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Piano Concerto - Forum pianoforte

«il compositore dovrebbe trattenere il suo estro e seguire la natura»


Barbara
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Gentile Thallo, mi pare di aver avuto il massimo rispetto e il miglior comportamento nei confronti di tutti. Ho espresso giudizi di valore (e come sarebbe possibile non esprimerne?) riguardo a materia artistica o di pensiero. Ma non mi sono mai sognato di pensare di esprimere giudizi di merito nei confronti delle persone. Luca Cavaliere mi definisce fanatico per estensione, visto che ho condiviso l'opinione di Savinio sulla musica di Bach; stabilisce che ho un'età mentale preadolescenziale; e conclude affermando che il "magnifico libro che Otello ha citato" gli ha fatto venire in mente il giudizio sintetico di Fantozzi. Chi offende chi, allora? Sarò libero di pensare come credo o devo renderne conto a qualcuno degli iscritti? Ho chiesto a qualcuno di condividere le mie opinioni? Ho controbattuto nei confronti di chicchessia asserendo che quegli argomenti mi facevano far fatica a trattenere il sangue freddo? Insomma, questa faccenda mi pare veramente una cosa fantozziana.

Cordiali saluti.

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La questione, dal mio punto di vista, è semplicemente una: su un forum non si dovrebbe scrivere come su un diario personale, ma si dovrebbe conversare con altri. Non è lo speaker's corner, dove a turno diciamo una cosa, è piuttosto una chat allargata e tematizzata. Anche per questo io stesso ti ho chiesto più volte di argomentare alcuni tuoi messaggi, perché avevo voglia di conversare, di discutere su dei temi, non di leggerti e basta.

Ecco, qui nessuno è venuto a fare la lectio magistralis a nessun altro. Personalmente non apprezzo gli ipse dixit e preferisco che anche alle offese si controbatta con argomenti.

Sulle offese: ognuno ha una propria diversa sensibilità. Io, pur rileggendo il messaggio di Luca, non trovo nulla di offensivo nei tuoi confronti. Trovo un giudizio nei confronti di Savinio, anzi, trovo un giudizio nei confronti di una frase citata di un libro di Savinio. Dal mio punto di vista, dire "sei stupido" o dire "hai detto una stupidaggine" è diverso. Tutti diciamo stupidaggini. Anche Savinio.

Ma, e qui sta il bello del forum, tu hai l'occasione di perorare qualsiasi causa vuoi. Perorare una causa non è rendere conto agli iscritti di come la pensi. Significa, a volte, degnare gli altri di attenzione, passare da battista (la voce che grida nel deserto...) ad evangelizzatore, come minimo. L'ideale sarebbe il dialogante, che non considera necessariamente buona la propria novella...

 

In sostanza, a mio giudizio Savinio dice delle boiate, ed in stile altisonante. Allo stesso modo in cui tu puoi citarle io posso denunciarne l'assurdità. E tu puoi controbattere (sull'argomento, non sulla persona). I forum funzionano così.

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Premetto che conosco Savinio come pseudonimo del fratello del pittore De Chirico, so che fu un compositore – ma non ho mai avuto occasione di ascoltare la sua musica – ma non sapevo che fosse anche un critico musicale. Il mio scrivere dunque si basa unicamente su quanto qui riportato da Otello e su quanto ho appreso, leggendo su di lui, in un'enciclopedia della musica che, per altro, ha confermato quello che era stata la mia prima impressione nel leggere le frasi qui riportate.

Dal mio punto di vista l'errore che accomuna entrambi i contendenti è la mancata contestualizzazione del pensiero di Savinio; questo porta da una parte Otello ad accettare acriticamente quanto da lui scritto e, dall'altra, Claudio e Luca, a criticarlo aspramente senza alcuna condizionale a suo favore.

Gli scritti qui riportati risalgono al 1941 e risentono di quel clima di cui ho già largamente parlato ne “Il primato della musica”: da una parte quelli che cercarono di demolire il mito e il primato che Beethoven detenne fin dal Romanticismo nell'ambito della musica, portando in primo piano le figure di Mozart e Bach e dall'altra quelli che si schierarono a difesa e a favore del genio di Bonn.

Savinio distinse, estraggo dall'enciclopedia della musica: « la musica prima e dopo Beethoven, tolemaica l'una e copernicana l'altra, diceva questa ancorata a codici e condizionamenti, questa assolutamente libera di esprimersi ».

