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Piano Concerto - Forum pianoforte

Lettura Della Partitura: Serve?


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Sembra la classica domanda provocatoria: "Lettura della partitura: serve?" ma non vuole esserlo.

 

Ho assistito ad un'interessante confronto fra alcuni studenti di composizione e direzione d'orchestra e un paio di docenti (non di lettura della partitura, ovviamente).

 

Si disquisiva proprio sull'utilità di "Lettura della partitura". Dal mio punto di vista, oggi come oggi, non serve a una mazza...per tanti motivi storici e tecnici:

 

- una volta aveva senso perchè la riduzione di una partitura d'orchestra era un modo per far circolare la musica che poteva in modo decoroso stare in 10 dita

- praticamente la musica moderna sinfonica è ineseguibile con sole 2 mani

- etc.

 

Ma più di uno sosteneva che in tutti i conservatori del mondo esiste questa materia per i direttori d'orchestra, per cui non se ne può fare a meno. Io pensavo fosse un limite solo italiano. Voi cosa mi dite?

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Di sicuro non aiuta a sviluppare l'orecchio interno e migliorare l'attitudine alla strumentazione/concertazione. Creare una riduzione (poi perchè dimostrarla estemporaneamente e non su carta? Così ci si costringe pure a stare nei limiti del presunto "tastierista"...vedi eventuali clarinettisti che ambirebbero a divenire direttori) probabilmente costringe all'analisi, ma si può fare benissimo in un corso di (appunto) analisi.

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Non serve a niente. Per studiare una partitura serve la partitura :P e una buona capacità di interiorizzazione e, più complessa è la partitura, meno è possibile realizzarla al pianoforte. Ovvero, quando sarebbe eventualmente più utile avere una visione di insieme "immediata" questa è resa impraticabile dalla complessità della partitura. Nessuno trova difficoltà a leggere al pianoforte una sinfonia semplice di Mozart, ma a cosa serve? Servirebbe poter leggere (ma leggere davvero e tutte le parti eh!) la Sinfonia delle Alpi, ma... e poi, in ogni caso, ciò che si ottiene leggendo al pianoforte una partitura, è un appiattimento e un'uniformità timbrica che non aiutano certo la memorizzazione. Se uno vuole avere un'idea di "come suona" una partitura (visto che è questa l'argomentazione più gettonata dei sostenitori della sua utilità) si prende un bel cd, lo ascolta con la partitura davanti ed ecco fatto. Poi, via il cd e a studiare! Questo dal punto di vista mio, ovvero di uno che studia le partiture per dirigerle. Se invece si parla di riuscire a sintetizzare una partitura (o una parte di essa) per ricavarne percorsi armonici al netto dei raddoppi e delle parti di contorno - mi riferisco quindi al lavoro di un compositore, be' forse il discorso cambia, ma per come è strutturato il corso di LdP sembra che uno debba imparare a leggere al pianoforte il Concerto per Orchestra di Bartók a tempo e facendole tutte :lol: il che, va da sé, è una scemenza bella e buona (sempre IMHO, ovviamente).

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Mi aspettavo dei contenuti in questi termini, siamo perfettamente allineati ma...

 

Ok per l'Italia, siamo sempre lenti su certe cose; ma a voi risulta che nei principali conservatori del mondo (diciamo europei) sia presente tale materia (mi riferisco ai direttori)? Se si, avete idea dell'approccio che propongono? E comunque, se inutile (e sicuramente altri paesi sono lungimiranti su queste questioni) ... perchè perseverare?

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  • 2 weeks later...

Schoenberg in uno dei suoi libri dice che non solo e' importante come suona un pezzo, ma anche l'aspetto che ha sulla carta. Solo chi sa capire capisce.....

 

Un esempio: vedendo una partitura capisco gia' la struttura musicale e come vengono sviluppati i motivi. Parlo di musica tonale e non comunque di lunghi pezzi.

 

Inoltre anche da un pezzo con molte parti si possono estrarre le cose piu' importanti, l'armonia, i motivi, qualche mese fa ho preso un midi di Schubert (Standchen),

l'ho aperto con un programma di notazione musicale ed era un assoluto casino: non si capiva quasi nulla, ma dopo qualche aggiustamento nel programma ho tolto i trentaduesimi ;)

 

sebbene sia un pezzo per piano e voce in quattro e quattrotto avevo gia' capito l'armonia suonando molto poco. Certo non e' un pezzo moderno di musica seriale (musica che a me non interessa), pero' da qua a dire che la partitura forse non serve a nulla

 

Secondo me chi dice che non serve a nulla,ha ancora molto da imparare, almeno a un livello che vada oltre l'esecuzione, infatti di pianisti che non sanno nulla di armonia ne vedo parecchi, altro che Italia....

