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Piano Concerto - Forum pianoforte

Bernstein about Beethoven's music


Lestofante
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Traduzione:

"Bene, per gran parte degli ultimi 3 mesi, ho vissuto in termini di Beethoven, pensando alla sua vita, visitando le sue case, leggendo le sue lettere, ma più di tutti vivendo con la sua musica.

L'ho studiato e ristudiato, preparato ed eseguito ancora ed ancora di nuovo. E devo dire che non mi sono mai stancato neanche per un momento; la musica rimane sempre sodisfacente, interessante, toccante, ed è rimasta così per quasi 2 secoli, e per tutti i tipi di persone.

In altre parole questa musica non è solamente infinitamente duratura, ma è forse la musica più vicina proveniente dall'universo là fuori. Questo dubbio cliché circa la musica come linguaggio universale diventa quasi vero con Beethoven.

Non è vissuto mai nessun compositore che parlasse così in modo diretto a così tante persone: al piccolo, al grande, educati ed ignoranti, amatori e professionisti, sofisticati, naive, e, a tutte queste persone di tutte le classi sociali, nazionalità, razze, questa musica parla di fratellanza universale, libertà ed amore.

In questa nona sinfonia, per esempio, in cui Beethoven, ha messo il (freddo? - mi sembra che dica chill ma mi sembra strano visto il contesto), inno alla gioia nel finale, la musica arriva così lontano oltre il poema, gli conferisce dimensioni di gran lunga superiori, energia vitale e scintille artistiche a queste vecchie linee caratteristiche di Shiller."

.... (Parla sopra la musica non riesco a capire cosa dica... e successivamente pronuncia delle parole che sembrano tedesche... riprendo da in other words...

"In altre parole questa musica ha successo anche per queste persone per le quali le religioni organizzate falliscono, perché veicola uno spirito sublime nella più libera forma dottrinale che è tipica di Beethoven. Ha una purezza ed un'immediatezza che non diventa mai banale, è accessibile pur non essendo ordinaria, questa è la magia che niente di più grande può spiegare, ma forse era in Beethoven Uomo, un bambino dentro che non è mai cresciuto, che fino alla fine della sua vita è rimasto una creatura di grazia, innocenza e fede, anche nei suoi momenti di grande sofferenza. E questo innocente spirito ci parla di speranza, di futuro e di immortalità, ed è per questo motivo che noi ancora oggi amiamo la sua musica, più di quanto non abbiamo mai fatto, in questo tempo di agonia mondiale, di mancanza di speranza, noi amiamo la sua musica e ne sentiamo il bisogno, e per quanto disperati possiamo essere, non possiamo sentire questa nona sinfonia, senza uscire dal suo cambiato, arricchito, incoraggiato, e all'uomo che ha potuto dare al mondo un dono così prezioso, nessun encomio e nessuna gioiosa celebrazione sarebbe abbastanza, quasi come a festeggiare il compleanno della musica stessa.

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Un caro saluto a tutti e in particolare a chi già conosco, seppur virtualmente.

Penso che il pensiero di Bernstein su Beethoven sia ancor meglio esplicito in questa sua affermazione:

 

“Quello che viene in mente a tutti quando si parla di musica seria, è Beethoven. Quando si apre una nuova stagione di concerti, si tratta normalmente di un programma tutto di musiche di Beethoven. Se si entra in una sala da concerto i nomi dei grandi sono sempre tutti lì attorno al fregio, ma giusto in centro, più in vista degli altri, a lettere d’oro: Beethoven. Quando si prepara il programma di un festival sinfonico, quasi sempre ne vien fuori un festival-Beethoven. Qual è il piatto forte di qualunque recital pianistico? Una sonata di Beethoven. O del programma di un quartetto d’archi? L’Op.132. Che cosa si esegue per una commemorazione dei caduti? L’Eroica. E per commemorare una vittoria? La Quinta. Cosa si suona ad ogni concerto delle Nazioni Unite? La Nona. Beethoven, Beethoven dappertutto. Perché non Bach, o Mozart, o Schumann? Perché, diciamolo una volta per tutte: Beethoven è il più grande compositore che sia mai esistito.”

