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Piano Concerto - Forum pianoforte

Esibizione al pianoforte


giovannip
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Ormai praticamente a scadenza mensile vi propongo ben due brani d'ascoltare (sono in ritardo con quello d'agosto) :D

Il primo Brano che vi propongo è il preludio n°20 di Chopin tratto dall'opera 28,mentre il secondo è "Il Poeta parla " opera n°15 di Schumann.

Grazie a tutti ^_^

 

 

 

 

 

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Giovanni, molto molto bello il preludio !! Ci sono cose che non mi convincono profondamente su Schumann, in ogni caso sei stato molto bravo. Sono due brani che nella loro semplicità di lettura hanno una grandissima difficoltà di interpretazione, è necessario mantenere sempre una certa tensione che risulta più facile da tenere in un concerto live, dove aiuta anche il gesto pianistico che in una registrazione non c'è. In Chopin questa tensione l'hai mantenuta fino alla fine, hai fatto veramente un lavoro eccellente ! In Schumann sento ancora la necessità di beccare le note, come se non stessi dentro la musica, cosa che hai fatto invece molto bene in Chopin pensando solo all'interpretazione senza doverti più preoccupare delle note, soffrendo insieme a lui. Bravo !

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Bravissimo. Mi piacciono molto. Hai scelto tempi lentissimi, molto difficili per legare il suono e dare un senso allo sviluppo della frase. Direi che ci sei riuscito molto bene. Solo l'accordo finale del Poeta non lo staccherei anzi cambierei il pedale in modo sincopato suonandolo pianissimo. Bravo

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Leggo ora Simone, che dice tuttavia cose giuste. E' evidente che partendo da un tempo meno lento è più facile trovare quella "tensione" invocata giustamente da Simone. Puoi provare a suonarlo leggermente più veloce e sentirai più facilmente il crescere della "corda tesa" dentro di te. Per conservare questa difficile continuità sonora nel lentissimo. sari costretto a suonare leggermente più forte, diciamo anche con più pressione. Anche una leggera libertà nel tempo, specie nella parte del recitativo renderà il pezzo meno "virtuale".

E' comunque un' ottima esecuzione.

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Ragazzi... cosa devo dirvi,io pensavo d'aver fatto un buon lavoro sempre considerando i miei limiti,ma quando i complimenti arrivano da veri pianisti che dicono ciò che pensano, e non solo per compiacermi, allora è tutto un'altro discorso.

Grazie di cuore e come dico sempre cercherò di fare tesoro dei vostri consigli.

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Caro Giovanni,

ho ascoltato entrambi i brani. Personalmente in 'Parla il poeta' io preferisco un tempo più sostenuto. Comunque ammetto che un'interpretazione a valori così larghi ha un suo fascino e costituisca una sfida nel tenere nisieme il tutto.

 

in Chopin mi piace molto come ti addentri nel pp dalla batt. 9 in poi.  io però l'ultimo accordo lo suono quasi mezzoforte: quasi come uno strappo brutale che riporta alla realtà dopo quel malinconico affievolirsi.

Mi ha sorpreso una cosa però (piacevolmente): nell'edizione che ho io - Peters - c'è una forcella di 'crescendo' che va da inizio batt. 3 e arriva fino alla fine della 4.

Tu invece già a metà della batt. 4 . . .  "abbassi la fiamma" !

 

Trovo interesssante la tua scelta (mi piace molto!). Mi spiazza come ascolto, e dà un che di 'trasfigurato' nel transito alla frase successiva.

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Ciao Luca! è un  vero piacere risentirti...Dunque io ho la versione della Urtext ,e anche qui c'è la forcella del crescendo, (ritengo le due edizioni siano uguali )ho voluto per così dire "modificare " la quarta battuta anticipando il piano che troviamo subito dopo nella quinta battuta, giusto per metterci del mio(chopin  non me ne voglia :P ).

Con il senno di poi avrei cambiato l'ultima battuta ,non mi piace tantissimo.

Per il brano di Schumann, ti posso dire che di solito tendo a rallentare i brani, e non mi stupisco se poi mi dicono che ho suonato più lento del dovuto, me è così che poi li sento miei i  brani.

G

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Sai su questo aspetto si basa parecchio del tempo di studio una volta letto il pezzo...

L'ideale secondo me, è riuscire ad esprimere ciò che si sente senza perdere di vista il contenuto che passa all'ascoltatore...è come nella comunicazione verbale. La scelta dei termini nel linguaggio verbale e non verbale è ottima quando quello che tu pensi viene espresso in modo tale da poter essere interpretato correttamente da chi ascolta, senza ambiguità. In musica l'interprete ha in più il dovere di rispettare anche i contenuti del compositore....! Per niente facile...

Ma dico cose scontate....

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Nency sono d'accordissimo con te,aggiungerei, il dovere di avvicinarsi allo studio di un nuovo brano con molta umiltà,sicuramante aiuta molto (come mi è stato consigliato)accompagnare con il canto il brano che ci si accinge ad imparare.

Vorrei mostrarvi un video che ho trovato manco a dirlo su youtube dove si può vedere il grande Alfred Cortot,dare indicazioni ad una giovane allieva su come andrebbe interpretato "Il Poeta parla" davvero istruttivo.

