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Piano Concerto - Forum pianoforte

Pierluigi Billone - Δίκη Wall (2012) - Schallfeld Ensemble


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Forse se ne era già parlato, ma colgo l'occasione di questa recente e bellissima registrazione live dello Schallfeld Ensemble (un giovane e agguerrito gruppo di Graz) per riproporlo...

 

 
Pierluigi Billone (*1960)
Δίκη Wall
for percussion solo, bass flute, bass clarinet, violin, viola, cello and piano (2012)
 
Live Recording 
17.02.2015, Mumuth, Graz.
 
Schallfeld Ensemble
Elisa Azzarà flute 
Szilárd Benes clarinet 
Maria Flavia Cerrato piano 
Lorenzo Derinni violin 
Sophia Goidinger-Koch viola 
John Popham cello
 
Simone Beneventi percussion solo 
Leonhard Garms conductor
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Peccato perché è un brano molto bello...

...immagino, almeno per te.

 

Pensa, a me è parso bruttissimo...ma ovviamente è un parere soggettivo. Sicuramente è un lavoro ben fatto, ci mancherebbe altro...proprio non sposa il mio gusto, cosa che non è capitata con altri lavori che avete proposto in questa sezione.

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...immagino, almeno per te.

Non solo per me! Mi dispiace comunque di avere pochissimo tempo in queste settimane, altrimenti potrei scrivere qualcosa di più. In ogni caso, mi sono pentito di aver scritto bello perché la questione rischia di risultare molto appiattita. Nel senso che qui – ovviamente – non si tratta solo di bello vs brutto. Questo è talmente banale che non vale nemmeno la pena di parlarne. Varrebbe invece la pena di parlare – avendone il tempo – di cosa può significare Δίκη Wall. Che cos’è? Questa è una questione un po’ meno stupida – ma molto più complessa. Perché in questa musica ci sono dentro tante cose. Le prime due che mi vengono in mente: il rapporto, tutt’altro che scontato, fra il percussionista e le percussioni. Il corpo agisce da risuonatore per il gong cinese che tiene appeso al collo? Che relazione c’è fra il suono e il corpo? Seconda questione: il ritmo. Qui è davvero semplicissimo, estremamente diretto: quel tà-tà che apre il brano con violenza (e ritorna dopo, con un suono totalmente diverso: ma è sempre lui). E poi ci sono tutta una serie di questioni che girano attorno a questi due punti che sono i primi che mi colpiscono. Il rapporto fra il percussionista e gli altri strumenti. Non credo che qualcuno possa mettere in dubbio che Billone conosce al millimetro quello che fa. Il rapporto fra gli strumenti è calibrato con una precisione che ha pochi paragoni. Vedi l’esempio che ha girato micamahler: è tutto lì, senza nessuna vaghezza, tutto segnato nel dettaglio e senza nascondersi dietro a nessun grafismo (direi anzi che è funzionale e “intuitivo”). E andando oltre ci sarebbero tante altre cose da dire, nel senso che – in ogni caso – è una musica allo stesso tempo viscerale e diretta, è un’esperienza forte e non facile, è comunque una cosa del tutto particolare che non trovi altrove, e porta con sé tutta una serie di cose di cui oggi c’è tanto bisogno.

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e porta con sé tutta una serie di cose di cui oggi c’è tanto bisogno.

Questa ultima frase mi incuriosisce molto, c'è tanto bisogno per chi?

 

In generale nessuno nega che Billone sappia quello che fa e in effetti è proprio aver iniziato con bello che ha un po' condizionato il mio primo parere a caldo. Intendo, di sicuro sarà interessante, ma ammesso e non concesso che il bello è soggettivo, secondo me le cose belle sono altre :) ... nell'ambito della contemporanea (non mi riferisco ad altre riserve).

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Allora faccio un discorso generale. Però devo partire dalla nostra conversazione, perché bisogna puntualizzare una cosa. Io ho introdotto Δίκη Wall scrivendo: ecco una nuova bella registrazione. Bella evidentemente è riferito alla registrazione, non al brano in sé. Di solito, quando propongo un brano in questa sezione del forum, cerco di spiegare brevemente e semplicemente come la vedo io, per quale motivo quel brano mi sembra interessante… Insomma cerco di dare una chiave di lettura, sicuramente parziale, magari perfino sbagliata, ma qualcosa di cui si possa discutere. Nel caso di Δίκη Wall no, per un motivo banale: volevo proporlo perché mi interessava, ma non avevo tempo di scrivere altro.

