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Piano Concerto - Forum pianoforte

La Decima Sinfonia Di Beethoven


Elfo
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E qui entriamo nel mio campo! Dunque: le domande fondamentali sono: è mai esistita una Decima, sia pure in forma di abbozzo? Perché il B. del 1824-1827 avrebbe pensato ad una nuova sinfonia? Quali sono le fonti? Quando eventualmente è stata concepita? Cosa rimane ad oggi di questa composizione? Innanzitutto lasciamo la parola a Luigi Della Croce (Della e non Dalla, altrimenti il vegliardo si arrabbia di brutto, come ho potuto sperimentare sulla mia pelle!)

 

Il "fantasma” della decima sinfonia-----

Il progetto di comporre una decima sinfonia emerge da una lettera di Beethoven datata 18 marzo 1827, otto giorni prima di morire, e indirizzata a Moscheles. E una risposta alla lettera di quest’ultimo, che gli aveva annunciato la lieta notizia dell’invio di cento sterline da parte della Philarmonic Society, destinataria della nona sinfonia. Beethoven prega Moscheles di comunicare all’ente inglese che ricambierà la generosa elargizione, considerandola come un anticipo sugli incassi di un ventilato concerto a Londra a suo benefìcio, con una «nuova sinfonia, che si trova già abbozzata nel mio scrittorio, oppure una nuova ouverture o qualsiasi altra cosa che la Società gradisca».

Esistono inoltre le testimonianze dirette di Anton Schindler e del violinista dilettante Karl Holz, rese entrambe tuttavia a molti anni di distanza dagli avvenimenti. Secondo il primo, Beethoven, il 27 febbraio, dopo la quarta operazione, illudendosi ancora di poter guarire (mentre invece i medici avevano perduto ogni speranza), espresse il desiderio di riprendere il lavoro alla decima sinfonia, di cui in altra occasione gli aveva descritto l’impianto. Dal canto suo, Holz raccontò che Beethoven gli aveva suonato al pianoforte la decima sinfonia completa, sulla base di schizzi indecifrabili a tutti all’infuori dell’autore, e, seconda versione, che lo aveva udito eseguire la decima a memoria limitatamente al solo primo movimento, consistente in «una soave introduzione in mi bemolle maggiore seguita da un potente allegro in do minore». Nei quaderni degli appunti, relativi agli anni 1825-27 e tutti finiti in possesso di Schindler1, quest’ultimo sottolineò a matita alcuni temi che si dovrebbero identificare con il materiale "greggio” della decima. In un esauriente articolo sull’argomento, pubblicato nel Beethoven-Jahrbuch, 1977, Robert Winter fa notare quanto esigui e vaghi suini questi spunti melodici, la cui destinazione ad una sinfonia resterebbe da dimostrare. Gli schizzi di quelli che Schiudici sostiene essere un andante in la bemolle maggiore c uno scherzo in do minore con trio in do maggiore non collimerebbero con le descrizioni di Holz e, in ogni caso, Beethoven non vi ha segnato in margine nulla che possa far supporre la loro appartenenza al piano di una sinfonia D’altra parte, in calce ad un frammento in re minore, non preso particolarmente in considerazione da Schindler, Beethoven appose le parole «finale del primo pezzo-orchestra» Sarebbe questo, secondo Winter, l’unico incontestabile ( frammento conosciuto della decima, la sola traccia superstite di un disegno che Beethoven certo accarezzava di anni e che, sul punto di morte, ancora occupava la sua mente.

Per lo scettico Winter le sue dichiarazioni epistolari di Moscheles non sono determinanti, essendo egli uso, un po’ per motivi commerciali, un po’ per ottimismo innato, A proclamare quasi pronte o ultimate composizioni magari neppure "in cantiere”. Quanto ai resoconti, retroattivi cui parte contraddittori, dei due contemporanei citati, vanno presi con il più ampio beneficio d’inventario.

Per concludere la sua indagine sulla supposta esistenza di uno schema più o meno avanzato di sinfonia dopo la Nona, il Winter condensa le sue perplessità in una pittoresca similitudine, che si può così riassumere: se Beethoven dovesse comparire davanti ad un tribunale sotto l’accusa di avere dato seguito ad un progetto di decima sinfonia, il verdetto sarebbe sicuramente un’assoluzione quanto meno per insufficienza di prove.

