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Piano Concerto - Forum pianoforte

L'arte può contribuire ... ?


Frank
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http://costruiresumacerie.org/2015/01/11/agli-studenti-dei-conservatori-e-ora-che-combattiate-la-guerra-contro-gli-integralisti/



Devo dire che più volte ho letto passare il link a questo articolo e il titolo non mi aveva ispirato gran che (che non ho volutamente riportato) perchè in generale ho letto i commenti più contraddittori sulla nota questione. "Io sono", poi "io non sono", poi concordo e poi non concordo e poi.. etc. La cosa più sconcertante è che mi è capitato che in alcuni casi fossero le medesime persone ad aver attraversato questo tipo di sbandamento (penso più o meno consapevole). Per cui non l'avevo ancora letto!

 

Visto che poi mi è stato proposto da un amico che difficilmente propone cose senza senso mi sono spinto a leggere.

 

Forse l'arte può in certa misura (quale?) aiutare e tra le righe ci leggo un bel messaggio a prescindere dalla causa; personalmente parlando non l'avrei rivolto solo agli studenti di conservatorio (a livello di titolo)... ma su vasta scala.

 

Per cui condivido con voi il link, ma che ne dite?

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Esistono realtà in cui è vietata ad esempio l'esecuzione della musica di Wagner, volendo, per i più difendibili motivi. Un esempio per dire che quando intervengono fattori extra musicali, una stratificazione culturale volta ad associazioni "automatiche" che creano stereotipi ...che poi spesso diventano archetipi potrebbe non essere sufficiente sono una sana relazione fra musicisti che di fatto dovrebbero comunicare con degli ascoltatori e che spesso possono essere imbrigliati in "gabbie".

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Parecchi anni fa in un forum musicale nel definire l'Arte, scrissi che essa è un'attività non economica che, collegandosi con l'evoluzione dell'estetica, vuole rappresentare la realtà che circonda l'umanità. Apriti cielo! La mia affermazione provocò un vespaio di polemiche tese ad affermare la “neutralità” dell'arte nei confronti delle idee e delle filosofie umane.
Allora non avevo ancora letto Milan Kundera, ma ora che l'ho fatto penso di dover correggere quella mia affermazione in questa maniera: chi pratica un'Arte più che rappresentare la realtà persegue «un'intenzione di conoscere, di capire, di cogliere questo o quell'aspetto della realtà».

E' ovvio: questa definizione che in parte corregge quella più assoluta da me espressa alcuni anni fa, non accontenterebbe i sostenitori della “neutralità” dell'Arte ma quello che a me pare del tutto evidente è invece che l'uomo, fin dai suoi primi grafiti fatti nelle caverne, cercò di narrare la sua vita e, dunque, di interpretare la realtà che lo circondava.

Con l'Arte, l'umano esplica quella attività che più di ogni altra lo avvicina all'assoluto, cercando di raggiungere un grado di bellezza, perfezione e verità inarrivabile e, se penso ai tanti capolavori di ogni arte, non posso che convenire su tutto ciò.
Milan Kundera afferma anche che «Quel che un giorno resterà dell'Europa non è la sua storia ripetitiva che, di per sé non rappresenta alcun valore. La sola cosa che abbia qualche probabilità di restare è la storia delle sue arti». E qui sta il punto che si collega con quanto scritto nel post che tu Frank citi: il pensiero umano, sia esso di tipo religioso o politico è sempre relativo. Dell'uomo resta solo ad imperituro monito la sua Arte - quella vera - che non viene mai scalfita dal logorio dei tempi. E a me fa un immenso piacere che sia stato lo stesso grande scrittore ad esplicitare questo concetto in occasione del premio che gli fu consegnato a Gerusalemme alcuni anni fa nel suo discorso di ringraziamento: «Dice un bellissimo proverbio ebraico: L'uomo pensa, Dio ride.(...) Ma perché Dio ride guardando l'uomo che pensa? Perché più gli uomini pensano, più il pensiero dell'uno si allontana dal pensiero dell'altro.(...) Ma l'uomo diventa individuo proprio quando perde la certezza della verità e consenso unanime degli altri...l'arte (è) nata come eco della risata di Dio e (...) ha saputo creare quell'affascinante spazio immaginario in cui nessuno possiede la verità e in cui ciascuno ha diritto ad essere capito.(...) Ma è tempo che io mi fermi. Stavo per dimenticare che Dio ride quando mi vede pensare ».
Milan Kundera è scrittore sia di romanzi che di saggi e, in ambo i generi, una delle protagoniste principali è la grande musica occidentale, questo perché suo padre fu musicista ed egli stesso, prima di diventare scrittore, fu tale.

