio queste stesse parole).

 

Dici che "odi le persone che non sono umili". Bene, anche io. E ti dirò che non mi stanno simpatiche nemmeno quelle che affermano "ciò che dici è totalmente assurdo" senza aver capito quello che dico. Ma pazienza.

 

Io sono talmente umile nei confronti della musica da ricercare proprio le edizioni che mi riportano al testo così come è stato pensato dall'autore e lo studio tanto da perderci gli occhi, per capire cosa intendeva dirmi (e dire a chi avrebbe ascoltato la sua musica).

Sono così umile che ritengo che solo quel testo valga la pena di essere affrontato, letto, studiato e che il mio ruolo sia quello di mostrare a chi ascolta quanto sia bella la musica che dirigo, non quanto io sia bravo a dirigerla.

E sono così determinato nel perseguire io per primo questo obiettivo che non mi interessa leggere un testo al quale un altro interprete abbia aggiunto sue personali indicazioni: se voglio sapere cosa intende quell'interprete ascolto una sua esecuzione, ma se voglio studiare la musica di Beethoven, o di Mozart, o di Brahms ecc. voglio leggere solo quello che hanno scritto loro.

 

E qui veniamo al "settore lavorativo nato nonostante sia inutile". Io sono e sarò eternamente grato ai musicologi e agli studiosi che si preoccupano, da una quarantina d'anni a questa parte, di riportare all'origine i testi musicali sui quali studiamo. Si è iniziato con Bach, negli anni '70, si è proceduto velocemente con Mozart, con Beethoven, oggi abbiamo edizioni Urtext della musica di Schumann, di Brahms, di Chopin, di Haydn; perfino in ambito operistico si fanno passi da gigante e con Rossini prima, con Verdi poi, la musicologia è intervenuta e oggi disponiamo di (quasi) tutto Rossini in edizione critica e di molte opere di Verdi (la prima ad essere ripubblicata in edizione critica fu Rigoletto, nel 1983).

 

Abbiamo, grazie al lavoro di questi studiosi, la possibilità di conoscere la musica di questi Maestri per come è uscita dalle loro penne e, attraverso lo studio accurato delle fonti, disponiamo dei cosiddetti "apparati critici" che ci chiariscono il senso di un linguaggio compositivo, fin nei più piccoli dettagli. Questo tipo di revisione, la revisione critica, è di fondamentale importanza e io credo che l'umiltà sia proprio nel cercare di non avere filtri tra noi e i Maestri, la resa fedele della musica dei quali dovrebbe essere il primo e più importante obiettivo che un musicista persegue.

 

La realtà, al contrario di ciò che tu affermi, dimostra esattamente quello che io dico, se è vero, come è vero, che sempre più musicisti, sempre più orchestre, sempre più insegnanti nel conservatori abbandonano le edizioni tradizionali per utilizzare invece le edizioni critiche Urtext di cui sto parlando. Io non mi ritengo affatto un "padreterno", ma tu dovresti leggere con attenzione, perché non sono certo io che salto a giudizi avventati.

 

Chiudo con un particolare che credo calzi a pennello. Sto leggendo per motivi miei l'Otello di Shackespeare, in un'edizione tradotta, ovviamente, con testo a fronte. È incredibile: Shackespeare non scrive nulla, a parte il testo teatrale, e le uniche indicazioni che scrive sono entra, esce, nient'altro. Leggendo il testo si ha la possibilità di immaginare la scena, di immaginare le voci dei protagonisti e, studiando a fondo il teatro di Shakespeare (e la tradizione elisabettiana, ovviamente) conoscere il modo in cui quelle tragedie venivano rappresentate. Io non arrivo a tanto, perché me ne mancherebbe il tempo: mi "accontento" di leggere Shakespeare (quasi) come è uscito dalla sua penna. Vengo al punto: che vantaggio trarrei nel leggere Otello in un'edizione rivista, che so, da Albertazzi (ne dico uno a caso, nulla contro Albertazzi, ovviamente) che corredasse il testo con indicazioni tipo "Otello con voce roca si rivolge a Cassio e gli dice", oppure "Iago, esplodendo in un urlo tremendo", oppure "Desdemona, con sguardo mellifluo e voce soave". Sarebbe una versione "alla Albertazzi", ma se voglio sapere come A. intende Otello posso andare a teatro, mentre se voglio leggere Shackespeare preferisco leggere solo Shackespeare.

 

Spero di essere stato sufficientemente chiaro.

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Questo è ciò che mi hai scritto: una cattiveria ed offesa gratuita senza che io avessi detto o fatto nulla per scatenare una risposta del genere

 

A parte il fatto che se tu parli di "perdere tempo" forse non hai le idee ben chiare su cosa significhi studiare

 

> Prima di tutto mi dispiace molto che tu la prenda così male e, soprattutto, che tu arrivi a scomodare parole come "odio", ma pazienza. (Non so come si quota nuovamente).

 

Non fare la pecorella, e non provare a girare la frittata con me, fammi il piacere, abbi almeno la faccia di prenderti la responsabilità di ciò che scrivi e porta rispetto perché io e te non abbiamo mai mangiato nello stesso piatto, quindi prendiamoci le giuste distanze... Che ci siano le pecore che ti danno ragione su tutto anche quando assumi atteggiamenti da altezzoso che dovrebbero al contrario farti passare subito dalla parte del torto ma per strani motivi questa cosa qui dentro non accade, non mi pare una novità, ma le parole volano e gli scritti restano e ti ho quotato paro paro la frase che hai scritto che per i motivi che ho già ampiamente elencato non mi è piaciuta affatto. Penso che persone come te che dimostrano di essere così altezzose non facciano affatto bene ad un forum, comunque queste sono cose su cui ragionerà eventualmente l'amministratore ed i moderatori che pregherei di intervenire.