 

Interviene Oracolo, e scrive: “Non mi piace”. Ma cos’è, la nutella? Non mi piace la nutella, d’accordo. Ma qui stiamo parlando di musica. Ne vogliamo discutere? E allora articoliamo un pensiero. Cosa c’è da discutere sul fatto che a te non piace? Non c’è nulla da dire… Ma allora è perfettamente inutile discuterne. Riusciamo a immaginarci una cosa del genere riferita, che ne so, a Beethoven? Tanto per dire un nome sul quale nessuna avrà dei dubbi. Che senso ha dire: “La Grande fuga mi piace”, oppure: “L’Hammerklavier non mi piace per niente”. Voglio dire: di fronte ad affermazioni del genere – sia in positivo sia in negativo – non ti sentiresti anche tu, Oracolo, di avere qualche perplessità sulla capacità di entrare nel merito, e di dire cosa come perché, di spiegare, di discutere, eccetera?

 

Allora è chiaro: sento “non mi piace”, e rispondo con una banalità ancora più grossa, del tipo “è bello”. Una cosa del genere non rende giustizia a nessuno, né all’Hammerklavier né tanto meno a Δίκη Wall. E quindi parliamone, ma seriamente. Mi chiedi: “C’è tanto bisogno per chi?”, e io ti rispondo: per un sacco di gente. E non solo per le poche migliaia di persone che ascoltano “la musica contemporanea”: altrimenti sarebbe davvero inutile. Invece qui ci sono delle cose di cui avrebbero bisogno in tanti: non dico tutti, non avrebbe senso, ma di sicuro qui possiamo trovare qualcosa che nella nostra vecchia e affaticata cultura occidentale è raro trovare. Una conoscenza precisa di quello che si fa e di come lo si deve fare e del perché lo si sta facendo. In questo caso, dal momento che abbiamo a che fare con un compositore, la conoscenza del suono. E non parlo di “effetti”: quelli li usano tutti. Parlo della possibilità di creare qualcosa di nuovo, mai sentito prima, e allo stesso comprensibile – forse difficile da spiegare, ma comprensibile – dove ogni suono ha un suo luogo e una sua funzione e un suo respiro, qualcosa di inatteso e magari non gradevole (o almeno non immediatamente gradevole) ma dotato di una forza che non si ascolta tutti i giorni.

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Comprendo quello che si sta cercando di far capire, ma forse non è più semplice dire che (almeno penso che abbia inteso questo) a livello estetico il pezzo non gli è piaciuto?

"Tutto qui", in musica, oltre al significato che può avere per il compositore un determinato lavoro, al totale controllo dei mezzi e della teoria sulla creatività, in modo da determinare la struttura della composizione, rimane l'estetica, che ha la sua importanza, ma se questa non viene percepita, identificata, compresa da alcuni ascoltatori, non c'è niente da fare.

Qui mi sembra che si stia leggermente sfociando nel dispiacere personale.

Uno può sforzarsi quanto vuole, ma se la sua personale percezione di quella composizione non va oltre "il mezzo tecnico, il controllo di ogni evento", quello che rimane è pura tecnica senza comprensione e, non per ultimo, senza il piacere dell'ascolto che, anche se è importante "come ci si arriva" (non sto sminuendo il lavoro che può esserci dietro lavori del genere e comunque dietro ad ogni lavoro ideato a dovere, anzi), resta (o dovrebbe/potrebbe restare) il primo, e non ultimo fine per un compositore.

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Comprendo quello che si sta cercando di far capire, ma forse non è più semplice dire che (almeno penso che abbia inteso questo) a livello estetico il pezzo non gli è piaciuto?

"Tutto qui", in musica, oltre al significato che può avere per il compositore un determinato lavoro, al totale controllo dei mezzi e della teoria sulla creatività, in modo da determinare la struttura della composizione, rimane l'estetica, che ha la sua importanza, ma se questa non viene percepita, identificata, compresa da alcuni ascoltatori, non c'è niente da fare.

Qui mi sembra che si stia leggermente sfociando nel dispiacere personale.

Uno può sforzarsi quanto vuole, ma se la sua personale percezione di quella composizione non va oltre "il mezzo tecnico, il controllo di ogni evento", quello che rimane è pura tecnica senza comprensione e, non per ultimo, senza il piacere dell'ascolto che, anche se è importante "come ci si arriva" (non sto sminuendo il lavoro che può esserci dietro lavori del genere e comunque dietro ad ogni lavoro ideato a dovere, anzi), resta (o dovrebbe/potrebbe restare) il primo, e non ultimo fine per un compositore.

