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Piano Concerto - Forum pianoforte

imitazione stilistica: procedimenti pratici


Feldman
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ciao a tutti!!! sto affrontando l'imitazione stilistica dei quartetti di beethoven, in particolare la forma sonata stile op 18. quali sono secondo voi le procedure da attuare per una buona imitazione? oltre al consueto lavoro di analisi stavo pensando di fare una comparazione tra più pezzi cercando di assimilare gli stilemmi dell' autore...ma come diventarne padroni per poi gestirli liberamente in modo elastico?

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Mi sfugge lo scopo, intendi creare una sorta di falso storico? Te lo chiedo perchè esordisci dicendo che vuo fare un imitazione stilistica, per cui la più fedele copia di Beethoven, ma po concludi dicendo "gestirli liberamente in modo elastico". Se sei nel campo della ricostruzione stilistica allora la libertà è limitata alla gabbia di Beethoven; nel caso specifico ad una certo suo periodo.

O ti interessa solo la forma sonata, che citi all'inizio del post?

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Potrei sbagliarmi, ma credo che lo scopo di Feldman sia l'assimilazione dello stile del primo Beethoven. Esattamente come si fa in Conservatorio con Palestrina quando si studia il Mottetto, con Bach quando si studia la Fuga, con Brahms quando si studia la Romanza per pianoforte...

Detto questo, oltre all'analisi comparativa di cui parla già Feldman, non saprei cos'altro suggerire. Magari lo studio della letteratura musicologica sull'argomento. L'ideale, se si suona uno strumento ad arco, sarebbe provare a suonare questi Quartetti: la pratica del repertorio è - secondo me - uno dei mezzi migliori per l'acquisizione della sensibilità stilistica necessaria. Per quanto mi riguarda ho infatti trovato utilissima l'esperienza di aver cantato in coro Mottetti di Palestrina, e di aver suonato al pianoforte Fughe di Bach... Certo, col Quartetto è molto più complicato!

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Si, come dite voi si tratta di un falso storico, quindi fondamentamentalmente si tratta di analisi comparativa tra i quartetti dell' op. 18...

Già ho fatto analisi approfondite in quartetti di Haydn e Mozart (di Haydn l'op 33 e l'op 74), ma con l'op 18 mi son trovato davanti ad qualcosa di più complesso, anche se si tratta del "primo Beethoven", ovviamente influenzato dai compositori classici.

 

Più che altro sto cercando di capire quali processi compositivi Beethoven ha messo in atto per "arrivare" ad ogni sezione formale, quindi i procedimenti di sviluppo del materiale tematico di partenza. Ho notato un particolare: mentre in Bach, Haydn, Mozart e Clementi spesso ci si ritrova di fronte alla cosiddetta "Grundgestalt", ovvero lo sviluppo continuo di una cellula iniziale che viene manipolata e sottoposta a tecniche contrappuntistiche convenzionali, quali specchi per inversione e retrogradazione, in Beethoven queste tecniche continuano ad esistere ma in forma completamente diversa! Nell'op 18 n.3 in Re Maggiore ad esempio il tema iniziale non presenta una cellula/motivo generatore poi sviluppato (come accade invece nella V Sinfonia) ma una melodia cantabile al violino primo cangiante nella sua struttura di superficie... ho provato così a cercare quello che nel melodismo Bachiano si definisce comunemente "contrappunto virtuale" o "nascosto" e ho individuato due linee melodiche, entrambe terminanti con la nota di volta per tono (linea melodica superiore) e per semitono mi# fa# (linea melodica inferiore, coda della frase tematica).. subito dopo una lunga sottodominante nella seconda frase rivela una sottostruttura arpeggiata di mi minore poi abbellita con tante note di volta per semitono. 

Guarda caso il secondo tema inizia con nota di volta per semitono e continua con nota di volta per tono e arpeggio di la maggiore, in pratica il "retrogrado" del primo tema... ma non a livello di note, come nel contrappunto severo, bensì a livello di relazioni intervallari, il contenuto, il ritmo, l'articolazione, il fraseggio, la durata e la struttura fraseologica sono contrastanti! 

Questo mi fa pensare che Beethoven agisca non più a livello di semplici motivi come facevano i suoi predecessori ma che cercasse di sviluppare figure musicali contrastanti tra loro ma ad un livello profondo unite coerentemente tramite l'uso di strutture melodiche e intervallari molto semplici e oserei dire "scheletriche", come appunto note di volta e arpeggi.

 

Ora, questo può sicuramente aiutarmi, ma ciò che intendevo per "modo elastico" è l'agilità di scrittura nell'imitazione: so bene che si tratta della "Gabbia Beethoven circoscritta al 1797/1800, ma all'interno di questa gabbia non posso copiare spudoratamente dai quartetti op 18 e fare un copia-incolla, devo arrivare appunto all'elasticità di scrittura per cui in grado di scrivere direttamente nello stile di Beethoven qualsiasi tipologia di frase, dal conseguente del tema, al ponte modulante, al secondo tema, alle codette di fine esposizione, allo sviluppo.... quindi quasi "immedesimarmi" in lui, altrimenti risulterebbe un semplice copiare qualcosa di già esistente senza possederne i contenuti reali... 

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Per quanto mi riguarda ho infatti trovato utilissima l'esperienza di aver cantato in coro Mottetti di Palestrina, e di aver suonato al pianoforte Fughe di Bach... Certo, col Quartetto è molto più complicato!

Si potrebbe optare per scrivere delle riduzioni e comunque, a parte quanto già suggerito da Red, anche se apparentemente sembra una cosa inutile, la copia è un modo per assimilare qualcosa di uno stilema di un compositore (e Bach ne sa qualcosa).

 

Un altra modo è quello di adottare la stessa metodologia compositiva di un determinato compositore, secondo te Beethoven come componeva nel suo primo periodo? Adottare lo stesso metodo aumenta la possibilità di successo del "falso storico".

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 ciò che intendevo per "modo elastico" è l'agilità di scrittura nell'imitazione:

Il punto non è analizzare ma cosa osservare durante l'analisi. Se ad esempio guardi la mera sfera armonica, ti accorgerai che insiste su certi accordi, su certi collegamenti, alcune soluzioni armoniche sono praticamente sotto utilizzate. Già avere una chiara mappa degli accordi più frequentemente utilizzati ti permette di individuare i colori. In questa fase è molto utile tracciare come gestisce il passo armonico, che è ben diverso dal già citato Bach e così via discorrendo estendendo il discorso a ritmo, forma, gestione del periodi, orchestrazione, etc.

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