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Piano Concerto - Forum pianoforte

Scelta E Motivazioni Di Una Certa Tonalita' ?


GianBurrasca
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Ho cercato l'argomento in oggetto, ma ho trovato poche risposte e tutte molto vaghe.

 

Qual'è il "significato" delle varie tonalità e quindi i motivi della scelta di in musicista ?

 

Ho scoperto che esiste un libro di Alan Walker (in inglese :( ) che tratta l'argomento, riferito a Liszt, ma non ne esiste la traduzione italiana. Qualcuno mi può aiutare?

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Da un punto di vista "teorico", le tonalità sono tutte uguali, almeno nel sistema equabile temperato di intonazione.

Da un punto di vista organologico, ogni strumento ha tonalità "preferite", sia per questioni di intonazione (i fiati hanno sempre qualche nota più stonata), sia per questioni di estensione e, soprattutto direi, per questioni di tecnica

Da un punto di vista storico, molti compositori hanno dato significati diversi a tonalità diverse. E la cosa cambia davvero da compositore a compositore, quindi è difficile parlarne in modo generale.

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quindi i motivi della scelta di in musicista ?

Ci sono opere che le toccano tutte ciclicamente ... magari per non creare disparità :D

 

In generale anche per dare varietà, insomma, prendi Mozart, pensa se avesse scritto tutte le sinfonie il sol-

 

Comunque penso ci sia anche un discorso di registri, non tutte le melodie cantano allo stesso modo in tutte le altezze e il trasporto eccessivo può fare danni e snaturare una struttura/melodia.

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In generale anche per dare varietà

 

Una cosa è certa, cambiare tonalità crea varietà e infatti se suoni diversi pezzi tutti nella stessa tonalità, alla lunga stufa...

sembra sempre lo stesso pezzo.

 

Infatti una regoletta sempre buona nella preparazione di un programma da concerto è proprio quella di evitare troppi pezzi di fila nello stesso tono.

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Ho cercato l'argomento in oggetto, ma ho trovato poche risposte e tutte molto vaghe.

 

Qual'è il "significato" delle varie tonalità e quindi i motivi della scelta di in musicista ?

 

Ho scoperto che esiste un libro di Alan Walker (in inglese :( ) che tratta l'argomento, riferito a Liszt, ma non ne esiste la traduzione italiana. Qualcuno mi può aiutare?

 

Argomento trattato da Rita Steblin in "A History of Key Characteristics in the Eighteenth and Early Nineteenth Centuries" (University of Rochester Press). La prima edizione risale al 1983, mentre la seconda è del 2002.

 

http://books.google....AAJ&redir_esc=y

 

L'appendice A è un lunghissimo elenco di citazioni (una settantina di pagine in tutto) tratte dalla trattatistica sette-ottocentesca: in esse vengono descritte le caratteristiche che all'epoca erano associate alle varie tonalità. Anche tutto il resto del libro, comunque, è estremamente interessante. Si trova facilmente su Amazon.

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Se scrivo per uno o più cantanti di solito scelgo la tonalità in base all'estensione delle loro voci, con gli strumenti di solito scelgo una tonalità con i bemolle se voglio un suono più caldo … i diesis li riservo se voglio un suono più "gioioso". Con le voci però di solito preferisco usare comunque i bemolli.

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Da un punto di vista "teorico", le tonalità sono tutte uguali, almeno nel sistema equabile temperato di intonazione.

Da un punto di vista organologico, ogni strumento ha tonalità "preferite", sia per questioni di intonazione (i fiati hanno sempre qualche nota più stonata), sia per questioni di estensione e, soprattutto direi, per questioni di tecnica

 

 

Concordo e fa coppia con quanto sceglie dilettante infatti se torniamo indietro nel tempo, nei sistemi non temperati le tonalità erano effettivamente diverse nella sonorità l'una dall'altra. Le trombe barocche erano tagliate solo in re o in do e quindi re maggiore e do maggiore diventavano, anche solo per effetto psicologico, più solenni e festose delle altre tonalità.

 

La tastiera del pianoforte con l'accordatura temperata inganna: sul pianoforte effettivamente tutte le tonalità sono uguali, ma sugli altri strumenti no. Re maggiore sul violino permette di usare spesso le corde vuote, e anche se non le si usano risuonano lievemente per simpatia; un effetto che in mi bemolle maggiore non c'è, e questa tonalità suona di conseguenza più spenta sugli archi. A parte il fatto che il violinista, quando può, tende comunque a non suonare con l'intonazione temperata e quindi torniamo nel caso di prima.

 

Una tromba tagliata in si bemolle suona più viva quando suona in si bemolle - con molte note senza l'uso dei pistoni - piuttosto che in sol maggiore, dove spesso bisogna usare il pistone con la ritorta più lunga, un maggiore circuito d'aria, spesso l'intonazione va corretta, etc. Qualsiasi clarinettista può suonare in qualsiasi tonalità sul clarinetto in si bemolle, ma chiaramente le tonalità con i bemolli sono più agevoli di quelle con i diesis (il contrario sul clarinetto in la). E una diteggiatura più agevole spesso diventa una esecuzione più rilassata - non per nulla i vecchi bandisti napoletani, per dire che la musica (o in generale una qualsiasi faccenda) si faceva complicata dicevano "qui andiamo nelle chiavette" (le chiavi per le note alterate).

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