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Piano Concerto - Forum pianoforte

... e io sono Bacco ...


Dante
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Caro Dante

 

Falso - Apocrifo - ma forse calzante nei termini generali

Ti posso dare un "Apollo" nella lettera a Scheslinger  il 15 luglio 1825

e di nuovo un "Apollo" ad "Hauschka" Baden, 23 Settembre 1824 

 

c' è un articolo (su cui non mi pronuncio)   su questi accostamenti filosofico - mitologici : http://www.testimonios-de-un-discipulo.com/Beethoven-Bacchus-Jacob.html[/sup][/font]

 

per tacere degli accostamenti Bacchici  (Disneyani del film "Fantasia" riguardo alla Pastorale o di altri sulla Settima...  )  del Bacchus evocato fra gli abbozzi di una ipotetica sinfonia 1817-1822)  e del

Biamonti App. III - 15 Thayer III, pagina 501

"Bacchus" di Rudolph von Berge, proposto a Beethoven da Amenda 20/3/1815

e ancora

Biamonti App. III - 25 Frimmel I, 470

"Bacchus" secondo progetto, 1821.

 

non restano che stracce concettuali senza che essi fossero mai rivestite di note.

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Proprio oggi leggevo il Thayer al punto in cui riporta delle (presunte?) lettere di Bettina a Goethe, tra cui una in cui lei riporta che Beethoven le abbia detto queste parole (uso il testo originale in Inglese): "and I am the Bacchus who presses out this glorious wine for mankind and makes them spiritually drunken".

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La frase è estratta dal copioso e affascinate carteggio che ci fu fra la poetessa: Elisabeth (Bettina) Brentano ed il massimo poeta tedesco Göethe  con cui fu in rapporti di grande amicizia.

Nel mese di maggio 1810, Bettina provenendo da Francoforte sul Meno dove viveva, venne a Vienna a trovare il fratello Clemens e la cognata Antoine - colei cioè che Maynard Salomon, nella sua biografia beethoveniana, indica come l' "Amata Immortale" - e quivi, s’intrattenne, fino a metà di giugno. 

Ovviamente conobbe Beethoven e la cronaca dei loro incontri fu legata esclusivamente ai suoi scritti e, dunque, non c’è da escludere che possa peccare di eccesso di fantasia ma, certamente,  e anche per questo, è piena di gran fascino.

Fu lei ad entrare in un giorno di maggio nella casa di Beethoven e, arrivandogli in silenzio alle spalle mentre suonava al pianoforte, gli mise con dolcezza le mani sulle spalle e gli sussurrò alle orecchie: «Mi chiamo Bettina Brentano». Il compositore si trovò davanti ad una ragazza di 25 anni, minuta e graziosa e suonò per lei. La ragazza lo convinse ad uscire e a fare una lunga passeggiata. La conversazione cadde inevitabilmente sull’arte e sulla musica. Alla fine della passeggiata approdarono alla casa dei Brentano dove era in corso una cena «(…) Furono stupiti di vedermi fare ingresso, tenendo per mano il poco socievole Beethoven, ad un ricevimento con più di 40 persone sedute a tavola: egli prese posto senza cerimonie, parlò poco, perché era sordo: levò di tasca due volte la tavoletta su cui scrivere e vi segnò un paio di cifre. Dopo il banchetto tutti salirono in cima alla torre della casa per ammirare dall’alto il paesaggio; (…) lui ed io eravamo rimasti soli, egli tirò fuori la tavoletta, la guardò, scrisse qualcosa, cancellò qualcosa, poi disse «La mia canzone è finita». Si mise nel vano della finestra e cantò nell’aria tutta la canzone. Poi disse: «Suona bene eh? La canzone è per voi, se vi piace, l’ho fatta per voi, voi mi avete dato lo spunto, l’ho letta nel vostro sguardo come se vi fosse scritta (…)».

Una dama altolocata, una delle migliori pianiste, eseguì una sonata di Beethoven. Dopo aver ascoltato per un po’, Beethoven disse: «Così è poca cosa!» Si sedette lui stesso al pianoforte ed eseguì la stessa sonata che va definita sovrumana.(…)» 

Nelle settimane che intercorsero prima della partenza di Bettina, i due continuarono a frequentarsi pressoché tutti i giorni, intrattenendosi in lunghe conversazioni nelle quali il compositore dette libero sfogo a tutto il suo pensiero sulla propria arte e su cosa volesse dire essere un artista che crea. Bettina rimase profondamente affascinata da tutto quel suo parlare e, in una scrittura integrale, riportò quei dialoghi  a Göethe.

