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Piano Concerto - Forum pianoforte

francescochopin90

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Tutto postato da francescochopin90

  1. Se davvero ti va di "imparare", fatti accordare il pianoforte da un tecnico. Col tempo i primi a muoversi saranno gli unisoni. Ecco, potresti iniziare ad accordare gli unisoni: ti garantisco che non è per niente semplice!!! Sugli acuti ancora non riesco a trovare l'esatto punto per avere l'unisono senza battimenti (basta un micromovimento in questa zona della tastiera per avere una scordatura considerevole). Sui gravi è leggermente più facile. Fermare le caviglie poi è davvero un'impresa: puoi imparare a farlo solo ad orecchio. Poi bisogna tenere in conto la carica della cordiera e lo spessore delle corde: lo Yamaha è molto "spinto" per garantire volume sonore e cristallinitá sugli acuti. Secondo me un tecnico capace di accordare ad orecchio sarà bravo anche col tuner; il contrario non è detto. Faccio un esempio a me vicino: ultimamente sono diffuse in ambito chirurgico delle suturatrici in grado di tagliare e saturare, molto utili per esempio per tagliare o "attaccare" fra loro i visceri. Si tratta di strumenti molto utili per velocizzare l'intervento o per raggiungere posti inaccessibili dalla mano. Ma un bravo chirurgo non è tale se non sa usare ago e filo!!! Penso sia la stessa cosa per un tecnico accordatore.
  2. Benvenuto. Il maestro Paolo Ferrarelli (pianoexpert) è un eccellente conoscitore del pianoforte a 360° poiché conosce bene la tecnica pianistica e la tecnologia del pianoforte. Inoltre i consigli dispensati da lui sono completamente disinteressati da ogni dinamica commerciale o comunque di vantaggio personale: l'unico vantaggio è al pianista! Spero ti possa trovare bene fra noi: siamo un popolo di pignoli 🤣🤣🤣🤣 Buona musica!!!
  3. Provo a riassumere 😀 Stesso affondo fino al momento di scappamento sulla stessa retta all'estremità dei tasti neri; da aggiungere poi l'aftertouch identico o quasi
  4. Provo a spiegare in altri termini. L'affondo è massimo all'estremità e diminuisce fino ad azzerarsi verso il fulcro. Nel caso dei bianchi, l'affondo non all'estremità del tasto, ma in corrispondenza dei neri, equivale a questi ultimi?
  5. Ho una domanda suscitata dalla mia curiosità da porvi e riguarda l'affondo dei tasti neri rispetto ai bianchi. A parte tutti i metodi che esistono per determinare quale sia quello corretto, ho provato a fare un'ipotesi che non so se sia giusta o fuori strada: ho immaginato che tutti i tasti siano della stessa lunghezza, quindi i neri più lunghi o i bianchi più corti. Immaginando i neri più lunghi, fissando l'affondo dei bianchi a 10 mm per esempio, i neri dovrebbero avere lo stesso affondo, o meglio lo dovrebbero averr sul'intersezione dei loro prolungamenti rispetto a una retta passante per l'estremità dei bianchi, oppure l'affondo dei neri dovrebbe essere pari a quello che abbiamo sui bianchi sulla retta passante per l'estremità dei neri. Quindi, se così fosse, utilizzando una dima da 10 mm per i bianchi, lunga fino a toccare i neri, l'affondo di questi ultimi dovrebbe essere pari alla misura che ha la dima nel suo lato interno toccante l'estremità dei neri. Non so se sono stato chiaro. Potrebbe essere così?
