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Piano Concerto - Forum pianoforte

New York: chiude dopo 80 anni l'ultimo negozio di spartiti di musica classica


Frank
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http://www.yelp.com/search?find_desc=Sheet+Music+Store&find_loc=New+York%2C+NY

 

da questo sito pare che ci siano ancora un bel po' di negozi di spartiti a New York.

Non ho mai visto la Grande Mela, ma qualcosa mi dice che la notizia si riferisce "solo" a quel negozio lì e che quel negozio lì non è affatto l'ultimo negozio di spartiti a New York. Al massimo potrebbe essere stato l'ultimo negozio con soli spartiti di classica, e non vedo come una nona di Beethoven possa essere meno nona se nella stanza accanto c'è anche lo spartito di Cats...

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Mi sembra che fosse già nell'aria purroppo.

 

Thallo, qualche anno fa ero a New York e decisi di andare a visitare la libreria della Julliard convinto di trovare chissà quanti tesori: poca musica ma tante felpe, tazze e spillette varie da accontentare qualunque gusto (magari Cats)

 

Francamente non mi preoccupa la nona di Beethoven ma di una una libreria di musica classica dove potrei trovare tutto il resto ... che di fatto è tutto quello che è molto ricercato e difficile da reperire .... per dirla all'americana "meno popular".

Aggiungo che anche in Italia i negozi di quel tipo stanno chiudendo, riesco a citare con orgoglio solo la Beethoven Haus a Torino.

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http://www.yelp.com/search?find_desc=Sheet+Music+Store&find_loc=New+York%2C+NY

 

da questo sito pare che ci siano ancora un bel po' di negozi di spartiti a New York.

Non ho mai visto la Grande Mela, ma qualcosa mi dice che la notizia si riferisce "solo" a quel negozio lì e che quel negozio lì non è affatto l'ultimo negozio di spartiti a New York. Al massimo potrebbe essere stato l'ultimo negozio con soli spartiti di classica, e non vedo come una nona di Beethoven possa essere meno nona se nella stanza accanto c'è anche lo spartito di Cats...

Claudio permettimi di unire a questo tuo scritto un'altra questione che tu, direi un po' sconsolatamente, poni spesso ultimamente e cioè questa:

 

Ora arriva Thallo che, come gli capita spesso negli ultimi mesi, è SCONFORTATO dalla piega di alcune discussioni...

Per me sono tutte variazioni sul tema della solita crociata contro la musica "contemporanea", che tanto contemporanea ormai non è. 

 

Le unisco perché sono, correggimi se sbaglio, attinenti al tuo modo di pensare in questo momento circa il nostro rapporto con la contemporaneità e, visto che questa discussione si era sviluppata già anche fra noi due in altro topics, mi permette di chiarire alcune cose.

 

Tu sai bene che da parte mia non esistono crociate contro nessuno, tanto meno contro musiche di un genere o di un altro. Penso però che sia sbagliato sempre fare dei minestroni dove si vuole equiparare generi diversi, dove tutto diventa sostanzialmente uguale, lo penso per la musica contemporanea, come per quella di ieri e per quella di inizio ottocento, barocca, rinascimentale e medievale. In realtà, lo sappiamo bene entrambi, come lo sanno tutti quelli che a varie riprese si scagliano contro o quell'altra musica: non saranno certamente i nostri gusti, le nostre più o meno giuste o discutibili argomentazioni, a decidere quale di questa nostra musica contemporanea sarà decretata immortale, ma lo saranno le generazioni future.

Dunque teniamoci ognuno i propri di gusti con la consapevolezza però che non necessariamente la musica che più amiamo sarà quella che vivrà ad imperituro.

 

Il discorso poi della sparizione dalla scena di certi luoghi che fino ad un po' di tempo fa, sembravano fuori discussione, è espressione della nostra modernità e dunque contemporaneità. Non servirà dunque nulla, come fa qualcuno anche in questo forum, stracciarsi le vesti, maledire questo e quello perché, piaccia o non piaccia, noi non possiamo che prenderne atto e farcene una ragione.

Ora Claudio però, se io non faccio parte di quelli che pensano che il mondo di ieri fosse "il miglior mondo possibile", altrettanto non faccio parte di quelli che pensano che il mondo di oggi e quello che, allo stato attuale si prospetta sia "il miglior mondo possibile".

Ora, è vero: la Nona di Beethoven è la Nona di Beethoven sia che la metti accanto a .... sia che la metti accanto a ...., ma è altrettanto vero che è un dato di fatto che i negozi che erano esclusivamente portatori di un certo tipo di musica, oggi non riescono più a sorreggersi. E questo è un chiaro sintomo di un cambiamento culturale, sociale ... verso cui possiamo dolerci o rimanere indifferenti o anche gioire, ma comunque che tale è.

