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Piano Concerto - Forum pianoforte

Genio e metafore divine


danielescarpetti
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Scusa Daniele,

 

una cosa non ho capito nel tuo chiarire la metafora di Hans Von Bülow (quello che pensava lui non è che mi interessi molto) ma . . . tu?

 

senti che Bach con la sua musica parlasse direttamente con Dio? e un po' meno agli uomini?

(a prescindere dal fatto che ci scrivesse sotto "Soli Deo Gloria") (Luca)

 

 

Penso che la tua domanda, aldilà di quello che poi sarà la mia risposta, meriti una riflessione di più ampio respiro.

In realtà la questione si inquadra ancora una volta in quello spartiacque che nell'ambito della musica fu la figura di Beethoven.

Beethoven fu infatti il primo compositore che dietro la legittimazione di un neologismo di quei tempi: Genio, proveniente dalla “Critica del giudizio” di Immanuel Kant, ebbe la piena coscienza di comporre musica non solo per il suo presente ma per le generazioni future e, fu attraverso questa convinzione che lui parlò all'Uomo. Bach, Mozart pur avendo la consapevolezza della loro grandezza non ebbero la consapevolezza del loro essere Geni e furono convinti che, come per tutti i compositori del loro passato, la loro musica sarebbe andata nel dimenticatoio o tuttalpiù sarebbe servita come studio per specialisti gelle generazioni a venire.

Quando Bach compose tutta la sua immensa mole di musica sacra lo fece esclusivamente per quei suoi “signori” di cui fu alle dipendenze e per quanti seguivano le messe in cui questa musica veniva eseguita. Lui, uomo di profonda fede luterana, certamente pensò solo, con la sua musica, di cantare e lodare Dio e con esso di rapportarsi direttamente. C'è poi, nella sterminata produzione bachiana quell'himalayana parte di musica speculativa: “Il clavicembalo ben temperato” “Variazioni Goldberg” “Offerta musicale” “Arte della fuga” - solo per citarne alcune fra le più immense – in cui, come afferma il filosofo spagnolo Eugenio Trias: « In esse, la musica e la teologia ruotano intorno ai grandi interrogativi sull'Uomo, l'Universo e Dio. ».

Ritorno a Beethoven e precisamente all'Eroica, sinfonia che tu ed io abbiamo ampiamente in altre sedi discusso. Ci si è domandati spesso dietro a questa Sinfonia che uomo ci fosse: Napoleone? Prometeo? E se invece avesse ragione Trias: « Che sia, allora, L'Uomo, l'Uomo enfatizzato e con la U maiuscola il vero soggetto di questo dramma eroico? L'Uomo nella sua forma ideale (in lotta con sé stesso e con il suo “principio di realtà” come negli scontri e le opposizioni (...) culminata con Hegel nella “Fenomenologia dello spirito” opera contemporanea all'Eroica e vicina a questa come nessuna altra? (...) A essere mostrato e descritto nelle sue opposizioni e conflitti interiori e immanenti non è semplicemente l'Uomo. Si tratta piuttosto dell'Uomo-Artista, del Genio, a cui gli dèi hanno concesso il dono della sua morale, il dominio ferreo e assoluto della sua Volontà: quella imposta da un Io (Beethoven) pronto ad affrontare mille difficoltà pur di raggiungere, attraverso il culto del bello e del sublime, le stelle del firmamento, oltre le quali si trova il Padre Amorevolissimo (...). »

Fu dopo dunque Beethoven che iniziarono quelle metafore che per innalzare e descrivere la grandezza dei grandi Geni, si ispirarono, come appunto nel caso di Von Bülov, ai testi biblici se non proprio, direttamente a Dio.

