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Piano Concerto - Forum pianoforte

Jack

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  1. Grazie Paolo, gentile e disponibile come sempre! Vediamo se durante queste ferie trovo il coraggio 🙂 di aprire il digitale e appurare la natura del problema nei tasti. Magari posto qualche foto dei feltri. Anche se, in verità, si vedono già nel video seguente (ad esempio al min. 4:55). Si tratta infatti della riparazione proprio del mio modello di pianoforte - Kawai CA 97: Farò delle foto più accurate. 👍
  2. Ciao Poolo, Sul manuale utente non è ovviamente indicato come aprire il piano. Però ho trovato un video relativo proprio al mio modello di digitale da cui prender spunto. Potrei dover sostituire il feltro, quello che nel videotutorial relativo alla nomenclatura delle parti del pianoforte: al min. 16:00 indichi come "feltro che alza il cucchiano della meccanica degli smorzatori". Anche se tu spieghi il funzionamento di un coda (acustico) credo che il feltro sia quello. Il problema è cosa fare una volta individuato tale feltro. Infatti mi occorrerebbe questo feltro sostitutivo TERAOKA n. 777: min. 01:56 E non so proprio come procurarmelo. Sai per caso a chi potrei rivolgermi, oppure se posso utilizzare un prodotto diverso (su Internet si trova di tutto, vengono anche utilizzati nastri adesivi)? Grazie mille
  3. Credo di aver individuato il problema. Si tratta forse di sostituire il feltro che si vede nei seguenti video: min. 03:50 min. 03:27 Da ciò che ho letto è un problema comune sui digitali Kawai! Ho un po di remore a metter mano allo strumento, ma non credo di avere alternative! Sapreste gentilmente indicarmi a chi rivolgermi per procurarmi il feltro TERAOKA n. 777 che si vede nel link seguente? min. 01:56 Grazie
  4. L'oggetto caduto tra i tasti tenderei ad escluderlo. Ad ogni modo, è un problema risolvibile su un digitale oppure non si trova neppure qualcuno che ci metta mano? Fra l'altro la garanzia è scaduta. Ho fatto al cavolata di acquistare on-line (SPEVI - Roma), e non saprei proprio a chi rivolgermi! Metterci mano io non è il caso!
  5. Buongiorno, dopo un pò di anni di onorato servizio (credo 5/6), il mio pianoforte digitale KAWAI CA 97: Comincia a dare qualche problema. Di colpo avverto uno strano "tichettio" sul MI 2 (e in misura minore su LA 2). Questo "tickettio" è avvertibile già a pianoforte spento. Ho caricato un video su YouTube (di seguito il link). Per apprezzare il rumore anomalo bisogna alzare un pò il volume: https://youtu.be/dfWs9G89dfo Guardando i videotutorial sulla meccanica del pianoforte mi sono convinto (più che altro è una speranza) che potrebbe trattarsi del feltrino del perno di guida anteriore del tasto. Feltro che potrebbe essere usurato. Cosa ne pensate? Grazie
  6. Anch'io mi sono posto il problema, dovendo acquistare un piano a coda e abitando in campagna in una zona con molta umidità. Avevo pensato, per le stagioni fredde, a deumidificatore e riscaldamento. Certo, non lo si può fare h24. E comunque, diventa tutto complicato non abitando dove si trova il pianoforte. Non penso che una coperta possa risolvere il problema. Ad ogni modo, qualche mese fa ho visitato uno showroom, e mi hanno fatto visionare dei pianoforti usati portandomi in un enorme magazzino. In una mezzoretta l'umidità mi è penetrata nelle ossa. Figurarsi i poveri pianoforti che ci stanno a mollo per mesi o anni! Mi ha fatto molta tristezza, strumenti buttati li a prendere polvere e umidità, come fossero articoli da rigattiere.
  7. Le osservazioni di pianoexpert sono sempre illuminanti. Qualche mese fa in uno showroom a Roma ho provato diversi pianoforti. Ho subito notato che la meccanica Kaway è molto "scorrevole" rispetto ad alcune altre provate (ad esempio Yamaha. Non Steinway però...almeno sugli esemplari esposti). La sensazione "tattile" mi è parsa piacevole, ma non immaginavo potessero insorgessero le insidie descritte. Dovendo acquistare un coda e abitando in un luogo con discreta umidità, farò tesoro di quanto letto.
