Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Christophe Bertrand - Satka (2008)


RedScharlach
 Share

Recommended Posts

Grazie a Frank per l'idea di aprire questo spazio! Ne approfitterò per parlare della musica che mi piace :)

 

Vorrei dire qualcosa su Christophe Bertrand (1981-2010).

 

A volte si dice: sarebbe bello ascoltare la musica senza saper nulla dell'autore. Così sarebbe più facile un ascolto senza pregiudizi.

 

Mi rendo però conto che spesso (o forse sempre?) il dato biografico si impone quasi inevitabilmente. La prima cosa che desta la mia attenzione, in questo caso, sono le date racchiuse fra parentesi. Christophe Bertrand, praticamente mio coetaneo, è scomparso a 29 anni. Eppure, a dispetto della giovane età, ha un curriculum può essere invidiato da gran parte dei suoi colleghi. Basti pensare che Mana, per orchestra (2004-2005), è stato diretto da Pierre Boulez, e che hanno suonato la sua musica l'Ensemble InterContemporain, il Quartetto Arditti, l'Ensemble Court-Circuit... Si tratta di un compositore che a soli 29 anni è riuscito a lasciare un'immagine forte di sé, e soprattutto ci ha lasciato della musica potente (non riesco a trovare una definizione migliore).

 

Per un ascolto, propongo Satka, per sei strumenti, del 2008: è assolutamente indicativo della sua scrittura. Ho avuto sotto gli occhi la partitura: è abbastanza impressionante: pagine e pagine di rapide scalette. Alcuni aspetti evidenti: interesse per le strutture ritmiche di phase shifting; trasparenza armonica; articolazione formale nitida, essenziale; virtuosismo strumentale. Mi colpisce anche quel che non c'è: non c'è un'enfasi particolare sulle tecniche estese (il che non è così comune per i compositori della sua/mia generazione). Ma mi colpisce soprattutto il senso di un movimento implacabile, di un precipitarsi in avanti senza esitazione.

 

Avrei potuto proporre qualcos'altro, ad esempio il vertiginoso Vertigo... ma lascio a voi la scoperta, se vi interessa.

 

http://www.youtube.com/watch?v=i_Npeho2zo8

  • Like 4
Link to comment
Condividi su altri siti

Raccolgo l’invito di Red

Secondo te, perché hai avuto meno problemi con Bertrand? Riusciresti a spiegare cosa c'è di più accessibile nel suo brano? (se vuoi, prosegui pure la discussione nel thread a lui dedicato...)

 

Penso per alcuni aspetti, perdonate le grossolanerie.

In primis, è più facilmente evidente l’aspetto formale. Intendo che sono 10 minuti di una sorta di contrappunto a uno strumento intervallato periodicamente, circa ogni minuto, da eventi sonori.

Come se ad ogni variazione, che però nel suo corpo non sono evidenti (almeno per me) i suoi contenuti, c’è un evento nuovo…o all’inizio di ognuna…

00:00 fino al minuto è un crescendo di tensione

 

C’è però da dire che ad un certo punto dopo i primi 2'...uno è portato a dire: “basta” … ok, abbiamo capito il materiale di partenza…e in effetti 2'15'' fortunatamente cambia “solfa” .. però per pochi secondi. Un attimo di speranza, bisognerà aspettare 3' per sentire una sorta di decrescere e un cambio sonorità.

Si passa da suoni più belli, a 4' 56'' sonorità più corposa…ma a 5' tutto come prima, a 6' ancora cambio per pochi secondi, a 6'44 secondi arriva una corda percossa, un pizzicato di un cb o più probabile un pf che poi apparirà più evidentemente.

 

Ritmo intensificato a 7'20'' fino a fermata di 7'25’’ e ripresa velocità

 

7' 53''... fermata e sonorità nuova per pochi secondi

 

A 9' e 15'' carino il pf

 

Il fatto che gli eventi siano intellegibili e correlabili aiuta, nonostante l’incessante “contrappunto”…se li avesse fatti durare meno piazzando strategicamente i climax avrei avuto un minimo di giovamento.