 

alla fine un pezzo di musica va capito da molte prospettive, non solo quelle esecutive

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Schoenberg in uno dei suoi libri dice che non solo e' importante come suona un pezzo, ma anche l'aspetto che ha sulla carta. Solo chi sa capire capisce.....

...diciamo che dipende pure dal tipo di musica ;)

 

sebbene sia un pezzo per piano e voce in quattro e quattrotto avevo gia' capito l'armonia suonando molto poco. Certo non e' un pezzo moderno di musica seriale (musica che a me non interessa), pero' da qua a dire che la partitura forse non serve a nulla

A parte che "pezzo moderno di musica seriale" non ho capito cosa voglia dire, "Lettura della partitura non è "la partitura" ;)

 

... per cui

 

Secondo me chi dice che non serve a nulla,ha ancora molto da imparare

La "partitura" o "lettura della partitura"? [Corso superiore (va deto, eh!) assolutamente inutile che si propone in conservatorio]

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Spero di aver scelto il posto giusto...

 

Sto cercando di seguire una partitura ma sono dieci parti, e va un po' al di la delle mie capacità di tenere tutto sotto controllo. Più che altro ci sono delle intricate parti vocali che si intrecciano con gli strumenti e dopo poche battute solo il basso mi aiuta a capire dove devo leggere :(

Provo naturalmente a isolare mentalmente ogni parte vocale per volta ma niente, dopo un poco "scompare" dalla mia sfera di attenzione.

 

C'è qualche metodologia che posso applicare o mi tocca solfeggiare ogni parte, separatamente, o cos'altro?

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Mah, forse dovresti provare a capire meglio di cosa si parla e chiarirti su cosa significhi "partitura"... poi ne riparliamo, ok? ;)

 

firmato: quello che "ha ancora molto da imparare" :P

 

[...] sebbene sia un pezzo per piano e voce in quattro e quattrotto avevo gia' capito l'armonia suonando molto poco. Certo non e' un pezzo moderno di musica seriale (musica che a me non interessa), pero' da qua a dire che la partitura forse non serve a nulla

 

Secondo me chi dice che non serve a nulla, ha ancora molto da imparare, almeno a un livello che vada oltre l'esecuzione [...]

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"Seguire" in che senso? Devi dirigerla? Ascolti la musica con la partitura davanti? Di che partitura si tratta?

 

Spero di aver scelto il posto giusto...

 

Sto cercando di seguire una partitura ma sono dieci parti, e va un po' al di la delle mie capacità di tenere tutto sotto controllo. Più che altro ci sono delle intricate parti vocali che si intrecciano con gli strumenti e dopo poche battute solo il basso mi aiuta a capire dove devo leggere :(

Provo naturalmente a isolare mentalmente ogni parte vocale per volta ma niente, dopo un poco "scompare" dalla mia sfera di attenzione.

 

C'è qualche metodologia che posso applicare o mi tocca solfeggiare ogni parte, separatamente, o cos'altro?

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Il Gloria della Messa in Sol minore è ritmicamente molto uniforme, quindi ti suggerisco di individuare, magari prima di ascoltarlo, il modello ritmico (soprattutto nella parte strumentale) osservandone solo poche battute (veramente tre o quattro, di più non ti è utile). Dopodiché, una volta chiarito nella mente il "pattern" ritmico dell'orchestra, osserva solo la parte vocale quando lo ascolti e concentrati solo su quella. Se la fase precedente all'ascolto è stata efficace, dovresti riuscire a "percepire" la parte strumentale insieme alla parte vocale, ma anche senza necessariamente doverla leggere sulla carta. Se non riesci a farlo, interrompi e riparti: non ti è utile arrivare fino in fondo se già dopo poche battute ti confondi. E, se devi ripartire, prova a ripetere la fase preliminare (ovvero l'osservazione di poche battute), ma questa volta osserva laparte vocale, prova a immaginartela, ma solo quella, nella mente e impegnati a ritrovarla quando ascolti la registrazione. È un lavoro che all'inizio richiede tempo, un po' come quando si scompongono i passaggi allo strumento. Non ti scoraggiare. ;)

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Vorrei darti subito un feed-back Carlos, effettivamente lavorando come suggerisci le prime 4 battute fanno meglio...tu sai che sono una goccia nell'oceano?