  8. A settembre inizierò a prendere lezioni on line di pianoforte. Qui sul forum la soluzione mi era stata fortemente sconsigliata, e sono perfettamente cosciente dei limiti di una tale forma di didattica. Preferisco tuttavia almeno provare perché l'alternativa - lezioni classiche - , non è praticabile a causa del covid (per come sono fatto non riuscirei a passare un'ora di fianco ad un estraneo). Ed allora piuttosto che restare al palo per chissà quanti mesi mi sono attivato per trovare un bravo maestro che mi insegni qualcosina attraverso il monitor di un pc. Sto valutando un paio di alternative. In entrambi i casi mi è stato accennato che le lezioni saranno via Skype. Lato video ho risolto con una webcam di media qualità. Non ritengo indispensabile una qualità professionale (magari spendere 250 euro per una logitech Brio), anche perche' c'è comunque il collo di bottiglia della connessione internet. In alternativa potrei utilizzare come webcam lo smartphone (note 8), la gopro hero 8, la Reflex (una Nikon d7000). Ma è complicato: C'è bisogno di una scheda di acquisizione e verificare la compatibilità (ad esempio, con la elgato cam link 4k la mia reflex non funzionerebbe). E poi, magari, alla fine vien fuori che a causa della connessione la qualità della videochiamata e' uguale a quella ottenuta con la semplice webcam. Piuttosto, gironzolando in rete ho appreso che esistono dei software per trasmettere su Skype il flusso proveniente da due o più webcam. Quindi una seconda webcam (per una diversa inquadratura) potrebbe essere utile qualora il maestro lo richiedesse. Per quanto riguarda l'audio, si tratta di trasmettere la mia voce e il suono del mio digitale. Il microfono integrato nel notebook è del tutto inadeguato per una lezione di pianoforte. Ma neppure posso pensare di acquistare un microfono professionale. Anche perchè, ripeto, c'è l'incognita della connessione che potrebbe vanificare tutto. Abito in campagna ed ho ancora una connessione a 7 mega... Mi sono informato sulle varie tipologie di microfono (dinamici e condensazione), ma non ho ben chiaro quale potrebbe essere una soluzione accettabile, anche in virtu' del range di frequenze del pianoforte, la direzionalità del suono...etc. Alcuni microfoni entry-level (cinesi): Mic usb 1 Mic usb 2 Mic omnidirezionale da tavolo mic FIFINE mic TONOR vorrei avere un parere per capire se potrebbero bastare per le mie esigenze oppure è il caso di andare su soluzioni più performanti: Zoom H2N RODE NT-USB mini IK MULTIMEDIA iRig Mic Studio Black Audio Technica AT 2020 usb+ Elgato Wave 3 RODE NT USB Blue Yeti usb Quest'ultimo, in particolare, è un microfono a condensazione che permette di settare vari pattern. Esistono ovviamente soluzioni semi-professionali. Microfoni con attacco XLR. Ma li servirebbe una scheda audio (o un mixer non so...). Non vorrei investire una cifra importante, ma ciò che serve si. Penso comunque che dovendo spendere magari 180 euro per acquistare una rode nt usb, preferirei forse fare adesso uno sforzo e prendere la NT 1-A (...magari fra qualche anno acquisto un coda e non devo rifare la spesa per ottenere un buon suono di registrazione). In definitiva, mi piacerebbe avere un'idea di massima del target necessario per restituire al maestro un audio discreto. Grazie
  9. Grazie per la condivisone del bel ricordo della tua insegnate, Paolo. A volte può risultare decisivo incontrare le giuste persone che sappiano valorizzare i nostri talenti. Vi ringrazio per i preziosi consigli. Approfitto per un' ultima domanda. E anche una piccola curiosità. La domanda: Non mi intendo dei programmi di conservatorio. Credo ci sia un preaccademico di 5 e passa anni, poi un accademico di 3, e una "specialistica" biennale. Il tutto per ottenere il diploma che equivale ad una laurea in altro ambito. In tutti questi numerosi anni di conservatorio bisognerà sostenere gli esami relativi a diverse materie/corsi. Esami di teoria, armonia, storia della musica, composizione, solfeggio, accompagnamento, e varie altre materie che neppure immagino. Si tratta comunque di materie "teoriche". Ma, nel caso del nostro strumento, quali sono le materie di conservatorio che attingono alla pratica pianistica? Quali sono, cioè, quelle materie/corsi in cui c'è il maestro che ti insegna e poi ti mostra come si "mettono le mani" sul pianoforte? Chè so ... un fondamenti di tecnica pianistica... ? Infine la curiosità: Mi rivolgo soprattutto a chi ha fatto o ancora fa attività concertistica. E, in misura minore, esibizioni in pubblico. La cosa che per certi versi mi "sconcerta" ? dell'attività concertistica per pianoforte, è che sia imperativo non commettere errori. In rete ci sono alcuni vecchi video di affermati pianisti (ad esempio Cortot) in cui si può apprezzare qualche piccola imprecisione. Ma ciò mi pare sia inaccettabile per le esibizioni dei nostri giorni. Credo che un Lang Lang che dovesse sbagliare una nota o che dovesse avere un vuoto di memoria.. si sia giocato la reputazione. Tutto ciò è per certi versi "innaturale". Non è neppure una questione di studio, di preparazione, di applicazione, di talento. Può esercitarti anche 24 ore al giorno, ma se fai concerti per anni e anni capita la volta che vai nel pallone. L'errore è umano. Gli errori sono previsti in tutte le attività umane. Anche un cardiochirurgo che commetta un piccolo errore può rimediare. Un ingegnere può rivedere un progetto. Un centometrista che sbaglia la partenza riprova alla successiva olimpiade. Restando in ambito musicale, il componente di un'orchestra che commetta una piccola imperfezione può "cavarsela" perchè il suo strumento è "coperto" dagli altri. Magari fra gli addetti ai lavori pagherà pegno, ma il pubblico non se ne renderà conto. E invece per un solista, per un pianista, l'errore non è contemplato. Ecco perchè diversi pianisti di oggi mi sembrano macchine. E non mi capacito di come si possa reggere la tensione di dovere essere sempre "perfetti"... in ogni occasione. Oltre che talento e tecnica, un pianista di primo livello deve avere anche una "testa di ferro"... e una buona dose di fortuna. Mi raccontava il mio maestro (ma non so se corrisponda a verità) che questa ricerca ossessiva delle perfezione, questa simbiosi maniacale e totalizzante con lo strumento, abbia condotto alcuni concertisti (mi ha fatto il nome di un concertista vivente) ad alienarsi un pò da tutto il resto.
  10. Mi pare di capire che la via maestra nell’approccio allo studio dello strumento sia quella di prendere lezioni in presenza. Come già accennato, qualche tempo fa ho preso lezioni di pianoforte presso un’accademia musicale della mia città, per quasi un anno. Il rapporto umano col maestro è stato davvero buono. Nulla da eccepire. Mi resta il ricordo di una persona gentile e sempre disponibile. Ricordo che sovente la lezione si protraeva oltre l’ora canonica, senza obiezioni. Da un punto di vista didattico, invece, direi luci ed ombre. Non ho esperienza per poter valutare in maniera oggettiva la preparazione di un maestro. Però, un'opinione se la fa anche l'allievo più sprovveduto. Sentirlo suonare era un piacere. Ricordo che insisteva molto sul “suono”, anche quando i primi tempi a stento “beccavo” i tasti giusti. Al momento la cosa mi appariva bizzarra, ma poi, grazie anche ad alcune considerazioni lette qui sul forum, ho capito che l’emissione del giusto suono è essenziale, e tale abilità vada affinata sin da principio. Eppure, ciò che mancava nella didattica era l'approfondimento “della via” per raggiungere un determinato obiettivo. Ricordo che le cadute le abbiamo risolte in meno di una lezione. Delle scale abbiamo curato soprattutto l'aspetto inerente la teoria musicale. Però, nel momento in cui dovevo eseguirle utilizzando il peso, non mi veniva spiegato il “come” riuscire a farlo. Il maestro non mi hai mai accennato alla muscolatura, quindi alla problematica inerente i muscoli antagonisti e alla necessità di farli lavorare alternativamente. Nessun accenno ai gesti di base. Nessun riferimento al come distribuire il peso fra spalla, braccio e avambraccio. Oppure su come ottenere un buon legato (ma forse i tempi non erano maturi). Per evitare