Come vedi problemi ne ho, ma almeno colgo un senso…questo forse aiuta il brano ad essere più accessibile.

Almeno…detta così brutalmente

PS

Sbaglio o si sente pure sfogliare, in alcuni punti, la partitura?

Link to comment
Condividi su altri siti

Solo un'altra cosa che mi è venuta in mente, già dall'inizio avevo immaginato il suo finale. Forse un po' scontata la breve smuta finale, no?

 

Curiosità, esiste una partitura. Vorrei comunque vederla e riascoltare il brano seguendola.

Link to comment
Condividi su altri siti

Non dovrebbe essere difficile procurarsi la partitura: è pubblicata da Suvini Zerboni.

 

A proposito, sul sito di Suvini Zerboni ho trovato le note di presentazione:

 

«Satka è un termine sanscrito che significa letteralmente "gruppo di sei". In effetti il pezzo è scritto per un organico di sei strumenti. Strutturalmente è disposto in 17 sezioni secondo la serie di Fibonacci, la cui durata cresce e descresce continuamente, da 10' a 87'. Satka è in qualche misura un pezzo gemello di Hendeka, per trio d'archi e pianoforte, composto poco prima. Se l'organico è molto diverso, alcune idee ritornano. L'avvicinamento o l'allontanamento di gesti musicali per via d'aggiunta o sottrazione di silenzi che conferiscono un sentimento di "elasticità" alla massa musicale sono un parametro ricorrente. Satka è una composizione di straordinario virtuosismo, in cui la velocità è parossistica praticamente nel corso di tutti i dodici minuti di durata. Soltanto quattro sezioni in sostenutissimo, molto teso, molto violente e appunto molto tese, arrestano il flusso delle note, senza peraltro ridurne la tensione. Infatti ancora una volta questo virtuosismo non intende essere dimostrativo, bensì comunicare una grande energia dal palscoscenico alla sala».

 

A proposito della tua analisi, niente da dire! ... magari si potrebbe discutere su cosa dura troppo e cosa troppo poco (nella presentazione si parla di 17 sezioni che durano da 10 a 87 secondi)... mi sembra comunque che l'efficacia sia legata anche all'evidenza degli oggetti (scale, appunto) e dei processi ritmici che li animano.

Link to comment
Condividi su altri siti

Per cui quegli inteventi di pochi secondi sono "sezioni"...secondo me il fine della serie di fibonacci non era sicuramente musicale e forse non può regolare un discorso musicale che a tratti è troppo breve e a tratti troppo lungo o il compositore aveva il dovere di derogare. Forse si poteva compensare con l'orchestrazione...che poi dipende da un sacco di altre cose...per cui...no so...non sono io che l'ho scritto ma essendo un ascoltatore può essere a me destinato, per cui a me rispetto agli altri brani acchiappa di più...ma da 1 a 10, siamo intorno al 3 barra 4.

 

Ovvio, in tutta la mia soggettività...ad altri ho visto che piace ... spero di farci l'orecchio, prima o poi...

Link to comment
Condividi su altri siti

...secondo me il fine della serie di fibonacci non era sicuramente musicale e forse non può regolare un discorso musicale che a tratti è troppo breve e a tratti troppo lungo o il compositore aveva il dovere di derogare.

Questo è un punto fondamentale, sul quale tanto è stato detto e sul quale rifletto quotidianamente, come compositore. Si tratta di un problema davvero fondamentale, perché è legato al tempo. Quanto tempo deve durare questo evento, o questa sezione? Certo, si potrebbe pensare a qualche norma empirica (del genere: per le progressioni è bene non ripetere più di tre volte il modello, altrimenti diventa troppo prevedibile), ma in realtà credo che si tratti di una sensibilità che non si può ridurre a una regola. Ogni compositore ha il suo tempo.