Questa concezione restrittiva è stata però confutata sul n. 1 di «Music & Letters» del 1985 da un altro studioso anglosassone, Barry Cooper, per il quale gli schizzi pervenuti offrono elementi di informazione che sono sinora sfuggiti alle analisi: se correttamente interpretati, essi possono avallare l’ipotesi di un progetto di decima sinfonia già discretamente avanzato, almeno per quanto riguarda il primo movimento. In particolare, non esisterebbe contraddizione apparente fra i "racconti” di Schindler-Holz e i frammenti in questione, che andrebbero per la quasi totalità riferiti ad un allegro in do minore con introduzione in mi bemolle maggiore. Molti degli argomenti addotti da Cooper sembrano solidi. Resta tuttavia azzardato derivare da un abbozzo evidente di scherzo e trio il soggetto principale dell’allegro, così come negare a questo tema qualsiasi rapporto con un’ altrettanto fantomatica e solo prospettata ouverture sul nome Bach. Per il Cooper il frammento cosiddetto "sicuro” recherebbe tre bemolli in chiave anziché uno e sarebbe quindi perfettamente compatibile con un brano in do minore.

 

Post lungo. Dividiamolo. In serata rispondo in prima persona-------------

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Una piccola osservazione, simil-polemica, ma simpatica. Non sei tu, Elfo, che sostieni che l'armonia classica non andrebbe nemmeno più affrontata? E come avresti potuto fare le (giuste) osservazioni sulla 10. di Beethoven e sulla sua somiglianza con il linguaggio mendelssohniano, se non l'avessi conosciuta? ;)

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Rileggero con calma Armando, ma una rispostina a Carlos la devo subito. O meglio, faccio una domanda, chi ti dice che a parlare è il compositore in questo frangente?

Potrebbe essere il musicologo che si accorge di strafalcioni stilistici...il compositore deve fare altro, ci manca pure che va a fare le pulci ai "ricostruttori".

Il musicologo deve scrivere? No. Per cui è bene che sia ferratissimo in questo sistema sonoro ... come in altri...

Trovo ad esempio che un interprete che deve suonare anche questo repertorio, deve interessarsi ad un percorso conoscitivo del linguaggio armonico tonale (se non ci capisce una mazza lui, che può suonare?)...un compositore, dopo 4 cenni introduttivi, è meglio che per 10 anni faccia altro...e non il contrario, quello che normalmente avviene.

Se poi gli interessa un ambito particolare, a valle del percorso approfondirà, ma la sua formazione deve avvenire nel presente e non nel passato

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Condivido con altri commenti simili, è più Mendelssohn che Beethoven ma comunque, dopo la Sinfonia 9 era difficile superare se stesso.

 

Cosa ne pensate voi?

 

Potrebbe essere che il dopo nona di Beethoven sia Mendelssohn...del resto, l'amico Felice, non è stato uomo di grandi innovazioni, nonostante la sua musica sia sublime ;)

 

Per cui, magari ha superato se stesso...anche se dopo il post di Armando, facciamolo solo pour parlè :D