La frase in questione fu pronunciata la prima volta che si incontrarono: «Quando apro gli occhi, son costretto a sospirare, perché ciò che vedo contrasta colla mia religione, e son forzato a sprezzare il mondo che non avverte come la musica sia una rivelazione superiore ad ogni sapienza e filosofia: essa è il vino che dà l'estro a nuove creazioni, ed io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito. Che se in seguito tornano in sé, vuol dire che essi hanno fatto di tutto per afferrare quanto li aiuti al regime secco. Io non ho amici, debbo vivere solo con me; ma so con certezza che Dio nella mia arte è più vicino a me che non agli altri uomini; io lo pratico senza paura, ché l'ho sempre riconosciuto e compreso. Né mi preoccupo della mia musica, che non può avere una brutta sorte. Chi la comprende, deve necessariamente liberarsi da tutte le miserie che gli altri trascinano con sé»

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che cumolo di immondizia ha creato Bettina... è tanto falsa, sfacciatamente apocrifa da esser persino tenera... se non lo avesse fatto per i suoi scopi... Beethoven che dice queste sciocchezze.... e pure a lei... Totò aiutami!

 

"Bettina, ma mi faccia il piacere!"

... e da dove ti proviene questa assoluta sicurezza che tutto ciò sia falso?

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Perché ormai all'età di 51 anni riconosco a prima vista alcune cose ad esempio le musiche apocrife attribuite a Beethoven e di altri musicisti, le trascrizioni di opere dello stesso attribuite a grandi musicisti e invece opera di modesti pedalatori della musica, gli aneddoti su Beethoven palesemente contraffatti come questi, riconosco a prima vista anche i Rolex falsi al polso delle persone (deformazione professionale?) E gli scocciatori. Naturalmente è gratificante lavorare sugli apocrifi musicali, mentre invece le altre cose sono piuttosto noiose. Perché questo scritto è palesemente finto? Bettina è inattendibile. Inattendibile perché è l'unica fonte che riporta questa notizia, perché è una scrittrice fantasiosa; unisce alla fantasia propria lo spirito di emulazione nei confronti di suo marito Achim von Arnim che detestava. Perché queste notizie sono state scritte o ricordate diversi anni dopo il decesso sia di Beethoven (1827) così come altre attribuite al suo rapporto epistolare con Goethe scritte dopo il 1832. (che combinazione!) Perché Bettina fa opera di contraffazione continua sia in questi scritti sia negli scritti pseudo biografici pubblicati in seguito. Perché imbrogliò anche circa la sua relazione con Christoph Martin Wieland. Perché non circostanzia i suoi ricordi con i nomi esatti, dove esattamente si trovava con loro in quel momento, proprio per evitare a Thayer che invece era uno scrittore e un ricercatore estremamente attento e analitico di andare a cercare singolarmente tutte le persone che avrebbero potuto assistere a quella scena, come fece effettivamente per altri aneddoti. (sebbene fosse permeato di quell'estetica ottocentesca che gli impedirà di riportare nella sua biografia tutti gli aneddoti non politicamente corretti sul maestro di Bonn). Perché studiosi seri hanno oramai relegato tutti questi ricordi, lettere ecc.. In appendice alle ricerche più moderne. Perché il nome di Max Brentano, di sua moglie, dei suoi parenti appaiono abbastanza poco in tutti quaderni di conversazione dal 1817 al 1827 senza che il nome di Bettina sia pressoché riportato da Beethoven o dai suoi amici, né per ricordarla come un'amica, una bella donna, o solo come una semplice conoscenza. Pensate che invece il nome di Christian (sconosciuto fratello della stessa) è oggetto di conversazione. Credo invece fermamente alle lettere che Beethoven scrisse a Goethe e che sono conservate in autografo all'archivio Goethe di Vienna. Qua il nome di Bettina compare in questi termini "Bettina presentandomi mi ha assicurato che lei mi accoglierà benevolmente". Questo è romanzo non è studio. In quanto al credere fermamente, non credo fermamente a nulla, se non strettamente alla mia famiglia e a mia moglie. Se invece si parla di Fede, allora non dobbiamo dimostrare che il sepolcro di Cristo sia stato veramente il suo. Se si parla invece di invenzione stilistica romantica romanzata allora è bello credere in tutto. E ancora una volta ho scritto più delle 20 parole che mi prefiggono ogni volta, mannaggia a queste cose!