Premetto che sono sostanzialmente d'accordo con Red, e questo a prescindere dal mio personale giudizio "a livello estetico" che forse riuscirò a concretizzare dopo parecchi ascolti: per ora mi limito a dire che indubbiamente desta e mantiene vivo il mio interesse, se non altro perché, indubbiamente, ci troviamo di fronte a musica veramente - almeno per le mie orecchie - nuova.

Io non penso che il compito primario di un compositore sia quello di farsi piacere all'ascolto.

Non per niente - penso - Red ha fatto un paragone con l'Hammerklavier e la Grande Fuga di Beethoven e cioè due opere in cui, se il compositore di Bonn, si fosse posto il problema primario di piacere esteticamente ai suoi contemporanei, non avrebbe mai composto.

Della prima, dopo il flop disse, sarà compresa fra 50 anni - ma fu ottimista - e della seconda, sempre dopo il flop, diede degli asini e delle bestie ai suoi ascoltatori.

In realtà la Grande Fuga per essere riconosciuta per quel capolavoro che è ha dovuto aspettare ben 100 anni, quando fu finalmente rieseguita e compresa.

Ora, io non so, come quest'opera che Red ci propone sarà percepita dalle generazioni future, ovviamente, ma, ripeto, non necessariamente un compositore si deve porre il problema di come essa possa essere percepita a livello estetico, se no, saremmo ancora fermi alla musica del passato e, se probabilmente questo a molti potrebbe anche andar bene, è comunque sempre indice di staticità, di anacronismo e avrebbe, in quanto tale, il fiato molto corto.

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Forse mi sono spiegato male, è logico che un compositore debba comporre ciò che per lui ha senso, che sia strettamente legato al suo essere e contempli il più possibile la sua capacità di tradurre in musica le conoscenze di cui dispone, ma quello che intendevo dire è che (ed il gusto qui entra in gioco molto soggettivamente) per me, oltre a queste considerazioni (che dette così sembreranno semplificare un pò troppo la questione, ma non è mia intenzione farlo), non si può metter troppo da parte il piacere nell'ascolto (che prima di tutto deve convincere e soddisfare se stesso), altrimenti rimarrebbe, con tutte le riserve del caso, anche quello, un "puro" esercizio delle proprie capacità.

Capiamoci bene, non sto paragonando una composizione scritta in stile barocco o romantico con una del genere, ma è per far capire cosa intendo dire.

A me possono risultare "nuovi" e sempre attuali anche pezzi del 1950/60, ormai (in alcuni casi) considerati "vecchi", è chiaro quindi che per certi versi (anche se non è una regola, è logico questo) il gusto personale condiziona e non poco, che questo poi sia qualcosa di risaputo è scontato.

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Vorrei aggiungere, ma solo per fare una "battuta", che a prescindere dalla complessità di un lavoro (poi come spesso avviene, alcuni lavori veramente complessi a livello di scrittura ed anche all'ascolto, risultano invece piacevoli, come se li comprendessimo da subito), non dovrebbe essere necessario il libretto delle istruzione per ascoltare un pezzo, perché se è vero che non tutta la musica è uguale (per fortuna), altrettanto vero è che dire "buona la prima" (giusto per fare un esempio esagerando) non può essere valido, sempre e comunque, in alcuni casi, mentre in altri ci vuole una curva di apprendimento fin troppo lunga (sempre se alla fine si riesce a comprenderlo un pezzo).

Spero che quello che sto scrivendo non venga inteso come un rifiuto a priori o a posteriori del pezzo in questione né di altri lavori di musica contemporanea, perché ne ho ascoltata un pò, sicuramente poca, ma ci sono delle cose che, ripeto, nonostante la loro complessità e durata, mi hanno colpito sin da subito, e non sto parlando di musica barocca.

Io stesso, scrivendo musica molto semplice e per alcuni inutile visti i tempi che viviamo, ho delle idee riguardo composizioni più azzardate, ma ci vuole la testa, i mezzi, la capacità di mettere assieme tutto il materiale, svilupparlo ecc...e non ultima (per me è così), la ricerca del piacere dell'ascolto, nonostante un pezzo risulti ostico tecnicamente e graficamente.

Prima non intendevo dire che deve piacere agli altri, per cui tutto il resto passa in secondo piano, assolutamente no.