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Arieccomi. Dopo che Della Croce ha detto la sua (peraltro riportando correttamente l' aneddotica sulla Decima, ritorniamo ad originem. Rispondiamo con ordine. E' mai esistita una Decima? La risposta è si, sebbene sotto forma di abbozzi. (attenzione: dispersi, non perduti; lo spigherò più avanti). Seconda domanda: Perché il B. del 1824-1827 avrebbe pensato ad una nuova sinfonia? Beethoven non pensò affatto ad una nuova sinfonia; Beethoven semplicemente dal 1817 lavorò a DUE sinfonie, ed una fagocitò l' altra. (lavorava contemporaneamente per una sinfonia "Tedesca" ed una "Inglese" appunto per la Società Filarmonica. Ecco il segreto della Nona-Decima. Ecco le fonti. Primo e non trascurabile: in un quaderno di conversazione del 1923 Karl (il nipote) dice testualmente "Sono contento che Ella sia riuscito ad inserire il bell' Andante" (ovviamente rivolto allo zio) I primi due movimenti della nona sono stati abbozzati con una certa celerità. Il terzo, adagio, ad un certo punto va a collimare con un "andante" che era stato concepito per l' altra sinfonia, quella definita "inglese". Ecco che, con un bel ponte armonico tutto beethoveniano spunta nell' Adagio nella nona l' andante della decima. ( chi si vuole fare una cultura sulla genesi, si può comprare, fra i numerosi libri sull' argomento, il bel libro di Misch "Wo sind Beethovens-skizzen zue zehnten Symphonie? Contenuto in Neue Zeitschrift fur Musik, dicembre 1955.) E' possibile che Cooper sia tanto lontano dalla realtà? Certamente.... forse. Il materiale utilizzato proviene proprio dai lavori preparatori per la nona, nonché da un bel gruppo di quaderni (Nottebohm, Neue Beethoveniana, 1890 pagg 341 e segg) che contengono "L' ouverture B.A.C.H., Biamonti 832, Un Veni, Creator Spiritus Biamonti 837 ed alcuni Abbozzi per l' Oratorio "La Vittoria della Croce" (Sul risultato, come della questione Mendelssohn, non voglio entrare nel dettaglio, sebbene penso che Cooper si sia giocato la sua credibilità----- ed è un vero peccato!! È un eccellente musicologo --- Però un conto è "zeppare" armonici, o qualche triade "beethoveniana" un altro è occuparsi dello sviluppo o inventarsi una ripresa ecc.... inoltre, ha utilizzato alcuni abbozzi che potrebbero non avere nulla a che fare con la Decima, e questo è un peccato mortale) Come struttura, ritengo la sinfonia fosse ortodossa, suddivisa in quattro tempi, probabilmente introdotta da un tempo lento, diciamo proprio l' andante Cooper, seguito da un allegro con brio. Il secondo tempo era l' Andante contenuto nell' adagio della nona (pensate: all' inizio l' adagio della Nona era segnato come "Minuetto", ho visto gli abbozzi!). Il terzo movimento era quell' abbozzo Biamonti 838 che potete ascoltare sul sito. (l' unico abbozzo del quaderno terzo del 1825 non riferibile agli ultimi quartetti). E il finale? Formidabile: sullo stesso quaderno Beethoven comincia a lavorare sul quartetto Opus 132, il cui Finale è segnato nelle prime pagine dello stesso - con interventi orchestrali. Il bellissimo tema viene riutilizzato solo con trasposizione tonale, ma risulta già abbozzato ancora prima degli abbozzi del quartetto opus 127, che occupano il quaderno definito "De Roda" Questo era il "Finale" della Decima. (o della Nona? Ad un certo punto viene riportato che "Beethoven non era soddisfatto del finale corale, e pensava di riscriverne uno senza coro". Solitamente gli amici sono molto fantasiosi ,ma qui non abbiamo motivo di dubitare di quest' affermazione). In definitiva, potrebbe essere stato Galitzin ( o Golitzin - Голи́цын, non sono mai riuscito a scriverlo bene) ad uccidere la "Decima"? certamente no, però una commissione così importante, con un B. debilitato dalla vicenda famigliare del nipote, ed afflitto da problemi cronici di salute potrebbe averlo indotto ad utilizzare le idee abbozzate per progetti di vasto respiro verso le sue ultime creazioni quartettistiche Facciamo un sforzo e ripensiamo mentalmente alla musica dei quattro tempi uno dietro l' altro 1) Andante - Allegro 2) Andante 3) Scherzo - Allegro 4) Finale - Presto (O allegro molto). Non è male, non è male per nulla.....

