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Piano Concerto - Forum pianoforte

Gli articoli di Armando: II - Le trascrizioni di Beethoven e la WP del Trio Hess 47


OrlandiArmando
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Articolo apparso sulla rivista dell' A.B.F. il 12-12-2006.

 

CIRCA LE TRASCRIZIONI PRESENTI

SUL CATALOGO DELLE OPERE DI BEETHOVEN

 

PARTE PRIMA – ELENCO DELLE OPERE

 

Beethoven non amava trascrivere la propria musica, e questo si evince anche da una pubblicazione che fece Thayer, di un frammento di lettera del compositore agli editori Breitkopf & Hartel di Lipsia. Dando per scontata la veridicità del frammento di Thayer, che purtroppo rimane l’ unica fonte, (Thayer, II, pagina 183) ecco il testo integrale di quella missiva:

 

Beethoven a Breitkopf & Hartel a Lipsia

(frammento)

Vienna, 13 luglio 1802

 

“A proposito delle trascrizioni, sono veramente lieto che le abbiate rifiutate Sarebbe ora di smetterla con questa mania imperversante di voler trapiantare persino pezzi per pianoforte sugli strumenti ad arco, che sono tutti radicalmente diversi gli uni dagli altri. Sostengo fermamente che soltanto Mo­zart era in grado di ridurre per altri strumenti la propria musica per pianoforte, e così pure lo sarebbe Haydn. E senza volermi mettere accanto a quei due grandi uomini, sostengo la stessa cosa per le mie sonate per pianoforte; perché non soltanto interi brani dovrebbero essere completamente omessi o modificati,

ma altri dovrebbero essere aggiunti, e qui sta il maggiore ostacolo, per superare il quale si dovrebbe essere il compositore stesso o almeno possederne la medesima capacità ed inventiva. Una volta sola, unicamente in seguito a insistenti preghiere, ho trasformato una mia sonata in un quartetto per s.(trumenti) ad arco, ma sono certo che nessun altro potrebbe facilmente imitarmi.”

Questa dichiarazione può sembrare perfettamente legittima, sotto il punto di vista squisitamente concettuale; tuttavia, ad una approfondita analisi dei vari cataloghi delle opere beethoveniane, appaiono dettagli molto interessanti ed in contrasto dalle affermazioni sopraddette.

 

– OPERE CON NUMERO DI OPERA –

 

Analizziamo la lista delle Opus, (intendiamo, con la parola “opus” il singolare della parola latina “Opera” ovvero lavoro, composizione). Queste “Opus” coprono un periodo di pubblicazione che va dall’ agosto 1795 (Opus 1 tre trii per pianoforte, violino e violoncello) al Febbraio 1838, undici anni dopo la morte del compositore, (Opus 138 Ouverture Leonore I).

In questo “corpus” troviamo percentualmente molte composizioni che sono trascrizioni o rimaneggiamenti di altre opere del compositore. Nel dettaglio:

 

Opus 4 Quintetto per due violini, due viole e violoncello, adattamento dall’ Ottetto Opus 103.

Opus 16a Quartetto per pianoforte, violino, viola e violoncello, trascrizione dal quintetto Opus 16.

Opus 38 Trio per pianoforte, violino e violoncello, trascrizione del settimino Opus 20.

Opus 41, serenata per pianoforte e flauto, dalla Serenata Opus 25.

Opus 42, Notturno per pianoforte e viola dalla serenata Opus 8.

Opus 63 Trio per pianoforte, violino e violoncello, trascrizione dal quintetto Opus 4.

Opus 64 Sonata per pianoforte e violoncello, trascrizione dal trio per archi Opus 3.

Opus 134 Fuga per pianoforte a quattro mani dalla Grande Fuga Opus 133 per quartetto d’ archi.

