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Piano Concerto - Forum pianoforte

Approfondire Mozart?


Spoonful
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Mah... Dai tuoi giudizi perentori e dai toni ridondanti e reboanti, mi pare che tu abbia un atteggiamento un po' passionale (beethoveniano, se ti piace) nello stabilire categorie di merito.

Io dico solo che altri hanno usato il contrappunto prima di Beethoven (Clementi nel gradus, il già citato Cherubini, lo stesso Mozart e non solo nella Jupiter... persino Salieri ha composto una fuga esemplare) e, in ogni caso, non credo che questo voglia dire nulla sul valore artistico di un compositore. Anche lo Chopin dei preludi ha solide radici in Bach, ma non viene certo ricordato per questo.

Non so, dovremmo stimare meno Schubert o Schumann perché hanno tralasciato il contrappunto...?

Forse io sono meno preparato di te, ma preferisco pormi con il distacco di chi legge un libro di storia, cercando di capire il periodo senza esprimere "classifiche". Ciò perché sono profondamente convinto che la critica sia figlia del tempo, e che quindi i suoi parametri siano sempre relativi e oggetto di revisione. Chi può dire se tra un secolo Stockhausen non sia ricordato quanto Bach nei giorni nostri (lo dico non a caso, data l'evoluzione della musica elettronica)? O che Gluck non sia definitivamente dimenticato (ed è già sulla buona strada)? Con il passare del tempo, guardiamo al passato in modo continuamente diverso. 

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:)

Tu hai ragione su questo: sono passionale e, soprattutto sono un beethoveniano.

Non son sicuro di essere perentorio invece, in quanto, in realtà io esprimo dei miei gusti personali, tanto è vero che intercalo sempre con frasi di questo genere: dal mio punto di vista, secondo me ...

Quello su cui sicuramente posso assicurarti è che tu sei sicuramente più preparato di me!

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Ah, volevo poi chiarire ancora una volta una cosa perché da come mi rispondi mi viene sempre il dubbio di non esserlo molto.

La mia critica verso lo stile galante non è legata unicamente alla scomparsa del contrappunto ma al fatto che trovo quella musica - lo dico una volta per tutte - veramente brutta.

Schubert e Schumann invece sono dei grandissimi a prescindere dal contrappunto.

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A.S. ... e si veda anche il Kyrie del Requiem (di Mozart). ok.

 

in questa discussione io non ho nulla da aggiungere. E trovo molto interessanti i contributi di entrambi voi.

Vorrei però chiarire due o tre cose in cui mi pare di essere stato frainteso (*). Se invece avevate inteso bene, non tenete conto della presente :)

 

CromaDiBrera ha scritto:

«detestare la musica del Settecento perché lo avrebbe più o meno soppiantato è un po' come disprezzare (...)»

 

Se questa affermazione scaturisce, anche solo in parte, dalle mie parole del post precedente:

«Anch'io, come Daniele, un po' di diffidenza ce l'ho per un'epoca (...)».

Beh, insomma: voglio precisare che io non detesto e non disprezzo. Anzì: alcune opere che appartengono allo stile galante sono tra i 'preferiti' del mio lettore di mp3.

 

CromaDiBrera ha scritto:

«dire che lo stile galante fosse monodico mi pare un po' eccessivo...»

 

Sì. è vero. Diciamo pure che non è «un po' eccessivo» ma sbagliato. Infatti mi sono sbagliato.

Quello che volevo dire - quando ho fatto  quel paragone con due differenti tipi di luce - era questo:

un tipo di scrittura dove una linea melodica è chiaramente quella principale e le altre parti sono tutte più o meno a suo servizio per farla risaltare.

Detto in una parola? Forse stile 'melodico'?... Comunque ciò che intendevo era questo.

(Nemmeno io, come Daniele, ho nulla contro la monodia. Anzi...)

 

 

(*) Frainteso . . . era un monaco che nessuno mai riusciva a capire bene :D

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Sì, è un discorso interessante, ma anche molto complesso. Da un lato, il periodo in cui vissero entrambi sembra contiguo: Mozart, da preromantico, sembra passare la palla a Beethoven che finalmente emancipa l'artista dai frizzi e lazzi di corte. Dall'altro, mi sembra che tendiamo a dimenticare che tra i due c'è un grosso muro della Storia con la s maiuscola: la Rivoluzione Francese.

