"Manca" una 3a "ipotesi": solitamente la musica arriva dove le parole non bastano, ma è altrettanto vero che le parole servono nel momento in cui chi fa musica, sente che quest'ultima non è altrettanto sufficiente ed è necessario qualcosa di più (sembra paradossale) diretto, ma che non viene percepito come "miglior" mezzo di comunicazione.
Schumann era solito scrivere pensieri oltre a comporre musica ed oltre a questo, portava avanti un "ruolo" fondamentale nella rivista da lui fondata.
Personalmente scrivere musica mi riesce più naturale ed immediato, però negli ultimi anni "ho scoperto" di essere più risoluto e (paradossalmente) di avere uno "stile" personale scrivendo (seppur dovendoli adattare per far si che risultassero più immediati) dei brevi testi, usando un linguaggio al tempo stesso ironico, sarcastico, ma sempre metaforico.
Scrivevo a cadenza settimanale per un sito che si occupava di design casalingo, ma in ogni testo accompagnato da un'immagine, tranne uno o due casi su circa 50, non ho mai nominato l'oggetto di cui stavo parlando, ma ho usato appunto metafore e collegamenti non scontati.
Tutto questo anche per una seconda motivazione e qui mi ricollego alle tue domande: anche per affrontare da un punto di vista differente alcuni miei stati d'animo, ma anche disagi ecc..in un certo senso sfruttando quella che poteva sembrare una descrizione onirica di un contesto o di un oggetto, facendo al tempo stesso una sorta di autoterapia mettendo assieme reale ed irreale, concretizzando tutto in un pensiero compiuto e funzionale, come un messaggio in codice destinato agli altri ma codificato per se stessi.
Le parole come sai possono essere potenti, ed in alcuni casi possono sostituire anche la musica, perché in certi casi sono (si rendono) necessarie.