«(...) Circa un anno prima della morte di mio padre, facevo con lui la nostra solita passeggiata intorno all'isolato e da ogni parte udivamo canzoni. (...) Mio padre si fermò, alzò gli occhi verso l'apparecchio da cui giungeva il rumore ed io capii che voleva comunicarmi qualcosa di molto importante. Fece un grosso sforzo per concentrarsi, per riuscire a esprimere quello che aveva in mente, poi lentamente e con fatica disse: “La stupidità della musica”!”

Che cosa voleva dire mio padre con queste parole? Voleva forse insultare la musica, che era la passione della sua vita? No. Io credo che volesse dirmi che esiste uno stadio originario della musica, uno stadio anteriore alla sua storia, anteriore al primo interrogarsi, anteriore alla prima riflessione, anteriore all'inizio del gioco con un motivo e con un tema. In questo stadio rudimentale della musica (la musica senza il pensiero) si riflette la stupidità connaturata dell'essere umano. Perché la musica si elevasse al di sopra di questa stupidità primitiva, c'è voluto un immenso sforzo della mente e del cuore, e questa è stata una curva splendida che ha dominato dall'alto secoli di storia europea e si è estinta al punto massimo della sua traiettoria, come il razzo di un fuoco d'artificio.(...)».
Si tratta di un estratto dal romanzo “Il libro del riso e dell'oblio” che oltre a rappresentarne uno dei momenti più importanti, esprime in maniera assolutamente condivisibile, quello che è il triste tramonto della “musica colta” iniziata già dal Novecento.
La grande musica d'Arte è sempre più ghettizzata, sia quella che solitamente chiamiamo classica sia, ancor di più, quella moderna e contemporanea. Questo proprio perché nel nostro scorcio d'epoca l'umanità sta ritornando ad uno stadio di stupidità originaria.
D'altra parte come ci ricorda il compositore siciliano Salvatore Sciarrino nel suo libro-lezione “Le figure della musica da Beethoven a oggi”, le masse sono sempre state refrattarie all'Arte, uniche eccezione la tragedia greca e il melodramma ottocentesco. Questo perché: «(...) In definitiva le opere d'arte ci servono più per i problemi che sollevano che per i problemi che hanno risolto; per quello che rendono possibile servono, e non per ciò che hanno definito. L'arte è dunque partecipe della scoperta creativa del moderno, eleva la coscienza umana. Allo stesso tempo l'arte riflette anche i disastri e le incongruenze della vita.

Sarebbe errato ignorare la valenza terapeutica dell'arte, il cui soggetto preferito, in percentuale schiacciante, è il dolore umano, lo sfinirsi della felicità, anziché lo scomporsi nella baldoria.

Dinanzi alla consapevolezza della sofferenza è inevitabile per chi ascolta prendere una posizione. Ecco il vero motivo per cui il grosso della gente non ama la musica colta: impegnarsi nell'ascolto costa fatica.(...) »

Due ragionamenti, quello di Milan Kundera e quello di Salvatore Sciarrino con molte convergenze anche se lo scrittore Ceco, in realtà, dipinge uno scenario più apocalittico per quanto riguarda l'arte e la musica in particolare. Purtroppo in gran parte è così: se è vero che le masse furono sempre lontane dall'arte, questo fu vero anche perché vennero volutamente tenute ignoranti da chi detenne il potere laico o religioso che fosse.
Oggi, un maggiore acculturamento generale avrebbe dovuto far presupporre un maggiore avvicinamento alle Arti e, invece, nell'epoca in cui tante persone hanno potuto acquisire un così alto grado di sapere, non si è avverato tutto ciò perché in una società basata sul profitto, il potere si è allontanato dal culto dell'Arte e il risultato è quello di vivere in un periodo fra i più mediocri della storia umana e, questa cosa, ce la ricorda ne “Il sipario” sempre Milan Kundera: lui che e vissuto nel mondo comunista orientale e che da quello è dovuto fuggire in Occidente: ritornando nel 1989 all'indomani della caduta del muro di Berlino sul suo suolo natio, con amarezza constata attraverso le parole di un amico che: «(...) Ciò che vedi qui, infatti è la restaurazione di una società capitalistica, in tutti i suoi aspetti stupidi e crudeli, con tutta la volgarità degli imbroglioni e dei nuovi ricchi. L'idiozia del commercio ha sostituito l'idiozia ideologica. (...)».
Per questo dico che per me quello che è scritto nel post da te proposto è oro colato.
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Sì. è di sicuro giusto fare un passo più in là e rivolgersi su più vasta scala, non solo a giovani musicisti.