Ora si sa che la nostra cultura è post romantica, non c'è dubbio; per noi, l'affermazione dell'arte non può che essere libera e quindi è naturale che comprendiamo meglio la statura dei romantici, anziché quella di chi li ha preceduti, perché questi ultimi appartengono ad un mondo ormai inconciliabile con la nostra sensibilità. Ma era davvero solo un mondo di damerini con le parrucche al ritmo di minuetto? Io un dubbio ce l'ho, perché quella era anche la stagione dell'Illuminismo; il quale, a sua volta, è un'emancipazione da un altro mondo precedente: quello dell'oscurantismo, del predominio della teologia sulla scienza, della caccia alle streghe, e dove tutto ciò che non è sacro è inevitabilmente profano.

In pratica, accade che i musicisti che erano al servizio dei preti ora vanno al servizio delle corti. Poi, dopo la rivoluzione, vanno al servizio dei borghesi: ci sono i mecenati, gli editori, i salotti buoni, i circoli, ecc. Ecco, la mia considerazione finale è questa: Beethoven si trovò a proprio agio nel proprio tempo: era un romantico e visse nel romanticismo. Mandare al diavolo il potente di turno in nome del popolo ci poteva anche stare. Mozart decisamente no, invece: non ebbe neppure la soddisfazione di vedere eseguite le sue ultime sinfonie, perché erano già oltre il muro (mentre lui viveva al di qua). Dovette umiliarsi all'infinito, mendicando questo o quel posto fisso a corte per sopravvivere, eppure buona parte della sua musica non è mai stata del tutto asservita. E non ci sono solo le ultime sinfonie, ma anche i quartetti dissonanti, o la k183 che non era certo roba da damerini. 

Perciò mi chiedo: chi è più romantico?

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Più romantico....Nel senso di chi dei due ha avuto una vita più romantica (sfortuna, incomprensioni), o di chi ha composto più nello spirito del romanticismo?

 

Se guardiamo all'avverso destino [e per essere artista romantico la sfiga è un fattore "positivo"] allora oltre alle cose che hai indicato tu (ultimi capolavori non eseguiti, umiliazioni)  Mozart può "contare" anche su un misero funerale, il mistero delle spoglie mortali, il mistero del Requiem...

Beethoven può invece "contare" sulla sordità (Mozart aveva un orecchio proverbiale) e su una situazione famigliare disastrosa (Leopold Mozart invece era un ottimo didatta, probabilmente ci ricorderemmo di lui anche senza quel tale figliolo che ebbe). . . . io non saprei esprimermi su chi sia stato più romantico.

 

Se guardiamo alla musica composta bisogna delineare prima, almeno un po', i tratti del romanticismo in musica.

Senza l'obbligo di essere esaustivo... ci provo:

1) addesamento di toni forti, contrasti, passionalità, lirismo, mistero....

2) affermazione drammatica (nella musica) dell'individualità dell'artista: biografismo "spinto" (tipo la Sifonia Fantastica)

3) composizioni con una forte fisionomia identitaria (vale il motto di Mahler «ogni sinfonia deve essere un mondo»)

 

E quì chi è più romantico tra Mozart e Beethoven?... Mah.

Se considero il fattore 3 direi decisamente Beethoven. Se considero i primi due fattori invece non saprei cosa dire.

Nel senso che in Mozart la poetica romantica mi pare un 'approdo' (cosa c'è di più romantico del Dies irae o del Lacrimosa?), in Beethoven la poetica romantica mi pare un 'passaggio' (verso altro, verso oltre).

Non ringrazieremo mai abbastanza Spoonful che ha dato il LA a questo topic!

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 in Beethoven la poetica romantica mi pare un 'passaggio' (verso altro, verso oltre).

 

Non ringrazieremo mai abbastanza Spoonful che ha dato il LA a questo topic!

Ecco io penso che questa sia la cosa più sensata e giusta da dire!!!

 

Io sono perfettamente consapevole della Storia! Anzi chi mi ha letto in passato sa benissimo come gli eventi storico-sociali siano assolutamente preminenti nel mio modo di ragionare e di rapportarmi coi fatti. Contestualizzazione è il mio principio di base su ogni argomento che riguarda le umani vicende.

Ora, è sacrosanto: c'è stata la Rivoluzione Francese e questo fa sicuramente la sua differenza. Tuttavia la grande differenza fra un compositore come Mozart e uno come Beethoven sta nel rapporto che questi hanno avuto con la loro arte e che, seppur certamente influenzata, dagli eventi storici a loro contemporanei fa sì che il primo fosse sostanzialmente un sintetizzatore con tendenze all'innovazione, l'atro un rivoluzionario rispetto a qualsiasi regola data.

