pianistamaggiorenneDi38 Postato Marzo 12, 2013 Report Share Postato Marzo 12, 2013 grande questo studio.....consigli per la diteggiatura: arpeggio di dom7 con la nona, nella battuta 5, la diteggiatura 2-1-4-2-5-1-3-2 mi sembra un casino (pollice su tasti neri quando forse si potrebbe evitare?), io ho scelto 2-1-4-2-5-2-4-1, che ne dite? immagine e audio allegati (non sono io a suonare) 94---.mp3 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianistamaggiorenneDi38 Postato Marzo 12, 2013 Autore Report Share Postato Marzo 12, 2013 ah, l'audio non ha diritti d'autore, e' liberamente scaricabile da http://www.carlczerny.blogspot.co.uk/ Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
thesimon Postato Marzo 12, 2013 Report Share Postato Marzo 12, 2013 Penso che dovresti cominciarti ad abituare a mettere il pollice sui tasti neri. Guarda lo studio op. 10 n. 5 di Chopin... Tanto per darti un'idea. 3 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
ttw Postato Marzo 12, 2013 Report Share Postato Marzo 12, 2013 Suona gli accordi in modo completo, vedrai che la diteggiatura più naturale è quella indicata Prima frase mano dx: - Prime 5 note, do# minore...meglio di così si muore - Idem per sesta, settima, ottava e nona nota ...stesso accordo, altra posizione, diteggiatura indicata perfetta compreso 525 della seconda battuta con 2 che fa da perno Alla mano sinistra potresti mettere 4 sul do#, dovrai però poi gestire la prima nota di battuta 4, dove la miglior soluzione è 4 su re 2 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianistamaggiorenneDi38 Postato Marzo 13, 2013 Autore Report Share Postato Marzo 13, 2013 grazie ragazzi,entrambi i discorsi che avete fatto non fanno una piega, ottimi consigli. Provvedero' ad abituarmi con il pollice sui neri......stranamente mi viene piu' naturale con la mia 'diteggiatura' che con quella indicata, il che significa diverse cose: non ho praticato abbastanza arpeggi, a parte quelli minori e maggiori, e nemmeno tanto.... ho speso troppo tempo ad 'andare a cul0' quando facevo gli esercizi di armonia, con il risultato che la mia diteggiatura 'innaturale' ora mi risulta 'naturale' ma non viceversa. Penso che non ci mettero' molto ad ovviare a questo problema se mi do' un po' da fare su di esso, se potete indicarmi altri studietti con arpeggi ,fate pure ( ma non quelli di Chopin , sono un po' troppo impegnativi e inoltre l'armonia del periodo romantico ancora non la capisco molto bene, apriro' un'altra post al proposito) penso mi mettero' anche sul Solfeggietto di CPE Bach.....se ne potete indicare di altri simili del periodo barocco/ classico, fatemi sapere grazie a tutti ! Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
ttw Postato Marzo 13, 2013 Report Share Postato Marzo 13, 2013 Mannino ha scritto un metodo per gli arpeggi. 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Ludovica Postato Marzo 10, 2016 Report Share Postato Marzo 10, 2016 Se non erro anche in fondo all'hanon vengono proposti arpeggi. Sicuramente come dice ttw il Mannino è completo. Non dimentichiamoci del repertorio Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
maquieto Postato Gennaio 21, 2017 Report Share Postato Gennaio 21, 2017 Anche se trovi gli studi di Chopin un poco difficili a mio parere è sempre meglio studiare un tipo di tecnica ( ad esempio l'arpeggio ) integrando con un brano che contenga arpeggi e studi nello stesso genere. In questo modo si impara la tecnica in senso di "palestra " ma la si applica anche in senso musicale espressivo. Magari anche lentamente ma per gli arpeggio l'op 10 n 1 di Chopin io lo farei. È semplicemente grandioso. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
francescochopin90 Postato Marzo 13, 2017 Report Share Postato Marzo 13, 2017 La diteggiatura fa parte dell'arte della musica e denota l'idea che hai di un passaggio. Una cosa che critico del modo in cui vengono insegnati scale e arpeggi è che si insegna UN solo modo per eseguirlo, quando si potrebbero usare svariate diteggiatura, ognuna diversa a livello artistico. Immaginiamo un arpeggio di do diesis su due ottava. Il pollice si trova nel momento di maggior enfasi nel respiro musicale. Quindi posso metterlo sul do diesis o sul mi (diesis o naturale cHe sia), a seconda di cosa tu voglia comunicare 2 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
antares86 Postato Marzo 13, 2017 Report Share Postato Marzo 13, 2017 Non potrei essere più d'accordo con Francesco! 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
