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Piano Concerto - Forum pianoforte

Quando Il Pianismo Di Beethoven Non "suona" Bene...secondo Casella


Chopin
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Scrive Casella:

 

"E' stato non di rado rilevato come non sempre vi fosse, tra i mezzi tecnici-pianistici di Beethoven, la immensità del suo pensiero, quel meraviglioso e perfetto equilibrio che si trova ad esempio in Mozart. E infatti vi sono, nelle grandi sonate e nei due ultimi concerti, alcune zone ove un Liszt avrebbe probabilmente ottenuto maggiori effetti con mezzi più redditizi e in ogni caso obbedito a una maggiore logica della tastiera. Beethoven appartiene a quel tipo eccezionale di arte ove, in un certo qual modo, la sonorità necessaria all'espressione viene non di meno raggiunta lo stesso, anche se i mezzi potevano parere dapprima insufficienti, e questo in virtù di quella legge secondo la quale ogni musica ha la sua sonorità particolare e finalmente realizzabile anche attraverso deficienze di scrittura strumentale, deficienze che spetta ll'esecutore

di correggere o di attenuare.

Possimo quindi affermare che, quando il pianismo di Beethoven non "suona" bene, questo significa

che il pianista non è all'altezza della situazione?"

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La citazione è interessante, soprattutto perché ci fa capire che ogni scrittura strumentale è adeguata allo stile e alle intenzioni (oltre al contesto storico) dell'autore.

La storia della musica pianistica è piena di "riscritture" di opere precedenti, ma l'originale non è mai superato dalle riscritture.

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Maestro Fredda, verissimo ... però stavo riflettendo sulle condizioni a contorno, non è che Beethoven ad esempio avesse uno Steinway & Sons Gran Coda.

 

Per cui forse le riscritture servono anche per "ricollocare", adattare quelle note, quell'opera ad altre esigenze/condizioni...non trova?

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Sono concorde con te Chopin. Eventuali correzioni e/o attenuazioni vengono realizzate pensando all'evoluzione che hanno subìto gli strumenti nel passare degli anni. Come già detto in passato, specialmente nel pianoforte dobbiamo considerare i tempi di decadimento del suono che all'epoca di Beethoven erano molto veloci ed ora grazie alle innovazioni costruttive e di progetto sono molto più lenti. E' probabile che in molti passaggi Beethoven abbia utilizzato molto pedale per ovviare a questa problematica; in fin dei conti oltre alla ricerca di una correttezza formale un compositore deve soddisfare il proprio orecchio. Mettere lo stesso pedale segnalato da Beethoven sui pianoforti moderni potrebbe sporcare eccessivamente.

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  • 5 months later...

La storia della musica pianistica è piena di "riscritture" di opere precedenti, ma l'originale non è mai superato dalle riscritture.

Se per riscrittura si intende una nuova chiave di lettura che potrebbe dare un interpretazione, io parlerei di diversità. Se si intende una trascrizione/arrangiamento...il brano deve essere valutato nel nuovo contesto, cioè, il cambio di identità non può essere paragonabile (non è omogeneo) con l'originale. Servirebbe una riscrittura di un musicista del periodo. Che ne so, Beethoven riscritto da Schubert ... se ne può parlare...

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Avvalorando il suo pensiero, Casella stesso ha fatto revisioni delle opere di Beethoven per la Ricordi. Ho alcune sue pubblicazioni, e vedo ( oggi mi sono dedicato a questo, oltre che a dipingere un poco) che il nostro effettivamente toglie molti pedali, e più passano le edizioni, più toglie pedali. Naturalmente la sacralità del testo dovrebbe essere rispettata sempre, ma, come mi fanno giustamente rilevare Simone e Chopin (come non dare ragione a... Chopin???), la "fisiologia" dello strumento è assai diversa da quella del 1827 (preso l' ultimo anno di vita di Beethoven) Chiaramente il pedale non deve diventare rifugium peccatorum: Moscheles ne diffidava l' uso, mentre nel romanticismo Liszt, Thalberg, Chopin stesso ("si serviva dei pedali con tatto meraviglioso, spesso li accoppiava per ottenere una sonorità pastosa e velata" ) però quelli usavano dei bei Pleyel del 1840-1850... Quindi, senza fare la solita tirata alla Armando o un trattato, di cui non sono capace, se si suona il Beethoven sugli strumenti del Beethoven Haus (li ho sentiti bene e campionati: il suono decade rapidissimamente) ben vengano (anzi ritengo indispensabili) le prime edizioni, quelle controllate da "Lui". Se si suona su uno strumento contemporaneo, bisogna evitare quel che il compositore cercava di ottenere con artefici che non sono più necessari. (Argomento a parte meritano le vigorose modifiche apportate alle sue partiture orchestrali da Wagner e Mahler) Infine, Dino: Beethoven trascritto da Schubert... un sogno. Sono d' accordo con te: la trascrizione trasla l' opera, rendendo la trascrizione un' opera con propria ed indipendente dignità (bellissime le trascrizioni per piano a 2 e 4 mani delle sinfonie di B. di Czerny!).

 

A Bientôt!

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