Però così come è scritto raggiunge di più il bersaglio di una limitata cerchi di uditori. Un po' come la nota di demerito, che tanto più è generica tanto meno è efficace. Purtroppo.

 

«Forse l'arte pùò in certa misura (quale?)»

A me viene in mente la pluralità di interpretazioni e significati aggiunti che un'opera d'arte suscita (quanto più e grande).

E quindi > pluralità di interpretazioni > pluralità di letture e di vedute > pluralità nell'arte, che diventa una "palestra" di pensiero approcciante le questioni: una pluralità di vedute anche nella vita, si oppone a tendezze restrittive e fonamentalistiche... Forse in questa misura.

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sapete come la penso sull'influenza etica dell'arte... in questo caso, poi, di rado ho conosciuto un posto più chiuso e settario del conservatorio. La stessa immagine dell'articolo, un fucile che termina con una chitarra elettrica, mi fa ridere perché sono ancora pochissimi i conservatori dove si insegna chitarra elettrica! E quella sì che ha aperto le barriere linguistiche, culturali, religiose.

Negli anni '50-'60 la musica "colta" più impegnata si è ritrovata, proprio per il suo impegno, ha evitare l'impatto di massa. Cioè, per dire, se c'è una musica meno proletaria è quella di Luigi Nono, acceso esponente del PCI. L'idea che il mercato sia un luogo di "svendita" e non di conoscenza ha portato alla ovvia conseguenza per cui ampie parti del mondo non hanno mai avuto accesso a un certo tipo d'arte. E queste ampie parti del mondo comprendono l'Italia. 

Noi continuiamo sempre di più ad arroccarci nei nostri valori, a ripeterceli sottovoce, a dire "siamo forti, siamo fighi, la nostra arte salverà il mondo", senza capire che tutto questo andrebbe detto agli altri, perché noi i nostri valori li conosciamo già, e spesso li fraintendiamo. 

Ora, per banalizzare la cosa (perché sto banalizzando), in Medio Oriente c'è una scena Hip Hop, in Africa c'è una scena Hip Hop, in Francia c'è una scena Hip Hop. L'hip hop, nelle sue varie forme, è diventato in questi anni LA musica impegnata E commerciale, nel senso che viaggia per i canali commerciali, portando profitto a chi la produce e, quindi, aggirando bene i meccanismi di censura istituzionali (i soldi aprono tutte le porte, anche in senso buono). Se qualcuno oggi vuole davvero fare un discorso etico internazionale con la musica, dovrebbe trovare QUESTI canali, non organizzare concerti della Nona di Beethoven in giro per il mondo. E non lo dico per sminuire Beethoven, lo dico perché nel momento in cui rendiamo la musica un museo ne decretiamo la morte. Se diamo alla musica un valore "etico", allora dobbiamo darlo a tutti i tipi di musica, e cercare in un certo senso quella più giusta per ogni singola battaglia. 

QUESTO diminuisce il numero degli integralisti, proprio perché li/ci rende un po' meno integri e un po' più frammentati. 

E per iniziare questa frammentazione, propongo degli ascolti...

 

 

I DAM. Trovate informazioni online e tra i dati del video. Sono un gruppo hip hop di palestinesi cittadini israeliani.

 

 

El General, rapper tunisino arrestato durante la "rivoluzione dei gelsomini" in Tunisia. 

 

 

Logic, un rapper afroamericano, che ospita in una sua produzione Shadia Mansour, ormai famosa rapper donna palestinese.