  6. A volte, oserei dire spesso, i venditori facilitano la tastiera così che possa apparire più docile; oppure, uso comune, è non risolvere eventuali attriti dalla causa, ma adottando una lubrificata palliativa. I problemi si vedono dopo... Magari con un affondo minore in negozio e una generosa lubrificata (il cui effetto dura un paio di giorni se non si sono risolti a monte i problemi di attrito) hanno fatto sì che la tastiera ti sia sembrata scorrevolissima!!! A casa invece hai avvertito, ovviamente, uno scarso aftertouch. Alcuni tecnici si intestardivano a regolarmi l'affondo a 9.5 mm perché Steinway fa così e la tastiera è più pronta. Ragionamento fuori da ogni logica. Ogni meccanica ha una sua geometria ed esiste una formula per determinare l'affondo MINIMO: ciò significa che anche il 9.5 di Steinway può essere portato a qualcosina in più. Per capire cosa sia la geometria della meccanica basti pensare ad una leva: modificando la posizione del fulcro, abbassando da un lato, l'altro lato si alza di n volte; più avviciniamo il fulcro, più questa relazione è vantaggiosa, ma con più inerzia. Sulla meccanica del pianoforte avviene la stessa cosa, ovviamente considerando l'interreazione fra le diverse leve. Una geometria con rapporto 1:4,5 (affondo 10mm, distanza martello-corda 45 mm) è diversa da una con rapporto 1:5 (affondo 9.5 mm, distanza martello-corda 47 mm, Steinway). Mediamente le meccaniche odierne vogliono un affondo di 10/10.3 mm. Se si riduce questa misura, si ottiene il bobling (sentiresti il martello ribattere sul colpo lieve)e suonare pianissimo può diventare una pessima esperienza (per assurdo, annullando l'aftertouch, il martello non scappa). In presenza di mollettoni conici (eccellenti!), la misura dell'aftertouch dev'essere generosa poiché, non comprimendosi sul fortissimo, l'energia tornerebbe al pianista.
  7. Dimmi che non hai sostituito lo Schimmel con uno Yamaha! Al posto tuo farei risistemare lo strumento che già hai. Pianoexpert ha restaurato la meccanica del mio (Pleyel-Schimmel a mezzacoda) e la tastiera è diventata molto simile a quella di tanti Yamaha.
  8. Trovo le rosette coniche ECCELLENTI!!! Il tocco è molto preciso. Per quanto riguarda il ritorno di energia, la mano si adatta. Sarebbe un guaio se si adattasse a situazioni "strane", ma di fronte a una meccanica ben funzionante e ben regolata, si matura quella giusta elasticità nel polso per cui sotto il tasto ci potrebbe stare pure il ferro!!!
  9. Se si carteggiano i tasti, si ottiene una superficie non completamente liscia, soprattutto se si carteggia in senso laterale. L'avorio è tutta un'altra cosa! Ho provato l'osso su un organo e penso che non dev'essere male su un pianoforte.
  10. Martelli pesanti e molle molto cariche, esattamente la stessa situazione che aveva il mio pianoforte, vero Paolo? Anzi, nel mio caso, la piombatura diminuiva, fino a sparire, ed arrivava al punto in cui, sugli estremi acuti, la Casa (o chi ha toccato lo strumento) ha interrotto l'uso delle molle ricominciando a piombare. Una cosa che, vi assicuro, è del tutto innaturale: potrà essere corretto il peso "al dito" con le opportune misurazioni, ma non quello totale dei tasti. Le masse dovrebbero diminuire in modo coerente e uniforme: nel caso, poi, ci si può aiutare un pochino con le molle, cercando di tenerle abbastanza scariche, pena una non perfetta aderenza fra pilota e tallone. Nel mio caso si è avuta una netta diminuzione del peso di discesa montando una martelliera in mogano (invece che in carpino, come era l'originale). A quel punto si sono potuti eliminare i piombi sugli acuti ed infine innestare le molle su tutta la tastiera e caricarle quel poco per ottenere 51-47 g di discesa e oltre 25 g di ritorno, con una vivacità dell'azione molto più brillante. Ovviamente dopo aver risolto i vari problemi di attrito. Non capisco perché montare martelliere pesanti e poi controbilanciare in modo così "aggressivo". Una risposta ci sarebbe: ottenere una potenza maggiorata, la quale non è detto che sia coerente con le caratteristiche dello strumento; forse è più coerente con le mode moderne.
