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Piano Concerto - Forum pianoforte

Divisi o .... separati?


Bianca
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La questione è semplice: quando in una partitura per voci non conviene più usare, per una singola voce l'indicazione divisi e diventa più opportuno separare le voci su più righi?

Per esempio, ho un rigo dei bassi che indica per numerose battue un divisi su bicordi o tricordi. A che punto conviene separare i bassi su più righi di basso?

Esiste una prassi o si va a capocchia?

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In generale se il linguaggio è molto contrappuntistico e si presentano svariati incroci delle parti divise conviene sicuramente dedicare un rigo per le 2 parti.

 

Se le 2 parti sono indipendenti e diventano spesso l'una il canto o il controcanto dell'altra, ci sta una separazione. Ti toveresti ad esempio un coro con Soprani I e II, Contralti, Tenori e Bassi. Praticamente 5 parti.

 

Nel caso degli accordi, seppur frequenti, io terrei i divisi su un rigo solo.

 

Nel caso di Tricordi per un reparto solo (parli di Bassi), occhio all'equilibro del coro i nrelaizone alla dinamica. I divisi riducono la potenza di suono. Tre suoni dividono i bassi in 3. Mediamente è già tanto se un coro ha 4 bassi, diciamo 6? Praticamente hai 2 cantanti per ogni nota. Ogni nota dellea ltre parti potrebbe essere sorretta da 6 cantanti. Scelta da usare in modo oculato.

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Nel caso degli accordi, seppur frequenti, io terrei i divisi su un rigo solo.

 

Nel caso di Tricordi per un reparto solo (parli di Bassi), occhio all'equilibro del coro i nrelaizone alla dinamica. I divisi riducono la potenza di suono. Tre suoni dividono i bassi in 3. Mediamente è già tanto se un coro ha 4 bassi, diciamo 6? Praticamente hai 2 cantanti per ogni nota. Ogni nota dellea ltre parti potrebbe essere sorretta da 6 cantanti. Scelta da usare in modo oculato.

grazie Eagle.

Ecco, avrei voluto accennare anche a questo problema. In effetti non è che i tricordi possano essere comunque troppo frequenti , ma comunque anche i bicordi hanno un impatto sulla potenza del suono, che nel caso dei bassi è un problema in più. In generale c'è comunque un criterio per dire quali devono essere le proporzioni per esempio tra Sop. I e Sop. II? Voglio dire, a priori non so di quanti elementi saranno composte le sezioni del coro ma immagino che in un divisi si faccia a metà. Se ritenessi opportuno indicare per esempio che alla nota bassa di un divisi per Sop. voglio assegnare i 2/3 degli elementi (per esempio per dargli una dinamica maggiore rispetto alla nota alta), c'è un criterio per farlo oppure lo devo scrivere esplicitamente?

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Se le parti non sono equilibrate, nel frontespizio scrivi il desiderata e ovvero l'organico preciso del coro, comprese le proporzioni o il numero dei coristi.

 

Cerrto che se sai già che il brano è spinto nei bassi, ti conviene scriverlo a 5 parti: S C T BI e BII, un pò come si fa nell'orchestra dove le fine di violini sono tipicamente 2.

 

Penso che sia una scelta, una volta fatta ci si comporta di conseguenza. Del resto l'organico è una delle prime scelte.

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sull'equilibrio delle sezioni, se parliamo di un pezzo a cappella l'ideale è che ci sia sempre lo stesso numero di voci per ogni sezione. Pezzi accompagnati danno una maggiore libertà di diminuire il numero di voci gravi e interne, da cui consegue che, in genere, la sezione in cui si è autorizzati ad aumentare le voci è sempre la sezione melodica, che nel repertorio il 99% delle volte è la sezione acuta.

Anche la divisione delle parti dovrebbe seguire alcune di queste logiche. Se scrivo un pezzo per SCTB do per scontato che i numeri delle voci per sezione siano uguali. Se divido a 3 i bassi, prima di tutto sto dicendo che vorrei un coro di almeno 36 persone (...). Visto che questo numero non è basso, allora molto più spesso quella divisione a 3 viene fatta considerando bassi e tenori come un'unica sezione da dividere in 4, in modo tale che ci siano tenori primi, tenori secondi/baritoni, bassi primi e bassi secondi. Ipotizziamo di avere 5 tenori e 5 bassi, si potrebbe dividere con 3 tenori primi, 2 tenori secondi+1 baritono, due bassi primi, due bassi secondi. Tutto andrebbe adattato alle voci che si hanno a disposizione, ma in genere le parti da basso secondo possono essere cantate da meno voci.