tensioni, l’indicazione era di mantenere il polso “morbido”… e di articolare. Credo che un bravo maestro debba spiegare i movimenti giusti, poi “mostrarli” praticamente, ed infine farli applicare all’allievo con gli esercizi/studi che ritiene più opportuni. Sentirsi ripetere “… stai rilassato, mantieni il polso morbido e articola!” lascia il tempo che trova se non viene fornita un' adeguata didattica sul concetto e applicazione del rilassamento. Ciò che richiede una base di conoscenze di anatomia e adeguati esercizi per l’ottenimento della rilassatezza di spalle, braccia… etc. Insisto su questo aspetto, magari sbagliando, perché penso che approcciare nel modo corretto la tecnica pianistica sia fondamentale anche per il semplice “amatore” del pianoforte. Se non altro per non incappare in tendiniti e quant’altro. Penso che un allievo col tempo possa spiccare il volo o restare al palo. Le variabili sono infinite. Però, in entrambi i casi, quando ci si siede al pianoforte bisogna farlo con la giusta postura e in assenza di tensioni. Altrimenti, meglio lasciar perdere, anche se il livello pianistico è modesto. Ripeto, sono mie opinabili considerazioni. Ed eccoci al dunque: Volendo riprendere le mie lezioni di pianoforte, mi chiedevo ( e chiedo a voi gentilmente), se esistono dei criteri da seguire nella scelta di un “bravo” maestro. Oppure bisogna semplicemente affidarsi al passaparola e provare per un certo periodo se c’è il giusto feeling. Stante che un bravo maestro avrà un cachet adeguato, vorrei gentilmente qualche suggerimento per fare una buona scelta. Quali referenze chiedere, ad esempio. Ringrazio anticipatamente.
  11. Grazie per la risposta. Per stimolo per la "scadenza" intendi l'approssimarsi di esami di conservatorio o concerti? Non è il mio caso. Ho fatto un annetto circa di lezioni ma senza grossi risultati. Sento di dover ripartire quasi da zero, ma con un altro maestro. Ciò che mi preme è acquisire innanzitutto una buona tecnica di base. Sto studiando solfeggio, teoria e un pò di armonia. Ci si riesce discretamente anche da autodidatti. Ma quando ci si approccia al pianoforte bisogna che ci sia una guida, perchè nella migliore delle ipotesi si corre il rischio di prendere abitudini errate.
  12. Dando per scontato che le lezioni di pianoforte "classiche" con un maestro che segue l'alunno vis a vis siano l'ottimo, volevo conoscere la vostra opinione circa le lezioni online. Possono avere una loro utilità o sono una perdita di tempo, e di soldi? Mi domando se un maestro riesca a seguire un allievo tramite il monitor di un pc, e avere contezza delle sue specificità in modo da poterlo guidare e indirizzare nella crescita pianistica. Mi viene da pensare che via skype un maestro non riesce ad avere neppure una "visione d'insieme" dell'alunno al pianoforte. Come potrà correggerne eventuali difetti posturali? Però magari sono mie suggestioni ed ogni problema è risolvibile. Sono determinato a riprendere le mie lezioni di pianoforte ma, un pò per il problema covid, un pò per la difficoltà di trovare in loco un maestro che sappia colmare le mie specifiche lacune, pensavo di orientarmi su lezioni via skype con un maestro di comprovata esperienza. Grazie a chi vorrà darmi un parere.
  13. Grazie per le indicazioni. Penso che mi farò un bel regalo... ?
  14. Buonasera, mi sono imbattuto casualmente nel Testo in oggetto: " Il Pianoforte da Concerto Steinway & Sons - Manuale di regolazione, accordatura, intonazione e messa punto " Autore: Giovanni Bettin A seguire il link: http://www.rugginenti.it/website/it/edizioni/item/3889-il-pianoforte-da-concerto-steinway-sons-manuale-di-regolazione-accordatura-intonazione-e-messa-punto Le mie conoscenze sul funzionamento del pianoforte sono date dalla visione degli ottimi video tutorial del Maestro Ferrarelli (Viaggio all'interno del Pianoforte). Per un eventuale lettore del testo in oggetto, mi chiedevo se potrebbe essermi utile per una conoscenza più approfondita della materia o, viceversa, risulterebbe un manuale troppo specialistico e dunque una spesa inutile. Ringrazio anticipatamente.
