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Piano Concerto - Forum pianoforte

Perché Chopin compose quasi esclusivamente per il pianoforte?


danielescarpetti
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Ciao Gilda, felice di conoscerti in questo forum!

Ho deciso di inserire questo topic all'interno di questa tua felice idea di aprire un forum su Chopin perché mi è sembrato veramente un peccato lasciar cadere una tua affermazione che hai fatto per sostenere la tua causa. Eccola: «Chopin è un grande...non è solo un grande compositore pianistico...ma è un grande compositore. Sono certa che se non fosse morto così giovane e non fosse stato così umile avrebbe composto anche opere e sinfonie.»

Ora, Gilda – certo che il tuo none o nik, fa pensare più a Verdi che a Chopin! - in attesa che eventualmente, se vorranno, altri ben più qualificati del sottoscritto possano dire la loro in merito, vorrei provare a dirti la mia.

Il discorso circa il cosa avrebbero composto i tanti grandi compositori morti molto prematuramente, è un po' una costante nella storia della musica. Un Schubert morto a soli 29 anni, dopo aver composto immensi capolavori, un Mozart a quasi 36, un Pergolesi a soli 26, ma anche lo stesso Beethoven morto a 56 – pensiamo che Cherubini morì a 83 anni – ma con ancora tante idee per la testa, a cominciare da una sua decima sinfonia, cosa avrebbero potuto darci ancora oltre a tutto quello che ci hanno lasciato? Ovviamente la domanda è retorica e non potrà mai avere una sua risposta ma, giustamente, a noi piace porcela.

Questa domanda vale anche per Chopin morto a soli 39 anni e che fu sicuramente «un grande compositore» - anzi un genio perché non dirlo apertamente – e non un solo «grande compositore pianistico», anche se per l'orchestra compose ben poco, e nulla per il teatro.

Nel caso di Chopin, senza peccare di presunzione e senza per questo sminuirne l'importanza e la grandezza, penso che una cosa però si possa dire con estrema sicurezza: avrebbe certamente fatto altre cose splendide per pianoforte ma non avrebbe mai fatto musica per solo orchestra - e neanche più per pianoforte e orchestra – e tanto meno per il teatro.

Perché Gilda sono sicuro di ciò? Perché Chopin, compose le sue uniche opere per pianoforte e orchestra fra il 1827 e il 1830 e, dunque, in età giovanile. Poi – a parte le Opus 3 e 65 per violoncello e pianoforte, i 17 canti Polacchi Opus 74, e altre cose di musica da camera, sempre presente comunque il pianoforte – tutto il resto fu per pianoforte.

A cosa fu dovuta questo suo atteggiamento assolutamente restio a comporre per orchestra, è una questione che rimane assai dibattuta. Tutte le ipotesi fatte trovano un loro fondamento e una loro validità. Qui voglio proporne due, sostanzialmente in antitesi, e che però, ciò nonostante, contengo indubbia verità.

La prima è quella di Claudio Capriola e Giorgio Dolza, coautori per l'Einaudi di un libretto, con tutte le opere di Chopin dal titolo: “Chopin. Signori il catalogo è questo”: «A noi sembra nel giusto chi ritiene che, soprattutto, il nostro musicista si fosse persuaso del fatto che il pianoforte, il solo pianoforte bastava a contenere l'intero suo universo sonoro, poetico ed espressivo».

La seconda è di Milan Kundera, grande scrittore Ceco, sia di romanzi che di saggi, nonché musicista e figlio di musicista: «Sarebbe interessante esaminare tutta la musica dell'Ottocento come un tentativo costante di superare la sua dicotomia strutturale. Vorrei citare, per esempio, quella che chiamerei la strategia Chopin. (...) Chopin rifugge dalla grande composizione, e scrive quasi esclusivamente brevi pezzi riuniti in raccolte. (...) (Le poche eccezioni confermano la regola: i suoi concerti per pianoforte e orchestra sono mediocri). Egli si è quindi mosso controcorrente, perché ai suoi tempi il criterio base per valutare l'importanza di un compositore era la creazione di una sinfonia, di un concerto, di un quartetto. Ma proprio sottraendosi a questo criterio Chopin ha creato un'opera che è forse l'unica della sua epoca a non essere invecchiata e che resterà viva nella sua integralità, quasi senza eccezione.»