Così è stato per le sale cinematografiche: soprattutto di provincia, seconda visione ma anche molte di prima visione. Così è stato per tante attività, così è anche per le librerie private, ecc. ecc. ecc.

 

Dal mio punto di vista prendo atto ma non gioisco e non sono e non resto indifferente a tutto ciò. Da "vecchio romantico", qual sono, penso che noi stiamo, sostanzialmente con il consenso e l'indifferenza, dilapidando un po' alla volta molto del nostro capitale culturale...(pffff, al vento) L'importante poi è dopo, non pentirsene perché dopo potrebbe essere troppo tardi.

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Il mio "È davvero cambiato il mondo" è una presa di coscienza che effettivamente il processo di materializzazione sta facendo il suo corso; se sono diventati virtuali i soldi...figuriamoci il resto.

 

Di fatto il cambio di mezzo non decreta mai automaticamente una qualsiasi perdita. Quando è arrivata la stampa (che ha mandato in pensione cose come le miniature) finalmente la cultura ha incominciato a girare. Ormai penso che siamo appieno nell'epoca di amazon (uno a caso), paypal, WEB 3.0...può più o meno piacere, ma di fatto io spendo più soldi in libri adesso che prima...solo per il fatto che basta collegarmi 10' alla rete per farmi arrivare a casa comodamente di tutto.

 

Il fatto invece che la gente non abbia più voglia di investire nella cultura non penso risieda nei supporti stessi ma "altrove". Trovo questo un ambito di riflessione... non che sia una verità assoluta, ci mancherebbe altro.

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quando la nona è stata scritta, i negozi di spartiti di musica "classica" non esistevano.

Ognuno può essere affezionato ai luoghi che vuole, per quanto mi sembra strano affezionarsi a un negozio che non si è mai visto e che sta oltreoceano. 

Se iniziamo, però, a rendere simbolico ogni luogo, ogni avvenimento, ogni chiusura di questo e apertura di quest'altro finiamo per parlare sempre e solo delle nostre paure e mai della realtà. E' il problema della simbolizzazione. Se noi abbiamo un pensiero fisso, allora rendiamo quasi tutto simbolo di quel pensiero.

E' quello che vedo in alcuni thread e commenti degli ultimi tempi sul forum. Il pensiero fisso è più o meno "la cultura in cui crediamo sta morendo", e qualsiasi avvenimento viene vissuto come un segno di questa apocalisse.

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Scusate la banalità, ma se vi chiedete dov'è finita la Nona di Beethoven, scomparsa dal negozio di New York, eccola qui:

http://imslp.org/wiki/Symphony_No.9,_Op.125_%28Beethoven,_Ludwig_van%29

Il problema semmai è che IMSLP e affini inibiscono, in molti casi, la ricerca scientifica sulle fonti: come finanziare la ricerca se poi tutti cercano e trovano la musica su internet - anche se in edizioni spesso criticamente inaffidabili?

 

Leggo però quest'altra cosa:

In realtà, lo sappiamo bene entrambi, come lo sanno tutti quelli che a varie riprese si scagliano contro o quell'altra musica: non saranno certamente i nostri gusti, le nostre più o meno giuste o discutibili argomentazioni, a decidere quale di questa nostra musica contemporanea sarà decretata immortale, ma lo saranno le generazioni future.

Dunque teniamoci ognuno i propri di gusti con la consapevolezza però che non necessariamente la musica che più amiamo sarà quella che vivrà ad imperituro.

Non è precisamente il topic della discussione - e comunque in questi giorni non ho il tempo di sviluppare il discorso. Comunque prima o poi dovrò scrivere qualcosa sul fatto che questa impostazione - lo storicismo applicato alla musica - è errata. Si tratta di una specie di darwinismo artistico tanto diffuso quanto privo di reali basi. La musica "decretata immortale" non è di per sé la musica migliore, o esteticamente più significativa; per contro, la musica "dimenticata" non è di per sé priva di valore. Appena avrò tempo svilupperò questo discorso, ma intanto suggerirei di ripensare a Miseria dello storicismo.

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Sì, lo so, Red che la Nona è finita lì, come so che, oggi i film sono nel tubo e che chiunque, spesso illegalmente, li può scaricare, come so che i libri si possono ordinare su Amazzon - o chi per lei - senza andare dal nostro caro e vecchio libraio, come so che possiamo ascoltare e possedere la musica senza andare nei negozi di dischi, come so che ...

