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Piano Concerto - Forum pianoforte

Invenzione A 3 Voci N. 1


Piccinesco
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Da una parte si, un pò ho voluto scriverla proprio in questo modo, dall' altra un pò l' insicurezza nel suonarla ( perchè mentre suono da qualche tempo

ho bisogno di un tocco che mi dia un pò di pace, e allora si sente questo nell' interpretazione, voglio una parte in un modo ma ne penso due, allora

alla fine cerco di rendere le cose un pò "omogenee", l' agogica è un casino, per uno che non ha dimestichezza con la tecnica poi questo risalta ).

Mi fa piacere che l' effetto che hai avuto sia quello, è quello che cerco io stesso quando scrivo, però manca qualche pezzo movimentato, mi vengono in mente ma

la non tecnica e il bisogno di pace fanno si che non sia ancora "il momento".

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avendo sentito altre tue cose, questa la trovo un filino fiacca. Sarà forse l'esecuzione e soprattutto il tempo lento: un po' più di verve non avrebbe guastato, anche perchè l'invenzione melodica non è particolarmente ricca e quindi un tempo più mosso avrebbe puntato più l'attenzione sul gioco delle voci.

 

oltre a segnalare anch'io le fermate, non ho capito il perchè della piccarda a 30'' dalla fine. Lì o finisci o fai una nuova sezione sostanziosa .... quella coda dopo un tale senso di chiusura mi pare un po' appiccicata ;)

 

ciò non toglie che nel complesso sia un ascolto godibile :)

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avendo sentito altre tue cose, questa la trovo un filino fiacca. Sarà forse l'esecuzione e soprattutto il tempo lento: un po' più di verve non avrebbe guastato, anche perchè l'invenzione melodica non è particolarmente ricca e quindi un tempo più mosso avrebbe puntato più l'attenzione sul gioco delle voci.

 

oltre a segnalare anch'io le fermate, non ho capito il perchè della piccarda a 30'' dalla fine. Lì o finisci o fai una nuova sezione sostanziosa .... quella coda dopo un tale senso di chiusura mi pare un po' appiccicata ;)

 

ciò non toglie che nel complesso sia un ascolto godibile :)

 

Te lo spiego, l' ho scritta fino a fine pezzo cioè dove sembra realmente terminare, poi sullo spartito ho specificato che in effetti potrebbe anche finire lì il pezzo, ma si può anche continuare con quella parte aggiunta, che non serve ad allungarne la lunghezza ma si tratta di una parte ancora più semplice che ho suonato subito dopo, usando sempre il frammento ritmico iniziale, e non volendola "rovinare" con altro materiale, magari contrastante con il senso tranquillo del pezzo fino a quel momento, ho deciso di fermarmi dopo poche battute, pensa che ho provato anche altre soluzioni nel finale, anche gli ultimi 3 accordi li ho provati con un passaggio modale, maggiore minore e non suona male, però è proprio il bisogno di parti semplici che mi porta a scrivere così adesso.

In mente ho anche pezzi movimentati, ma ho una maggiore necessità di pace e questa prevale su tutto, quando provo a suonare ( quello che posso suonare ) pezzi come questi cerco proprio una calma che non vivo praticamente mai nella vita quotidiana, è come una terapia per me, ma questo è logico che non toglie il fatto che potrebbe essere migliorato questo come altri pezzi, e soprattutto resi più articolati e di maggiore durata.

La velocità ho deciso di mantenerla costante, perchè l' inizio è vero che renderebbe di più se suonato più velocemente, ma quando passo alle 3 voci, voglio scandire abbastanza bene i passaggi, altrimenti sfugge tutto alla velocità, e quello che voglio è la comprensione, anche il modo di suonare certi accordi in determinati punti, in pp ad esempio, è per questo motivo, il contrasto e la ricerca della pace.

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Secondo me mostra musicalità però penso che sia migliorabile in alcuni punti. Sicuramente ha delle ottime premesse...a quando la numero 2? ;)

 

La 2a non lo so, questi mi sembrano comunque sempre dei tentativi di trovare un modo personale di fare musica, che ancora non è ben definito.

Questa quì ad esempio sarebbe l' invenzione a 2 voci n° 6 con l' aggiunta di una voce, la 6a dovrò riscriverla da zero o partendo da un frammento di questa

( prima versione ).

Con lo stesso schema ritmico e lo stesso inciso ( che ad un certo punto varia ) ne ho scritte 2, la 9 a 2 voci e questa a 3.