Dal mio punto di vista, sono sostanzialmente d'accordo con entrambe queste affermazioni – tranne la parte finale di quella di Kundera, ma questo sarebbe tutto un altro discorso che ci porterebbe assai lontani da qui – perché, anche se so che dire ciò, può creare delle forte critiche, sono convinto che Chopin, nelle sue opere con orchestra sia stato sostanzialmente mediocre; e questo seppur i due concerti godano ancora oggi di grande popolarità presso il pubblico della musica classica.

Per inquadrare tutto ciò è necessario come sempre rivedere e contestualizzare la storia della musica di quel periodo e, quella sopratutto relativa, al concerto per pianoforte e alla musica solistica per pianoforte. E dunque, come sempre, farò un pistolotto lungo. :hot: Amen e scusatemi! :geek:

In realtà è - come per tutta la musica post-beethoveniana - necessario rifarsi a Beethoven e alla sua grandissima e, assolutamente ingombrante eredità.

Nell'ambito della storia del concerto per pianoforte e orchestra, con Beethoven si compì quella rivoluzione, già ben presente nel Quarto Opus 58 del rafforzamento dell’aspetto sinfonico da un lato e di quello solistico dall’altro, ricercandone un'ideale integrazione: il solista non si sovrappone più e accetta di essere trattato come una sezione dell’orchestra.

Dopo Beethoven, a cominciare dallo stesso Schubert che fu un compositore assolutamente poliedrico e geniale ma nel cui vastissimo catalogo pieno di ogni ben di Dio non risultano nessun concerto per strumento solista e orchestra? La risposta giusta la diede, secondo me, il musicologo Alfred Einstein: «Si potrebbe immaginare che sarebbe stato in grado di continuare a coltivare quel genere nel modo che l’aveva sentito Mozart, che tratta ancora il pianoforte come primis inter pares, in perfetto equilibrio con l’orchestra, senza rivestire nessuna funzione drammatica (…) ma dopo Beethoven i cui concerti erano già stati composti fin dal 1809 ciò non era più possibile. Dopo Beethoven, l’unica formula possibile era l’opposizione drammatica fra lo strumento solista e l’orchestra.»

Per Schubert, per la sua concezione musicale ancorata ancora sotto vari punti di vista alla fine del 700, sarebbe stato impossibile proseguire su quella strada.

Dopo Beethoven, i concerti i dei vari Craner, Moscheles, ecc. che calcarono lo stile salottiero fatto di partiture molto frivole e leggere allora tanto di moda, oggi sono sostanzialmente sconosciute.

Ma si può ben dire che anche grandi compositori come Chopin e Mendelssohn non seppero andare oltre a questi modelli tanto è vero che Robert Schumann, nella sua qualità di critico musicale – egli fu uno dei primi a ricoprire anche questo ruolo nell’ambito della storia della musica – non mancò di riprenderli duramente. Del secondo Concerto per pianoforte e orchestra dell’amico Felix Mendelssohn così scrisse: «Appartiene alle sue creazioni più leggere, composte in fretta, proprio come quelle che scrivevano i vecchi maestri quando si riposavano delle loro grandi creazioni.»

In realtà il problema ci fu anche per le Sonate e questo, proprio per la difficoltà a dire qualcosa di nuovo, dopo le ultime di Beethoven. Dopo i corpus piano-solistici beethoveniano e schubertiano, i compositori, si orientarono verso generi pianistici più brevi e ad unico movimento: studi, polacche mazurche, preludi etc.: lo stesso Chopin annoverò solo 3 sonate – di cui la 2 e la 3 sono capolavori assoluti – nel suo catalogo. L'unico compositore post-beethoveniano che compose 9 sonate fu Prokofiev.