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Armando, francamente, speravo che per dimostrarmi che tutto quello che ha riportato Bettina Brentano circa i suoi incontri con Beethoven, è fasullo, tu mi dessi delle prove certe.

Ma quello che tu pensi e scrivi è legato ad una presa di posizione - tua e sicuramente di gran parte del mondo degli studiosi beethoveniani, non ho alcun dubbio - che però non dimostra l'esatto contrario di quanto scritto da Bettina.

 

Partiamo dunque da quello che secondo me è innanzi tutto il presupposto assolutamente banalissimo su cui si deve iniziare: noi,comunque siano andate le cose non eravamo lì.

Detta e ricordata questa immensa ovvietà e banalità, parlare e scrivere della biografia di un personaggio come Beethoven, significa parlare e scrivere di una biografia di uno dei massimi geni della musica che operò in un periodo storico dove, al netto degli scritti personali: lettere, diario e quaderni di conversazione, tutto il resto è lasciato a testimonianze dirette - e spesso anche indirette - di chi c'era o ci sarà dopo di lui e che a loro volta riportavo testimonianze di chi c'era.

Parlare di Beethoven vuol dire poi parlare di un mito che tale diviene e rimase a imperituro nei due secoli dopo la morte,per la sua genialità,  per la sua vita e, non da ultimo dalla sua volontà e perché tutto coincise con l'inizio del Romanticismo e cioè di una fase storico-culturale che trasse la sua linfa vitale proprio anche e soprattutto da queste cose.

Detto ciò io non sono qui assolutamente a dire che dobbiamo bere tutto il brodo d'oca che ci è stato propinato ma, altrettanto sbagliato sarebbe escludere in toto, le testimonianze che non coincidono con un certo modo nostro contemporaneo di vedere e intendere.

Ora che Bettina Brentano abbia o possa aver trascritto in maniera assai fantasiosa le sue conversazioni con Beethoven - a cui nessun'altro avrebbe comunque potuto fare accenno visto che erano discorsi fatti esclusivamente fra loro due - non ci sono molti dubbi. Già nel 1965 un grandissimo musicologo come Luigi Rognoni non ne aveva su questo ma fu lui stesso a rilevare come < ...quanto la poetessa riferisce non appare certo in contraddizione  con altre testimonianze e soprattutto con le testimonianze beethoveniane negli autografi dei taccuini e dei quaderni di conversazione nei quali ultimi si legge questa epigrammatica definizione del tema musicale "L'ìdea  è una scintilla che vola verso l'infinito>

Ebbene: quello che Beethoven avrebbe detto a Bettina non è che una continua riaffermazione di quest'ultima frase. Ma non solo! Nelle parole riportate da Bettina e in questa frase come non leggere quella < ...definizione "psicologica" della dialettica bitematica della forma-sonata che avrebbe finito con l'infrangere nell'inseguire "la scintilla che vola verso l'infinito">?

Che Bettina Brentano abbia assai romanzato e abbia aggiunto fantasie è sicuramente certo e tuttavia questo non dimostra che quegli incontri non ci siano stati e che Beethoven non abbia parlato con lei di queste cose.

E tuttavia voglio richiamare l'attenzione su questo: Bettina si ritrasse in seguito a matita come una  Baccante ebbra che regge una fiaccola ardente, mentre un povero leone le succhia il seno, per trarne il vital nutrimento di cui il suo (presunto) genio ha bisogno.

 

Mi domando: fu una sua fissa personale o forse fu proprio quella presunta frase di Beethoven a farle assoggettare il nettare del genio a Bacco?

 

Ma infine poi mi dico: aldilà della veridicità nulla, parziale o totale di quanto Bettina ha scritto, resta il fatto che il "Carteggio di Goethe con una bambina" è una lettura veramente affascinate e ci regala un'immagine di Beethoven - forse non reale per te o per voi ma per me pertinente - di una personalità assai complessa e di enorme fascino. 