 

 

Il prossimo non c'entra con il mondo arabo, ma è uno degli artisti più famosi in questi ultimi anni. Stromae, madre fiamminga e padre ruandese, morto durante una pulizia etnica in Ruanda. E questa è la canzone dedicata a lui...

 

 

e devo dire che se ci fossero più compositori "classici" con il coraggio di parlare di argomenti importanti come il rapporto tra padri e figli, allora anche la classica contemporanea acquisterebbe più peso... ma tant'è, siamo la società dell'idealizzazione dell'arte, non parliamo di nulla per parlare di tutto, e continuiamo a non parlare di nulla. 

Ora, dico io, sicuramente ci sono decine di requiem modernisti sulle vittime del terrorismo, magari scritti con molte dissonanze e in latino. Ma personalmente mi commuove molto di più una canzone che parla dell'assenza di un padre, ucciso nel genocidio ruandese, e ne parla con il linguaggio musicale dei suoi tempi, ne parla a tutti

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In linea di massima sono d'accordo sull'articolo ... la musica può sicuramente influenzare le masse e la cultura aiuta, ma i fattori in campo sono un pochino più complessi ... l'esempio lo ha dato più sopra Rotore con la musica di Wagner, dove il problema non è il musicista ma chi ascolta.

 

Forse se per un musicista in più oltre a 10 fondamentalisti in meno, ci fossero anche 100 persone che si accostano a questa arte, non dico che avremmo risolto il problema, ma avremmo dato sicuramente un buon aiuto.

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Io sarò breve ma non disinteressato ai vostri commenti che ho apprezzato molto sotto diversi punti di vista:

 

Perchè, un fondamentalista (e mi riferisco a qualsiasi ambito, ripeto, non mi riferisco alla specifica causa dell'articolo) non può essere musicista ed essere regolarmente iscritto ad un conservatorio?

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Io sarò breve ma non disinteressato ai vostri commenti che ho apprezzato molto sotto diversi punti di vista:

 

Perchè, un fondamentalista (e mi riferisco a qualsiasi ambito, ripeto, non mi riferisco alla specifica causa dell'articolo) non può essere musicista ed essere regolarmente iscritto ad un conservatorio?

 

Ci saranno sicuramente musicisti fondamentalisti iscritti ad un conservatorio. Il fondamentalismo, di qualsiasi tipo, nel XXI° secolo è secondo me sintomo di chiusura culturale e mancanza di apertura intellettuale, tendenti ad escludere tutto quanto non appartiene ad un determinato mondo/movimento/gruppo ecc.  ... mi riesce difficile pensare a un musicista di questo tipo.

La musica in se non istiga alla violenza ... c'è però chi la usa a questo scopo.

 

Io penso, magari a torto, che cultura = libertà e intendo non solo la musica.

 

Forse la musica riesce ad unire più di altre discipline, in quanto è diretta e istintiva in chi ascolta ed è un'arte attiva, nel senso che chi la suona lo fa assieme ad altre persone e lo fa diciamo "on line".

Fare musica assieme significa innegabilmente essere sulla stessa lunghezza d'onda e questo probabilmente, dico probabilmente, libera la mente.

 

La storia ci ha dimostrato che un popolo ignorante è più facilmente suggestionabile e manipolabile ... forse l'articolo vuole dire proprio questo e probabilmente chi l'ha scritto voleva lanciare un messaggio un pò più esteso di quello che sembra.

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Vorrei chiarire una cosa con Claudio: a me va benissimo che la musica venga usata in quella maniera che tu riporti. Non capisco una cicca di quello che dicono ma voglio pensare e sperare che dicano cose buone.

 

E' una musica - la loro - che è lontana 1000 anni luce dai miei gusti musicali ...  ma va benissimo. Per me anche questa è Arte e non fa parte della "stupidità della musica", di cui parlavo sopra e ha il merito - appunto - di avverare quello che il post proposto da Frank diceva: la musica ha il potere di unire, la musica fa saltare le barriere di ogni tipo.

Ho dato un like a tutti perché in tutti i vostri interventi c'è del condivisibile per me e, anche questa la dice lunga, su come la verità possieda tante e innumerevoli. se non proprio contraddittorie, sfaccettature.

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mi riesce difficile pensare a un musicista di questo tipo.