Ciò detto rimane comunque il fatto che Chopin con il suo “solo” pianoforte fu il compositore capace di riassumere l'infinito, di esprimere il linguaggio del sentimento, di dar voce all'indicibile e questo, senza pretendere di descrivere e illustrare alcunché.

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Errata corrige:

Dopo Beethoven, a cominciare dallo stesso Schubert che fu un compositore assolutamente poliedrico e geniale ma nel cui vastissimo catalogo pieno di ogni ben di Dio non risultano nessun concerto per strumento solista e orchestra?

Questa parte del mio scritto va riscritta e intesa così:

Come mai dopo Beethoven, a cominciare dallo stesso Schubert, compositore assolutamente poliedrico e geniale, nel vastissimo catalogo, pieno di ogni ben di Dio, non risultano nessun concerto per strumento solista e orchestra?

 

Chiedo scusa!

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Basterebbe, forse, ricordare che il principale scopo per cui Chopin scriveva era didattico. E lui insegnava il pianoforte. ;)

 

 

Sì, certo anche questo può essere un motivo!

Ma di per sé non spiega perché, nonostante la ripetuta 'insistenza di suo padre, Nicolas, che lo invitò a terminare un concerto per pianoforte e orchestra, iniziato nel 1831, egli abbia abbandonato questo progetto, rielaborandolo nel 1841, per solo pianoforte e chiamandolo Allegro de concert Opus 46.

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Il padre Nicolas voleva che scrivesse opere , il suo maestro Elsner voleva che scrivesse opere e lo esortava a farlo presto dicendogli che questa era la sua natura. Era convinto che il suo genio lo avrebbe portato a questo. In una lettera presero una seria discussione sull'argomento. Elsner quasi si irritava nel vedere la ritrosia di Chopin a comporre opere. Lui rispose con una lettera piena di grande umiltà...disarmante la sua umiltà...non voleva scrivere opere perchè non si sentiva pronto e diceva che prima di farlo doveva studiare molto e comporre molto e che certe cose si devono fare dopo molta esperienza e cominciò a portare a Elsner molti esempi. Era quasi irritato dell'insistenza del suo maestro e lo mise a tacere dicendogli che per il momento si sarebbe concentrato solo sul pianoforte.Però non disse che non avrebbe mai composto opere....Un mio pensiero ( però tutto mio ) mi fa pensare e forse sperare che il suo grande amore per il " bel canto " , per l'opera , l'avrebbe forse un giorno ( ovviamente se non fosse morto così presto) spinto a cimentarsi anche in questo? ....chissà !! Non lo sapremo mai, come dici tu...forse in quel momento , in quell'epoca , il pianoforte aveva ancora molto da dire e forse era la forma che conveniva meglio al sentimento,pensiero, idea di Chopin...a lui la geniale percezione della potenza futura pianistica ancora da scoprire.Comunque per quanto riguarda l'Arte e il genio di Chopin concordo con il pensiero di Liszt e cioè che l'arte non esiste per mettere in opera le sue risorse in quanto risorse, per far valere le sue forme in quanto forme, è evidente che l'artista non ha ragione di servirsene se non quando quelle forme e quelle risorse sono utili o necessarie all'espressione del suo pensiero e del suo sentimento. Per poco che la natura del suo genio e quella dei soggetti da scegliere non esigano quelle forme, non abbiano necessità di quelle risorse, egli le lascia da parte come lascia risposare il flauto e il clarinetto-basso, la grancassa o la viola d'amore quando non sa che farsene. Non è certo l'impiego di certi effetti più difficili a raggiungersi di altri che attesta il genio dell'artista. Il suo genio si rivela nel sentimento che lo fa cantare; si misura dalla sua nobiltà, si attesta definitivamente in una unione fra sentimento e forma, in modo tale che non si possa immaginare l'una senza l'altra. Difficilmente un'altro compositore in possesso di così alte facoltà armoniche e melodiche come Chopin avrebbe resististo a comporre per orchestra e a Chopin è nuociuto questo, all'importanza della sua fama ...ma io lo ammiro ancora di più e lo scopro ancora più " Artista" per quell'unica preoccupazione del "bello per se stesso" che lo faceva disdegnare il considerare compositori degni di grande nome solo quelli che hanno lasciato per lo meno una mezza dozzina di opere, sinfonie, questo modo comune di valutare il "genio" , (che per essenza è una qualità) dalla quantità e dalle dimensioni delle opere. Da quello che ho potuto capire su Chopin leggendo Chopin è che lui fuggiva da tutto questo, cercava qualcosa di molto più profondo. I suoi ideali erano diversi...Mi ha colpito molto una sua affermazione, una sua frase detta a una sua allieva ( M.me Streicher) : "- ....Il traguardo finale è la semplicità.Dopo aver dato fondo a tutte le difficoltà, dopo aver suonato una quantità immensa di note e note, ciò che emerge come l'ultimo suggello dell'arte è la semplicità con tutto il suo fascino. Chi voglia arrivarci subito non ci arriverà mai; non si può cominciare dalla fine. Per raggiungere questo traguardo bisogna avere studiato molto, addirittura immensamente; non è cosa facile. ( F.Chopin) ".