Cioè, se non memorizzo tutto difficilmente seguirò, ergo...mi servirebbe quasi una vita per fare tutto...però si può sempre migliorare :D

 

Comunque grazie!

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Memorizzare non ti serve per seguire. Ciò che io ti ho suggerito di fare dovrebbe aiutarti a sviluppare il cosiddetto "colpo d'occhio". Ma, se fossi in te, visto che hai così tanta difficoltà, mi eserciterei con cose che tu possa tener sotto controllo con un'occhiata, come ad esempio quartetti per archi o musica da camera in generale (trii, quintetti...). Se si dovesse memorizzare per seguire, uno ci impiegherebbe sei mesi per ascoltare il primo atto del Tristano e Isotta! ;) Ho letto l'altra domanda, quella relativa alla tonalità: ecco, mi pare che seguire una partitura sia un problema marginale, rispetto a quello, senz'altro più importante, di acquisire consapevolezza armonica, checché ne dica qualcuno... Però, come tu dici, c'è margine per migliorare!

 

Vorrei darti subito un feed-back Carlos, effettivamente lavorando come suggerisci le prime 4 battute fanno meglio...tu sai che sono una goccia nell'oceano?

Cioè, se non memorizzo tutto difficilmente seguirò, ergo...mi servirebbe quasi una vita per fare tutto...però si può sempre migliorare :D

 

Comunque grazie!

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  • 1 month later...

Come Carlos sa, perché mi ha cortesemente aiutato in altro trhead, io devo dare l'esame proprio quest'anno per il Triennio Afam di Composizione.

A mio parere la prassi della lettura della partitura non è completamente sciagurata e inutile. Intanto dobbiamo porci il quesito "con che scopo sto leggendo una partitura?". Credo che sia da sfatare il luogo comune principe di questo argomento: leggere tutto il possibile sulla tastiera fa capire meglio (o in alternativa leggere tutto il possibile mentalmente mentre sto ascoltando il pezzo da un cd o dal vivo). Chissenefrega di leggere tutto in realtà? Mi spiego: nel momento in cui compio una lettura del testo scritto tale azione non mi restituirà mai la totalità dell'evento estetico; a meno che non nascano uomini con gli occhi composti come le mosche, il campo visivo è uno e al massimo si allarga un po' con l'esercizio com'è dimostrato dalle tecniche di lettura veloce applicate alla scrittura; quindi la lettura di dieci o venti pentagrammi uno sopra l'altro sarà sempre un atto parziale, selettivo, per "colpi d'occhio" critici, un carotaggio con obiettivi analitici specifici. Ci sarà il momento in cui mi interessa valutare come l'autore ha trattato l'accompagnamento di contrabbassi, controfagotti, ci sarà la volta in cui voglio approfondire come usa gli ottoni, se per pedali armonici o li porta allo scoperto in modo figurale e più concertato, c'è la volta che mi preme analizzare le combinazioni timbriche, i raddoppi, l'utilizzo dell'estensione di un particolare strumento, le tecniche strumentali di emissione del suono, le scelte armoniche, i percorsi tonali, una serie dodecafonica, aspetti macro-formali, strutturali, l'uso della voce... la conoscenza e percezione della totalità del pezzo deriverà quindi da un percorso di step successivi che si uniranno l'uno all'altro in un mosaico di consapevolezza progressiva.

 

Insomma, non credo abbia neanche senso porsi il problema della lettura che vede tutto, capisce tutto contemporaneamente in un colpo solo, magicamente (di qui la componente di assurdità dell'esame pratico, io capirei di più una prova dove mi chiedessero: "Senti, prova a darci un'idea del trattamento armonico in queste due pagine", oppure "facci sentire l'opposizione fra le parti melodiche di questo passaggio e le linee che svolgono la funzione di sostegno armonico", oppure "quali elementi ritmici pensi siano importanti in questo punto? Accenna sulla tastiera agli incisi che ritieni caratterizzanti la scrittura adottata dallì'autore", o ancora "Quali strumenti traspositori ci sono in questo organico? Suona le loro parti nei suoni reali" e così via, che è poi il lavoro che uno farebbe a casa sua per studiare un pezzo, dovendo per esempio dirigerlo, analizzarlo, spiegarlo a degli allievi in classe, ecc.) Allora, visto in questo modo, l'approccio al testo tramite tastiera ha una sua funzione, non dimentichiamo che Lettura della partitura è anche l'abituarsi ad accompagnarsi accennando con la voce a una parte cantata, cosa utilissima per i maestri collaboratori, per chiunque voglia insegnare canto, voglia analizzare lirica e liederistica, ma anche debba suonare in duo, trio, ecc. con altri strumenti, perché la cosa apre la mente all'ascolto dell'altro e all'ascolto di ciò che uno suona in relazione anche a ciò che l'altro suona o canta.

