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Piano Concerto - Forum pianoforte

Bianca

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Tutto postato da Bianca

  1. forse sì, forse no... o meglio non capisco bene i contorni dell'affermazione, non capisco se con nuova modalità di ascolto si intende uno stile, un genere o cosa altro.
  2. tanto per rinfrescare la memoria http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/2725-integrazione-accostamento-contaminazione-inflenza http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/2504-elaborazione-narrativita-e-conseguenzialita-nella-musica/
  3. forse l'havete gia visto: http://www.upworthy.com/watch-the-first-54-seconds-that-s-all-i-ask-you-ll-be-hooked-after-that-i-swear?c=reccon1 più scarto di così....
  4. grazie per la delucidazione sulla ram. Purtroppo, come dicevo, ho tutto il pc da aggiornare, anche se è un i7 purtroppo l'hard disk non è dei più veloci e poi comunque ormai ha dato tutto quello che aveva...
  5. Non mi è mica molto chiaro quello che intendi dire (in relazione a quello che ho scritto, ovviamente....)
  6. Molto bello Simone! Potrebbe essere interessante confrontarlo con un playback fatto con un altro vst noto e di buon livello, se trovi il tempo...
  7. Anch'io credo che 4 Gb per delle librerie decenti siano pochi. Oltretutto uso un portatile che è pure alla frutta e sto pensando se mi conviene cambiare la memoria o direttamente tutto il notebook. Ho provato a intervenire in tutti i modi sul buffer del kontakt ma senza nessun effetto apprezzabile. Sta di fatto che fare i playback in queste condizioni è una tortura e si perde solo del tempo...
  8. Certamente Thallo, hai fatto bene a sottolinearlo se non fosse stato chiaro. Solo per non lasciare altre confusioni, il principio di induzione è un principio che in logica serve a dimostrare una tesi, l'"induttivismo" invece è proprio quello contro cui si rivolge la critica Hume - Popper dicendo in soldoni che non bastano infiniti esempi per dimostrare una tesi ma ne basta uno contrario per smontarla. La questione sull'induzione in epistemologia è però abbastanza articolata è complessa e va completamente fuori tema. D'altra parte concordo anche con RedScharlach che dice che la parte interessante da approfondire è l'accenno al meaningfully. Lessi tempo fa uno studio condotto da un gruppo di neurologi a tal proposito, citando il quale temo si scatenerebbe un putiferio, dati i ben noti tabù a riguardo. Comunque, questi casi clinici (per esempio quello che ho citato si trova in http://www.amazon.it/Cognitive-Neuroscience-Music-Isabelle-Peretz/dp/0198525206 ) sono esperienze che direi "cruciali" per poter farsi dei "modelli" di interpretazione di come funziona la musica nella mente dell'uomo. Se la neurolinguistica è già un campo difficile e delicato ci si può solo immaginare quanto di più lo sia la neuromusicologia, che alle spalle non ha per ora un Broca o un Wernicke. Poi ciascuno ovviamente ha il diritto di trarre per sé le conseguenze che meglio crede e ha il diritto, se vuole, di discuterle pacificamente in una comunità per metterle alla prova.
  9. In genere quelli che si chiamano “esempi contrari” servono proprio per confutare una teoria e spesso sono la stessa base su cui fondarne una nuova (la letteratura scientifica è piena di casi del genere, mentre per quanto riguarda l’aspetto filosofico si può partire dal dibattito epistemologico post popperiano). A parte questo, anche in termini di senso comune, di solito i principi generali si desumono dai casi particolari (si chiama induzione), prima del viceversa. Detto questo, anch’io ci andrei cauta a trarre facili conclusioni da un caso clinico, che tuttavia pone una serie di problemi che sarebbe superficiale sottostimare solo perché temiamo il risultato.
  10. Tra i vari casi clinici che sto scorrendo, ne riporto uno abbastanza curioso. Un gruppo di neurologi riporta (1979) un caso di un compositore e direttore d’orchestra (il nome ovviamente è omesso) colpito da infarto nell’emisfero destro del cervello, che perse ogni tipo di risposta emotiva alla musica e di conseguenza la sua abilità nel comporre “meaningfully”. Tale disturbo tuttavia riguardava solo la musica tonale, mentre mantenne intatta la capacità di comporre musica seriale. Direi che il caso, per ora unico del genere che ho trovato, potrebbe porre questioni interessanti.
  11. Ci sono molte forme e molti livelli di agnosia. Nelle forme più gravi e patologiche quello che manca è proprio il riconoscimento e la consapevolezza dell'errore. Certo nelle forme di dislessia per esempio, nella maggior parte vi è consapevolezza. Quello che interessa a me però sono proprio i casi più critici, perché spesso sono proprio i limiti e le eccezioni a spiegare e a dare un senso alla normalità. Appena trovo il tempo mi procuro il testo che mi hai indicato. Come dici una bibliografia clinica mi sarebbe utile, ma temo sia difficile di trovare quello che fa al caso mio. Comunque se trovo qualcosa vi aggiorno.
