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Piano Concerto - Forum pianoforte

La scelta del triennio


Lowseling
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Ciao a tutti,

 

Volevo chiedervi qualche consiglio riguardo al triennio. Dovrei effettuare l'ammissione al triennio accademico, ma questo mi ha portato in testa molti più dubbi di quanto io potessi aspettarmi.

Il primo è sulla scelta del percorso di studi. Io ho sempre studiato pianoforte ed è la cosa che più mi appassiona, ma anche la strada della composizione mi ha sempre intrigato. Il problema è che non riesco a capire quale dei due percorsi scegliere, così volevo avere da voi magari un opinione su cosa offrono questi due percorsi! Molti mi hanno detto che composizione è "inutile" perché insegnano tecniche compositive antiche e non richieste per inserirsi nel settore della composizione, però vorrei avere qualche opinione in più!

Il secondo è sulla scelta del conservatorio. Volendo addentrarmi nel mondo della musica dal punto di vista lavorativo e non solo informativo, vorrei avere un'idea di quali sono i conservatori che possono offrirmi uno slancio maggiore, ovvero quelli che possono mettermi in contatto con insegnanti/persone in grado di aiutarmi nel mio percorso. In primis ho analizzato Catania perché è quello più vicino a me, solo che per quanto me ne parlino bene vorrei anche qui avere qualche opinione in più.

 

Per il resto so che la scelta dev'essere soltanto mia, ma se riesco magari ad avere le vostre opinioni posso iniziare a chiarirmi le idee e prendere la scelta che potrebbe interessarmi, non dico più giusta perché in questo caso non esiste una scelta giusta! :)

 

Grazie in anticipo!

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Lavorare vuol dire molte cose, oggi come oggi per insegnare bisogna essere molto informati.

 

Ah, conoscere non è mai inutile, se non sai da dove vieni. ... dove andrai?

 

Il problema è che io non voglio lavorare come insegnante perché non è un mondo che fa per me. Da quand'ero piccolo mi sono sempre fatto in quattro pensando "voglio fare il pianista", e fino all'anno scorso sono sempre stato motivato e mi sono dato da fare per raggiungere quest'obbiettivo. Il problema è che crescendo mi sento demotivato dall'ambiente e ho perso la grinta che potevo avere qualche anno fa. Per questo vorrei entrare in un ambiente che possa effettivamente formarmi e non far finta di formarmi come spesso succede. Da 3 anni ho trovato un ottimo insegnante privato che di sicuro mi ha fatto fare passi da gigante, il problema è che nel mondo non bastano dedizione e bravura, ma servono anche i giusti appoggi, dove per appoggi non si intende raccomandazioni, ma persone che possano aiutare ad affrontare un percorso di crescita...

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Io avevo il tuo stesso dubbio l'anno scorso e ti racconto la mia scelta. Secondo me pianoforte e composizione hanno entrambi sbocchi lavorativi, all'estero. Anch'io ero indeciso tra questi due e ho scelto pianoforte. Ti consiglio di pensare ascoltando la tua persona e non le influenze dall'esterno (lavoro, conservatori, etc) e di scegliere quello che tu, senza strane influenze, faresti più gradevolmente.

Una volta scelto l'indirizzo io mi sono fatto un "progetto", ovvero affrontare il triennio accademico di pianoforte in italia, così da ambientarmi nel mondo accademico della musica (cosa che, privatamente, credo sia un po' più difficile nonostante anch'io abbia un'ottima insegnante) e successivamente, se tutto dovesse andare secondo i piani, fare il biennio all'estero in una buona accademia. Io l'ho pensata subito come Zazza, l'Italia è veramente una delusione per tanti ambiti lavorativi e io di sicuro non sono quello che sacrifica la sua vita e i suoi contributi nella speranza che questo paese si redima (non che all'estero siano stinchi di santo, ma qui mi sento particolarmente preso in giro).

 

Tutto dipende anche dalla persona, c'è gente che chiama codardi quelli che scappano ed eroi quelli che rimangono e gente che chiama furbi quelli che scappano e tonti quelli che rimangono, sono punti di vista

 

PS: anch'io, come tanti/tutti, ho l'obiettivo del concertista

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Io avevo il tuo stesso dubbio l'anno scorso e ti racconto la mia scelta. Secondo me pianoforte e composizione hanno entrambi sbocchi lavorativi, all'estero. Anch'io ero indeciso tra questi due e ho scelto pianoforte. Ti consiglio di pensare ascoltando la tua persona e non le influenze dall'esterno (lavoro, conservatori, etc) e di scegliere quello che tu, senza strane influenze, faresti più gradevolmente.

Una volta scelto l'indirizzo io mi sono fatto un "progetto", ovvero affrontare il triennio accademico di pianoforte in italia, così da ambientarmi nel mondo accademico della musica (cosa che, privatamente, credo sia un po' più difficile nonostante anch'io abbia un'ottima insegnante) e successivamente, se tutto dovesse andare secondo i piani, fare il biennio all'estero in una buona accademia. Io l'ho pensata subito come Zazza, l'Italia è veramente una delusione per tanti ambiti lavorativi e io di sicuro non sono quello che sacrifica la sua vita e i suoi contributi nella speranza che questo paese si redima (non che all'estero siano stinchi di santo, ma qui mi sento particolarmente preso in giro).