 

Più in generale, questo percorso aiuta anche ad avere quel tipo di "facilità" musicale nel trattare i materiali e la tastiera, quell'abilità complessiva nel "fare musica" che unitamente all'improvvisazione e alla percezione acustica dovrebbe essere una caratteristica e un obiettivo fondamentale degli studi accademici diciamo così, ma che invece non sempre viene valorizzata nei percorsi formativi, per cui spesso si sentono i musicisti di musica leggera o jazz che sbeffeggiano i musicisti classici accusandoli di essere in realtà imbranati musicalmente e incapaci di suonare se non hanno il loro bello spartito scritto per filo e per segno davanti.

 

A Barbara direi quindi di non preoccuparsi, non vivere con il mito di una lettura multi level di una partitura mahleriana che avvenga nel sacro e unico istante di un unico passaggio; pensa a maturare gli strumenti culturali e critici necessari per poterti rendere conto, quindi apprezzare, quindi per emozionarti intelligentemente del contenuto estetico di un testo musicale atraverso un percorso che avviene nel tempo, che è evolutivo, di crescita, procede in avanti, torna indietro su se stesso, ripercorre e rimugina infinitamente, approfondisce, scopre ogni volta cose nuove. Arriverà un momento in cui finalmente, leggendo una partitura magari mentre ne ascolti l'esecuzione, avrai la percezione di un tutto unitario e al contempo articolato ma perché l'avrai scoperta in un affascinante percorso composito.

 

Quanto ai corsi accademici, visto ciò che il Ministero ha combinato negli ultimi decenni, mi sa che ci sia poco da stare allegri e dovremo continuare a sostenere esami un po' scemetti su programmi di studio opinabili...

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Non serve a niente.

 

Ciao vecchia quercia! Mi metti un po' in ponte, pensavo che a qualcosa servisse. Certo io lavoro in un ambito un po' diverso dal tuo, ma alle volte mi è servito poter eseguire al piano una sintesi della partitura per provare un passo con un cantante o un solista o far sentire il suono di di una sequenza di accordi a una sezione.

È anche vero che per sentire come suona un brano (ammesso che sia necessario) è sufficiente ascoltare una registrazione, ma nel caso di un inedito? Poi in genere preferisco farmi una mia idea, solo successivamente ascolto altre versioni, l'imprinting è in agguato ;-).

Alla fine, forse sono di vecchia scuola, penso che un direttore o soprattutto un compositore debba essere autonomo nella lettura della partitura, non debba ricorrere, qualora voglia capire come suona un brano particolarmente ostico dal punto di vista armonico, a un CD o a un computer.

Chiaramente si tratta di una sintesi, è ovvio che non sia possibile riprodurre esattamente tutto quello che c'è scritto, ma credo che questo studio sviluppi ulteriormente la lettura, l'orecchio, la capacità di vedere al volo quali sono le parti più importanti, i raddoppi, la capacità appunto di sintetizzare la struttura armonica e ritmica del brano. Certo, se fossi Beethoven non ne avrei bisogno... ;-)

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Buongiorno Doc!

 

Alla fine, forse sono di vecchia scuola, penso che un direttore o soprattutto un compositore debba essere autonomo nella lettura della partitura

 

Facciamo così, prova a completare la frase in questo modo "senza l'ausilio del pianoforte". Vedrai che funziona tutto tranne "qualcosa" ... prova ad indovinare?

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Ciao vecchia quercia!

 

Ciao vecchia volpe, come butta?! :P

 

Mi metti un po' in ponte, pensavo che a qualcosa servisse. Certo io lavoro in un ambito un po' diverso dal tuo, ma alle volte mi è servito poter eseguire al piano una sintesi della partitura per provare un passo con un cantante o un solista o far sentire il suono di di una sequenza di accordi a una sezione.