E comunque sia - abbia detto o no quelle cose - in quel contesto storico, quelle parole non sono affatto sciocchezze. Le sciocchezze sono ben altre e se ne sentono e leggono purtroppo a iosa ovunque e dovunque e soprattutto in quest'epoca.

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Topic affascinante ma domando: pressare si sposa bene con vino?

 

[...] che pressa questo vino [...]

 

C'è di mezzo una traduzione ... ma l'originale sarebbe?

La frase tradotta nel mio libro è in effetti: essa è il vino che dà l'estro a nuove creazioni, ed io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito come ho riportato nel mio primo intervento. Spreme non pressa.

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La frase tradotta nel mio libro è in effetti: essa è il vino che dà l'estro a nuove creazioni, ed io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito come ho riportato nel mio primo intervento. Spreme non pressa.

 Grazie Daniele, sono comunque curioso dell'originale. Se qualcuno l'avesse ....

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Topic affascinante ma domando: pressare si sposa bene con vino?

 

[...] che pressa questo vino [...]

 

C'è di mezzo una traduzione ... ma l'originale sarebbe?

 

Forse questo è un caso in cui ogni sinonimo va bene. Tanto più che  - in concreto - ciò che viene solitamente pressato, spremuto, è l'uva

(in Italiano, per l'uva, meglio sarebbe 'pigiare'). Ma tant'è. L'importante è l'idea che la frase vuol rendere.

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Forse questo è un caso in cui ogni sinonimo va bene. Tanto più che  - in concreto - ciò che viene solitamente pressato, spremuto, è l'uva

(in Italiano, per l'uva, meglio sarebbe 'pigiare'). Ma tant'è. L'importante è l'idea che la frase vuol rendere.

Certo Luca, è chiaro. Ma come si incastrerebbe nel discorso generale la "Licenza poetica"? (perchè di fatto lo è)

 

Al traduttore, a Beethoven o a Bettina?

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.... discussione estremamente interessante da cui mi sottraggo con enorme, infinito piacere, non trattando direttamente di questioni musicali. A voi la parola ed un augurio di buone ferie a tutti!.

 

Un abbraccio

 

ps Daniele concordo Il carteggio (preso per qual che è, ovvero un feuilleton fantasioso alla Louis Bertin) è proprio carino!

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.... discussione estremamente interessante da cui mi sottraggo con enorme, infinito piacere, non trattando direttamente di questioni musicali. A voi la parola ed un augurio di buone ferie a tutti!.

 

Un abbraccio

 

 

Contraccambio di cuore verso tutti Voi.

 

Giovedì prossimo partirò per un viaggio musicale che ci porterà prima a Basilea, poi a Bonn, Lipsia, Dresda  e Monaco,

Viaggio all'insegna di Beethoven e Bach ovviamente, voluto fortemente da mio figlio Leonardo e ... anche un po' dal suo papà! :)

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Beato te Daniele B)

naturalmente non mi/ci farai mancare le tue impressioni di viaggio....

 

@ Frank

 

sarò cattivo ma... non credo che Beethoven (se lo ha detto lui) si sia accorto di essersi preso questa che, più che una licenza poetica, è una scelta imprecisa di verbo. Le uniche licenze che Beethoven si prendeva (a buon diritto, e sapendo di farlo) erano in ambito musicale.

 

Comunque adesso - sull'orme dell'uom di San Biagio - mi sottraggo anch'io da questa discussione . . . estremamente interessante :rolleyes:

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Dani! voglio una foto con voi tutti davanti alla pendolina di Beethoven che ho riparato e anche una assieme alla custode della sala Bodmer! ... io e lei abiamo un feeling particolare! :P  mi chiama..... "Rolando" promesso? :D

divertitevi e state bene assieme! ve lo meritate! un grande abbraccio!

 

Il vostro A----------

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 Grazie Daniele, sono comunque curioso dell'originale. Se qualcuno l'avesse ....

 

L'avevo riportata io più sopra:

 

Proprio oggi leggevo il Thayer al punto in cui riporta delle (presunte?) lettere di Bettina a Goethe, tra cui una in cui lei riporta che Beethoven le abbia detto queste parole (uso il testo originale in Inglese): "and I am the Bacchus who presses out this glorious wine for mankind and makes them spiritually drunken".

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