L'altra parte del problema è quella legata ai metodi che utilizziamo per strutturare il tempo. In questo caso Bertrand usa la serie di Fibonacci. Ovviamente, era libero di derogare: credo che non ne abbia sentito la necessità (e non per una forma di schiavitù nei confronti del metodo).

E Bach, come strutturava il tempo? Si poneva il problema che una ennesima ripresa del ritornello in un tempo di Concerto potesse essere di troppo?

E come mai - chiedo a me stesso - mi sembra che il tempo più naturale sia quello di Grisey (penso a Les espaces acoustiques in particolare), dove ogni evento sembra giungere al momento giusto, con la giusta cadenza, con la giusta misura?

Link to comment
Condividi su altri siti

L'altra parte del problema è quella legata ai metodi che utilizziamo per strutturare il tempo. In questo caso Bertrand usa la serie di Fibonacci.

Potrebbe non bastare nel senso che dipende dall'intensità degli eventi e dalla sua distribuzione nel tempo...quando non funziona è perchè non si sono dosate bene le risorsse...o il metodo è fallato in se.

Ovviamente, era libero di derogare: credo che non ne abbia sentito la necessità (e non per una forma di schiavitù nei confronti del metodo).

Questo non lo sappiamo fino in fondo...tutto è legato alla propria sensibilità musicale

E Bach, come strutturava il tempo? Si poneva il problema che una ennesima ripresa del ritornello in un tempo di Concerto potesse essere di troppo?

E come mai - chiedo a me stesso - mi sembra che il tempo più naturale sia quello di Grisey (penso a Les espaces acoustiques in particolare), dove ogni evento sembra giungere al momento giusto, con la giusta cadenza, con la giusta misura?

Beh, non mi sembra che in Bach non ci sia molto di innaturale, semplicemente aveva un metodo di riferimento e preparava le cadenze in modo adeguato...ma è così per tutti i grandi compositori.

Francamente non so quanto gli under 30 possano già definirsi grandi compositori, è gente che nel proprio stile scrive musica decente...da qui a dire che siamo dinanzi a un nuovo Bach...o Grisey, ne passa....

Link to comment
Condividi su altri siti

A me non sono chiare alcune cose a seguito dell'utilizzo della serie di Fibonacci.

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Successione_di_Fibonacci

 

Se effettivamente regola la durata delle sezioni, spannometricamente indicate da Jack, qual è la corrispondenza e la “scala” utilizzata delle corrispondenze?

 

In generale,se uno non vuole attingere dalla tradizione utilizzando modelli rodati (“per definizione”, visto il numero di capolavori già scritti) equilibrati, proporzionati, etc…..durante l’esplorazioni e la ricerca di nuovi modelli si può anche fallire o non essere al 100% convincenti. I successori, visto che il compositore è già deceduto, avranno modo di sfruttare la sua esperienza. Del resto persino Verdi ha scritto opere “No” (sperimentali) e opere “Si” (dove ha sfruttato l’esperienza durante la fase sperimentale).

Link to comment
Condividi su altri siti

Se effettivamente regola la durata delle sezioni, spannometricamente indicate da Jack, qual è la corrispondenza e la “scala” utilizzata delle corrispondenze?

Le diciassette sezioni dovrebbero essere queste (all'ascolto... non sono sicuro di averle individuate tutte correttamente!)

0.29

1.00

1.26

2.13

2.24

3.13

4.10

5.02

5.46

6.03

6.28

7.20

7.56

8.30

8.47

9.14

10.05

Lascio a te il calcolo delle proporzioni, non è difficile. Ovviamente, la serie di Fibonacci non è utilizzata linearmente, altrimenti avremmo un aumento continuo delle durate. Probabilmente ne ha utilizzato solo una porzione (non dovrebbe essere complicato scoprire quale, una volta che si sono ricavate le proporzioni delle durate).