 

Hmm... per fare sentire il suono di una sequenza di accordi stai suonando solo alcune parti, che è esattamente l'uso che io trovo più utile della "lettura della partitura al pianoforte", ovvero una lettura momentanea e parziale di un frammento particolarmente ostico. Lo faccio anche io, ad es. se mi trovo a studiare un brano tipo "Ein Heldenleben" (per dire) dove ci sono agglomerati armonici così complessi che in alcuni casi, a mente, non riesco a decifrare. Un "salto" alla tastiera mi permette di isolare un accordo, un passaggio - magari dei corni solamente - che una volta estratto dal complesso riesco a chiarire. STOP. Per quanto riguarda il lavoro con un cantante, normalmente si usano gli spartiti (e, a dire il vero, anche al corso di lettura della partitura si prevede l'uso dello spartito per la musica con cantante solista - leggi: aria d'opera).

 

È anche vero che per sentire come suona un brano (ammesso che sia necessario) è sufficiente ascoltare una registrazione, ma nel caso di un inedito? Poi in genere preferisco farmi una mia idea, solo successivamente ascolto altre versioni, l'imprinting è in agguato ;-)

 

Concordo. Nel caso di un inedito io propendo per l'orecchio interno (anche nel caso di un "edito", a dire il vero ;)). Tu parli di "farti un'idea" e, nel caso specifico, quest'idea potrebbe essere solo ed esclusivamente di tipo armonico , perché un'idea timbrica, al pianoforte, non puoi averla.

 

Alla fine, forse sono di vecchia scuola, penso che un direttore o soprattutto un compositore debba essere autonomo nella lettura della partitura, non debba ricorrere, qualora voglia capire come suona un brano particolarmente ostico dal punto di vista armonico, a un CD o a un computer.

 

Idem come sopra ;)

 

Chiaramente si tratta di una sintesi, è ovvio che non sia possibile riprodurre esattamente tutto quello che c'è scritto, ma credo che questo studio sviluppi ulteriormente la lettura, l'orecchio, la capacità di vedere al volo quali sono le parti più importanti, i raddoppi, la capacità appunto di sintetizzare la struttura armonica e ritmica del brano. Certo, se fossi Beethoven non ne avrei bisogno... ;-)

 

Dunque, un momento: se mi parli di capacità di vedere "al volo" non ci stiamo parlando della stessa cosa... la lettura della partitura, a mio modo di vedere, non è utile per studiare una partitura (mentre è la finalità principale di un corso come quello che si fa in conservatorio). E lo studio non si fa "al volo". Poi, se tu mi dici che può succedere di doversela sbrigare e leggere dalla partitura perché manca lo spartito (ma quante volte succede?) allora è un altro paio di maniche, ma trovo che sia talmente raro che non meriti un corso specifico.

 

Io, per quel che mi riguarda, trovo che ciò che manca davvero sia un vero corso di "lettura della partitura", ma non al pianoforte: a tavolino. Anche al corso di composizione, volenti o nolenti, ci si mette al pianoforte, anche perché, per parlare in due o più di una successione armonica, è utile averla presente nelle orecchie ("senti quest'accordo?": plùm! "ecco, senti come risolve": plàm! e così via...). Ma credo si dovrebbe insegnare agli aspiranti direttori come realmente si affronta lo studio, dal principio, di una partitura per orchestra. È la domanda che mi sento fare più spesso da chi mi chiede suggerimenti per lo studio, da chi viene a lezione: "come faccio a studiare una partitura?".

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Io, per quel che mi riguarda, trovo che ciò che manca davvero sia un vero corso di "lettura della partitura", ma non al pianoforte: a tavolino. Anche al corso di composizione, volenti o nolenti, ci si mette al pianoforte, anche perché, per parlare in due o più di una successione armonica, è utile averla presente nelle orecchie ("senti quest'accordo?": plùm! "ecco, senti come risolve": plàm! e così via...). Ma credo si dovrebbe insegnare agli aspiranti direttori come realmente si affronta lo studio, dal principio, di una partitura per orchestra. È la domanda che mi sento fare più spesso da chi mi chiede suggerimenti per lo studio, da chi viene a lezione: "come faccio a studiare una partitura?".

 

Mi trovi d'accordo in linea di massima, in effetti il corso di lettura della partitura andrebbe semplicemente orientato e strutturato diversamente, più che eliminato (ma questo vale anche per Jazz e altre discipline, che con gli attuali programmi ministeriali non funzionano certo al meglio).

Il discorso della lettura pianistica sarebbe solo la conseguenza dell'apprendimento delle abilità che hai elencato.

Mi spiego: penso che sia difficile avere in testa una successione armonica senza essere in grado di eseguirla (leggendo dalla partitura);

i vari plùm e plàm chi li suona?

