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Piano Concerto - Forum pianoforte

Dolce E Adorabile (e "sfigato") Ludwing


Gianfranc0
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A parte la meraviglia della Nona, devo dire che né "dolce" né "adorabile" sono aggettivi che avrei speso per Ludwi(n)g. Non che non lo fosse, ma certo non sono quelli i primi che mi vengono in mente pensando alla sua musica. Quanto allo "sfigato", se ti riferisci alla sordità, decisamente sì...

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Non mi ci vorrei mai trovare nella sua condizione, ma è stato l'isolamento dato dalla sua sordità che lo ha fatto arrivare dove è arrivato. Le opere del terzo periodo sono avanti anni luce, ha fatto correre la storia della musica ;)

 

Onestamente ritengo che attribuire alla sordità di Beethoven il merito di "aver fatto correre la storia della musica" sia azzardato ed estremamente riduttivo.

 

Azzardato per almeno due motivi. Il primo è che, a meno di riuscire a dimostrare che, fosse stato Beethoven "sano" avrebbe scritto musica diversa (il che è assolutamente impossibile, intendo dimostrarlo) questa affermazione vale da zero a... no: vale zero. Il secondo motivo per cui è azzardato risiede nel fatto che si considera la sordità di Beethoven come elemento che gli abbia impedito di sentire ciò che scriveva e, quindi, che se lo avesse sentito sarebbe inorridito e avrebbe lavorato di cancellino... mi pare francamente assurdo, sia perché ciò che ha scritto sono capolavori assoluti, sia perché si dovrebbe considerare che un musicista come lui non poteva non avere un orecchio interno tale da rendere, ad un certo punto, quasi superfluo il fatto di sentire "davvero". Il famoso aneddoto di Beethoven che dirige la Nona e non si accorge che è finita, significa che nella sua mente lui aveva la partitura completamente spiegata e la sentiva chiaramente e in ogni sua parte.

 

Dicevo che è anche riduttivo, e lo è, perché dando ad un fattore fisico menomante meriti artistici li si toglie automaticamente a Beethoven stesso. Un po' come quelli che dicono che Gould suonava bene il pianoforte perché prendeva il Valium...

 

Detto tutto questo, un paio di dati (e di date) per fare un minimo di chiarezza.

Beethoven si accorge dei primi segnali della sua sordità nel 1796, a 26 anni, e a quell'epoca ha scritto il Secondo Concerto per pianoforte (op. 19), le prime sette Sonate, i Trii op. 1, per dire solo di alcune delle sue prime opere.

Il Testamento di Heiligenstadt è datato ottobre 1802 e in quel testo egli si descrive come dilaniato dal tormento per la sordità che lo affligge e spiega a cosa sia dovuto il suo atteggiamento scostante. Dal 1802 al 1820 (anno in cui è definitivamente e totalmente sordo) egli scrive le Sinfonie dalla 2 alla 8, le Sonate dalla Patetica in poi fino all'op. 111, il Fidelio (in tre versioni, dal 1805 al 1814) e i Concerti per pianoforte 1 (successivo al 2), 3, 4 e 5, solo, anche in questo caso, per dire di alcune cose.

 

Quello che intendo dire è che, se nel 1802 è già così afflitto dalla sordità da consegnare il suo tormento al Testamento di Heiligenstadt e se fosse vero che la sua evoluzione stupefacente e così "avanguardistica" è causata dalla sordità, non avrebbe scritto l'Ottava Sinfonia nel 1812, avrebbe scritto direttamente la Grande Fuga (che invece scriverà nel 1824/26). Inoltre, Beethoven era ben conscio del committente, se è vero, come è vero, che ha riservato ai Quartetti certe scelte al limite del consentito (armonicamente parlando) per l'epoca, ma nel frattempo scriveva la Missa Solemnis op. 123 (1818/22) e la Nona op. 125 (1824) che, pur essendo certo una sinfonia piena di novità (il coro certamente, ma anche la enorme dilatazione della forma), dal punto di vista armonico è, sì, spinta, ma non tanto da non essere capita (cosa che successe invece agli ultimi quartetti).

 

Allora si sta parlando di un compositore che, tutto fuorché confuso dalla sordità, cui evidentemente sarà costretto ad abituarsi poco a poco, facendovi fronte con risorse fuori dal comune, sa bene che deve scrivere per il "suo" pubblico pezzi che siano ricevuti, capiti, apprezzati, ma, nel frattempo, osa nei quartetti, che sono i brani cui riserva (come alle sonate) la sua spinta innovativa e futuristica.

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Caro Carlos, volevo solo un po' sdrammatizzare. Comunque sia è credibilmente realistico che l'isolamento porta l'artista maggiormente ad ascoltare la propria sensibilità e non la commessa X o la compiacenza del nobile di turno Y.

 

Per cui, tutto vero quello che dici ma sapendo che ad un certo punto si è trovato nella condizione di ascoltare solo se stesso e le composizioni dell'ultimo periodo, vsto che parliamo di date, 1822-1823 e 1827, sono costituite dagli ultimi quartetti op.127, 130, 131, 132, 133, 135 dove il compositore estende la sua nuova estetica musicale, armonico/formale già ampiamente sperimentata nelle sonate per pianorote e queste innovazioni saranno ampiamente utilizzate dai compositori dell’epoca romantica.

 

Guarda caso diventa completamente sordo nel 1822...un minimo avrà influito, seppur per poco, dover dar conto solo a se stesso ... oggi si direbbe, senza scopo promozionale. Tant'è che diversi compositori oggi seguono i piccioli e non quello che realmente potrebbero dare in termini di ilinguaggio...

 

Questo non è assolutamente sminuire ;)

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