La musica in se non istiga alla violenza ... c'è però chi la usa a questo scopo.

 

Io penso, magari a torto, che cultura = libertà e intendo non solo la musica.

 

Forse la musica riesce ad unire più di altre discipline, in quanto è diretta e istintiva in chi ascolta ed è un'arte attiva, nel senso che chi la suona lo fa assieme ad altre persone e lo fa diciamo "on line".

Fare musica assieme significa innegabilmente essere sulla stessa lunghezza d'onda e questo probabilmente, dico probabilmente, libera la mente.

 

La storia ci ha dimostrato che un popolo ignorante è più facilmente suggestionabile e manipolabile ... forse l'articolo vuole dire proprio questo e probabilmente chi l'ha scritto voleva lanciare un messaggio un pò più esteso di quello che sembra.

 

Cioè, ragazzi, la maggior parte delle guerre nella storia dell'uomo sono state fatte da civiltà che credevano di essere superiori culturalmente rispetto alle altre. Di fatto quando pensi che la tua cultura sia libera il passo dopo è offrire la tua libertà ai tuoi vicini di casa, con la forza. "Ignoranza", "cultura", "libertà" sono tutte parole vuote che ognuno usa a suo modo... la Germania post Repubblica di Weimer, ovvero la Germania Nazista, era uno dei paesi più culturalmente avanzati del suo tempo, Hitler stesso e i maggiori referenti politici del partito nazionalsocialista erano appassionati di musica (non solo Wagner...), arte, architettura, filosofia, religione. Cosa c'è dentro la musica che dovrebbe rendere un uomo salvo dall'istinto di uccidere gli altri?! Cosa c'è nella capacità di suonare uno strumento, o di sedersi e godersi un CD, o di comporre una romanza amorosa che può concretamente evitare quello che nella storia dell'uomo continua ad esserci da sempre, la guerra?!

 

E poi, come al solito, i discorsi in cui prendiamo le difese delle nostre passioni mi puzzano sempre un po'. Casualmente è proprio la musica che apre la mente e casualmente la musica è la nostra passione. Cioè, chi ci dice che non sia il rugby ad aprire la mente, la fisica quantistica, o l'onanismo?! Il messaggio dell'articolo, letto con quest'ottica, dice "cari musicisti, continuate a fare i musicisti perché avete fatto una scelta stupenda! Non leggete altro, non imparate altro, non interrogatevi sulle mille materie di cui ignorate l'esistenza, perché la musica basta già"... sono l'unico ad averci letto questo?? L'articolo non dice di fare NULLA, manco le cose più universalmente buone, tipo il volontariato. Anzi, di fatto ci dice "continuate ad essere pienamente occidentali, perché siamo noi che vinceremo la nostra guerra, con la nostra cultura". E questo è precisamente il passo prima della guerra culturale. Che già esiste, vedi le mille inutili questioni sul burqa (quando ero piccolo in Sicilia una marea di donne portavano il velo per coprire i capelli o vestivano di nero dopo essere rimaste vedove, ma nessuno ha mai tirato fuori leggi che lo vietassero).

 

Da persona che non crede nella musica ma crede nelle persone (come dissi a Luca Cavaliere a Milano, se una persona è ricca riesce a infondere questa ricchezza in qualsiasi cosa faccia, sia essa musica, cucina, ciclismo, idraulica o omicidio seriale) penso che la cosa da fare sia precisamente "fare altro". Per andare oltre gli estremismi bisognerebbe fare cose diverse da quelle che si fanno normalmente.

Tipo ascoltare musica lontana 1000 anni luce dai nostri gusti musicali, per esempio, sforzandoci di capire come anche quella possa essere arte e arte utile :D

Mi sembra strano dirlo, ma credo ne abbia parlato anche Papa Francesco (...). L'accoglienza dell'altro, intendendo per "altro" un concetto molto ampio, è alla base del cattolicesimo più avanzato. L'estremismo si supera andando agli estremi e scoprendo che anche loro sono "centro". 