 

Ora, al netto del domandarsi chi e cosa sta dietro a tutto ciò, come lavorino, con quali contratti, quanto personale venga utilizzato  e quanto, viceversa, economicamente e umanamente sia costato l'avere abbattuto quel che fu, di cui, a molti forse non impippa nulla, mi domando: il mondo che ci si prospetta è veramente migliore di quello che abbiamo lasciato? Siamo sicuri che tutto ciò sia la strada maestra e che invece, alla lunga, se non presto, questo ci si ritorcerà contro? E bada, sia ben chiaro, non mi domando questo per puro spirito conservativo, ma proprio in termini di qualità umana e sociale.

 

Probabilmente tu e Claudio - e anche tanti altri, -  pensate di sì con certezza: è migliore. Io ho invece alcuni dubbi. Ma, come spesso accade, spero che abbiate sempre ragione voi naturalmente.

 

Piccola nota sul finale che giustamente meriterebbe una sua discussione a sé: sono certo che se tu ti riferisci alla musica pre-barocca o al più del 600, hai anche delle ragioni, ma se ti riferisci alla musica dal 700 fino al Novecento tonale, penso che i compositori e la musica che è rimasta in ombra, abbia una sua ragion d'essere perché tale sia. 

Ogni tanto qualcuno tenta di riproporre qualcosa di dimenticato ma, sostanzialmente, è roba che può rimanere tranquillamente nel dimenticatoio, o almeno, io la penso così.

Diverso è ancora poi  il discorso inerente tutte le avanguardie del Novecento che penso debba essere ancora ben compreso ed analizzato nella sua straordinaria complessità e portata e che, sicuramente, sarà un compito delle generazioni a venire.

Come vorrei sperare che le generazioni future abbiano la voglia e la capacità di comprendere la grandezza della musica antica.

Ma, anche su tutto ciò, ho alcuni dubbi. :unsure:

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Devo dire di no: non ho motivi per credere che il futuro del nostro mondo europeo occidentale sia particolarmente felice, né a livello sociale, né culturale, né spirituale. Spero di sbagliarmi ovviamente.

Piccola nota sul finale che giustamente meriterebbe una sua discussione a sé: sono certo che se tu ti riferisci alla musica pre-barocca o al più del 600, hai anche delle ragioni, ma se ti riferisci alla musica dal 700 fino al Novecento tonale, penso che i compositori e la musica che è rimasta in ombra, abbia una sua ragion d'essere perché tale sia. 

Per quanto riguarda questo punto, a grandi linee posso essere d'accordo (anche se magari mi capita di ascoltare un brano senza sapere chi l'ha scritto, lo trovo bellissimo, poi mi dicono il nome del compositore, e mi dico: "Ma guarda un po', non ho mai ascoltato niente di costui, pensavo si trattasse di un minore, però in realtà era un signor musicista!").

 

Però bisogna considerare anche la prospettiva opposta: ciò che oggi noi giudichiamo eterno e imperituro a causa della nostra scala di valori probabilmente non sarà eterno e imperituro per sempre e per tutti. In un altro topic ho fatto il nome di Josquin, che deve essere considerato compositore di valore pari a Bach e a Beethoven, in termini assoluti. Eppure quanti lo conoscono? E perché un destino di semi-oblio analogo a quello di Josquin non dovrebbe essere riservato anche a Beethoven, magari fra due o tre secoli? Basterebbe ricordare il caso del musicista popolare albanese che condotto ad ascoltare la Nona Sinfonia la trovò "bella, ma troppo semplice", coerentemente col suo metro di giudizio basato sulla complessità dell'articolazione ritmica e metrica. L'etnomusicologia si rivela utilissima per mettere le cose in prospettiva.

 

Insomma la Nona Sinfonia è di valore assoluto, su questo siamo d'accordo: ma non perché è eterna e imperitura.

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io non sono convinto che viviamo nel migliore dei mondi possibili.

Penso che lamentarsi del mondo in cui viviamo non serva a molto :-) men che meno a migliorarlo, anzi!

 

Sul fatto che la musica caduta nell'oblio sia in qualche modo "meno importante" o "meno bella" di quella che si continua a suonare, sono del tutto in disaccordo, invece. Il Viaggio a Reims di Rossini è stata rappresentata a Pesaro dopo CENTOVENTI ANNI di assenza dalle scene,  ed è un capolavoro. Tutto quello che chiamiamo barocco fino a non molti anni fa era misconosciuto e disprezzato, a prescindere dalla sua bellezza e dal suo valore artistico. Quando tu, Daniele, pubblichi thread sulla musica medievale dovresti chiederti "ma perché trovare un CD in cui queste cose siano eseguite è così difficile?". Noi possediamo moltissimo repertorio antico. Ovviamente il mio "moltissimo" è relativo, ma di certo tra messe, inni, laude e altro dovremmo sentire musica liturgica medievale ogni giorno. Il suo valore artistico è INDISPUTABILE, parliamo della BASE della cultura musicale occidentale, quella per cui NESSUNO in questo forum spende una parola (tranne poche eccezioni).