Aggiungo un'eventualità per nulla rara: se la divisione interna alla sezione corrisponde ad un'articolazione del testo MOLTO diversa, allora sarebbe buona norma dividere i pentagrammi... 

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Grazie anche a Dante a Thallo.

Quello di distribuire tra le parti mi sembra giusto, ma ci sono dei casi che arrivano un po' al limite.
Per esempio, diciamo che ho un tricordo di Fa sul basso, Fa e La li posso dividere ai bassi ma il Do è un po' al limite per i tenori. Qundi immagino che occorra vlutare la situazione specifica.

Diciamo di avere un passaggio a solo, senza le parti superiori. Di per sè potrebbero anche cantarlo solo i bassi divisi, anche se sono pochi di numero (almeno 3 devono esserlo ovviamente).

La questione per me a questo si complica sul come definire la dinamica relativa al resto del pezzo. Voglio dire se sulla parte del basso scrivo un pp quanto cantano uniti, questo non sarà lo stesso pp di quando cantano divisi e men che meno quando cantano divisi un tricordo (oltretutto un pp non è semplicemente un f con un volume più basso). Non e che posso chiamare un altro coro per far cantare 3 battute ai bassi aggiuntivi, così come non so se sia opportuno sul testo indicare una parte separata cui spettano solo poche battute.

E' un qualcosa che va da sè oppure deve essere gestito in qualche modo?
Tutto ciò magari è un'esagerazione ma visto che sono continuamente sollecitata sull'intellegibilità del testo sto cercando di darmi da fare :rolleyes:

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In prima battuta terrei presente il fatto che a differenza degli strumentisti dell’orchestra, i coristi non hanno le parti ma la partitura. Per cui più è intricata la partitura è più sarà difficoltosa un eventuale sua lettura.

 

 

 

Un accordo diviso su 3 voci non ha mai ucciso nessuno, tanto meno nel pp; inoltre nell'esempino di Bianca nessuno sa se canteranno da soli (sti 3 bassi) o dovranno sorreggere altre 9 voci. Più che altro bisogna capire invece un eventuale ff su quale nota arriva. Per capirci un mib 2 ottave sotto il do centrale ce l’ha un basso su 100 e non può cantare f.

 

Esiste la cooperazione fra reparti, se il soprano non ha da manuale un si, li si può affiancare ai contralti (idem tenori con bassi), etc.

 

L’importante è rispettare gli equilibri

 

 

 

 

 

Tornando alla partitura, ci possono essere anche esigenze grafiche, per le quali uno opta al rigo aggiuntivo nonostante un divisi potrebbe aiutare. Come ricorda Faria, per ridurre al massimo il “volume” c’è il ppp del solo.

 

3 soli nel ppp forano un accordo nel ppp. Si può fare? Certo, se sono da soli si :) Se il testo richiede questa sonorità si, per cui è un effetto voluto e realizzabile, si. Etc.

 

 

 

Detto questo, seguire delle linee generali va sempre bene, ma una regola precisa che vale sempre non ci può essere. Parlare di dinamica è già un piccolo passo verso l’ottenimento di una partitura più curata, contribuisce a chiarire il disegno musicale .

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La mia esperienza di direttore di coro mi insegna che è meglio che le parti siano divise anche se cantano per dei tratti le stesse note.

 

Per un corista leggere sempre sul suo rigo è molto più facile che leggere su righi diversi o leggere la "SUA" parte in mezzo ad altre 2 sullo stesso rigo.

 

Con gli attuali programmi di notazione è molto facile e veloce, e garantisce evidenti vantaggi per il coro.

 

 

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La mia esperienza di direttore di coro mi insegna che è meglio che le parti siano divise anche se cantano per dei tratti le stesse note. Per un corista leggere sempre sul suo rigo è molto più facile che leggere su righi diversi o leggere la "SUA" parte in mezzo ad altre 2 sullo stesso rigo. Con gli attuali programmi di notazione è molto facile e veloce, e garantisce evidenti vantaggi per il coro.

 

in effetti era anche un po' l'idea che mi stavo facendo io.

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è un esempio che però regge. Se poi hai necessità di pasta timbrica, e parliamo sempre di una dinamica in piano, allora i tenori te lo possono cantare pure un do grave. In generale considera una cosa, però: se trovi una bella soluzione tu, e la scrivi in partitura, allora hai la certezza di aver controllato fino all'ultimo la resa; se non trovi la soluzione tu, e quindi non scrivi nulla in partitura tranne la triade al basso, allora quel problema verrà risolto in qualche modo dal direttore di coro che avrà in mano quella partitura. Come dire, in un modo o nell'altro il problema si risolve

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