Mozart vive benissimo nella tradizione, sa di poterla portare ad espressioni di perfezione inaudita e lo fa.

Beethoven sa di avere alle spalle due compositori come Haydn e Mozart ed è consapevole che per emergere e per dimostrare la sua grandezza deve andare oltre.

Il momento storico è favorevolissimo e lui è geneticamente e genialmente il compositore giusto al momento giusto.

Nel cosiddetto primo periodo si adegua agli stilemi del classicismo pur dimostrando già una certa insofferenza, poi il "destino" gli fa una brutta sorpresa e questo lo porta ad avvicinarsi a quello che certamente è il suo periodo più "romantico" o "eroico".

Infine, il crollo degli ideali nati dalla Rivoluzione la restaurazione seguita dal Congresso di Vienna, la sordità assoluta, la rassegnazione a non poter avere una vita famigliare e affettiva "normale", lo portano ad interiorizzare il suo pensiero musicale a chiudersi nel suo io. E da questa chiusura nasce, nel suo ultimo periodo di vita, quella musica fuori dal tempo e dallo spazio.

Noi sappiamo che è stata composta fra il 1815 ei il 1826, ma se potessimo riuscire a dimenticarlo e qualcuno ci chiedesse: secondo te questa musica quando è stata composta? Non sapremmo cosa rispondere: non è più il Classicismo, non è il Romanticismo ma non è neanche il Novecento? E" tutto questo ma non è questo!

Questa è la grandezza geniale di Beethoven ed è ciò che lo rende unico e probabilmente irripetibile nell'ambito della storia della musica.

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 Ecco perché ho scritto di non capire il motivo per cui, parlando di recupero del contrappunto, si pensi a Beethoven.

 

È un discorso interessante – anche se rischia il paradosso da una parte, dall’altra l’ideologia (ma forse è interessante proprio per questo).

 

Probabilmente molto dipende da cosa intendiamo con contrappunto. Se lo intendiamo in senso normativo – il che in una certa misura è storicamente connaturato al concetto di contrappunto – la posizione di Beethoven mi sembra problematica. Mentre evidentemente domina con una sicurezza infallibile e con una varietà di soluzioni incomparabile il contrappunto a due e tre parti, non saprei invece pronunciarmi sul suo contrappunto a quattro – o meglio, dovrei limitarmi a riconoscere che non conosco esempi di suoi contrappunti a quattro parti che reggano un confronto tecnico con il contrappunto a quattro di un Haydn (per citare un contemporaneo) o di un Mendelssohn o di un Brahms (per citare compositori successivi) o, su un altro piano, di un Wagner (che mi sembra, assieme a Bach, uno dei compositori più istintivamente dotati per il contrappunto e, assieme Bach, uno dei pochi capaci di definire una personale forma di contrappunto). Questo dal punto di vista normativo e artigianale.

 

D’altra parte, se il contrappunto viene inteso meno come norma e più come invenzione, è ovvio che Beethoven diventa – assieme a Josquin e a Mahler – l’esempio più rappresentativo di una forza assolutamente incomparabile e ancora oggi sconcertante nel suo connubio di libertà/necessità. Forse solo Monteverdi è riuscito a fare qualcosa di analogo – però Monteverdi era un maestro anche del contrappunto tramandato dalla storia.

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È un discorso interessante – anche se rischia il paradosso da una parte, dall’altra l’ideologia (ma forse è interessante proprio per questo).

 

Probabilmente molto dipende da cosa intendiamo con contrappunto. Se lo intendiamo in senso normativo – il che in una certa misura è storicamente connaturato al concetto di contrappunto – la posizione di Beethoven mi sembra problematica. Mentre evidentemente domina con una sicurezza infallibile e con una varietà di soluzioni incomparabile il contrappunto a due e tre parti, non saprei invece pronunciarmi sul suo contrappunto a quattro – o meglio, dovrei limitarmi a riconoscere che non conosco esempi di suoi contrappunti a quattro parti che reggano un confronto tecnico con il contrappunto a quattro di un Haydn (per citare un contemporaneo) o di un Mendelssohn o di un Brahms (per citare compositori successivi) o, su un altro piano, di un Wagner (che mi sembra, assieme a Bach, uno dei compositori più istintivamente dotati per il contrappunto e, assieme Bach, uno dei pochi capaci di definire una personale forma di contrappunto). Questo dal punto di vista normativo e artigianale.