Queste espressioni non si sono esaurite con il Romanticismo ma sono tutt'ora in grande auge. Famosissima fu l'affermazione, ad esempio, di Karl Barth, teologo cristiano della Chiesa riformata: « Forse gli angeli, quando suonano intenti a rendere lode a Dio, suonano musica di Bach. Sono certo, invece che quando si trovano fra di loro suonano Mozart, ed allora anche il Signore trova particolare diletto nell'ascoltarli. ». Ma anche Trias – e siamo dunque ai giorni nostri – non trova di meglio che rivolgersi ad una metafora divina per parlare della triade classica: Haydn, Mozart e Beethoven, paragonandoli ad una “Santissima trinità” viennese, anche se poi il terzo elemento non è lo Spirito Santo ma, appunto l'Uomo. Haydn è: « Dio Padre, il creatore, il demiurgo della forma-sonata, del quartetto d'archi e della sinfonia nel senso moderno del termine.(...) » Mozart: « il Figlio (...) Immolato sull'altare sacrificale della crudele Vienna contemporanea, (...) nella versione umana dell'Incarnatus est e dell'inquietante Crucifixus, stavolta non sub Pontio Pilato, bensì nel calvario e nel travaglio di un autunno freddo e burrascoso portatore di malattie che, quando meno, ci si sarebbe aspettati, stroncò una vita che iniziava a risollevarsi dopo un buio periodo iniziato nel fatidico annus horribilis del 1788.

Ludwig van Beethoven (...) Si unisce al resto dell'umanità in un legame d'amore all'ordine dell'inno “Abbracciatevi moltitudini!”. L'eroe non è più il Dio Padre, il creatore, e nemmeno il suo Figlio (...). Adesso l'eroe è l'Uomo (...) nella sua forma ideale, come Artista Genio: il creatore stesso Ludovico van.»

Anche noi nel parlare di questi grandi Geni usiamo metafore ieratiche. Spesso leggo e sento dire: « Il divino Mozart » aggettivo che in realtà è assolutamente improprio per la figura di Mozart. Corregge Giovanni Carli Ballola: « Ma se è vero che, secondo la mitologia delle arti, divino era detto Michelangelo piuttosto che Raffaello, o Monteverdi piuttosto che Palestrina, allora nell'ambito del Classicismo viennese sette-ottocentesco, divino dovrebbe essere Beethoven, non Mozart. Perché l'artista divino è quello che, come un novello iddio, costruisce, plasma , crea inventa dal nulla insomma osa superare quanto esiste già, quanto è elemento della natura. Appunto è Michelangelo con le sue figure innaturali e gigantesche, Monteverdi con i suoi madrigali inauditi e le sue musiche sacre letteralmente straordinarie è Beethoven con le sue forme dilatate, ispessite e propriamente titaniche (...). »

Se uniamo i due ragionamenti di Trias e Ballola in realtà arguiamo che in realtà, i “divini” nel periodo classico furono due: Haydn – sempre troppo sottovalutato e ignorato anche da esperti – e Beethoven. Il primo fu il “Padre creatore” il secondo “ il Genio, l'Uomo-Artista che portò la forma-sonata alla sua massima vetta e da qui alla sua dissoluzione finale.

 

Dunque, Luca a chi parla oggi – perché è a chi parla oggi che ha solo importanza – Bach? O meglio a chi parlano oggi Palestrina, Monteverdi, Bach, Haydn, Mozart, Beethoven e via discorrendo?

La risposta che mi viene è questa: a chi ha orecchie e cervello da intendere!

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Eeehhh . . . Daniele (la battuta di Barth :rolleyes: )

 

volevo citarla io nella mia domanda ma poi, siccome sei già influenzato . . . ho pensato di evitare :D

 

a parte gli scherzi: grazie della tua ampia risposta. risposta che sgombra il campo da tanti falsi problemi. Mi fa molto piacere che tu chiudi dicendo «perché è a chi parla oggi che ha solo importanza». è vero: questo è ciò che importa. E mi fa piacere anche che tu - bella sorpresa per me! - allarghi il discorso a tutti quegli altri musicisti per cui non son state spese metafore bibliche, ma altrettanto benefici per noi oggi.

Grazie! e non aggiungo altro.

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Eeehhh . . . Daniele (la battuta di Barth :rolleyes: )

 

volevo citarla io nella mia domanda ma poi, siccome sei già influenzato . . . ho pensato di evitare :D

 

.

 

In verità Luca, l'ho introdotta per una sorte di par condicio, non voglio essere tacciato di non essere democratico. :D

 

Ma poi come hai visto mi sono rifatto ampiamente con Carli Ballola. :lolu:

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