Non mi sembra il caso di farli ascoltare da un CD (quello può essere utile per lavorare sul suono) e, del resto, sono sicuro che tu sappia eseguire al piano una sintesi di un passaggio, non foss'altro per spiegarlo, per far sentire le risoluzioni di cui sopra etc. Se questa cosa è di una qualche utilità in qualche modo la si dovrà insegnare...

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La vediamo da due prospettive differenti, ma non meno valide l'una rispetto all'altra. Personalmente riesco ad "avere in testa" una successione armonica senza doverla suonare e quindi non ne sento la necessità. In realtà, ti dirò di più: dove risulta impossibile suonare al pianoforte certi passaggi di alcune partiture particolarmente complesse, per evidenti limiti, l'orecchio può superare quei limiti, perché va ben al di là delle dieci dita... Ho studiato a tavolino la partitura di Petrouchka di Stravinsky e non ne saprei (tecnicamente parlando) suonare che alcuni passaggi, ma quella partitura è nella mia testa con i suoi timbri esatti, i suoi tempi esatti e senza nessun filtro "digitale".

 

La necessità di spiegare a un'altra persona è un aspetto che non fa parte degli obiettivi del corso di lettura della partitura, perché se così fosse non ti richiederebbero di leggere la 3. di Mahler al pianoforte, ma ti chiederebbero di leggere "queste otto battute degli ottoni", riesco a spiegarmi?

 

Ciò che io trovo del tutto inutile, frustrante e assurdo e che si costringa la gente (anche i non pianisti, accidenti, cos'hanno fatto di male?) a mettersi davanti ad una partitura per orchestra e a leggerne intere pagine operando una sintesi estemporanea. La sintesi è possibile solo dopo l'analisi e la sintesi pianistica, dove fosse possibile, richiederebbe una conoscenza della materia (intendendo, con "materia", il pianoforte) che di per sé necessita di molto tempo. Un clarinettista (o chi per lui) di fronte ad una partitura e dopo un paio di anni di "pianoforte complementare" cosa potrà mai ricavare da quell'esercizio?

 

Dovessi redigere io un programma per un corso di lettura della partitura/pianoforte complementare penserei, soprattutto, a fornire ai non pianisti uno strumento utile per il loro mestiere, quindi, ad esempio, lascerei perdere le Sonate di Beethoven e metterei in repertorio, per ciascuno strumentista, una selezione dei brani solistici del rispettivo repertorio, del quale l'allievo di turno dovrebbe imparare la riduzione pianistica della parte orchestrale o la parte pianistica nel caso si tratti di brani da camera. Così, i violinisti imparerebbero ad accennarsi "La Primavera", il Concerto di Tchaikowsky...; i flautisti imparerebbero i Concerti di Mozart, mi spiego? Questo avrebbe un'utilità, pianisticamente parlando, nel loro studio quotidiano.

Per quanto riguarda invece la parte specifica sulla partitura, se proprio proprio, vedrei di buon occhio un esercizio mirato sulle famiglie degli strumenti, con particolare riferimento ai traspositori, che quando si devono inserire estemporaneamente in una lettura complessiva vengono nella maggiorparte dei casi ignorati (si leggono i legni acuti, i primi violini e i violoncelli-contrabbassi, e non dite che non è vero! :D). Prendere l'Ottava di Mahler e leggere due pagine di soli corni :o è un'esperienza davvero formativa; prendere i Quadri e leggere Catacombae (solo quello, c'avete mai provato?) senza sbirciare la parte pianistica del rigo sotto piccolo piccolo fa sentire davvero scemi :D ma è quello che davvero servirebbe.

 

Un'altra cosa che servirebbe (ma qui andiamo sul complicato) sarebbe abituare a cantare le parti dell'orchestra, cosa che il 90% dei direttori non sa fare (come il 90% degli strumentisti, ai quali, se fate vedere uno spartito, finché non l'hanno accennato sullo strumento non hanno idea di cosa sia...). Ma per saper riprodurre autonomamente una parte è necessario averla assimilata con l'orecchio interno, e torniamo da capo. ;)

 

Tutto questo, naturalmente, visto dalla parte di un direttore d'orchestra, ma, davvero, uno, cioè io. È il mio punto di vista e non pretendo assolutamente di sostenere che sia l'unico valido, anche perché sono smentito dai fatti, ovvero da moltissimi colleghi che utilizzano normalmente il pianoforte per studiare. Io, nonostante sia pianista, non l'ho mai fatto e continuo a non sentirne il bisogno...

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