 

A ben pensarci, un discreto numero di trascrizioni, per un musicista che scrisse una tale lettera! Fra l’ altro, in questo momento focalizziamo la nostra attenzione sulle
trascrizioni,
e non sulle
riduzioni
per pianoforte delle sue opere orchestrali, che seguivano puntuali la pubblicazione delle partiture, ad uso dei dilettanti e dei buoni borghesi, di cui ci occuperemo in altra sede.

 

In realtà, come si sa, i cataloghi beethoveniani sono più di uno. Oltre il canonico delle Opus che riunisce opere aventi la benedizione diretta del loro autore, oggigiorno la ricerca sistematica di ogni indizio di creatività beethoveniana ci ha regalato altri cataloghi: WoO, (Werke Ohne Opuszall: Opere senza numero di opera) il catalogo del musicologo svizzero Willi Hess, che noi chiameremo semplicemente Hess, e quello Biamonti. A costo di esser noioso e pedante, forse per far scontare pene ad altri che io ho già scontato, ecco la lista delle opere di cui il compositore fece trascrizione che si trovano in questi altri cataloghi:

 

WoO – WERKE OHNE OPUSZALL –

-

Nessuna opera. Questo particolare ci porta ad alcune riflessioni: Poiché il catalogo comprende moltissime opere che Beethoven non ritenne degne di essere inserite nel suo catalogo “ufficiale” ma che furono pubblicate durante la sua vita, tutte le trascrizioni effettuate da lui in persona o da altri musicisti del suo entourage (questo aspetto lo vedremo in seguito) furono accorpate nel suo catalogo maggiore, tranne pochissime eccezioni, a volte per il loro carattere frammentario, riportate qua sotto.

 

HESS WERKE VERZEICHNIS

 

In questo caso tralascio le trascrizioni fatte da Beethoven di musiche di altri compositori (Ad esempio: Hess 35,36,37,38 Hess Anhang 66 ecc… ed infine le opere assolutamente e senza possibilità di errore non autentiche ed apocrife.

Di queste opere entreremo nel dettaglio in futuro, anche perché è molto interessante notare quante trascrizioni ed adattamenti sono stati composti nella prima metà dell’ ottocento, secolo nefasto sotto molti aspetti…

 

Hess 34 Quartetto per archi dalla sonata Opus 14 numero 1. Detto per inciso, questa è l’ opera di cui parlava Beethoven nella lettera sopra menzionata.

Hess 47 Frammento di trascrizione per trio con pianoforte, violino e violoncello dall’ Opus 3, opera che sarà analizzata in quest’ articolo, anche grazie al concerto tenutosi a Palazzo Tursi a Genova, storica dimora che ha visto anche una “World Prémière” Beethoveniana nella sua lunga storia.

Hess 65 Klein Konzerfinale, trascrizione per solo pianoforte della parte terminale del terzo movimento del concerto per pianoforte ed orchestra Opus 37.

Hess 88 Minuetto per quartetto d’ archi dal minuetto per pianoforte Hess 33.

Hess Anhang 8 Quintetto per flauto, violino, due viole e violoncello dalla sonata Opus 30 numero 3.

Hess Anhang 10 “Andante favori” per quartetto d’ archi, trascrizione da WoO 57.

 

(Queste due opere, di non riconosciuta autenticità, sono ancora parte integrante del catalogo Hess)

 

BIAMONTI – CATALOGO DELLE OPERE RACCOLTE DA GIOVANNI BIAMONTI

 

Biamonti 425 Trio per pianoforte, violino e violoncello dalla seconda sinfonia Opus 36.

………………………………………………………………………………………………………….

 

Le recentissime ricerche portate avanti dal professor Hans Werner Kuthen e pubblicate nel primo volume dei Bonner Beethoven Studien, aggiungono a questa ricca galleria anche una trascrizione autografa del concerto per pianoforte ed orchestra Opus 58. Questa trascrizione è pensata per pianoforte e quintetto d’ archi e risalirebbe all’ anno 1807.

………………………………………………………………………………………………………….