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E' normale che tu pensi di doverla riscrivere. Però noto che un tratto saliente (e affascinante, secondo me) del tuo modo di fare musica consiste nell'impressione di una certa estemporaneità che, quando è in equilibrio con le tue competenze, crea un "mix" estremamente piacevole: una specie di flusso spontaneo ma meditato che io, per esempio non saprei imitare. E che perciò trovo emozionante, a suo modo.

Riscrivendo potresti razionalizzare il tutto, ma forse perderebbe qualcosa.

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Non posso che confermare quello che dici, è vero.Quando inizio una composizione quasi sempre scrivo la linea melodica che mi viene in mente, poi mentre ascolto se"funziona"per quello che ho necessità di esprimere, controllo la successione armonica, ma negli ultimi tempi nel 99% dei casi punto di più sull'uso di frammenti o dell'intero inciso, non controllando più l'armonia che va costituendosi, ed è questo il particolare che, oltre alla forma(che manca)mi fa percepire la mancanza di qualcosa,quel senso di poco compatto, legato indissolubilmente all'insicurezza, all' incertezza, per questo parlo sempre di mancanza di basi, nella vita così in musica.Dici che nello stesso tempo non sapresti scrivere in modo spontaneo ma meditato, in pezzi che hai scritto ho avvertito un approccio spontaneo e personale, e se hai (come penso)usato le competenze che hai ben venga.

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Penso che ciascuno disprezzi certe facoltà che gli appartengono e che vorrebbe compensare con altre che, invece, gli sono più estranee. Il che è logico, dopotutto. In realtà, penso che tu faccia "la musica che sei", in modo molto coerente. Personalmente, per quanto mi riguarda, al tuo confronto penso di essere molto schematico e di non riuscire ad essere altrettanto rispettoso della mia natura e del mio modo di essere, che non è razionale come temo la mia musica possa suggerire (anche se, magari, cerco di adottare schemi originali; ma sempre schemi sono).

Voglio dire che, alla fine, quello che conta è riuscire ad esprimere la propria dimensione in modo efficacie; e tu ci riesci molto bene, secondo me.

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Ti stai "avvicinando" a quella frase che spesso si pronuncia e si legge"accettare se stessi per quello che si è e non voler essere altro", lo esprimi penso con l' inizio del tuo commento qui sopra.

A volte mi sento soddisfatto anche di una sola sequenza di note o una specifica armonizzazione, perchè in effetti come dici, esprime esattamente quello che sono in quel momento, che non è altro che una fotografia di ciò che sono sempre.

Percepisco anche in musica la stessa difficoltà nel rapportarmi con gli altri, è praticamente identica, c'è sempre un momento in cui sto bene con gli altri, dipende dalla persona o dalle persone con cui parlo o comunque mi confronto, la difficoltà sta nel fatto che come percepisco una persona che esprime un senso di sicurezza nella vita quotidiana, che comunque penso sia in parte, non sempre, ma a volte certamente sarà così, dovuto a elementi puramente materiali, oppure che gli stessi siano uno specchietto per le allodole e che la stessa persona dentro di sé sia cosciente del fatto che la sicurezza che esprime, elargisce, emana, è un riflesso della sua stessa percezione e del suo interagire con gli altri, prima ancora di quello che possiedeche è una aggiunta all' insieme; in musica avverto la stessa cosa ascoltando anche pezzi semplicissimi, che danno comunque quella sensazione di compattezza, precisione, concretezza a me ancora sconosciute, e allora in questo, le definisco cossì, le due dimensioni, quella della vita "reale" e quella della creatività non si discostano, anche se quest' ultima per me è più importante perchè riflettendosi nella prima la smuove, altrimenti sarebbe un raziocinio costante.

Ricordo 3 pezzi in particolare, Toccata andalusa ( per pianoforte, molto vivace come pezzo, questo è quello che ricordo ), sbaglio?

Eccola, la sto ascoltando ora ( ma verso i 58 secondi parte un altro pezzo con myspace ).

Concertino da camera da letto ( non ricordavo "rococò" nel finale ), l' inizio della fuga che non hai continuato ( e prometteva molto bene ),

sarà anche schematico il tuo approccio però in ogni cosa che hai scritto e ho sentito hai posto lo zampino di un punto di vista alternativo, comunque personale,

metti in conto che non ti sto dicendo questo perchè mi hai fatto i complimenti per il pezzo, l' ho sempre pensato, il Concertino mi è sempre piaciuto, e rileggendo quello che hai scritto

all' epoca su edumus lo hai scritto con cognizione di causa, intendo che hai descritto praticamente ogni dettaglio dello sviluppo del pezzo, per cui in questo si nota lo schematismo, ma se

il risultato fosse un qualcosa che non "fa effetto", che non piacesse, rimarrebbe sterile, cosa che invece non avviene.