 

D’altra parte, se il contrappunto viene inteso meno come norma e più come invenzione, è ovvio che Beethoven diventa – assieme a Josquin e a Mahler – l’esempio più rappresentativo di una forza assolutamente incomparabile e ancora oggi sconcertante nel suo connubio di libertà/necessità. Forse solo Monteverdi è riuscito a fare qualcosa di analogo – però Monteverdi era un maestro anche del contrappunto tramandato dalla storia.

Allora io la vedo – o la sento  - così.

 

Più o memo, circa mille anni fa, la storia della musica emise i suoi primi vagiti polifonici. Da quel momento ci fu in essa una continua ascesa verso una maggiore ricchezza e una più raffinata cultura Questo fino alla fine del Rinascimento, quando affrontò un vero e proprio crocevia di cui Monteverdi e Bach sono le due facce della medaglia.

Con Monteverdi ci si trovò di fronte a due estetiche completamente contrapposte: la prima pratica fondata sulla polifonia erudita, la seconda, pratica programmaticamente espressiva e fondata sulla monodia. In entrambe egli fu sommo maestro.

Bach fu invece il massimo sacerdote del contrappunto tonale  ma lo fu in un’epoca in cui l’esigenze della musica volsero verso una accentuata semplificazione, frivolezza e semplicismo.

Mentre il sommo si richiudeva in sé stesso componendo opere contrappuntistiche gigantesche, come L’Offerta Musicale e L’Arte della fuga, sfidando le nuove mode e i suoi stessi figli, tramontava inesorabilmente questo primo tempo della musica.

Quando Mozart nacque, da sei anni il sommo Bach era morto e, un anno dopo morì anche il secondo sommo del Settecento Händel. In quel periodo, in realtà, né Bach né Händel erano considerati i massimi esponenti della musica ma, questo primato era di Georg Philipp Telemann , compositore assolutamente prolifico: le sue opere sono fra le 5000 e le 6000. Oggi di questo compositore principe dello stile galante, quante opere ricordiamo? Ben poche e se poi proporzionate alla sua immensa mole di lavori: un’inezia.

Haydn, prima e il bambino prodigio Mozart poi, cominciarono a comporre in questo clima di grande decadimento musicale. Lo Sturm und Drag, cominciò a portare una ventata di rinnovamento culturale e a partire dagli anni 80, Haydn e Mozart, cominciarono a riportare in vita la polifonia nelle loro composizioni.

Mozart in particolare, iniziò a superare lo stile galante un po’ alla volta dopo l’incontro con Padre Martini prima e poi quando il barone Gottfried Van Swieten gli fece conoscere il sommo Bach. Ma, teniamo presente che lo stesso barone ne venne a conoscenza solo nel 1774, quando ascoltando un concerto di Philipp Emanuel Bach, gliene fu decantata la grandezza dal re di Prussia. Il salisburghese cominciò a praticare il contrappunto in maniera artificiosa solo nel 1782 a cominciare dalla Fantasia e fuga K 394.

E qui apro una parentesi: io penso che affermare che Bach è caduto nell’oblio, sia un luogo comune assolutamente sbagliato. La realtà è che Bach fu il primo grande compositore del passato che, grazie alla sua statura gigantesca, ritornò in auge. Fino all’Ottocento si ascoltava solo musica contemporanea e ne conseguiva che tutti i grandi del passato fossero appannaggio esclusivo di quei compositori – pochissimi in realtà – che avevano studiato composizioni di epoche precedenti che, comunque, non eseguivano. Solo da Beethoven in poi – e cioè quando la musica viene riconosciuta come, arte colta – pian piano, la musica del passato comincia a vivere accanto a quella contemporanea, fino a surclassarla negli ascolti e nel favore del pubblico nel Novecento.

Beethoven, rivoluziona dunque praticamente tutto e, in merito alla fuga e su come comporla sostanzialmente la pensava così: «Scrivere una fuga è facile, ne ho scritte a dozzine quand’ero studente. Ma l’immaginazione deve avere il suo ruolo, ed oggi un altro spirito, autenticamente poetico, deve entrare nell’antica forma».

