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Piano Concerto - Forum pianoforte

BRAHMS - KLAVIERSTUCKE Op 76 - n. 4 INTERMEZZO - ANALISI


AleGozzo
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ma è un analisi Schankeriana? :rolleyes:

 

no no, è (o dovrebbe essere) una normale analisi armonica con qualche semplice indicazione di forma.

 

ho cercato di ridurre l'armonia ai suoi aspetti funzionali, scremandola dalle numerose note estranee ...

 

siccome nelle partiture non c'è mai abbastanza spazio x scrivere l'analisi ( :( ) spesso mi riscrivo il tutto nei suoi aspetti essenziali. Però non sostituisce l'originale (che ho infatti allegato) ma sono da guardare insieme ;)

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Ciao! Solo un dettaglio, ma può essere interessante.

Nel passaggio fra b. 4 e b. 5 scrivi V7 - IV6. Secondo la teoria dei gradi, è l'interpretazione corretta. Seguendo invece la teoria delle funzioni armoniche, non sarebbe possibile ipotizzare un V - IV, perché alla dominante non può mai seguire la sottodominante. Come interpretare quindi questo passaggio?

Proporrei di intenderlo come una variante della cadenza d'inganno V - VI, ovvero D - Tp, cioè "Dominante - parallela della Tonica". Invece dell'accordo parallelo della Tonica (Sol minore), abbiamo qui un accordo di Mi bemolle maggiore. Non si tratta però di una triade in primo rivolto: è un accordo in stato fondamentale, con la sesta al posto della quinta (col Mi bemolle al posto del Re). La notazione che proporrei per analizzare questo passaggio è dunque D7 - Tp6.

Abbastanza particolare, senza dubbio (ma si può trovare anche in Mozart!).

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Nel passaggio fra b. 4 e b. 5 scrivi V7 - IV6. Secondo la teoria dei gradi, è l'interpretazione corretta. Seguendo invece la teoria delle funzioni armoniche, non sarebbe

possibile ipotizzare un V - IV, perché alla dominante non può mai seguire la sottodominante. Come interpretare quindi questo passaggio?

 

...cadenza d'inganno?

www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/1921-domanda-tecnica-di-armonia

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Mi sembra un'ottima spiegazione. Riassumendo anche x aspirante, anzichè V | IV6 rimane una comune cadenza d'inganno V | VI (dove xò il VI non ha il 5° dell'accordo, ma è sostituito dal 6°)

 

E' coerente perchè, se non sbaglio, siamo in un periodo in cui sostituire il 5° col 6° non è così infrequente; al tempo stesso mi chiedo: perchè elaborare teorie "ad hoc" se acusticamente quell'accordo è un semplice IV6 ? Non è che ad un certo punto il collegamento V | IV non è più tabù ???!!!!

 

grazie dell'intervento :)

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Come spiegavo anche per il terzo grado...capita che la metodologia di De la Motte presenti dei limiti

 

www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/1753-il-terzo-grado

 

 

Visto che citavo De la Motte, lo ritengo comunque superato come metodologia, nel senso che io opto per una più astratta che permette di identificare dei momenti importanti del linguaggio tonale:

Tonica (T), PreCadenzale(PC), Cadenzale ( C ), che a sua volta possono andare a T o Inganno (I)

 

Detto ciò, il III grado tendenzialmente è stato utilizzato anche come C, per cui la classificazione di De la Motte non lo include, infatti lo vede solo nell'area di tonica e in realtà da un po' che non trovo attualità nel ragionare a sottodominante e dominante, perchè il III per esempio può essere a sua volta dominante (...e de la motte lo sa) biggrin.png

 

Un approccio come quello che propongo funziona molto bene anche con la musica Jazz, quindi la trovo più astratta e più "pura".

 

... e in questo caso si parlerebbe di "I".

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perchè elaborare teorie "ad hoc" se acusticamente quell'accordo è un semplice IV6 ? Non è che ad un certo punto il collegamento V | IV non è più tabù ???!!!!

 

Hai colto esattamente il punto... Provo allora ad approfondire un poco!

Per Brahms, in linea generale (potrebbero esserci delle eccezioni, magari quando ricorre a una scrittura "modale", folklorica o anticheggiante), il collegamento V - IV è ancora tabù. Del resto Brahms è stato uno degli compositori di riferimento per Riemann, il musicologo che elaborò la teoria delle funzioni armoniche. La successione D - S esula dalla logica dell'armonia funzionale. La differenza sostanziale fra la teoria dei gradi e la teoria delle funzioni armoniche è che la prima permette di classificare i singoli accordi semplicemente in base alla tonalità di riferimento (e quindi in Do maggiore l'accordo Fa-La-Do sarà sempre IV), mentre la seconda tenta di interpretare la logica (Riemann parlava proprio di logica armonica) delle connessioni fra gli accordi, per cui, sempre in Do maggiore, l'accordo La-Do-Fa potrà essere, a seconda del contesto in cui si trova inserito, S3 (sottodominante con la terza al basso) oppure Tp6 (parallela della tonica, con la sesta al posto della quinta: è il caso del passaggio analizzato).

Come osservi, "acusticamente" l'accordo è il medesimo, e nella teoria dei gradi lo classifichi in ogni caso come IV6. La teoria delle funzioni armoniche ti invita però a non ascoltare l'accordo in sé, ma in relazione al suo contesto.

Aggiungo inoltre che il collegamento D- Tp6 si può interpretare anche come risultato del moto delle parti: l'accordo Sol-Si-Re-Sol risolve su La-Do-Do-Fa, con moto contrario di basso e soprano (questo caso si può trovare anche in Mozart).

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Detto ciò, il III grado tendenzialmente è stato utilizzato anche come C, per cui la classificazione di De la Motte non lo include, infatti lo vede solo nell'area di tonica e in realtà da un po' che non trovo attualità nel ragionare a sottodominante e dominante, perchè il III per esempio può essere a sua volta dominante (...e de la motte lo sa) biggrin.png

 

Hai ragione... Anch'io non riesco proprio a sentire il III come Tg, soprattutto se è in primo rivolto. In Do maggiore, l'accordo Sol-Si-Mi, per come di norma è impiegato (ad esempio in Chopin), lo classificherei piuttosto come D6, ovvero dominante con la sesta al posto della quinta, e quindi come accordo in stato fondamentale.

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