  15. EDIT: la pagina del libro di Sandor cui mi riferivo è la numero 99 (non 38, che è la figura)
  16. Riprendo questa vecchia discussione perchè anch'io mi sono accorto di aver sempre eseguito le scale con il metodo del "pollice sotto". Sto provando ad applicare il metodo corretto ma, anche dopo aver rivisto il video tutorial e letto la sezione relativa del Sandor, non riesco ad afferrare la giusta dinamica. A pag. 38 del suo bel manuale, Sandor scrive che "il pollice deve essere affiancato alla mano, ed in grado di scendere verticalmente". C'è un'immagine esplicativa, ma non applicabile al caso in esame a meno di non voler spostare obliquamente la mano in modo grossolano. Suonando una scala, si tratterebbe di muovere la mano a zig zag proprio nel modo che viene sconsigliato nel videotutorial. Abbassare il polso aiuta a diminuire la corsa del pollice, immagino. Eppure, a mio avviso, il vero punto da chiarire nella tecnica del passaggio del "pollice sopra" è se il trasferimento del peso deve essere fatto in modo canonico oppure si può chiudere un occhio. Mi spiego meglio. Volendo trasferire il peso in modo corretto (almeno per ciò che so), il dito che fa da perno (il 3° o il 4°) non deve essere alzato prima che il pollice sia caduto sul tasto successivo. Ciò implica che il pollice andrà comunque sotto. E' proprio un questione anatomica della mano. Se il dito "perno" resta al suo posto prima che il pollice "cada", il pollice gli deve per forza andare sotto. Non potrà essere affiancato alla mano come scrive Sandor. Ipotizzo che una piccola rotazione della mano aiuti. Un minimo però, soprattutto nel caso del passaggio sotto al 4° dito. E chiedo agli esperti se sia una pratica lecita. Il discorso cambia, invece, se la logica nel passaggio del "pollice sopra" è la seguente: Poichè il passaggio del pollice va applicato ad una scala eseguita in velocità, tale per cui il movimento è rapidissimo, impercettibile, allora è lecito alzare il 3° o il 4° dito una frazione infinitesima di tempo prima che il pollice "cada" sul tasto successivo. In tal caso il movimento risulta coerente. Però viene meno il trasferimento del peso "canonico" (almeno immagino). E' un pò quello che accade nella dimostrazione fatta da Paolo nel videotutorial relativa agli esercizi di Cortot preliminari all'utilizzo della tecnica del passaggio del "pollice sopra". Almeno questo mi è sembrato.
  17. Bene Paolo, seguirò ancora una volta i tuoi saggi consigli!
  18. Buongiorno, Ho cominciato a studiare Bach. Volevo chiedere agli esperti lumi in relazione all'uso del pedale nel preludio in oggetto. Nel caso, se bisogna cambiare ad ogni battuta oppure sulle due minime di ogni battuta. Ad orecchio, mi sembrano entrambe scelte "gradevoli". Ma utilizzo un digitale per cui la percezione potrebbe essere un pò alterata rispetto a quella ottenibile con un acustico. Ps. questo brano mi sembra un capolavoro nella sua semplicità e musicalità. E, credo, molto istruttivo anche in termini di tecnica pianistica. Ringrazio anticipatamente.
  19. Grazie Paolo, in questo momento prendere lezioni da un maestro non è proprio possibile. Potresti gentilmente dirmi la differenza che c'è fra gli "esercizi di tecnica pianistica" (Hanon, Rossomandi...etc) e gli "studi" (Czerny, Chopin...etc). Come mai viene fatta questa distinzione? Gli esercizi sono forse solo meccanici, mentre gli studi hanno invece una loro musicalità e sono quindi da preferirsi? Se volessi invece approcciare Bach, quali sarebbero i brani/studi più elementari?