Se sicuramente gli aggettivi usati da Savino, oggi come oggi, ai nostri orecchi possono sembrare assurdi, è altrettanto vero che nella sua affermazione c'è anche una indiscutibile verità: la storia della musica si può dividere in prima di Beethoven e in dopo Beethoven o, più esattamente come afferma il maestro Sciarrino: « Dobbiamo affermare che Beethoven fa da spartiacque. Dopo di lui la musica tende a uscire dal tempo e a svolgersi in un campo sonoro.

Il concetto di campo dice subito che siamo passati da criteri organizzativi di tipo acustico a criteri di tipo visivo e spaziale.».

Ma non solo! Come afferma il musicologo Eduardo Rescigno: «La coscienza moderna impone ad ogni musicista, da Beethoven in poi, delle continue e travagliate scelte creative, nel senso che ogni composizione si costituisce ad esito individualizzato, diverso dalle precedenti opere dello stesso genere (siano Sinfonie o Concerti, siano Sonate o lavori cameristici e perfino opere teatrali): diviene cioè irripetibile. Quanto questo comportamento e destino sia strettamente collegato a quell'individualismo che è cardine fondamentale, portante, della concezione romantica è ben evidente: tuttavia, a ben vedere, è fenomeno prefigurato nettamente negli ultimi musicisti classici. »

E vorrei vedere che non fosse così! Pensiamo alle ultime tre sinfonie di Mozart o alle grandi opere dapontiane, e al splendido “Die Zauberflöte”, o alle magnifiche sinfonie londinesi di Haydn, i suoi ultimi quartetti e ai suoi oratori finali.

Dunque il ragionamento di Savinio, aldilà degli aggettivi, non è poi così lontano da tutto ciò.

Discutibilissimo e assolutamente non condivisibile è quanto Savinio affermò su Bach. Sono sicuro che anche a quei tempi molti non furono con lui d'accordo ma, allora poteva essere lecito parlare in questi termini. Il discorso Vivaldi si fa poi più nebbioso in quanto, come ben si sa, del prete rosso, fino ad alcuni decenni fa, non si conoscevano che i suoi concerti, ignorando tutto il suo repertorio operistico e sacro. Non comprendo – limite mio sicuramente – i suoi giudizi sul resto dei compositori...ma non me ne rammarico molto.

Mentre invece mi trovo sostanzialmente d'accordo con quanto scritto su Beethoven e, francamente, non capisco perché tu, Luca, scrivi « Qui mi pare siamo vicini al fanatismo ». Savinio parla di Beethoven in termini di grandissimo e di Uomo che è quello che in sostanza si sostiene ancora oggi. Vedi Trias, a tal proposito, ne parlavamo sempre nel “primato”, vedi tanti discorsi che ci siamo fatti fra noi. Il modo di esprimersi di Savinio – ripeto – può essere datato, ma in questa parte non c'è fanatismo, c'è invece una constatazione che continua, seppur descritta in altra maniera, ad essere una costante dei giorni nostri.

Ma infine è a Otello che voglio rivolgermi per ritornare, finalmente, a quello che è il tema lanciato da Barbara.

Otello, penso che anche tu converrai con me ora, che se Beethoven avesse dato retta ad Haydn, non avrebbe composto solo musica sacra ma, quartetti, sinfonie, sonate – come del resto fece – senza stravolgere troppo le regole date, la forma – sonata, e seguendo il dettato di natura.

Quanto a Haydn, se ho ben capito Savinio non ne parla visto che tu affermi:« nonché Haydn, per forza di cose - nota di Otello ».

Non so in che rapporti sei tu con questo compositore ma, la realtà è che di Haydn, dalla data della sua morte nel 1809 fin circa al 1950 si ebbe un'immagine che lo dipinse come un compositore degno di nota e rispetto ma assolutamente poco stimolante.

I motivi sono diversi, a cominciare dal fatto che ebbe la sfortuna di incontrare nel suo percorso vitale, prima un Mozart e poi un Beethoven. Ma non ci fu solo quello!

Quello che però voglio qui rimarcare è il mio invito ad approfondirlo come merita.

Certo resta il fatto che se non ci fosse stato Haydn, Beethoven sarebbe stato un altro compositore!

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Daniele,

tu porti un sacco di stimoli e risponderti "velocemente" è sempre un po' brutto.

Dapprima le espressioni di Thallo a proposito delle sentenze di Savinio («un po’ “forte”», «vaga e non argomentata», e poi «boiate») mi hanno fatto sentire in compagnia, ora (sulle stesse) leggo la tua frase: «Discutibilissimo e assolutamente non condivisibile» . . . e mi sento sempre più in compagnia!