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Cioè, ragazzi, la maggior parte delle guerre nella storia dell'uomo sono state fatte da civiltà che credevano di essere superiori culturalmente rispetto alle altre. Di fatto quando pensi che la tua cultura sia libera il passo dopo è offrire la tua libertà ai tuoi vicini di casa, con la forza. "Ignoranza", "cultura", "libertà" sono tutte parole vuote che ognuno usa a suo modo... la Germania post Repubblica di Weimer, ovvero la Germania Nazista, era uno dei paesi più culturalmente avanzati del suo tempo, Hitler stesso e i maggiori referenti politici del partito nazionalsocialista erano appassionati di musica (non solo Wagner...), arte, architettura, filosofia, religione.

 Non ho mai parlato di imporrre qualcosa, ho semplicemente sostenuto che la maggior parte delle volte la musica uniscì e che non istiga violenza in quanto tale. Parlare della Germania Nazista qui è fuorviante ... i fattori in gioco erano molteplici e non centravano nulla con la cultura.

 

Cosa c'è dentro la musica che dovrebbe rendere un uomo salvo dall'istinto di uccidere gli altri?! Cosa c'è nella capacità di suonare uno strumento, o di sedersi e godersi un CD, o di comporre una romanza amorosa che può concretamente evitare quello che nella storia dell'uomo continua ad esserci da sempre, la guerra?!

Forse perchè facendo musica assieme, ripeto forse, si può scoprire che qualcuno che si considera il diavolo, diavolo non è ... non ho mai detto che fare musica assieme significa diventare improvvisamente tutti amici, ma può essere un mezzo per conoscere la diversità di cui parli.

 

 

E poi, come al solito, i discorsi in cui prendiamo le difese delle nostre passioni mi puzzano sempre un po'. Casualmente è proprio la musica che apre la mente e casualmente la musica è la nostra passione. Cioè, chi ci dice che non sia il rugby ad aprire la mente, la fisica quantistica, o l'onanismo?! Il messaggio dell'articolo, letto con quest'ottica, dice "cari musicisti, continuate a fare i musicisti perché avete fatto una scelta stupenda! Non leggete altro, non imparate altro, non interrogatevi sulle mille materie di cui ignorate l'esistenza, perché la musica basta già"... sono l'unico ad averci letto questo?? L'articolo non dice di fare NULLA, manco le cose più universalmente buone, tipo il volontariato. Anzi, di fatto ci dice "continuate ad essere pienamente occidentali, perché siamo noi che vinceremo la nostra guerra, con la nostra cultura". E questo è precisamente il passo prima della guerra culturale.  

Siamo musicisti e parliamo della musica, ma potrei citarti vari esempi : io sono appassionato di football americano e nei video elle partite non mancano di far vedere le succulente grigliate che fanno i tifosi ... tifosi di entrambe le squadre, bianchi, neri, gialli ecc. tutti assieme e, inoltre, sugli spalti non succede proprio nulla (di quello che si vede negli stadi italiani) a parte sano tifo.

Così ci saranno tante altre cose, ma il fatto che noi qui ci limitamo alla nostra disciplina, non vuol dire che ignoriamo le altre.

 

Io comunque non la vedo come una guerra culturale ... chi ha scritto l'articolo forse ha usato un termine troppo forte parlando di guerra ... visto lo stile dello scrivente, voleva provocare con un'espressione forte ... giusta o sbagliata, il concetto è giusto : non cambiate le vostre abitudini ... e io aggiungo : chi vuole accostarsi ad una diversa cultura è libero di farlo, basta che mi lasci libero di coltivare la mia.

 

Che già esiste, vedi le mille inutili questioni sul burqa (quando ero piccolo in Sicilia una marea di donne portavano il velo per coprire i capelli o vestivano di nero dopo essere rimaste vedove, ma nessuno ha mai tirato fuori leggi che lo vietassero).

Confondi le due cose : il burqa copre il viso interamente, mentre il velo che si chiama shador(perdonatemi lo spelling) lascia il viso scoperto e copre solo i capelli, e la differenza tra le due cose è sostanziale. Quindi in quello che le donne in Sicilia (e non solo) facevano non era proibito e nessuno si è mai sognato di contestarlo.

La legge italiana impone a tutte le persone che circolano per strada di portare con se un documento di identità e di essere riconoscibile immediatamente. Quindi non si può avere il viso coperto e quindi il burqa è illegale. 

Le donne arabe che vivono in italia DEVONO rispettare la legge italiana. Questa è la cosa importante, tutti gli altri discorsi sono cavolate.

