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Piano Concerto - Forum pianoforte

Natale. Tempo di dolci


LucaCavaliere
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Natale.

Tempo di dolci, saggi scolastici, e ... flauti dolci!

 

Con tutto il rispetto per lo strumento in questione (non intendo il rispetto per la bellissima letteratura che può vantare, ma proprio il rispetto per la sua validità nella didattica della scuola media) non trovate anche voi che oggi si ascolti poca musica nell'ora di musica?

 

«Solo se berrete al fiume del silenzio potrete davvero cantare» (Kahlil Gibran)

 

«Chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare» (Max Gazzè)

 

il concetto è chiaro.   Bello... e chiaro.

 

Ma non trovate anche voi che oggi a scuola si ascolti poco niente?

Ho 44 anni, e confrontandomi con l'esperienza scolastica delle mie figlie, ricordo "ore di musica" di tipo diverso.

 

Oggi si ascolta qualcosa, sì, ma con "secondi fini": un corale di Bach o un preludio dal Clavicembalo ben temperato, ma giusto 60 secondi per imparare a distinguere il suono dell'organo da quello del cembalo. Si ascolta La donna è mobile, ma giusto perchè subito dopo va suonata col flauto. Si ascoltano brani a scopo interdisciplinare con storia, con storia della musica, con geografia, con religione...

Ma quando mai vengono proposti agli alunni dei brani solo perchè sono belli, cercando di educare le loro orecchie a coglierne la bellezza?

 

A quando un saggio di fine anno in cui venti ragazzi ascoltano in silenzio un concerto di Vivaldi... e ne sono coinvolti?

Mai. Ovviamente.

La sensibilità non è qualcosa che si può mettere in scena. Non ci fai un saggio di fine anno. Non è un prodotto vendibile.

Ma è - lo chiedo - un valore per cui lavorare?

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eh, ma l'ascolto in modalità "concerto" è una cosa molto difficile da insegnare... oggi la didattica cerca di evitare che i bambini si annoino e che vengano loro offerte esperienze troppo avanzate per la loro età. Del resto l'obiettivo non dovrebbe essere far loro ascoltare qualcosa che probabilmente non capiranno (e non lo capiranno, a 13 anni non si possono capire quelle cose), dovrebbe essere introdurli a qualcosa che capiranno molto più tardi. Il problema è che dopo quell'introduzione manca tutto il percorso che dovrebbe portarli alla comprensione, il percorso liceale...

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Quando feci le medie io si ascoltavano dei brani sul genere della Moldava di Smetana o, Danza macabra di Saint Saens..., non si studiava però storia della musica e tanto meno, si suonava uno strumentino.

Oggi è esattamente il contrario.

Certamente, fare ascoltare un'intera sinfonia o opere comunque lunghe e complesse non avrebbe senso con ragazzini di 11/13 anni e, probabilmente, sarebbe controproducente ai fini dell'affezione ad un certo tipo di musica. Però, rimango convinto che inserire ascolti musicali di 5/10 minuti di brani assai orecchiabili e, ancor meglio, che possono sollecitare la fantasia tipica di quell'età, resti una cosa positiva. Lo scopo non è quello di inscenare un saggio di fine d'anno - ovviamente - ma quello di incentivare la curiosità nelle loro menti.

Penso anche che studiare la storia della musica senza per altro farsi un'idea minima di come fosse quella musica, non abbia molto senso e fa correre il rischio di, fare ripetere a pappagallo ai ragazzi, dei concetti di cui non si rendono minimamente conto. Quando studiano storia dell'arte hanno davanti il quadro di Giotto, Raffaello, Caravaggio... e dunque sanno di cosa si parla, aldilà del loro reale interesse, ma quando studiano la storia della musica. medievale, rinascimentale, barocca, romantica e post-romantica, non sanno nemmeno come queste suonino! E dunque sarebbe importante lo sapessero!

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Ma quando mai vengono proposti agli alunni dei brani solo perchè sono belli,

Il problema in questa logica è: Cos'è bello? E per chi? Di fatto tutta la musica d'arte è bella, per cui il problema sta nel mettere sotto la categoria Arte un brano piuttosto che un altro.

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Il problema in questa logica è: Cos'è bello? E per chi? Di fatto tutta la musica d'arte è bella, per cui il problema sta nel mettere sotto la categoria Arte un brano piuttosto che un altro.

 

il problema si presenta anche ai compilatori di antologie della letteratura di questa o quella lingua.

Cos'è bello?... io non lo so. Ma so per certo che non troverò mai un'antologia (medie o licei) in cui manchi A Zacinto.

Poi è libertà dell'insengnante evitare di presentare questa poesia ai suoi allievi.

Ma non ci sono italiani che non l'abbiano incontrata nel proprio corso di studi.