maquieto Postato Marzo 13, 2017 Report Share Postato Marzo 13, 2017 Si giustissimo. Molta limitazione nella miscellanea dell'intendere le cose. Non si aprono porte ma in genere si cerca di far entrare un allievo in una stanza dove dovrà restare per sempre...questo è molto limitativo. 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
francescochopin90 Postato Marzo 14, 2017 Report Share Postato Marzo 14, 2017 Il conservatorio forma dei pianisti molto chiusi mentalmente, considerando ovviamente le dovute eccezioni. Parlando con una pianista, era scandalizzata di come vedeva gli allievi organisti approcciarsi allo strumento, delle diteggiature strane, di alcune "libertà" che si prendono, in contrasto con il rigore quasi scientifico che viene tramandato ai pianisti. Le ho risposto: 《Abbiamo molto da imparare da loro》. E poi ragioniamo troppo "di dita" senza considerare il gesto pianistico che coinvolge tutto il corpo, in particolare quando ci approcciamo alle scale. Oppure quando ci troviamo di fronte alla polifonia e al contrappunto: per rispettare col massimi rigore le durate dei suoni, vedo fare delle "contorsioni" e delle acrobazie degne di un atleta, che vanno però in contrasto con l'idea musicale e il gesto pianistico. Esiste una differenza fra i dattilografi e i pianisti. Scusate il mio spirito ribelle 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
antares86 Postato Marzo 14, 2017 Report Share Postato Marzo 14, 2017 Ok Francesco...Io ti adoro 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
francescochopin90 Postato Marzo 14, 2017 Report Share Postato Marzo 14, 2017 Antares86 non esagerare ahahahahahah Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
maquieto Postato Marzo 15, 2017 Report Share Postato Marzo 15, 2017 Be allora mi accodo...ben detto. Su Bach io ci tengo molto alle note tenute e se studi con certi criteri tutto corre anche in scioltezza. Ci sono scelte da fare comunque. Se una nota comporta innaturalità, va risolta in altro modo. In accordo pieno. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
francescochopin90 Postato Marzo 15, 2017 Report Share Postato Marzo 15, 2017 Su Bach spesso risolvo i problemi di naturalezza giocando sul fraseggio: per esempio separare le note "distanti". Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
antares86 Postato Marzo 15, 2017 Report Share Postato Marzo 15, 2017 Sempre più d'accordo con Francesco... E anche una prassi violistica, articolazione sciolta sulle note per salto, poi agofica e articolazioni sono basilari, soprattutto per me al cembalo. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
francescochopin90 Postato Marzo 15, 2017 Report Share Postato Marzo 15, 2017 Importante è anche "interpretare" il fraseggio scritto. Faccio un esempio. Mozart spesso segna lui stesso delle articolazioni a 4 a 4 per esempio. Un purista potrebbe venirmi a dire che ogni 4 note devo alzare la mano o per lo meno creare una cesura. Ed ecco che interviene l'interpretazione. Quella legatura scritta fa parte di un linguaggio non pianistico, ma attinente agli strumenti ad arco: un violino ogni 4 note cambierebbe l'arcata e, non per questo, creerebbe cesura ogni 4 note. Idem per il pianista. Allora qual è la nostra arcata? Secondo un pensiero mio personale è il pedale di risonanza: una spennellata non sul battere, ma al centro della cellula, trasmette l'idea del respiro, senza per questo dover sporcare o suonare Mozart come se fosse Chopin. Idem per Bach, Scarlatti, Haydn. Altro modo per cambiare arcata al pianoforte è il passaggio del pollice. Immaginiamo un passaggio tipo MI FA SOL FA MI RE DO. Possiamo realizzarlo con la diteggiatura 3 4 5 4 3 2 1 oppure 1 2 3 2 1 2 1. Cosa cambia? In quante parti divide il gesto, al pari dell'arcata del violino, a prescindere dal legato, dal "mal legato", dallo staccato. Uso il pedale con la dovuta parsimonia ma in accordo alla diteggiatura scelta e il gioco è fatto. 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
maquieto Postato Aprile 8, 2017 Report Share Postato Aprile 8, 2017 Si, non fa una grinza...infatti dipende da cosa vuoi dire e da come tu voglia dirlo. Le due diteggiature che porti in esempio lo chiariscono bene; una è più sciolta e la seconda più meccanico/riflessiva per così dire, il 2 1 2 1 presuppone come una pausa di riflessione o un voler "stringere" psicologicamente e meccanicamente sul finire della frase; più sciolta e lineare invece la 3 4 5 4 3 2 1. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
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