 

 

Da persona che non crede nella musica ma crede nelle persone (come dissi a Luca Cavaliere a Milano, se una persona è ricca riesce a infondere questa ricchezza in qualsiasi cosa faccia, sia essa musica, cucina, ciclismo, idraulica o omicidio seriale) penso che la cosa da fare sia precisamente "fare altro". Per andare oltre gli estremismi bisognerebbe fare cose diverse da quelle che si fanno normalmente.

Tipo ascoltare musica lontana 1000 anni luce dai nostri gusti musicali, per esempio, sforzandoci di capire come anche quella possa essere arte e arte utile

E' quello che cho detto : la musica è una successione di suoni ... quello che diventa, come arriva a chi ascolta, come viene interpretata lo decidiamo noi.

 

Quando io sostengo che cultura = libertà lo dico per il semplice motivo che la cultura (tutta) ti permette di conoscere cose che non conoscevi e questo ti permette di avere una diversa visione di quanto succede intorno a te e magari potresti anche cambiare idea su certe cose.

Per ritornare alla nostra materia ... certo se studi solo ed esclusivamente la storia della musica forse hai qualche cosa che ti manca ... sapere che Rachmaninoff era scappato negli USA perchè perseguitato e basta rimane una nozione, ma se questo è lo spunto per andare a vedere effettivamente cosa sudccedeva in quel periodo in Russia allora anche la musica avrà ti aiutato ad espandere i tuoi orizzonti e forse a capire il perchè di certe cose.

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Io continuo a mandare dei likes a tutti perché continuo a trovare che in tutti i vostri interventi ci sia del "vero" e del "condivisibile".

 

Non penso che le vostre posizioni siano poi così inconciliabili, e quello che scrivete è l'ennesima dimostrazione di come la realtà sia molto più complessa di quel che solitamente si tende a fare quando si prende partito.

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  • 2 weeks later...

Oltre alla passione per la musica coltivo un'altra grande passione: Topolino. Sì proprio lui, il topo che nacque nel 1928 in casa Walt Disney.

Che c'entra direte con questa discussione vi domanderete voi.

 

C'entra, c'entra eccome!

 

Anche disegnare fumetti è un'Arte e spesso, come nel caso di Topolino, dal 1930 ad oggi, con i suoi alti e bassi è un'Arte veramente nobile.

 

Frequento da poco un forum dedicato al fumetto targato Disney, lì il mio none è Doppio segreto, in onore a quello che considero un capolavoro di Romano Scarpa e Guido Martina: Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera.

IN questi giorni, in occasione della Giornata della Memoria, è nato un topic che affianca il mondo Disney a questo evento.

 

Mario Rende ci ha raccontato la storia  del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia e ha detto una frase che mi ha emozionato e commosso e che non posso che condividere e che risponde anche al quesito di questo post: ... ciascuno di loro aveva dietro le spalle drammi immensi. Mi colpisce la scelta che hanno fatto per superare tutto questo: cultura e sport. Vi fu infatti una intensissima attività di concerti, teatro, concorsi letterari. Gare di scacchi, tornei di calcio. tutto con pochissimi mezzi. La cultura fu però il collante che permise a tutti di superare ogni divisione interna, di superare immense tristezze e di avere speranza per il futuro. Questo credo sia un grande insegnamento: nella cultura non c'è mai fanatismo, razzismo o intolleranza. Nella cultura esiste sempre un futuro.

 

Grazie Mario!

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Per me non è la musica in sè che unisce, ma la personalità di chi la suona, la compone, la ascolta, la promuove a far si che ci sia un punto di incontro, di intendimento. Non è la musica che "detta" il nostro comportamento, ma siamo noi che ci comportiamo a prescindere da ciò che ascoltiamo, così come ognuno percepisce lo stesso "motivo musicale" in maniera differente. Conta molto, fin troppo quello che c'è dietro e poi dentro una persona, se fosse bastato e se bastasse l'ascolto di una musica con elevati contenuti di significato (vedi testo) e di fine costruzione, oltre ad essere piacevole, saremmo tutti indistintamente uguali sotto il profilo comportamentale, che è strettamente legato al vissuto, di cui la musica è "solo" una parte. Non è così, le persone non possono e non potranno mai essere quello che pensano, perché anche le situazioni che potrebbero trovarsi ad affrontare, comporterebbero cambiamenti e ridimendionamenti di quelli che per ognuno di noi vengono identificati come valori, non sempre oggettivi ma molto spesso soggettivi, diversi già da un popolo ad un altro.