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Devo fare una precisazione, doverosa precisazione ( quando uno si accorge di certe cose per me sarebbe giusto dirle ):

tempo fa ascoltai praticamente per la prima volta gli intermezzi op. 117 di Brahms ( una amica pianista ne ha registrati due, il 1° ed il 3° );

ieri sera stavo ascoltado appunto questi due pezzi e mentre ero sul "3°", ho sentito una sequenza discendente di accordi, esattamente

sono a battuta 15 ( la partitura l' ho vista per la prima volta ieri ), e ho collegato subito questa parte al minuto 1:32" di questa invenzione a 3 voci, quindi

anche se si tratta di un breve passaggio l' ha scritto comunque prima Brahms, penso comunque di lasciarlo perchè nel pezzo segue bene ciò che viene

prima e anticipa quello che viene dopo, ma se dovessi trovare una soluzione alternativa lo modifico.

Già in pssato è "successa" una cosa simile, e quando ne sono consapevole ( perchè so a cosa ri riferisce una specifica parte che sto scrivendo ) modifico

quello che sto scrivendo, la correttezza è una delle cose più importanti, tra compositori ( chi più bravo, chi bravo, chi meno, io sto nella 3a categoria ) ancora di più,

invece di rallegrarsi di ciò che si è scritto sapendo che non è totalmente qualcosa di tuo.

Ho anche pensato che non se ne esce, perchè magari tra 10 anni scopro che la parte modificata, così come ogni pezzo che scrivo, o chiunque scriva ( forse ancora

di più per chi lo fa proprio in modo corretto, in stile ) è già stata scritta, e allora saremmo al punto di partenza.

Questo è un esempio delle tante sfumature che ci sono in musica e in cui è possiile andare a "sbattere".

Ovviamente avendo sentito prima di scrivere questi pezzi "avrò fatto miei" alcuni passaggi senza rendermene conto, poi con il tempo la mente elabora e acquisisce

certe cose come se fossero "nuove", solo che in quel momento torna in vigore la memoria prima, e la coscienza dopo, per fortuna, perchè per come sono fatto

non è certo una cosa positiva usare parti altrui.

E' un discorso fatto così, non è che adesso mi impicco ( se il mio fosse stato un capolavoro e quel passaggio determinante sarei stato di un umore diverso ), però è per dire le cose come stanno.

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Mah... E' stato già scritto tutto, io non mi fustigherei. Nel barocco trovi migliaia di volte la stessa identica progressione minore (I - IV - V del III - III....); anch'io correggo molto le mie cose, poi arriva il punto in cui capisci che una cosa può essere corretta all'infinito (un po' come a scacchi: non esiste "la mossa migliore", se non ad inizio partita). E che allora il trucco è sapere quando lasciare le cose come sono, altrimenti non si finisce più. E' come dover consegnare l compito a scuola ;)

Ma poi scusa, Maurizio: se avvverti l'esigenza di essere più "quadrato", perché non provi a seguire degli schemi armonici? Battute pari, gradi, rivolti... Tu le sai fare queste cose, avrai fatto tanti esercizi di armonia.

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Si di esercizi ne ho fatti, ma quando inizio a scrivere tendo ad abbandonare poco dopo(se non già all'inizio)le successioni armoniche che conosco(comunque normalmente faccio il contrario, scrivo e poi controllo).Certe volte cerco di stabilire come mi sto muovendo, però dura poco questo atteggiamento.Le correzioni tipo "editing distruttivo"è da tempo che non lo metto in pratica, ora sto più attento alla"corretta"scrittura(senza dubbio con errori).Il tuo pezzo lo ricordo, avevi preparato un video con le foto di un monastero a Subiaco e ho la partitura stampata, era un "esercizio" su ritardi e appoggiature( ricordavo che parlasti di ritardi ma non di appoggiature, ho controllato adesso)

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A chi lo dici, sono abituato a fare grandi sforzi( prendendo in prestito seriamente l'ultima metafora che hai usato)fisici, e la testa esige riposo, pensa che spesso come mi metto davanti ad un esercizio dopo un pò mi prende sonno(quei rari momenti in cui mi rilasso).Stasera ho iniziato una cosa di cui non parlo, spero di farla decentemente, poi ne riparliamo.

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