  12. Sacrosanta osservazione. E forse è proprio questo il punto. Ma non saprei spiegarlo. Sta di fatto che chi è afflitto da questo genere di patologie è convinto di disegnare un cerchio anche se non lo sta disegnando affatto e quando glielo si presenta lo riconosce come cerchio. Quindi, a prescindere dal poter o meno darne una definizione, percepisce qualcosa proprio in modo "errato". Quello che mi sfugge è come si può riportare e verificare questo nella musica (a parte i difetti di intonazione, e simili, che sono facilmente studiabili).
  13. La questione in effetti è interessante e attualmente dibattuta. Alcuni sostengono che le aree del cervello dedicate al linguaggio e alla musica siano nettamente separate, altri che non lo siano, o che per lo meno se lo sono abbiano una fortissima correlazione. Ho letto del caso di un compositore colpito da afasia in seguito ad un incidente, che però ha mantenuto la sua capacità musicale di comporre. Sacks riporta il caso di un musicista che pur avendo perso completamente la memoria a breve termine è rimasto in grado di suonare perfettamente come prima. Il caso di Ravel invece è diverso proprio perché egli in seguito all’incidente divenne anche dislessico. Quindi alcuni sostengono che sebbene la specializzazione musicale sia tipicamente localizzata nell’emisfero destro (specie per i non musicisti), mentre quella verbale lo sia nell’emisfero sinistro, queste siano comunque in stretta connessione tra loro tramite un continuo scambio di informazioni. A prescindere da questi aspetti comunque molto interessanti, la mia questione era più particolare. Ossia in quale misura e in che termini sia possibile che un individuo percepisca in modo “errato” la musica. Questa curiosità mi nasce dal fatto di aver ascoltato una “composizione” talmente assurda che mi ha fatto sorgere il dubbio. Il fatto è che la persona in questione non riconosce le “difficoltà” che gli vengono evidenziate. Un po’ come se uno gli chiedesse di disegnare un cerchio e dopo avergli fatto notare che quello che ha fatto è un quadrato, questo non se ne rendesse comunque conto e continuasse a vederlo come un cerchio. Non ho ancora trovato casi clinici di questo genere.
  14. grazie per l'indicazione, in effetti non è che mi interessino i nomi e i cognomi, ma solo gli effetti della patologia. Sai dirmi se nel testo indicato si parli in modo esteso di questo aspetto? I breve, proprio come per Ravel la difficoltà era di scrivere la musica che aveva in testa, mi chiedo se siano noti clinicamente disturbi tali da far sì che il soggetto che scrive musica, scriva in effetti qualcosa di "diverso" da quello che immagina. Esistono disturbi di questo genere nella grafia, nella lingua, nel disegno ecc. Mi chiedevo se ci sono casi clinici documentati a proposito della musica.
  15. dicono, però credo siano casi marginali, anche perché in genere sembra correlata alla dislessia...
  16. Ravel la acquisì, se non ricordo male, in seguito ad un incidente, che in qualche anno lo portò alla morte. Non so se le ultime opere le abbia scritte con questa patologia già avanzata. A me interesserebbe capire se ci sono casi clinici (tipo quelli descritti da Sacks) riguardanti compositori noti o non noti.
  17. caro Ettore, perché pensi che io creda che un brano non debba essere curato? personalmente credo tutto il contrario, e non solo a proposito della musica. Tanto meno sostengo che i pareri dei musicisti, così come quelli dei critici, siano assolutamente utili ad altri musicisti, a prescindere da cosa alla gente piaccia. Ma non confondo la mediazione con la mia estetica, ecco tutto. In ogni individuo vi è (potenzialmente) un compositore, un critico e un ascoltatore ingenuo, poi vi è il pecorone condizionato (che non è l'ascoltatore ingenuo). Il "fine" dell'arte è il terzo individuo, i primi due sono solo un mezzo, il quarto un intralcio. Se capisci questo forse capisci anche il mio commento, altrimenti ne possiamo parlare, ma altrove, senza usurpare il topic di Croma.
  18. ma perché non mantiene più l'utenza loggata? cambiamenti dei cookies? o è un problema del mio browser?
  19. Mi fa piacere Croma che tu abbia preso per il verso giusto la mia opinione. Francamente non avevo capito dal primo post di Ettore il tono che voleva usare. Il mio commento, anche se trovo non sia corretto discuterlo in un topic dedicato ad un brano di Croma, in realtà implica delle conseguenze con cui si può anche non essere d'accordo, ma che sono tutt'altro che qualunquistiche...
  20. A parte Ravel, conoscete qualche altro compositore colpito da amusia?
  21. grazie anche i "minori" hanno qualcosa da dire, forse più spesso di cosa in genere si immagina....
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