Link to comment
Condividi su altri siti

Francamente non so quanto gli under 30 possano già definirsi grandi compositori, è gente che nel proprio stile scrive musica decente...da qui a dire che siamo dinanzi a un nuovo Bach...o Grisey, ne passa....

Mah, secondo me il problema non è trovare un nuovo Bach o un nuovo Grisey... io preferisco quelli vecchi!

E in ogni caso, se i punti di riferimento non possono essere Bach e Grisey, perché sono troppo grandi, a chi ci dovremmo riferire? a Domenico Zipoli? (con tutto il rispetto per Zipoli!)

Per quanto riguarda l'importanza di Bertrand, secondo me è ragguardevole, a dispetto dell'età, perché è riuscito a definire un suo mondo sonoro (ho provato a descriverlo nel mio primo intervento), un mondo sonoro senz'altro debitore delle lezioni dei suoi maestri, ma molto personale nella sua estrema urgenza espressiva.

Link to comment
Condividi su altri siti

Ma io non ho mai detto che è un problema...anzi non li ho neanche citati io. Bach, etc.

Ti faccio presente che Mozart a 4 anni aveva già scrittto qualcosa di serio e a 17 aveva già raggiunto una grande vetta sinfonica...purtroppo Bertrand è deceduto, ma ricordiamoci che fra Schubert, Chopin, etc ... non so chi sia vissuto di più e non avevano internet e i nostri mezzi tecnologici che ti fanno risparmiare tempo, passavano 8 ore al giorno a trascrivere a mano e altrettante ore dai Nobili a procaccairsi lavoro.

 

Anche a me il pezzo piace, ma facciamo fare alla storia il suo corso...Il sound di un compositore, come l'hai definito nel topic di apertura della sezione, corrisponde grossomodo al voicing dei jazzisti ... capisci che è poco per essere automaticamente Oscar Peterson...

 

... diciamo che per ora potremmo essere di fronte a un bravo compositore come poteva essere Salieri. E se posso permettermi, bisogna avere questa consapevolezza...non stabiliamo noi chi resterà e chi meno...e la storia ci insegna che non sempre gli osannati del proprio tempo, poi vengano ricordati...

Link to comment
Condividi su altri siti

E se posso permettermi, bisogna avere questa consapevolezza...non stabiliamo noi chi resterà e chi meno...e la storia ci insegna che non sempre gli osannati del proprio tempo, poi vengano ricordati...

Questo è senz'altro un punto importante, sul quale ho spesso riflettuto e sul quale non ho una risposta precisa. Ovviamente, non siamo noi a stabilire chi rimarrà e chi no. Secondo me (ora come ora la penso così) questo interrogativo ha un interesse pressoché pari a zero. Io non parlo di questo o di quel brano perché penso che verrà ricordato fra cent'anni. Ne parlo perché ORA mi interessa (mi interessa come ascoltatore e, nel caso specifico, come compositore).

Ancora meno interessanti trovo le classifiche di compositori (in testa, ovviamente, c'è Beethoven! :) ). Se cito Bach e Grisey non è per dire chi è il più grande, è perché voglio capire come viene strutturato il tempo nei loro brani, e per capire come viene strutturato il tempo nel brano di Bertrand, e per capire come io stesso potrei strutturare il tempo della mia prossima composizione.

 

Il sound di un compositore, come l'hai definito nel topic di apertura della sezione, corrisponde grossomodo al voicing dei jazzisti

Anche questa è una osservazione interessante, posto che il sound, per come la vedo io, non è solo questione di armonia (astrattamente intesa) ma anche di velocità, di qualità timbrica, ecc...

Link to comment
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Rispondi a questa discussione...

×   Incollato come rich text.   Incolla come testo normale invece

  È permesso solo un massimo di 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato incorporato automaticamente.   Visualizza come collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Cancella editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Carica o inserisci immagini dall'URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Crea nuovo...