 

Concludendo, una piccola riflessione su questa prima parte di analisi generale. Possiamo notare che:

 

1) Beethoven non considerava fattibili, o meglio concettualmente intercambiabili trascrizioni fra organici diversi; anzi pensava che questi adattamenti dovevano esser compiuti ripensando l’ opera

intera. (vedere lettera riportata dal Thayer)

 

2) Al contrario i suoi cataloghi, in ispecie quello maggiore, contengono un gran numero di trascrizioni, soprattutto nel periodo aureo (1807-1808).

 

3) Anche se nel suo intimo il compositore era avverso alle trascrizioni, se ne avvalse sino al penultimo anno della sua vita (Opus 134). Questo, soprattutto, per il loro risvolto economico, dal momento che Beethoven aveva molti dubbi sulla qualità per così dire concettuale dell’ opera trascritta, ma non aveva preclusione sull’ origine delle sue entrate. (pecunia non olet, diceva l’ imperatore
, al quale il figlio
aveva rimproverato di avere messo una tassa sui servizi igienici pubblici; frase perfettamente applicabile al musicista – affarista, che con tanta disinvoltura trattava la vendita dei propri lavori).

 

4) Nonostante ricerche accurate e numerose congetture, allo stato attuale è pressoché impossibile stabilire quali di queste opere furono composte direttamente dal Maestro e quali eseguite dai suoi volenterosi collaboratori, quali Ries e Czerny. (Questo vale essenzialmente per il quartetto di Opere 41-42-63-64.

………………………………………………………………………………………………………….

 

PARTE SECONDA:

IL CONCERTO DEL 15 OTTOBRE 2006

E LA PRIMA ESECUZIONE MONDIALE DEL TRIO HESS 47

NEI SUOI DUE MOVIMENTI

 

P
alazzo Doria Tursi è attualmente sede del Comune di Genova, nonché il più grande e maestoso edificio di via Garibaldi.

 

Chiamato dai genovesi “Il Monarca” (Sebbene nella centenaria Repubblica di Genova) Nicolò Grimaldi commissionò il palazzo ai fratelli imperiesi Domenico e Giovanni Ponsello, che terminarono l’ imponente costruzione fra il 1565 e il 1579. Altro celebre possessore del palazzo fu l’ Ammiraglio Giovanni Andrea Doria, che lo acquistò, alla fine dello stesso secolo, per cinquantamila scudi d'oro.

 

Successivamente passò a suo figlio Carlo, duca di Tursi. Nel 1820 pervenne ai Savoia, dopo l’ iniqua annessione di Genova al Regno di Sardegna, nel 1815. Dal 1848 è proprietà del Comune di Genova.

 

Il piano nobile, con il Salone di Rappresentanza, sede del concerto qui in esame, fu affrescato alla metà dell’ 800 da Nicolò Barabino e Francesco Gandolfi col ciclo Cristoforo Colombo alla corte di Spagna. Nella Sala della Giunta sono conservati preziosi cimeli, fra cui il violino “Guarnieri del Gesù” di Paganini detto “Il Cannone” del 1742 e l'urna contenente le ceneri di Colombo.

 

Collocato in posizione invidiabile, lungo la “Strada Nuova” sfrutta i giochi di colore dei materiali usati per la costruzione della facciata:l marmo di Carrara,ardesia e la pregiatissima pietra di Finale Ligure. La conformazione del terreno retrostante fu sfruttata per l'inusuale disposizione degli spazi. La magnifica doppia scalinata è quasi il palcoscenico della Strada Nuova, via su cui si affacciano almeno 20 palazzi di importanza capitale, tanto che il prospetto di tutta la via du immortalato da Pietro Paolo Rubens, e che nell'
era con conosciuta con il nome di Via Aurea.
le attribuì un nome ancor più altisonante: quello di Rue de Rois, la Via dei Re. Dal 2006 Il palazzo fa parte, assieme a tutta la via ed ai “Rolli di Genova” del Patrimonio dell’ Umanità – UNESCO.