 

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Siete divertenti!!!!!!Hahahaha!!!! Naturalmente il video di Cortot è un po' Liberty......Il suo fantastico approccio alla musica romantica, oggetto di riflessione anche su alcuni suoi bellissimi libri, è modernamente , con rispetto parlando,un po'  decadente. Belle le osservazioni di Nancy sulla comunicazione non verbale, alla quale la nostra Musica appartiene. Che l'interpretazione debba muovere dalla "chiarezza comunicativa" non c'è dubbio e su ciò, credo, siamo tutti d'accordo. E' comunque difficile e, come sostiene sempre la nostra amica, ci vuole tempo di assimilazione, di studio...o semplicemente tempo. Io credo, provare per credere, che la maturazione del pezzo avvenga anche in parte col passare del tempo, anche in assenza di studio. Cambia anche la nostra maturazione e ogni esperienza musicale ci apre nuove prospettive. Aver suonato ad esempio in pubblico un programma nuovo ci rende una grande esperienza, esperienza che, messa a dormire per qualche tempo, ci restituirà, alla ripresa di studio di quei pezzi, nuovi modi di intendere. Il pezzo insomma , per dirla alla francese, ci entra "par coeur".....Chissà se sono riuscito ad essere chiaro nella comunicazione? ;)

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Siete divertenti!!!!!!Hahahaha!!!! Naturalmente il video di Cortot è un po' Liberty......Il suo fantastico approccio alla musica romantica, oggetto di riflessione anche su alcuni suoi bellissimi libri, è modernamente , con rispetto parlando,un po'  decadente. Belle le osservazioni di Nancy sulla comunicazione non verbale, alla quale la nostra Musica appartiene. Che l'interpretazione debba muovere dalla "chiarezza comunicativa" non c'è dubbio e su ciò, credo, siamo tutti d'accordo. E' comunque difficile e, come sostiene sempre la nostra amica, ci vuole tempo di assimilazione, di studio...o semplicemente tempo. Io credo, provare per credere, che la maturazione del pezzo avvenga anche in parte col passare del tempo, anche in assenza di studio. Cambia anche la nostra maturazione e ogni esperienza musicale ci apre nuove prospettive. Aver suonato ad esempio in pubblico un programma nuovo ci rende una grande esperienza, esperienza che, messa a dormire per qualche tempo, ci restituirà, alla ripresa di studio di quei pezzi, nuovi modi di intendere. Il pezzo insomma , per dirla alla francese, ci entra "par coeur".....Chissà se sono riuscito ad essere chiaro nella comunicazione? ;)

M° sei sempre chiarissimo...

suonare non è solo tecnica e fisicità, ma dal momento in cui coinvolge tutta l'emotività della persona risente tantissimo della maturità raggiunta ed inoltre dello stato d'animo che si ha in quel periodo addirittura in quel momento.... e secondo me è una delle forme di comunicazione più complesse e complete!!!!

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"complesse e complete"....Mi piace!Io aggiungerei...piu' semplici e più complesse al tempo stesso. "meno fai e più fai" potrebbe essere un punto di arrivo ( non certo fisso e definitivo). Cioè, ci accorgiamo che la naturalezza e la perdita delle tensioni governano il nostro apparato muscolare-pianistico. Non mi stanco di consigliare la lettura di Monique Dechausses :"l'homme e le piano". Piccolo libro che tratta proprio di questo. Purtroppo è in francese....ma....cara Nancy, ricordando i consigli dell'Etnomusicologo Sorce Keller, che ho già raccontato, conviene avventurarsi nella nuova lingua, anche senza conoscerla. La conoscenza degli argomenti trattati aiuterà a comprendere....senza tradurre alla lettera (comunque un piccolo dizionario accanto, magari tecnico, ci può aiutare)

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"complesse e complete"....Mi piace!Io aggiungerei...piu' semplici e più complesse al tempo stesso. "meno fai e più fai" potrebbe essere un punto di arrivo ( non certo fisso e definitivo). Cioè, ci accorgiamo che la naturalezza e la perdita delle tensioni governano il nostro apparato muscolare-pianistico

Sacrosante parole!! Mi succede spesso di iniziare l'esecuzione di un pezzo (quando non è ancora pronto) con un carico di tensione tale che il suono risulta stridente e schiacciato e il fraseggio dispnoico! Solo concentrandomi e ridimensionando la percezione delle difficoltà reali senza enfatizzarle torna la naturalezza necessaria.....pensarla semplice per farla semplice!!

 

Grazie per l'indicazione, proverò a leggerlo sicuramente....dizionario incollato alle dita!!!

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  • 3 months later...

In accordo completo Paolo. Lo stesso brano suonato benissimo da un bambino di 8 anni diviene diversissimo suonato a 20 anni e poi a 40 è così via. L'intendere la musica è strettamente legato all'intendere la vita..

Ogni brano non è mai lo stesso. Proprio come il nostro umore ed il nostro cuore.

Per il preludio di Chopin e per schuman dirò poi ....ora sono di fretta...

Ciao.

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