E stiamo qui ancora a parlare di Nona di Beethoven...

E' questo che non capisco. Per me il discorso è assolutamente paragonabile a quello della Lega e dei partiti conservatori. Tutti si battono per i "valori", ma la scelta dei valori per cui battersi parla già tanto. La chiusura di un negozio di spartiti a New York non avrà nessuna ripercussione sullo stato della musica nel mondo. L'apertura di un sito come IMSLP ha avuto gigantesche ripercussioni sullo stato della musica nel mondo.

Perché non ho sentito nessuno gioire?

Perché siete lamentosi :-) 

Vi devo linkare di nuovo l'immagine di tutte le volte in cui i letterati hanno previsto la morte della musica?

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Guardate, io sono d'accordo con voi su molte delle cose che scrivete e dunque quello che rispondo non è e non vuole essere una replica alle vostre considerazioni ma solo una precisazione perché mi rendo conto che lo scrivere è sempre limitativo.

 

Io sono perfettamente consapevole che le nostre scale di valori non necessariamente siano le stesse delle generazioni future e, tuttavia, e proprio per questo, trovo assai improbabile che i compositori massimi diventino i minimi - e questo naturalmente per estremizzare il concetto - e viceversa. Trovo possibile che le generazioni future non ascoltino più la musica di quei compositori - questo sì - ma non per sostituirla con altri di quelle epoche, ma proprio perché quella musica non interesserà più a nessuno e questo mi rattrista e lo troverei, una grande perdita culturale del mondo di domani. (Lamentela, Claudio B) )

Claudio, io ho avuto il privilegio di assistere in TV alla rinascita de Il viaggio a Reims nel 1985 o 86, regia del rimpianto Luca Ronconi e direttore il rimpianto Claudio Abbado. Ricordo quella sera come se fosse oggi. Dirti che ero emozionato ed entusiasta è dirti poco. Con mio padre dissi - testuali parole - "questo è il capolavoro del teatro buffo rossiniano e surclassa Barbiere e Cenerentola". L'opera fra l'altro è stata recentemente riproposta dalla Scala e proprio questa mattina RAI 5 l'ha mandata ed io me la sono ri-goduta.

Tempo fa, Muti ripropose dalle sabbie dell'oblio, alla Scala un'opera di Salieri: Europa galante - ma non ricordo bene il titolo - che, giustamente è ripiombata nelle viscere dell'oblio.

Questo per dirvi che Rossini è comunque Rossini, Salieri è comunque Salieri.

No, non prendetelo come discorso snobistico il mio. Rossini fu un grandissimo e, come tutti i grandissimi ha fatto cose minori e cose maggiori, ma fu Rossini.

La storia ci ha insegnato che alcuni dei compositori che ai loro tempi erano considerati massimi oggi sono nulla: questo non vuole dire che tutto quello che hanno fatto siano ciofeche, vuol dire che la storia della musica nel suo evolversi ne ha fatta piazza pulita. Ci insegna anche che altri che erano in minore considerazione, oggi sono alle stelle. Che una miriade di compositori sono scomparsi per sempre dalle nostre conoscenze, forse hanno fatto anche qualcosa di buono ma... in generale...

 

Il caso Josquin si inquadra invece in quella che è stata la conoscenza della musica del passato e la sua assimilazione da parte dei contemporanei. Non è una questione di destino come tu dici Red ma di un limite culturale che, ancora oggi non è stato superato.

 

Fino ad un secolo fa, l'ascolto era limitato solo al contemporaneo - di quei tempi naturalmente - e alla musica, Romantica, Classica e a parte di quella Barocca.

Poi le cose sono cambiate anche sotto la spinta di molti nuovi compositori che hanno cominciato a guardare la musica antica.

Ma, è un dato di fatto, la stragrande maggioranza degli ascoltatori - ma forse anche degli addetti ai lavori - continua a fermarsi alla musica che sostanzialmente va dal 1700 al 1920, anno più o meno.

E, ripeto, questo è dovuto ad un grosso limite culturale. Spiace dirlo ma è così. Limite culturale che attraversa tutti noi.

 

E le mie pubblicazioni puntano proprio a quello: a destare interesse verso quella musica. Solo questo! Ma non ho visto risultati in effetti neanche fra questo forum di "addetti ai lavori" e me ne spiace assai. Ma ancora una volta prendo atto! (Rilamentela B) )

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