E possibile pensare un'antologia - minima - ma certa per una cultura di base musicale?

Per me sì. Qualunque essa sia, qualunque logica estetica storica ne sia alla base, sarebbe meglio che ci fosse.

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eh, ma l'ascolto in modalità "concerto" è una cosa molto difficile da insegnare... oggi la didattica cerca di evitare che i bambini si annoino e che vengano loro offerte esperienze troppo avanzate per la loro età.

 

E chi ha detto che è facile :) ... Anzì: è una grande sfida. LA sfida, per un educatore.

 

certo: non bisogna annoiare/affaticare i neofiti (non solo i bamabini-ragazzini). Ma esistono brani adeguati e belli.

Ancora ribalto il "problema" sull'educazione alla propria madrelingua: la Storia della letteratura italiana inizia con Scuola siciliana, Stilnovo, ecc.

L'Educazione alla lingua italiana invece inizia con Gianni Rodari, Tognolini, Salgari, ecc.

 

Alle scuole medie l'ora si chiama Educazione musicale, no?...

Perchè prima media anzichè ascoltare come prima cosa la buona Danza macabra mia figlia ha ascoltato Parce mihi domine?

 

(curioso che entrambi siano adeguati allo stesso periodo! Ognisanti-Halloween :lol: )

 

Poi, per carità, d'accordissimo con ciò che dici su introdizione (medie) e comprensione (liceo). Sarebbe bello. Ma visto che così non è ....

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Io dico che, secondo me, le "spine nel fianco" che danneggiano questa bellissima materia (ed. musicale - sminuendola e fuorviandone gli utenti) sono i LUOGHI COMUNI. Lo dico con cognizione di causa perché fare il prof di ed. musicale è il mio mestiere. Lo amo, mi spendo tanto perché mi piace, perché ci credo e perché ne vedo gli effetti (positivi).

Io parto da un semplice presupposto che sta alla base di ogni mia scelta didattica: nell'educazione musicale, la MUSICA, NON E' l'obiettivo finale; la musica NON FA TESTO; semmai, la musica è un PRETESTO.

Quindi, per come la vedo io (e per come NON la vedono tanti altri), l'educazione musicale NON FORMA MUSICISTI.

I LUOGHI COMUNI a cui mi riferisco scaturiscono dal retaggio del passato, quando a stabilire i programmi ministeriali di ed. musicale erano i docenti di conservatorio, nei lontani anni '30. I tempi sono cambiati, la società è cambiata, i pensieri si evolvono.

E, per inciso, io sono uno di quelli che contesta fortemente l'uso del flauto dolce! Con tante cose belle che si potrebbero fare, a costo zero!

E anche l'ascolto e la storia della musica...cultura, alta cultura, tutto quello che volete. Ma i ragazzini, a 11, 12 e 13 anni sono iper-bombardati di nozioni. La teoria e la storia della musica io la lascio volentieri agli aspiranti musicisti. Con questo, non voglio dire che le tralasci o che le trascuri; solo, non le considero di primaria importanza. 

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Caro Scala,

so che sei del mestiere, che non sei convenzionale, e - leggendo i tuoi vecchi post - che ti rapporti con la realtà dei ragazzi che hai di fronte.

Ci tenevo molto alla tua opinione in merito (come a quella di altri insegnanti presenti nel forum, che però non conosco come tali). Grazie :)

 

Più di un anno fa, scrissi una piccola riflessione sul tema. L'avevo intitolata Educazione musicale o nozioni di musica?

Vi avevo riversato il mio scetticismo sull'attuale "ora di musica" imperniata su:

nozioni di acustica (il suono e i suoi parametri),

nozioni di liuteria (strumenti, classificazione, costruzione, timbri),

nozioni di storia della musica (cenni biografici e aneddoti carini)

pratica musicale col flauto dolce.

E ci davo dentro col mio fanatismo per l'ascolto: l'ascolto di brani adeguati all'età quale percorso sano di una crescita musicale (percorso oggi ridotto quasi a zero) paragonando, in tutto e per tutto, l'assimilazione di ciò che musicale alla crescità nella pratica della propria madrelingua. Fatto salvo l'ASCOLTO, anch'io come te, di fronte alle cose che ho elencato sopra, penso: nozioni, nozioni, nozioni...

 

Riguardo al flauto dolce, io una volta credevo molto alla sua validità, ora invece ho questa perplessità:

perchè, di uno strumento in cui la correttezza dell'emissione è in buona parte dipendente dalla corretta chiusura dei fori, viene fatto acquistare, senza troppi pensieri, il modello a fori sdoppiati quando poi, dopo tre anni, non ho visto passare uno solo do diesis o re diesis nelle melodie che ha studiato mia figlia!?... Così!.. Tanto per saperlo.