 

Questa sede eccezionale a fatto da culla alla prima mondiale assoluta di una sconosciuta pagina del Beethoven trascrittore, ovvero il frammento del Trio per pianoforte, violino e violoncello Hess 47, dal trio per archi op. 3. Questa trascrizione, originale dell'autore, si interrompe malauguratamente alla 43esima battuta del secondo movimento. La prima edizione, con descrizione, si deve a Wilhelm Altmann in « Zeitschrift für Musikwissenschaft », III (dicembre 1920), alle pagine 129- 158. L'autografo, passò dal collezionista Hans Prieger, al benefattore H.C. Bodmer che lo donò alla Beethoven-Haus nel 1956. Il suo numero di catalogo è
SBH 713
.

 

Willi Hess, Stranamente, nel suo catalogo ed in testa alla partitura (SBG, volume IX, 1965, pagina 51 e seguenti) indica una data di composizione estremamente fluttuante,: dal 1800 al 1817. Nonostante si debba ammettere l’ enorme fortuna del trio - serenata Opus 3, appare quantomeno improbabile che l’ autore abbia rimesso mano così posteriormente ad un’ opera di 20 anni più vecchia.

 

Inoltre, non dobbiamo trascurare il fatto che nel 1807 l’ autore pubblica la sonata per violoncello e pianoforte, presso Artaria come Opus 64, trascrizione anche essa della suddetto trio Opus 3.

 

Contrariamente a quello che pensava Hess, che non riteneva la sonata di mano di Beethoven, non possiamo trascurare l’ articolo apparso sulla “Wiener Zeitung” del 27 marzo 1807. In detto articolo si legge testualmente che la sonata fu composta “sozusagen unter Beethovens Augen”, che le fu dato numero di opus , e che l’ autore e l’ editore furono molto soddisfatti di questo lavoro.

 

Talmente soddisfatti, io penso, che possiamo ascrivere a questo periodo, ovvero 1806-1808, il torso beethoveniano Hess 47; un’ ennesima esplorazione nel materiale tematico della Serenata.

 

Il primo movimento - Allegro con Brio – in mi bemolle maggiore, 288 battute, ci è pervenuto nella sua interezza. Facendo gli ovvi raffronti fra il trio Op.3, la sonata Op.64 ed Hess 47, si può vedere facilmente quanto questo movimento sia già rifinito. Analizzando la partitura assieme ai componenti del “Frank Bridge Trio” Giulio Glavina, Mariangela Marcone e Roberto Mazzola, ci rendemmo immediatamente conto che l’ esecuzione di questo primo movimento di trio era certamente possibile.

 

Purtroppo altrettanto non si può dire per il secondo movimento, che si interrompe alla misura 43. Il secondo movimento del Trio Opus 3 – Andante – in si bemolle maggiore consta di 141 battute, per cui Beethoven ne trascrisse circa un terzo dall’ originale.

La parte del violino rimane pressoché inalterata, rispetto alla partitura sorgente del trio Opus 3, mentre la parte della viola viene traslata alla mano sinistra del pianoforte, creando un curioso effetto di “note centrali” che tendono ad appiattire il suono. Tuttavia, questa sensazione è equilibrata dalla parte del violoncello, che ridona profondità ed equilibrio all’ insieme.

 

BIBLIOGRAFIA

Raab, Armin:

 

Authentische und zweifelhafte Bearbeitungen Beethovens für Klavier und Violoncello / Armin Raab. – 2004. – Faks. (Noten), Notenbeisp.

In: Beethovens Werke für Klavier und Violoncello : Bericht über die Internationale Fachkonferenz Bonn, 18. – 20. Juni 1998 / hrsg. von Sieghard Brandenburg, Ingeborg Maaß und Wolfgang Osthoff. – Bonn : Beethoven-Haus, 2004. – (Veröffentlichungen des Beethoven-Hauses Bonn : Reihe 4 ; 15). – S. 283-304

 

Kempter, Peter Kyle:

Beethoven's cello sonata, op. 64 : a comparative study and new edition of the sonata originally transcribed from the string trio, op. 3 / by Peter K. Kempter. – Ann Arbor, Mich. : UMI, 1998. – VII, 160 S. : Ill., Notenbeisp.