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non si può metter troppo da parte il piacere nell'ascolto (che prima di tutto deve convincere e soddisfare se stesso), altrimenti rimarrebbe, con tutte le riserve del caso, anche quello, un "puro" esercizio delle proprie capacità.

 

Ma io penso che il punto sia proprio questo e cioè, ritengo assai improbabile - per non dire impossibile - che un Beethoven a suo tempo e oggi un Billone, nel comporre e nell'ascoltare la propria musica non abbiano provato -  o provino - anche piacere.

Se su questioni di carattere tecnico c'è poco da opinare, il piacere è sempre soggettivo dopo tutto. Un compositore non penso che faccia musica che non gli trasmetta piacere e, questo, a prescindere dal tipo di musica che compone,

Così come i contemporanei di Beethoven non condivisero il piacere del compositore, oggi molti non condividono il piacere di certa musica contemporanea ma, questo non vuol dire affatto che chi la compone e anche qualcuno che l'ascolta non lo provi. 

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Qui mi sembra che si stia leggermente sfociando nel dispiacere personale.

“Dispiacere personale” no, è un’esagerazione… il dispiacere personale verrebbe da cose ben più gravi, te lo posso assicurare!

 

Diciamo però che una cosa mi dispiace: il fatto che scrivere “non mi piace” non lascia spazio alla discussione. Basterebbe magari scrivere “non mi piace perché…”, spiegando, e allora le cose cambierebbero. In particolare perché qui siamo in un forum, scriviamo qualcosa e lasciamo una traccia in pubblico. Ma argomentare costa fatica, forse anche il solo discutere costa fatica, è più semplice cliccare “mi piace” o “non mi piace”. È una specie di sindrome da facebook. 

 

L’altra cosa che ti volevo dire – perché ti assicuro che leggo sempre i tuoi interventi con il massimo interesse, proprio perché partecipi alle discussioni portando sempre il tuo punto di vista, anche se magari a volte non sono proprio d’accordo, e questo evidentemente è uno di quei casi – è quando dici che la “musica non dovrebbe avere bisogno del manuale delle istruzioni”. Per me non è così. Anni fa potevo ascoltare o cantare la polifonia rinascimentale senza davvero capirne nulla: per capirci qualcosa ho dovuto studiare contrappunto, ho dovuto leggere volumi sulla modalità nella polifonia rinascimentale, ho dovuto documentarmi sui compositori dell’epoca… Solo studiando ho cominciato a capire, ho cambiato il mio modo di ascoltare quella musica imparando a riconoscerne le strutture e le differenze fra autore e autore (una volta mi sarebbero sembrate impercettibili, adesso le trovo enormi). Sono ben lontano dal ritenermi uno specialista del settore, c’è chi ci dedica la vita intera… Però ad esempio mi sono convinto che – come ho già scritto qualche tempo fa – Josquin Desprez è uno dei più importanti compositori della nostra storia, e la sua grandezza può essere equiparata solo a compositori come Bach e Beethoven.

 

Poi, è evidente che la musica non deve essere per forza difficile e impegnativa, non lo ho mai pensato: va benissimo la musica divertente, la musica immediatamente piacevole, la musica stupida, e così via (Berio diceva “c’è musica e musica”) e non è che se ascolto una non posso ascoltare l’altra. Ma nemmeno – cambiando la prospettiva – posso chiedere a una musica non divertente di essere divertente, o chiedere a una musica non immediatamente piacevole di essere immediatamente piacevole, e così via.

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Certo, su questo mi trovi più che d'accordo, non potrebbe essere altrimenti.

Il difficile è senz'altro arrivare a più persone possibili, ma in questo immagino, ipotizzo che grande peso abbia la fruizione di questa musica a livello globale, in pratica non è cosa da tutti i giorni poterla ascoltare

in tv, si intendo proprio in tv, devi quindi andartela a cercare da solo, e non essendo musica fruibile (per mezzo dei canali di "informazione" più usuali e potenti che si hanno a disposizione) a tutti, se non appunto, cercandola (cosa che da una parte è anche più piacevole, perché a volte si scoprono spunti piacevoli, interessanti, particolari e stimolanti), il livello di comprensione rimane tutt'ora basso, non sufficiente.

Io da parte mia, penso di non avere la giusta preparazione per ascolti di questo tipo, a prescindere dal fatto che sono prescioloso sin dalla nascita, non mi sento preparato, culturalmente ed anche come persona, mi sento ad una via di mezzo, per questo ci sono dei lavori che mi "prendono" subito, ed altri che proprio non vanno giù, ma questo è anche soggettivo.

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