 

Sono d'accordissimo con te: l'educazione musicale NON FORMA MUSICISTI.

Ma non sarei mai arrivato a scrivere, così chiaramente come hai fatto tu, il tuo semplice presupposto: la musica non è l'obiettivo finale. Non fa testo. E' un prestesto.

Questo mi colpito. Positivamente.

 

Lo stesso spirito che sta alla base di questo tuo presupposto, lo avverto anche nel racconto della flautista Linda Zanetti che Ludovica (membro del nostro forum) ci ha segnalato l'altro ieri

 

http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/4286-musicista-meglio-in-germania-in-italia-ti-rispettano-davvero-solo-se-suoni-alla-scala-altrimenti-sei-un-fannullone/

 

La dove Linda Zanetti racconta «con me Barenboim è sempre stato molto professionale e gentile. Quando ho finito il mio contratto, a inizio ottobre, l’ho incontrato per ringraziarlo, e la prima domanda che mi ha fatto è stata: sei stata felice qui? Mi ha sorpreso che alla sua età, con la sua fama e la carriera, i soldi e gli onori la prima cosa a cui pensasse fosse se ero stata felice»

 

Forse anche per Barenboim la musica è un prestesto?... Oso pensare di sì.

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A prescindere dai brani, non farei sicuramente mancare l'ascolto consapevole. Per il resto non sono molto distante da quanto sostiene Scala, l'obiettivo e stuzzicare la curiosità, stimolare la fantasia; quando c'è coinvolgimento sono i ragazzi stessi a voler essere protagonisti. Laboratori creativi sono molto utili, oggi come oggi con poco è possibile costruire strumenti, creare piccoli "ensemble" ARTigianali...e visto che siamo (anche) nell'epoca della nuova liuteria, avete presente quanti suoni si possono creare con un archetto e un violino da rottamare? Insomma, secondo me bisogna divertirsi con la musica...tutto quello che arriva dopo è un di più.

 

Chiaramente mi rifersico a ragazzi che non vogliono o devono diventare musicisti ma a ragazzi che devono seguire le lezioni di educazione musicale...

 

Mentre scrivevo "educazione" mi sono chiesto perchè di questa parola; poi la curiosità mi ha spinto a leggere qualche difinizione qui e la di "educazione musicale", carino leggere che per la quale si tratta di: "L'educazione musicale è una disciplina che mira all'insegnamento dell'arte..."

 

Insegnamento dell'arte ... che ne dite?

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I percorsi didattici che si possono affrontare, se uno lo vuole, possono essere infiniti. Basta volerlo.

Molto brevemente ti posso dire cosa io propongo ai miei alunni, ovviamente organizzandomi e pianificando le attività per tempo.

 

1) attività STRUMENTALI:

  • FLAUTO DOLCE (per chi non ha particolari ambizioni e/o se lo ritrova a casa e/o ha problemi economici e/o ha una motivazione iniziale nei confronti dell'ed.musicale pari a zero)
  • CHITARRA
  • PIANOFORTE/TASTIERE
  • PERCUSSIONI e/o OGGETTI SONORI (e relativa teatralizzazione ritmica - vedi "STOMP")

 

2) attività VOCALI:

  • Propedeutica del canto vocale
  • Canto SOLISTICO
  • Canto CORALE

 

3) attività MANUALI:

  • brevi cenni, ma veramente brevi, di fisica acustica (p.es. produzione del suono, la cassa armonica, ecc.)
  • raccolta di materiali di recupero per la costruzione di strumenti musicali
  • orchestra di classe con gli strumenti musicali costruiti o ibrida (strumenti ordinari e non)
  • esplorazione strumentale/improvvisazione/composizione di semplici (o meno semplici) brani orchestrali
  • spettacoli musicali scolastici
  • se il tempo e le possibilità economiche lo consentono, soggiorno presso uno studio di registrazione (per esibizione in teatro e realizzazione di un disco)

4) attività TEORICHE:

  • brevi cenni, ma veramente ancora più brevi dei precedenti, di teoria musicale
  • i generi musicali (alcuni trattati dal prof, altri trattati dagli stessi alunni)
  • video/film musicali di vario genere musicale

 

Non voglio dare l'idea del megalomane, aspetto che non mi appartiene assolutamente; ma io, queste cose, le faccio davvero.

Basta solo organizzarsi un po'. Certo, come ho precisato in un precedente post, io mi spendo tanto, ma lo faccio perché mi piace,

perché mi diverto, perché si divertono anche i ragazzi, e imparare divertendosi, E DI QUESTO NE SONO STRA-CONVINTO, è meglio

che imparare "smaronandosi". Se non proponessi queste cose, semplicemente, mi annoierei! E più riesco a motivare e a entusiasmare

gli alunni, più il mio stesso entusiasmo aumenta... e da un'idea ne nascono mille altre. Ragazzi, non sono un genio, sia chiaro; molte

idee le ho trovate in rete, naturalmente poi io le ho personalizzate e arricchite con le mie capacità e competenze (ma questa è una cosa

che ognuno può fare). Tutto si può fare, basta volerlo. 