Papierkopie erschienen im Verlag University Microfilms, Ann Arbor, Mich.

Houston, Univ., Diss. (DMA), 1998

 

Dorfmüller, Kurt:

Eine wiederentdeckte Cellosonate Beethovens? / Kurt Dorfmüller. – 1992

In: Münchener Beethoven-Studien / im Auftrag der Beethoven-Gesellschaft München hrsg. von Johannes Fischer. – München ; Salzburg : Musikverlag Emil Katzbichler, 1992. – S. 128-130

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Sono influenzato e dunque ho tempo in abbondanza e oggi mi dedicherò a te, caro Armando, e lo farò con una premessa di non me ne volere per alcune critiche che ti muoverò in maniera assolutamente amichevole. Penso che persone come te se non ci fossero andrebbero inventate perché è tanto e importante quello che tu hai fatto, fai e farai per il nostro Ludwig van Beethoven e la stima che provo per te è immensa.

Dopo l'insaponata vengo a quanto da te scritto. :ph34r:

Sono assolutamente convinto che quanto Beethoven scrisse in quella lettera fosse da prendere alla lettera (appunto) B) – cosa che non sempre accadeva perché in quanto a frottole ne raccontava spesso anche lui -: Beethoven non amò assolutamente trascrivere la sua musica e quando lo fece, lo fece di malavoglia, usando la mano sinistra e con il fine solo di guadagnare qualche quattrino che non faceva mai male.

In realtà fra le opere da te menzionate ne mancano altre due che sono il Concerto per violino e orchestra Opus 61, trascritto per pianoforte e orchestra e il Quintetto per archi Opus 104 che fu una rielaborazione del Trio Opus 1. L'aggiunta di queste altre due opere potrebbe sembrare avvalorare la tua tesi ma in realtà, secondo me, non è così.

Ma andiamo per ordine tralasciando le sciocchezzuole del catalogo Hess – forse non sarai d'accordo con questa mia affermazione ma personalmente la penso così! -

Tu affermi che: « Nonostante ricerche accurate e numerose congetture, allo stato attuale è pressoché impossibile stabilire quali di queste opere furono composte direttamente dal Maestro e quali eseguite dai suoi volenterosi collaboratori, quali Ries e Czerny. (Questo vale essenzialmente per il quartetto di Opere 41-42-63-64. » Sicuramente sarà come tu dici ma, io ho altre informazioni che sono le seguenti: l'Opus 41 trascrizione della Serenata Opus 25 secondo studi recenti basati sull'analisi del manoscritto, è stato appurato che non si tratta di lavoro originale di Beethoven ma di terza mano. Il compositore poi revisionò il tutto. L'Opus 42 rielaborazione dell'Opus 8 fu effettuata da F. X. Kleinheimz e sempre revisionata da Beethoven. L'Opus 63 rielaborazione dell'Opus 4 – a sua volta rielaborazione dell'Opus 103 – secondo lo studioso Cooper avvenne senza l'autorizzazione e l'intervento di Beethoven, e la stessa cosa vale anche per l'Opus 64.

Ora Armando, sia comunque quel che sia ma, una cosa a me pare assolutamente evidente: tutte queste trascrizioni sono nettamente inferiori come qualità rispetto agli originali e, a questo punto, preferisco pensare che non sia stato Beethoven a farle perché non sarebbero molto degne delle sue capacità.

Le opere che sicuramente Beethoven trascrisse sono anche loro tutte inferiori all'originale anche se bisogna riconoscere un'accuratezza maggiore: l'Opus 4 come disse Abrahm: « (...) non è un semplice arrangiamento...è sotto molti punti di vista un lavoro nuovo. (...) ».