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  • Un'altra considerazione che mi sono dimenticata di dire é rispondere alle considerazioni di M.Kundera (scrittore ceco) riguardo ai concerti mediocri di Chopin. Forse perchè è uno scrittore e non un musicista che li considera tali? io ho altre fonti ...forse un pò più attendibili di questo Kundera. Riporto una critica di Liszt riguardo a questo argomento: "........citeremo l'Adagio del secondo concerto, per il quale egli ( Chopin ) aveva una spiccata predilezione e che si compiaceva di ripetere con frequenza. I disegni accessori appartengono alla più bella maniera dell'autore, la frase principale è di una ampiezza mirabile; essa si alterna con un recitativo che propone il tono minore e ne è come l'antistrofe. tutto questo pezzo è di una perfezione ideale. Il suo sentimento, ora radioso e ora pieno di compassione, fa pensare a un magnifico paesaggio inondato di luce, a qualche fortunata valle di Temple, che sarebbe stata fissata per essere il luogo di un racconto doloroso, di una scena straziante. Sidirebbe una sventura irreparabile che colga il cuore umano di fronte a un' incomparabile splendore della natura. Questo contrasto è sostenuto da una fusione di toni, da una trasmutazione di tinte attenuate, le quali fanno sì che nulla di contrastante o di aspro venga a far dissonanza con l'impressione commovente che quel contrasto ha prodotto, e che rende malinconica la gioia e nel medesimo tempo rasserena il dolore......(.Liszt)

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Vi suggerisco caldamente la lettura di un libro interessantissimo, uscito non molto tempo fa, ovvero Chopin visto dai suoi allievi, di Jean-Jacques Eigeldinger, edito da Astrolabio. Un testo fondamentale per capire molti aspetti della poetica di Chopin e molte delle ragioni di cui state discutendo.

http://www.lafeltrinelli.it/products/9788834015834/Chopin_visto_dai_suoi_allievi/Jean-Jaques_Eigeldinger.html

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Non è il caso di chiedersi anche come visse Chopin il suo periodo storico/sociale/etetico secondo il quale vedeva il pf come strumento emergente?

 

In fin dei conti lui fu un grande ricercatore, e la ricerca porta via tempo :)

 

Inoltre lui frequentava i salotti, difficile vederci una grande orchestra...non trovate?

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Inoltre lui frequentava i salotti, difficile vederci una grande orchestra...non trovate?