Il recupero che Beethoven fece della polifonia fu dunque più meditato e tenace rispetto ai suoi due predecessori: unì l’antica ricchezza del passato, arricchendola a sua volta della complessità, lunghezza, sonorità, drammaticità ed espressività tipici della sua epoca. Beethoven rimediò, cicatrizzò, rammendò, quel buco che si era formato fra quel periodo che sostanzialmente parte dalla prima polifonia  e arriva a Bach e l’omofonia imperante successiva.

Beethoven fu il primo compositore che aspirò ad essere l’erede di tutta la musica fin dalle sue origini. Aspirazione che però solo nel Novecento trovò la sua piena concretizzazione in due compositori, solo apparentemente opposti: Stravinskij e Shönberg.

 

Ps: senza voler togliere nulla alla valenza contrappuntistica di Wagner, vorrei ricordare che anche Brahms seppe dire cose notevolissime in questo campo e mi spiace abbastanza vederlo affiancato a Mendelsshon.

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anche Brahms seppe dire cose notevolissime in questo campo e mi spiace abbastanza vederlo affiancato a Mendelsshon.

In realtà, per quanto riguarda esclusivamente la tecnica contrappuntistica, senza considerare altri aspetti, fra i due mi sembra superiore Mendelssohn: la sua musica corale (il coro storicamente rappresenta il paradigma per eccellenza della scrittura contrappuntistica) ha sempre una purezza ed efficacia che non teme il confronto con Palestrina. Brahms invece, accanto a lavori assolutamente perfetti come i Liebeslieder Walzer e il Deutsche Requiem, ha scritto anche alcune delle composizioni più artificiose che mi sia capitato di cantare, come i Mottetti op. 74, dove le intenzioni sono chiaramente elevate, il risultato un poco meno.

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In realtà, per quanto riguarda esclusivamente la tecnica contrappuntistica, senza considerare altri aspetti, fra i due mi sembra superiore Mendelssohn: la sua musica corale (il coro storicamente rappresenta il paradigma per eccellenza della scrittura contrappuntistica) ha sempre una purezza ed efficacia che non teme il confronto con Palestrina. Brahms invece, accanto a lavori assolutamente perfetti come i Liebeslieder Walzer e il Deutsche Requiem, ha scritto anche alcune delle composizioni più artificiose che mi sia capitato di cantare, come i Mottetti op. 74, dove le intenzioni sono chiaramente elevate, il risultato un poco meno.

:)

 

Le nostre divergenze su Brahms non sono una novità e comunque il discorso porta ancora più lontano di quello che non sia già la discussione rispetto all'argomento proposto in questo topic.

Sull'Opus 74 n . 1 potrei dirti che tutti i critici lo considerano il più grande prodotto di questo genere dall'epoca di Bach e poi in verità, io non mi riferisco esclusivamente all'uso del contrappunto nella musica vocale ma, soprattutto, all'uso che Brahms ne fece nelle sue variazioni per pianoforte e anche ad esempio nella sua Quarta Sinfonia.

Ma, ripeto, siamo abbondantemente fuori argomento e se tu o altri volete parlarne, mi sembra più conseguente aprirne uno nuovo su questo.

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Sull'Opus 74 n . 1 potrei dirti che tutti i critici lo considerano il più grande prodotto di questo genere dall'epoca di Bach

A dire il vero non conosco l’opinione dei critici ma - basandomi sulla mia esperienza - trovo che una pagina come Denn er hat seinen Engeln befohlen über dir - per rimanere nello stesso genere - gli sia senz’altro superiore: e, in questo caso, non solo dal punto di vista tecnico. Ma sono d’accordo: ormai sono completamente off topic!

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  • 4 weeks later...

Interessante discussione e penso che tutti noi siamo attratti da una molteplice varietà di interessi, quindi anche musicali e certamente alcuni sono da noi preferiti rispetto ad altri e quindi anche Mozart avrà avuto delle preferenze di gusti, una propensione una spinta verso un genere e uno strumento oppure si può definire un tuttologo musicale sopra ad ogni preferenza di genere e strumento? Vorrei confrontare il Vs pensiero. Mozart a scritto una moltitudine di "pezzi" tutti o tanti capolavori ma secondo voi Mozart cosa prediliva? Cosa avrebbe preferito ascoltare se all'epoca avesse avuto un giradischi? Io per esempio ascolto quasi solo musica classica (non quella di Allevi o Einaudi...mi annoiano e non bastonatemi sono appunto dei gusti delle scelte) Suono il pianoforte ma quando sento un violino mi fermo e penso al divino!

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