 

 

Vuoi sapere perchè mi pare che rasenti il fanatismo il confronto che Savinio stabilisce tra Beethoven e gli altri compositori?

 

Perchè in un tale giudizio sento un pericolo, una "tentazione", che seduce anche me.

Anche a me è capitato di pensarlo. (Se dovessi tenermi un solo compositore, non avrei dubbi: Beethoven).

Ma un conto è un pensiero 'che giunge', un altro conto è scriverlo, svilupparlo, teorizzarlo (e pubblicarlo!)

 

Per pensare che solo Beethoven «Lui solo, Beethoven, non ci costringe a mutarci, a deformarci, a diminuirci» e per pensare che solo la sua sia «Musica di uomo» « l'elevazione elevatissima della voce umana», per pensare cose di questo tipo dovrei turarmi le orecchie e non tener conto del bene ricevuto da innumerevoli opere – enormi e piccine – di molti altri compositori, prima e dopo di lui.

No, non riesco a contestualizzare tali giudizi.

Da un intellettuale mi aspetto qualcosa di più: che alzi ed allarghi il proprio sguardo. Anche al di là delle 'menate' della propria epoca.

 

Ciao

Luca

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La cosa che mi dispiace di più è che ho il timore che Otello abbia abbandonato la compagnia e mi piacerebbe tanto non fosse così.

Tu Luca vedi il fanatismo in quella frase: sicuramente così impostata è indubbiamente molto forte.

Però c'è un'altra frase che avrei voluto chiedere ad Otello come interpretarla ed è questa: « Mozart ci costringe con nostro grave disappunto a farci piccoli piccoli e innocenti. »

Vorrei dunque chiederlo a te, a Claudio o a chiunque abbia voglia di rispondermi a questa domanda.

Dal mio punto di vista potrei leggerla con due chiavi di lettura sostanzialmente contrapposte: la prima è che ci costringe con la sua musica a retrocedere ad uno stato infantile – e in questo caso sarebbe una chiave di lettura negativa o, almeno tale la percepisco – e se è così, mi domando: perché? in che senso?

Oppure piccolissimi e innocenti per la sua grandezza nei nostri confronti di uomini normali e, se fosse questa la chiave di lettura giusta, qui rasenteremmo veramente il fanatismo.

Oppure......??????

Però Otello ha detto che Savinio considerò Bach e Mozart i più grandi dell'età “tolemaica”... e dunque??

Ditemi voi, se vi va!

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Mozart come eterno fanciullo è un'altra mezza mitologia romantica, che, ahimé, ha influenzato non poco la fruizione e la prassi esecutiva ... magari Savinio voleva dire "anche" altre cose, ma a pensar male, e quindi a pensare che Savinio vivesse Mozart come leggero e fanciullesco, ci si potrebbe anche azzeccare...

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Caspita, potrebbe essere veramente così Claudio!

Non ci avevo pensato, sarà perché ho sempre trovato abominevole l'immagine che fu costruita e che molti ancora hanno su Mozart: quella di un ragazzo molto leggero, disinteressato, burlone, fanciullesco, seppur assolutamente geniale.

Shame%20On%20You.gif Bisogna però dire che, anche in questo caso, come in quello di Beethoven: alla costruzione di questa immagine romantica contribuì, in una qualche misura, lo stesso Mozart: penso alle famose lettere alla cugina e alla sua vita assolutamente libertina.

Questo falsa mitologia fu poi riproposta ancora nel 1984 – dunque in tempi ben lontani dal Romanticismo – quando il regista Milos Forman fece il celeberrimo e assolutamente sopravvalutato film su Mozart dal titolo “Amadeus” tratto da un testo teatrale di Peter Shaffer che, a sua volta, lo trasse da un racconto di Puskin che si ispirò a sua volta alla biografia mozartiana di Stendhal. Il film registrò un grande successo di pubblico e vinse 8 premi Oscar e se ebbe il merito di far amare a tanti neofiti la musica del salisburghese, questo risultato fu però ottenuto raccontando due macro-falsità, e tante micro-falsità sulla vita e la personalità di Mozart: oltre a rinnovare l’immagine di un Mozart, musicista si geniale ma infantile, disimpegnato, burlone, con una risata da deficiente, si attribuisce al povero Antonio Salieri la causa della prematura morte di Amadé! :startle::roadrage:

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