 

Continui a parlare dei revisori, o meglio, di quel tipo di revisori. Io continuo a dire che dovresti fare un discorso molto personale, e citare frasi riportando la dicitura "per me" perché così da come parli sembra che tua stia sparando delle verità assolute. Ritengo che le versioni che tu ripudi siano invece molto utili non solo a chi inizia a suonare ma anche a chi vuole confrontarsi con chi ha fatto degli studi approfonditi su un brano prima di far uscire la sua revisione. Ricerche che, mi ripeto, sono senza ombra di dubbio superiori a quelle che potresti fare te (non perché sei uno sprovveduto), soltanto perché i revisori hanno sicuramente più esperienza e certamente sono state persone molto ammanicate, come si dice qui a Roma, che potevano avere accesso praticamente a qualunque cosa dal momento che il tutto era giustificato dall'esigenza di far uscire un'edizione "revisionata".

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Questo è ciò che mi hai scritto: una cattiveria ed offesa gratuita senza che io avessi detto o fatto nulla per scatenare una risposta del genere

 

Certo, ma non mi riferivo senz'altro alle difficoltà di cui hai parlato e che non conoscevo e non riguardavano la mia considerazione. Non mi permetterei di parlare di cose che non conosco. Mi riferivo invece a questo:

 

Scendere così nei dettagli richiede molto tempo e questo sacrifica il repertorio. Penso che a meno di non dover fare dei concorsi o concerti, quando si studia, per non perdere giorni sani su questo genere di lettura, bisogna anche fidarsi delle note di un revisore. Se poi uno ha il tempo da perdere allora ok.

 

E ribadisco quello che ho detto. Se tu credi che scendere nei dettagli sia tempo perso forse non hai bene le idee chiare. Ma non lo dico solo io eh?! Poi tu odiami pure... ;)

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A me sembra che Lory abbia avuto una reazione esagerata, ci si riferisce a situazioni generali e mai personali. Io faccio usare sempre le edizioni più fedeli, con l'avevnto di internet molti allievi arrivano con le partiture più disparate...passiamo la lezione a correggere errori, probabilmente è più evidente il costo di un buon libro che la paga del maestro.

 

Detto molto serenamente e in amicizia...

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Da appassionato pianista (e non interprete :rolleyes: ) posso confermare che una versione diteggiata e rivista può essere un aiuto. Il topic però mi ha fatto riflettere molto, grazie all'autore del topic stesso, io ricorro a questo sistema perchè non ho altri mezzi:

- non ho la conoscenza

- non ho un maestro dal quale attingere

 

Se uno avesse i mezzi...sarebbe bello fare l'interprete..ohimè, sono solo un "pianista".

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Da appassionato pianista (e non interprete :rolleyes: ) posso confermare che una versione diteggiata e rivista può essere un aiuto. Il topic però mi ha fatto riflettere molto, grazie all'autore del topic stesso, io ricorro a questo sistema perchè non ho altri mezzi:

- non ho la conoscenza

- non ho un maestro dal quale attingere

 

Se uno avesse i mezzi...sarebbe bello fare l'interprete..ohimè, sono solo un "pianista".

 

Infatti! Mi pareva di averlo anche scritto:

Però naturalmente dipende dagli obiettivi che uno si pone: se uno suona per hobby va bene tutto, se uno vuol fare il musicista è un altro paio di maniche.

;)

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Io faccio usare sempre le edizioni più fedeli, con l'avvento di internet molti allievi arrivano con le partiture più disparate...passiamo la lezione a correggere errori, probabilmente è più evidente il costo di un buon libro che la paga del maestro.

 

Questa è una osservazione interessante... già la Dover aveva rimesso in giro, a prezzo economico, le ristampe della vecchia Bach-Ausgabe: ora la si trova tutta su IMSLP!

Ho il sospetto che le edizioni critiche avranno sempre più difficoltà in futuro. Ad esempio, le nuove edizioni critiche di Palestrina e Monteverdi stanno proseguendo, o si sono arenate definitivamente dopo i primi volumi?

 

A proposito, il "revisore virtuoso" di cui parla Carlos non è tanto il revisore: si preferisce definirlo curatore (l'Herausgeber tedesco, editor inglese), anche se la terminologia non è univoca.

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A proposito, il "revisore virtuoso" di cui parla Carlos non è tanto il revisore: si preferisce definirlo curatore (l'Herausgeber tedesco, editor inglese), anche se la terminologia non è univoca.

 

Verissimo: precisazione utile a chiarire molti malintesi.

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Ricerche che, mi ripeto, sono senza ombra di dubbio superiori a quelle che potresti fare te (non perché sei uno sprovveduto), soltanto perché i revisori hanno sicuramente più esperienza e certamente sono state persone molto ammanicate, come si dice qui a Roma, che potevano avere accesso praticamente a qualunque cosa dal momento che il tutto era giustificato dall'esigenza di far uscire un'edizione "revisionata".

 

Io ero convinto che bastasse la partitura, conoscere la prassi esecutiva e la composizione in generale. Per il '900, visto la corposità dell'aspetto Poeitico, forse c'è necessità di andare oltre alla partitura e i codici pesonali...ma i segni grafici usati dai compositori spesso sono anche troppi ...

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