 

Esatto, e il passo successivo dovrebbe essere chiedersi perché frequentava i salotti e non le grandi sale da concerto? Anche Liszt, ad esempio, frequentava i salotti, e anche Schubert, ma entrambi hanno scritto pagine sinfoniche meravigliose... quindi, qual era la ragione di Chopin?

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azzardo ... per quanto si può ...

come già anticipato Chopin scriveva a fini didattici, ma secondo me ha scritto quasi tutto solo per pianoforte perchè voleva così lui e basta.

A Chopin non interessava l'orchestra, infatti nelle poche cose con scritte il pianoforte è dominante e l'orchestra accompagna.

Raggiungiamo il massimo della sottomissione dell'orchestra con l'andante spianato dove l'orchestra potrebbe benissimo essere 'ad libitum'

 

Leggendo quello che c'è su Chopin traspare una persona che non amava la folla e forse, dico forse, i salotti erano più consoni al suo carattere e quindi la musica per pianoforte solo era più adatta

e gestibile e forse gli faceva guadagnare qualcosa in più.

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Leggendo quello che c'è su Chopin traspare una persona che non amava la folla e forse, dico forse, i salotti erano più consoni al suo carattere e quindi la musica per pianoforte solo era più adatta (...)

 

Esattamente! ^_^ Chopin detestava il concerto pubblico anche e soprattutto perché era estremamente timido, a differenza del suo coevo Liszt (reale inventore del recital). Chopin preferiva ambienti raccolti e, oltre al fatto che la maggior parte dei pezzi che ha scritto aveva una finalità didattica, preferiva senza dubbio un pubblico ridotto. Andrebbe ricordato che lui stesso ha realizzato le due splendide versioni per quintetto con pianoforte dei suoi due Concerti per pf. e orchestra, proprio per poterli eseguire in ambiente più raccolto.

 

Chopin si considerava, a parte tutto, un insegnante di pianoforte (questo emerge nel libro di cui parlavo sopra, Chopin visto dai suoi allievi) e non si è mai considerato un concertista (tanto che, come è risaputo, molti dei suoi Studi li ha scritti per sé). In aggiunta a questo, evidentemente, non ha mai ritenuto di dover approfondire la scrittura sinfonica, né, tra l'altro, la sua scrittura pianistica lascia trasparire niente in questo senso, cosa che invece non è possibile affermare dei suoi illustri colleghi, vedi Schumann, Mendelssohn, Liszt, più tardi Brahms, ovvero tutti comporitori la cui scrittura per pianoforte, poco o tanto, lasciava intravedere uno "sconfinamento" (sia detto in termini assolutamente positivi, ben chiaro) verso il linguaggio orchestrale. Non a caso, Chopin è forse l'unico compositore la cui musica per pianoforte sia praticamente impossibile da orchestrare.

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"Sono certa che se non fosse morto così giovane e non fosse stato così umile avrebbe composto anche opere e sinfonie.»"

 

Chopin era un compositore eclettico...anche se avesse campato 80 anni non avrebbe composto per orchestra. Anche se poi con l'età possono cambiare tante cose e alla fine trovi ad esempio Stravinsky che si misurerà con la dodecafonia ;)

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@Carlos

 

Mi permetto di dissentire, per lo meno per ciò che concerne l'ambito artistico... Chopin più che essere timido, era molto insicuro, si evince chiaramente dai molti dei suoi quaderni, nei quali si racconta di come fosse sempre titubante sul successo che avrebbero riscosso molti dei suoi brani paragonati a quelli dei suoi colleghi compositori del tempo.

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  • 6 months later...

Il pensiero di un musicista come Messiaen:

 

 

 

«Io amo Chopin, tanto come compositore-pianista quanto come colorista, perché per me è un grandissimo colorista. Perché ha scritto solo per pianoforte, doveva proprio rinchiudersi in una piccola scatola?»…

 

[sAMUEL, C. (1998), cit., p. 191]

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