 

Tutto dipende anche dalla persona, c'è gente che chiama codardi quelli che scappano ed eroi quelli che rimangono e gente che chiama furbi quelli che scappano e tonti quelli che rimangono, sono punti di vista

 

PS: anch'io, come tanti/tutti, ho l'obiettivo del concertista

 

Abbiamo avuto le stesse idee. Credo che tu sia avvantaggiato però dalla posizione geografica! Grazie della dritta comunque, spero di poter recuperare un po' di smalto! :)

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scusate se mi permetto di rispondere anche io ( sono appena iscritta)....ma questa discussione mi attrae molto. Siete molto giovani, pieni di entusiasmo ( e vi auguro che mai nessuno si permetta di stroncarvelo) e con i vostri progetti da realizzare....bellissimi progetti.

 

il vostro è un dilemma antico....come fare per seguire la vostra passione e realizzarla oggi in una Italia morta...visto che è defunta da parecchio?!?!?!

a mio tempo più di dieci anni fa ho fatto scelte molto sofferte lasciando completamente la musica per poter avere (in relazione alle mie possibilità soprattutto economiche) una concretezza lavorativa e oggi faccio tutt'altro. suono ma per mio gusto e passione non per lavoro. 

 

tornando indietro forse seguirei il consiglio di Zazza. non lascerei la musica.....ma andrei sicuramente fuori...subito...e contemporaneamente cercherei di curare la formazione con concorsi e masterclass in modo da dare rilievo al curriculum ....

 ho visto troppi colleghi di studio con ottima preparazione e ottimi curriculum dover accettare compromessi pesanti stando qui in italia....hanno continuato a suonare (diversamente da me e questo è bello) ma hanno dovuto orientarsi comunque verso ambiti non ideali per poter comunque lavorare....

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Dal mio punto di vista la composizione può rende bene se ci esprime nel settore della musica da film, musica elettronica, come arrangiatore (a tuti i livelli: dal pop al jazz) e come insegnante. La musica colta in generale in Italia si esegue in teatro solo per effetto di una serie di alchimie e i contatti giusti. Il sistema di istruzione pubblico in Italia non è professionalizzante, non apre nessuna porta al mondo del lavoro e spesso non si ricavano nenache i contatti "giusti".

Parigi è una buona meta come altre importanti città europee, ade esempio anche in Germania sono molto seri.

 

Per musica da FIlm consiglio Bologna, per elettronica Como, per composizione suggerisco MIlano, almeno come location in quanto è una piazza grande e  ancora  abbastanza viva relativamente al mondo musicale e che può offrire variegate possiiblità. Anche per quanto concerne il conservatorio ci sono docenti per tutti i gusti. Come tutte le realtà troppo grosse però le tante teste da mettere d'accordo possono ostacolare pregievoli iniziative che invece in conservatori più piccoli (che a livello di premessa funzionano bene) sono più "facilmente" realizzabili.

 

I pianisti sono la popolazione più numerosa, ci sono buone occasioni per chi riesce a manifestare un grande talento in giovane età; su Milano posso tramite mp segnalare ottime scuole o docenti.

 

Io comunque mediterei di seguire il sugerimento di Zazzà scegiendo adeguatamente la meta in base al proprio orientamento; sicuramente Parigi per la composizione è un posto di eccellenza.

 

Il discorso che uno studio classico non serve è una barzelletta, è come dire ad uno scrittore o un giornalista che non gli serve la facoltà di lettere perchè gli tocca studiare Macchiavelli.

 

Per il pop sicuramente uno studio strettamente classico potrebbe non essere  necessario anche  se a memoria la Nannini è stata allieva di Bettinelli ed Allevi è stato allievo di un allievo di Brian Ferneyhough, i Beatles attingevano dalla musica elettronica (ma anche Battiato non fu da meno) e tantissimi altri esempi che ci dicono che la strada di studiare è sempre quella giusta. Alla fine sono il talento e  la musicalità che costruiamo alimentando con l'ascolto e lo studio che decidono che tipo di artista siamo o saremo.

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Il problema è che crescendo mi sento demotivato dall'ambiente e ho perso la grinta che potevo avere qualche anno fa.

Puoi anche essere ammesso al Conservatorio più prestigioso con il Maestro migliore del mondo, ma tutto questo non è nulla senza la grinta e la determinazione. In un certo senso, queste qualità sono più importanti del talento. Il mondo è pieno di musicisti giovanissimi, bravissimi, motivatissimi. Lo spazio esiste anche per te, ma devi trovare (ritrovare) grinta e determinazione. Anche io, come altri prima di me, consiglio di andare lontano da casa. In ogni caso, in bocca al lupo!

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Io vado controcorrente.

Mi iscriverei a un triennio in Italia, poi nel tempo sfrutterei l'Erasmus per farmi un anno all'estero, scegliendo una meta "utile", e vedere come sono le cose.

Nei trienni di composizione, ormai, non si studia molto linguaggi e tecniche "antichi" (?), per quello esistono i preaccademici che ti portano fino al vecchio V/VI anno.

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