Sicuramente è inferiore è anche Hess 34 trascrizione dell'Opus 14 n.1 che di per sé non è un capolavoro di sonata, così come l'Opus 16a dell'Opus 16 e l'opus 38 dell'Opus 20.

Discorso diverso per la trascrizione della Sinfonia n. 2 Opus 36 in Trio per pianoforte, violino e violoncello dove:« (...) l'efficacia del discorso sinfonico diventa il il viatico per una sperimentazione sonora che cambia da cima a fondo: sebbene al pianoforte spetti il compito di dare corpo alla struttura del discorso, violino e violoncello non si trovano in posizione subordinata, giacché a loro compete la definizione di quell'elemento timbrico che in Beethoven non ha più nulla di decorativo, ma parte integrante del senso della composizione. » come afferma il bravo Stefano Catucci che ascolto sempre volentieri a Radio Tre.

A questo punto rimangono fuori dal gioco solo le Opus 104 e Opus 134.

Iniziamo dall'Opus 134, trascrizione per pianoforte a 4 mani della Grande Fuga Opus 133. Anche della sua gestazione si può parlare di 4 mani, perché, sempre per quel che mi risulta, fu affidata dietro pressione dell'editore Artaria da Beethoven al suo allievo Anton Halm, poi però, in un secondo momento, non per nulla soddisfatto decise di rivederla personalmente. Comunque, anche qui, sia quel che sia, è innegabile che la trascrizione è nettamente inferiore all'originale nonostante abbia i suoi fans.

Ho volutamente lasciato per ultima l'Opus 104, non certamente per la sua importanza che è non enorme ma perché è legata ad un bel romanzo di Vikram Seth. Questa trascrizione fu anch'essa compiuta precedentemente da mano ignota e poi ripresa da Beethoven con l'aiuto di Kaufman come risulta dalla lettera n. 1158 del 14 agosto 1817. Sul manoscritto dell'Opus 104 si possono poi leggere le seguenti parole: « Trio arrangiato (...) dal Signor Buona Volontà, e aggiornato di cinque parti in apparenza e cinque parti vere, e in tal modo elevato da uno stato di grande miseria a una posizione veramente importante. 1817, il 19 agosto. N.B. La partitura originale del Quintetto in tre parti è stata offerta in solenne olocausto agli dèi dell'inferno » E questo alla faccia di chi sostiene che Beethoven fosse privo di spirito. :P

Dicevo del romanzo di Vikram Seth “Una musica costante” Longanesi & C. editore: per chi non l'ha letto si tratta della storia di un suonatore di violino alla ricerca di quel raro quintetto di Beethoven e di altre storie parallele che si intrecciano, ma quello che mi piace quivi riportare è il suo finale che mi commuove ogni volta che lo leggo:

 

« La musica, questa musica, è un dono sufficiente. Perché chiedere la felicità, perché sperare di non soffrire? È abbastanza, è una benedizione sufficiente vivere giorno per giorno e udire questa musica – non troppa, altrimenti l'anima potrebbe non resistere – di tanto in tanto. » :wub:

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Caro Daniele,

 

Amo molto quello che hai scritto, (I like this) e le opinioni - perchè di quello si tratta - possono differire moltissimo. Amo molto il tuo modo di scrivere indipendentemente da come ti poni o se sono d' accordo o meno con te. In effetti, il limite degli articoli che devono essere scritti in tre pagine sono molteplici, come il taglio di numerosi dettagli. In definitiva, però non amo gli insaponamenti, poiché comunque sono prodromi di penetrazioni, e ho sempre la speranza di scegliermi personalmente l' amante che riesca a possedermi. :P In quanto ad essere inventato, spero che tu possa scrivere direttamente a mia moglie per convincerla della mia... importanza.! Bene caro Daniele, guarisci presto dalla tua influenza! Aspetto sempre i tuoi scritti con autentico piacere (magari degli scritti che possano fare partire dei nuovi post) , ma non usare lubrificanti: ne ho personali di marche eccellenti che soddisfano ogni mia bisogna.

 

Amicizia e fraternità

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