Gli spettacoli musicali sono un'opzional, non sempre ci sono i presupposti (sociali, familiari, economici, blablabla, ecc.) per poterli fare;

ma quando è possibile è ovvio prevedere ore aggiuntive pomeridiane extra-curriculari.

In sostanza, sto coronando un sogno: propongo ai miei alunni tutte le cose che mi sarebbe piaciuto avessero proposto a me, ai miei tempi.

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A mia figlia grande è mancato uno ScalaQuaranta. Peccato davvero. Ormai è in terza, gli anni delle medie non torneranno più.

La piccola in prima media è capitata molto meglio...

 

Cosa sarebbe giusto fare in quelle due ore?... A me pare di aver già risposto nei post precedenti. Ma rispondo volentieri.

Per un anno intero ai ragazzi non farei vedere nè un pentagramma, nè una nota, e non farei suonare nulla. Svolgerei (per dovere) il programma di storia delle musica supportandolo con brevi ascolti dimostrativi ad hoc.

Stuzzicare la curiosità, sì. Ma anzitutto nell'ambito dell'ascolto, consapevole. Cercherei di suscitare la seduzione per l'oggetto sonoro. E andrei mendicando presso gli uffici stampa delle società concertistiche della mia città, prezzi proponibili alla riunione coi genitori di inizio anno per minimo due massimo tre concerti nell'arco dell'anno. Questo è quel che farei in pratica.

 

Tornando invece alla riflessione, dico che sono di quelli che ritengono la musica una forma di espressione, e non solo un piacevole intrattenimento. Come ogni forma espressiva richiede però un periodo di assimilazione – e, perché no? anche di incomprensione – perché arrivi a comunicare davvero qualcosa. Sono convinto che le modalità con cui la sensibilità musicale nasce e si sviluppa in una persona siano simili – in tutto – ai modi in cui veniamo alla luce e cresciamo nella nostra madrelingua. Questo confronto con l’apprendimento del linguaggio, che cresce in noi con la lentezza di un albero, è illuminante.

Nasciamo e non ne comprendiamo nulla. Sono solo voci, suoni, suggestioni. Ci vuole più di un anno per imparare «mamma», altri cinque per acquisire molte altre parole ed esprimerci in modo accettabile. All’asilo e alla scuola materna viene data molta importanza all’ascolto di filastrocche, piccole poesie, storie brevi, semplici (ma belle). C’è una sensibilità sempre più diffusa per la qualità dei testi per l’infanzia che i genitori leggono ai figli. Dopo, alle elementari e alle medie, questa tipo di attenzione prosegue: i testi e gli autori proposti sono adeguati all’età dei ragazzi e stimolanti per lo sviluppo di lessico e contenuti. Alle elementari si comincia a chiedere di passare, dalla passività dell’ascolto, a quell’ascolto non passivo che è la capacità di lettura. Poi vengono i primi tentativi di produzione: la stesura di piccoli pensieri, e via via una scrittura sempre più ricca e versatile.

Ma è dal giorno della nascita (anche da prima, sembra) che nella nostra lingua madre eravamo immersi; è da quel giorno che, anche se non la capivamo, ci "coccolava".

Perché, in quella che vorrebbe – dovrebbe – essere un’educazione musicale, non c’è, nella pratica, la coscienza di questa gradualità?

 

è ovvio che (non essendoci purtroppo ed. mus. nelle scuole precedenti) in tre anni di medie sarebbe assurdo predere alla lettera un'ottica come quella che ho appena scritto. Ma da questo estremismo a quello di non ascoltare praticamente nulla ci sarebbe una sana via di mezzo!!!

 

Educazione: Nell’etimologia latina e-ducere suggerisce il trarre fuori, fare emergere. Cosa? A mio avviso, nel nostro caso, la sensibilità, anche quando pare assente.

'Educazione' dice il fascino di una crescita interiore, di uno scoprire aree di bellezza, aree di sensibilità.

Sembra di scoprire l’acqua calda affermando che non ci può essere espressione che non sia preceduta da impressione. Ma forse l’acqua calda, il buon senso, a volte si perde e bisogna riscoprila. Allora, educazione musicale delle nuove generazioni, oltre a non essere un cumulo di nozioni, non è nemmeno, in sé, quel patrimonio di bellezza, di grandi opere musicali a cui siamo legati e che vorremo continuassero a vivere nei giovani, ma – anzitutto – l’educazione di un animo sensibile.

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