 

Opinabile come tutti i punti di vista naturalmente, ma è pur sempre l'opinione di un grandissimo direttore d'orchestra, nonché compositore.

 

Di nuovo un caro saluto e....come dice il caro Armando, insostituibile beethoveniano: amicizia!

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Nella parte confusa dice "Schiller's ode to joy" e poi cita il testo in tedesco e lo traduce, in particolare i versi che parlano di fratellanza universale e qualcosa riguardo al percepire il Creatore nel mondo. Credo.

 

Si la parte di Schiller's ode to joy l'ho tradotta, poi avevo intuito che fosse tedesco quello che aveva citato ma non sono riuscito a capire cosa dicesse... Il tedesco non lo mastico per niente :)

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  • 4 years later...

Grandi parole e...grande verità..Beethoven è pur sempre Beethoven..non so perchè ma..è sempre vicino al cuore e naturale come le sue sonate..uno Schubert con maggior struttura?

In realtà si tratta di strutture musicali completamente contrapposte anche se i due compositori sono contemporanei.

 

Schubert pur essendo di una generazione più giovane purtroppo morì l'anno dopo la morte di Beethoven e dunque le sue composizioni sono sostanzialmente contemporanee a quello che solitamente viene definito - dal mio punto di vista un po' impropriamente - il "terzo stile beethoveniano". 

Però se noi affianchiamo le opere di Beethoven a quelle di Schubert ad un primo sguardo, potremmo dire che l'austriaco appartiene ad un'epoca precedente e cioè sostanzialmente al XVIII° secolo. Ma se non ci fermiamo ad un esame superficiale, presto scopriamo che non è proprio esattamente così. 

Beethoven distrugge l'equilibrio emotivo delle forme classiche e ne esaspera fortemente gli elementi di contrasto che erano già in esse presenti: i due temi contrapposti, l'opposizione della tonalità ma poi, nelle sue ultime opere in particolare,  - ma già anche dapprima - abbandona quasi completamente la dinamica dei contrasti, operando un complesso lavoro di ripensamento della forma-sonata, riplasmandola di volta in volta, secondo le sue esigenze espressive e arricchendola ampiamente con il contrappunto e le variazioni fino ad arrivare con l'Opus 111 a dissolverla, come ci ricorda Thomas Mann nel "Doktor Faust".

Schubert, al contrario, accetta in maniera totale la forma-sonata ma paradossalmente pur facendo questo, anch'egli lavora alla sua dissoluzione ma lo fa in maniera più sottile e sfumata: se un effetto timbrico gli piace, insiste su di esso, venendo a distruggere quell'elemento di tensione provocato dalla equilibrata contrapposizione di due spunti diversi, se una certa modulazione lo affascina, non rinuncia ad esso anche se così facendo esce dal cammino classico.

 

Schubert in altre parole è veramente il ponte fra il Classicismo e il Romanticismo e non Beethoven, come spesso leggo e sento affermare.

 

Beethoven in realtà con le sue ultime opere guarda ben oltre il Romanticismo, guarda direttamente al Novecento e dunque by-passa praticamente un secolo di musica ed è anche qui che sta la sua infinita grandezza.

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Bella la riflessione sulla forma sonata...sono in accordo ed anche l'idea che schubert "insista" su certe linee melodiche, temi etc...facendosi lusingare e trascinare...si sono in accordo..totale...Schubert poi aveva una musicalità così naturale...pochissime correzioni dicono gli studiosi sulle sue partiture ..

Beethoven amava anche tantissimo Mozart ed in molti temi appaiono punti d'incontro...in B. Naturalmente più densi e stravolti ma comunque profondi, placidi. Accorati...che bel compositore..

Ogni volta che ho suonato qualcosa di suo mi sono sempre sentito a casa per così dire...anche Mozart mi è sempre stato familiare ma B. Poi...essendo anche più vicino al pianoforte (anche se gli strumenti dell'epoca non erano paragonabili ai nostri ) fa cantare in modo differente i nostri strumenti moderni..

Come ponte tra le due epoche un po' magari lo è anche stato ma...condivido pienamente sul fatto che siamo su un altro pianeta..

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