Salve,
mi permetto di inserirmi in questa stimolante discussione. Premesso che sono di parte perchè ritengo Celibidache qualcosa di più di un Direttore, Musicista, Artista, qualcosa che forse non saprei nemmeno definire.
Premesso che la discussione sulla fenomenologia trascende il linguaggio utilizzato (modale, tonale, atonale, etc) condivido su alcuni concetti di base quali:
- un culmine, o massimo polo di tensione al quale si arriva passando per altri micro vertici (esempio del profilo di una catena montuosa)
- lo stretto legame tra la sala e le sue condizioni e la modalità di esecuzione di un brano che quindi rende il disco una cosa morta
- la non vita del suono elettronico
Personalmente credo che esista una sorta di oggettività legata alla fisica (fisica del suono, dello strumento, della sala, etc) che crea una sorta di scheletro sul quale mettiamo carne e pelle derivanti dalla nostra unicità (non solo come individui, ma come individui in un preciso momento che è quello dell'atto esecutivo)
Questo scheletro rivestito di carne e pelle costituisce la "verità".
Spesso agli allievi faccio questo esempio:
supponete di vedere un uomo filmato mentre percorre una salita e poi di vedere la stessa registrazione di un altro uomo; il primo vi convince a livello inconscio mentre il secondo vi lascia in qualche modo perplessi; questo dipende dal fatto che il primo è reale mentre il secondo è stato registrato in pianura e digitalmente trasformato in una salita. Cos'è che vi ha convinto nel primo? La verità, ossia lo sforzo. Noi possiamo percorrere la stessa salita a velocità diverse, con posture diverse, con scarpe e abiti diversi ma riconosceremo sempre la verità dello sforzo nelle altre persone che incontriamo lungo quella stessa salita.
Questa è la differenza tra suoni accostati e musica di cui parla, secondo me.
In ogni caso lo stesso Celibidache in un video più recente, più anziano e con più pancia ammette di aver avuto la colpa, per così dire, di aver voluto ogettivizzare la verità nel suo passato, sostenendo di essere arrivato alla conclusione che la verità non è definibile razionalmente ma può essere sperimentata personalmente, facendo così decadere alcune tesi un po' dogmatiche esposte nel video in questione.
Il problema della sordità generale lo approvo in pieno. Siamo sempre più attenti al suono in se, ma sempre meno alla sua vita interiore, al suo oscillare, pulsare, scorrere, tendersi e distendersi. A volte trovo persone per le quali pare che il suono siano le note, ma il suono è ciò che passa tra le note. Forse se si vedesse il suono come un viandante e le note come le tappe del suo viaggio, con distanze diverse, salite e discese, percorsi asfaltati e sterrati, questa sordità diverrebbe un pochino più palese e quindi un pochino meno...sorda.
Queste sono solo riflessioni e vorrei che il termine "verità" venisse preso per ciò che cerca di dire, in quanto limitato in questo contesto, e non per ciò che comunemente significa.
Buona giornata a tutti.