  20. Riprendo questo vecchio thread perchè pensavo di cominciare il mikrokosmos (vol. 1) per migliorare (più correttamente iniziare quasi da zero) la capacità di lettura dello spartito ed esecuzione al pianoforte. Dalle vostre considerazioni, in varie discussioni, mi sono convinto che l'opera di Bartok sia didatticamente molto valida, per diversi aspetti inerenti l'interpretazione. Volevo chiedere agli esperti se esistono dei metodi più "mirati" per questo genere di finalità. Per qualche tempo (circa un anno) ho preso lezioni di pianoforte. E "suonicchio" alcuni brani di Mozart e Chopin. Ma è più che altro per mio diletto. Parallelamente all'aspetto "ludico", che non voglio comunque reprimere visto che non dovrò fare il pianista di professione, avverto ora il bisogno di ricominciare da zero con solfeggio, teoria, armonia ed esercizi e studi progressivi. Vorrei capire, inoltre, la differenza fra esercizi di tecnica pianistica e i cosiddetti "studi". Grazie
  21. Grazie ancora. Andrò a visionare nuovamente i video che avevi postato!
  22. Paolo, sbaglio o nutri una profonda ammirazione per Rubinstein? Se non erro scrivevi di averlo conosciuto. Il mio maestro invece citava sempre Horowitz! Tornando a noi, se ho ben capito il tuo intervento, dovrei insistere su questo approccio. Perchè non mi viene ancora naturale, dovrei lavorare sulla postura. Al momento, appena smetto di pensarci, le spalle risalgono su con tensioni annesse.
  23. Oggi ero intento nella ricerca della migliore diteggiatura per una sonata di Mozart quando, senza neppure pensarci, mi sono ritrovato a sperimentare una "assenza di tensione" ancora sconosciuta. Casualmente, mentre smanettavo al piano, ho "lasciato cadere" le spalle. Ho realizzato di aver sempre suonato (...meglio dire strimpellato) "facendo spallucce" , lasciatemi passare il termine. Ma abbandonando le spalle alla gravità (proprio come accade mentre si sta in piedi con le braccia lungo i fianchi), avviene un piccolo miracolo. La tensione muscolare si riduce drasticamente. Provando una scala, le dita trasferiscono finalmente il peso e quelle che non suonano sono a riposo (...e non, in tensione, ad antenna, come prima!). Il suono è più rotondo. Soprattutto, si ha finalmente la percezione di scaricare sui tasti tutto il peso dell'arto. Ho quasi l'impressione che i tasti del mio digitale non reggano il "carico". Ora, mi rendo conto che le discussioni in corso siano ad un livello "evoluto". Volevo solo capire, tuttavia, se "suonare col peso" è grossomodo l'esperienza che ho fatto. Quindi se devo insistere, riabituarmi a questa nuova postura "a spalle cadute". Oppure se trattasi di una via sbagliata. Grazie
  24. EDIT nel mio precedente post, volevo dire che andrei sul SOL (5° semiminima) col 5 poi di nuovo col 5 sul SI (6° semiminima). Non riesco piu' a modificare!
  25. Grazie per la conferma Paolo. Fra l'altro, l'utilizzo del pollice sul fa diesis (come mi hai suggerito) e a cui non avrei pensato, semplifica il proseguio. Volevo chiederti, ancora, se nella battuta successiva (la n. 14) invece della diteggiatura consigliata (4-1-2-1 -4), potrei utilizzare (4-2-4-2 -5). Il dubbio sorge dal fatto che andrei sul SI (5° semiminima) col 5 poi di nuovo col 5 sul SI (6° semiminima). E' cosa "ortodossa"? In definitiva, non mi è ben chiaro se nella scelta della diteggiatura si abbia completo agio oppure ci siano delle regole di massima da dover comunque seguire. Invece, da quanto mi hai scritto, mi sembra di aver capito (correggimi se sbaglio) che sui ribattuti sia lecito usare lo stesso dito. Ad esempio, sul walzer op. 69 n. 2 di chopin: alla battuta 101, sui tre RE ribattuti il maestro mi suggeriva di seguire la diteggiatura dell'Urtext. Ma non si può fare, invece, 5-5-5 oppure 4-4-4? Anche perchè l'ultimo ribattutto col mignolo mi scappa sempre ?! Idem sui tre MI della battuta seguente, la 102. Perchè utilizzare la diteggiatura 1-2-1 quando si potrebbe fare 1-1-1 oppure 2-2-2? Grazie ancora
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