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A parte la schizofrenia di questo messaggio ("chi ti dice che è il compositore che parla?" è una domanda degna di finire sul lettino di Freud: sei la stessa persona, punt'e basta), ma, dicevo, a parte questo, ciò che mi sorprende sono i "quattro cenni introduttivi", ovvero mi sorprende che uno che pensi di poter scrivere qualcosa ritenga la storia della composizione, delle tecniche compositive o come la si voglia chiamare, riducibile a "quattro cenni introduttivi". È un periodo che nella più ristretta delle ipotesi può abbracciare più o meno gli ultimi 500 anni (Palestrina è nato nel 1524 o giù di lì...) e da che mondo è mondo i compositori veri hanno studiato con dedizione e rispetto i Maestri che li hanno preceduti. Fin dove dovrebbero arrivare questi "cenni"? Verdi aveva sul comodino i quartetti di Haydn, quelli di Mozart e quelli di Beethoven e sul leggio del pianoforte aveva il Clavicembalo ben temperato; Schönberg conosceva il contrappunto a menadito (e non avrebbe mai scritto ciò che ha scritto se non fosse stato così). E vogliamo parlare di Prokov'ev? Sostakovich? Mahler? Poulenc? Britten? Avessero fatto tutti il tuo discorso chissà se mai li avremmo considerati i compositori che sono diventati. Inoltre, tu dici quello che dici, ma tu quelle cose le hai studiate e le conosci, perciò le ritieni superflue DOPO averle studiate. Puoi affermare con assoluta certezza che nessuna di quelle cose influisce sul tuo stile compositivo? No. Perché dovresti avere un altro "te" che scriva senza averle studiate per fare il confronto. Quindi, ripeto, il tuo discorso mi pare francamente un discorso da dilettanti: siccome non uso più la tal cadenza, perché approfondirla...? Eh già già, ma è un po' come dire che uno scrittore contemporaneo non dovrebbe studiare Foscolo. Ci sono quelli che non lo hanno studiato... e si vede. Conoscere non vuol dire "ricostruire" proprio per niente (cosa c'entrano gli "strafalcioni stilistici"???). La ricostruzione avviene in sede scolastica per appropriarsi di conoscenze pratiche, e d'altra parte, musicisti come Keith Jarrett (per dirne uno...) vengon fuori da studi a largo raggio, ma ce ne sono pochi, perché forse sono in troppi a considerare legittimo un discorso come il tuo...

 

Rileggero con calma Armando, ma una rispostina a Carlos la devo subito. O meglio, faccio una domanda, chi ti dice che a parlare è il compositore in questo frangente?

Potrebbe essere il musicologo che si accorge di strafalcioni stilistici...il compositore deve fare altro, ci manca pure che va a fare le pulci ai "ricostruttori".

Il musicologo deve scrivere? No. Per cui è bene che sia ferratissimo in questo sistema sonoro ... come in altri...

Trovo ad esempio che un interprete che deve suonare anche questo repertorio, deve interessarsi ad un percorso conoscitivo del linguaggio armonico tonale (se non ci capisce una mazza lui, che può suonare?)...un compositore, dopo 4 cenni introduttivi, è meglio che per 10 anni faccia altro...e non il contrario, quello che normalmente avviene.

Se poi gli interessa un ambito particolare, a valle del percorso approfondirà, ma la sua formazione deve avvenire nel presente e non nel passato

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Carlos. magari Elfo è compositore e musicologo e senza disturbi della personalità ritiene di potersi esprimere nei panni dell'uno o dell'altro ...non che abbia ragione...però può essere, pure Thallo a volte parla in questi termini quando si riferisce al Thallo Cantante o al Thallo musicologo.

 

Sta a vedere che è una malattia dei musicologi ... :unsure:

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Carlos. magari Elfo è compositore e musicologo e senza disturbi della personalità ritiene di potersi esprimere nei panni dell'uno o dell'altro ...non che abbia ragione...

 

Dico solo che Elfo postula l'inutilità dello studio di cose che lui stesso ha studiato e che quindi non può sapere se veramente siano inutili. O meglio: si può sapere se una cosa è inutile - o fino a che punto sia più o meno utile - solo quando la si conosce, come sostengo da tempo... Che lui parli da musicologo o da compositore poco cambia: il compositore attinge alle conoscenze del musicologo anche quando sostiene che queste conoscenze non servono.

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Io intanto vi segnalo il sito di un mio caro amico germanico: http://www.gerdprengel.de/symphony-c-minor.html

E poi l' http://www.unheardbeethoven.com alla pagina http://www.unheardbeethoven.org/search/search.pl?criteria=biamonti ve ne andate su Biamonti 838.

Attenzione però! sono amici e molto cari amici, ma non condivido niente (se non il terzo movimento di Prengel, limitato alla versione per piano)

Qua per soli 29 dollaroni amenricani vi scaricate l' articolohttp://www.jstor.org/discover/10.2307/855432?uid=3738296&uid=2129&uid=2&uid=70&uid=4&sid=21101575326377

Qua potete seguire un vecchio post sull' argomento http://www.gyrix.com/forums/showthread.php?t=3367

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