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No, non sapevo che Arturo Benetti Michelangeli era un appassionato di Topolino: la cosa mi fa veramente tanto piacere!

 

L'intervento di Piccinesco - che ringrazio - mi permette di chiarire  a  chi legge ma, soprattutto a me stesso in verità, cosa penso in merito a questa questione.

Sono perfettamente consapevole che di per sé, il coltivare, arte, cultura e musica, non è garanzia di comportamenti e pensieri "buoni" e, viceversa che il contrario, sia portatore di comportamenti e pensieri "cattivi".

Sento già Claudio che mi ricorda che Hitler. Stalin e Mussolini non erano affatto, refrattari a tutto ciò  e che, innumerevoli persone del "volgo", completamente a digiuno di tutto ciò, sono portatrici di  valori e stili di vita nobilissimi.

Io sottoscrivo appieno questa affermazione e, mi rendo conto perfettamente, che di fronte a questo dato di fatto quanto da me sostenuto, potrebbe apparentemente crollare come un castello di sabbia.

Ma, in realtà, la Cultura, l'Arte e la Musica - e mettiamoci pure anche lo sport - di cui io parlo è  quella che mio padre definiva: cultura di base.

Uno può ascoltare e conoscere a memoria tutto quello che volete, - o come diceva De André, mangiarsi la Treccani - sapendolo ben anche argomentare ma, mancandogli la cultura di base è sostanzialmente vuoto.

Questo è il punto che secondo me fa la differenza!

Sono però assolutamente convinto che un'umanità mediamente acculturata: dove per cultura ritengo tutto ciò che sia inclusione e non esclusione, faccia la differenza e crei i presupposti per un mondo di gran lunga migliore.

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Quello che ci viene trasmesso - o non trasmesso - fin dai primi anni di vita è fondamentale. Questo non vuol dire che però dopo non ci sia più rimedio: quel che fatto è fatto, insomma!

Se noi ci arroccassimo su questa posizione, sarebbe un volerci deresponsabilizzare e, invece, ognuno di noi è responsabile di ciò che è e che fa, in quanto portatore di una mente pensante indipendente o che tale dovrebbe sempre essere.

 

Prendere co-scienza dei propri limiti, mai porre limiti alla con-o-senza è un dovere, diritto di tutti noi e, soprattutto, affrontare l'altro da noi senza pre-giudizi, queste sono i pilastri della cultura di base, e solo questa può renderci veramente migliori , E come diceva un programma TV di tanti anni fa: ...non è mai troppo tardi!

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Esatto. Personalmente penso che negli ultimi anni, cosa che non ho problemi a "rivelare", sono "peggiorato" e al tempo stesso migliorato, nessuna delle due "facce" prevale, però è una dura lotta. Migliorato perché ho in parte compreso di alcune dinamiche a livello di percezione, peggiorato perché la condizione di difficoltà che si protrae e che si riesce con fatica a contrastare, (almeno per me è attualmente così, "attualmente" non ha un peso da sottovalutare), rende incline al pregiudizio, molto spesso con il beneficio del dubbio. In questo la musica senz'altro mi aiuta, ma non quanto (appunto) si possa pensare (e sperare), perché come giustamente dici, il processo è costante e dura tutta la vita. Forse la "sola" musica non avrebbe un futuro se chi è "preposto" al suo ascolto (e alla sua comprensione) fosse privo di quella facoltà che serve ad assorbirla, comprenderla, interiorizzarla e divulgarla. Sento che a me manca una certa percentuale di comprensione ed interiorizzazione, per questo il tutto viene vissuto come una costante antitesi.

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:)

 

Quello della dualità è una costante umana da cui nessuno - e intendo proprio nessuno - è immune. Si potrebbe dire che è parte integrante dell'animo umano.

 

Io poi...!!!! Non per niente amo particolarmente la musica di Beethoven al cui centro c'è sicuramente, anche, la dualità! :rolleyes:

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