  11. Ho lo stesso problema ahimè... Non riesco a trovare una soluzione
  12. Forse non mi sono spiegato bene. So benissimo che è meglio una lunghezza maggiore. Allora perché non lasciare "lunghi" anche gli acuti?
  13. Appunto. A quale pro alcuni grancoda adottano la tastiera a ventaglio?
  14. Sappiamo che il tasto più lungo è, più è docile. Che vantaggio si ottiene diminuendone progressivamente la lunghezza? Per poter avere un affondo minore sugli acuti?
  15. Qui spiega meglio di cosa si tratta. http://www.pinkhampianos.com/pinkhampianos.nsf/Pianos/CustomMadeMagneticBalancePiano
  16. Mi pare di aver sentito che spesso i pianoforti più economici arrivano senza essere preparati, lasciando poi tutta la messa a punto a carico del venditore.
  17. Sapete dirmi qualcosa in più? A cosa servono quelle leve sopra la leva di ripetizione e al posto del pilota?
  18. Piccolo consiglio, Saverio. Fai elimiare la sordina e regolare lo scappamento a 3-2-1 mm dalla corda. È una regolazione più da "pianoforte a coda" e ti regalerà molte più soddisfazioni.
  19. Più passa il tempo e più i costruttori caricano le tavole armoniche, appesantiscono i martelli, potenziano i pianoforti così che possano essere udibili nelle più grandi sale da concerto. E il commercio ovviamente si adatta. Però penso che una fetta di mercato possa mirare a "pianoforti da salotto", con quelle sonorità tipiche degli strumenti romantici (quanto adoro quell'attacco del suono che s'avvicina al pizzicato di un'arpa ?). Penso che si possano adottare dei brevetti moderni ma con criteri "antichi": tavola armonica poco caricata, martelli leggerissimi (più leggeri della più leggera martelliera oggi in commercio), pressati a freddo, ma allo stesso tempo con meccanica moderna, corde incrociate, scala duplex (che aggiunge brillantezza, non potenza). Oggi anche i più piccoli pianoforti vengono spinti all'inverosimile pur di apparite brillanti, ma a mio avviso strillano! Non penso che manchino le tecnologie, credo che sia tutto frutto di scelte. Il suono di Chopin va considerato estinto, a meno che non si adotti uno strumento dell'epoca restaurato (altro capitolo triste) o una perfetta riproduzione? Nel 2020 le Case non sono in grado di produrre strumenti con quelle sonorità? È vero che esistono pianoforti con caratteristiche che mirano ad un suono non eclatante (per lo più certi tedeschi), ma si potrebbe fare di più. Che ne pensate? Con martelli più leggeri e più piccoli diventa anche più semplice bilanciare i tasti più corti (in strumenti di certo non da concerto, ma "da salotto" dove mi aspetterei sonorità più idonee).
  20. Io utilizzo anche velocità più lente ma, come dice Paolo, i micro movimenti cambiano. Allora lo faccio DOPO, quando il mio cervello ha appreso almeno sommariamente dove bisogna arrivare e quali sono i gesti da adottare (spesso ciò avviene in modo inconscio). Solo allora la lentezza anche estrema può diventare la nostra lente di ingrandimento e la velocità non viene vista e percepita come un ostacolo. Sul metronomo dei vari brani è vero che spesso veniva indicato dal compositore, ma questo non può essere un imperativo poiché in gioco ci sono degli aspetti da tenere conto, fra cui la meccanica differente e la differente sensibilità ed espressività associate alla velocità peculiari di ogni pianista. Personalmente adatto anche le velocità in base all'intonazione dello strumento che mi trovo davanti (quello più "rumoroso" mi fa sembrare l'esecuzione più mossa per esempio).
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